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Autore: KintanaChloe    14/09/2015    0 recensioni
Seconda guerra magica, l'idea sarebbe quella di un Alternative Ending con un Larvati pairing, quindi un Lavanda+Parvati(Calì). Come al solito la mia "voglia di angst" si è lasciata un po' andare e... Niente, ecco a voi una One shot (sullo stesso stile di quella su Narcissa e Andromeda) ambientata durante la breve pausa che Voldemort concede per radunare i corpi. Spero interessi a qualcuno!
"Una bestia aveva masticato il suo corpo come una Gomma Bolle Drooble."
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Calì Patil, Lavanda Brown, Sibilla Cooman, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Spazio dell'autrice ;;
Esattamente come la mia One Shoot su Narcissa e Andromeda, anche questa One Shoot sarà composta da un solo capitolo e lasciata così. Ho notato molte visite sulla precedente ma poche recensioni, perciò ci tengo a ricordare che mi piacerebbe avere un segno del vostro passaggio! Negativo o positivo, fatemi sapere che ne pensate!

 
***


Ogni cosa stava bruciando. Ogni cosa era esplosa. Ogni cosa era distrutta.
Persino il cielo notturno sembrava portare i segni della battaglia che, in quel momento, era stata arrestata. La voce di Lord Voldemort era risuonata ovunque. Voleva Harry Potter, voleva concederci il lusso di radunare i nostri morti.
Radunare. Come fossero tappeti, o bottiglie di idromele, o luci di natale lasciate appese fino a Marzo.
Intorno a me bisbigli, solo bisbigli, che si chiedevano se fosse giusto o meno consegnare il ragazzo che fino a poco prima avevano protetto come unica fonte di salvezza, ma poi anche quei bisbigli terminavano in un nulla di fatto.
Pansy Parkinson restava l’unica persona ad aver suggerito la consegna di Harry Potter, e probabilmente ora era salva chissà dove nei Sotterranei, per niente scalfita dalla battaglia che aveva imperversato sulla sua testa.
Opinioni contrastanti che non mi interessavano in nessun caso, perché il problema era uno, e uno solo: Non riuscivo a trovare lavanda. Da stupida si era offerta per andare a prendere altre sfere di cristallo nell’ufficio della professoressa Cooman, e da allora non era più tornata.
Il pensiero del peggio però non sfiorava la mia mente. Non voleva sfiorare la mia mente.

Mi feci quindi strada tra le fiamme, che venivano lentamente sedate da incanti Aguamenti pronunciati da lontano, molto lontano. Mi feci strada tra i morti, che venivano nascosti negli armadi e nei ripostigli nell’attesa di una più degna sistemazione. Oliver Baston e Neville Paciock sembravano dei giganti mentre trasportavano l’inerme corpo del minuscolo Colin Canon.
Quando vidi un rullino cadere dalla tasca della divisa di Colin mentre camminavano, il nodo alla gola mi colse totalmente impreparata, e dovetti appoggiarmi al muro del corridoio per non crollare.
Perché non potevo permettermi il lusso di crollare quando Lavanda era sparita.

Probabilmente avrei dovuto chiamarla a gran voce, ma in realtà l’idea di interrompere quel solenne e schiacciante silenzio mi intimoriva. In più, se avessi iniziato a chiamarla e non avessi ricevuto risposta, sarebbe stata come la realizzazione che qualcosa di tragico ed irreparabile era successo.
E in quel momento non potevo permettermi nulla di tragico ed irreparabile.
Ciò che c’era di più assurdo è che non ero per niente preoccupata per la vita di mia sorella, in quanto sapevo che, con il suo animo riflessivo, la sua mente lucida e la sua straordinaria capacità di maga, Padma si sarebbe salvata. Lo sapevo, lo sapevo e basta, perché lei era una versone migliore di me. E se io ce l’avevo fatta fino a quel momento, sicuramente ce l’aveva fatta anche lei.
Lavanda era un altro paio di maniche. Lavanda aveva da sempre avuto bisogno di me per andare avanti.

Dopo qualche svolta e nessun segno di lei, una mano mi afferrò alle spalle. Una mano dalle dita nodose e molto magre, affusolate ma decise.
 

« Mia cara, devi venire con me. »

La voce sognante della professoressa Cooman, che da sempre mi aveva rassicurata nel profondo, ora non fece altro che sconvolgermi.
Non potevo andare con lei, dovevo cercare Lavanda, perché di certo Lavanda stava cercando me, l’avrei seguita dopo… tutte proteste che rimasero ancorate nella mia gola senza avere coraggio di uscire.
Perché sapevo dove mi stava portando, e non volevo andarci, ma non riuscivo a vincere la sua richiesta.
La Sala Grande era gremita di gente, ma nessuno parlava ad alta voce. Di solito, quando tutti si radunavano nella Sala Grande, non era di certo per stare in silenzio ma per trovarsi, chiaccherare, scambiarsi confidenze. In quel momento l’unico suono che popolava i muri a me tanto familiari erano altri bisbigli, nuovi bisbigli.
E i sommessi singhiozzi di chi aveva perso tutto.
Varcata la soglia in legno battuto un’altra mano afferrò la mia, e non mi servì voltarmi per capire che era quella di Padma, ricomparsa da chissà dove per starmi vicina. La sua presenza tuttavia non mi preparò, perché non era possibile che mi stesse vicina per timore che non riuscissi ad affrontare la realtà.
La realtà che Lavanda non…
Non riuscivo nemmeno a pensarlo, sarebbe stato qualcosa che non mi sarei mai perdonata.

Passando in quel corridoio di contenuto dolore, notai il fratello, ora figlio unico, di Colin Canon, consolato da i due che avevano trasportato il corpo del suo congiunto nell’armadio. Piangeva sulla spalla del massiccio Oliver Baston, e anche lui sembrava minuscolo, un dolore troppo grande per il suo corpo ancora giovane.
Un gruppo di teste rosse alla mia destra mi fece comprendere che qualcuno dei Weasley era caduto in battaglia. Qualcuno che conoscevo? Qualcuno con cui avevo condiviso le mie giornate? Non riuscii a trattenere lo sguardo e mi voltai.
Fred Weasley sorrideva, ma era una risata grottesca, perché gli occhi erano aperti, sbarrati a fissare il soffitto. Ogni singolo membro della sua famiglia piangeva, tranne George. George Weasley era seduto su uno dei gradini poco distanti, e fissava il vuoto con uno sguardo che lo rendeva terribilmente simile a quello vuoto del fratello.
D’istinto, strinsi di più la mano di Padma.

Al centro della sala il mio vecchio professore di Difesa, Remus Lupin, giaceva sdraiato vicino ad una donna dai capelli arancio vivo, che lentamente stavano diventando di un grigio spento, a partire dalle punte fino alle radici. Non sapevo se fossero stati trovati in quel modo o qualcuno li avesse così sistemati, ma anche privi di vita sembravano cercarsi, i volti piegati l’uno verso l’altro.
E poi, in un angolo a destra, sola, ma evidentemente curata da qualcuno, probabilmente la professoressa Cooman, c’era Lavanda.
I capelli biondo miele erano incrostati di un malsano rosso bordeaux, che poi mi accorsi essere sangue rappreso. Gli occhi erano chiusi. Il collo e altre parti del corpo ferite con segni di denti, come se una bestia avesse masticato il suo corpo come una Gomma Bolla Drooble.
No, non “come se”. Era esattamente ciò che era successo. Una bestia aveva masticato il suo corpo come una Gomma Bolle Drooble.
Padma e la professoressa Cooman si arrestarono mentre io avanzavo di qualche passo per guardare Lavanda da vicino. Il suo viso fu ciò che più mi colpì. Il suo delicato e splendido viso che aveva da sempre curato con milioni di pozioni antiacne ora era terribilmente inciso da artigli aguzzi che ne avevano sollevato la pelle.
Qualcuno aveva evidentemente fatto di tutto per curarlo, ma quelle erano ferite che non si potevano curare. Del veleno scorreva in quelle ferite, che segnavano le sue guance fino alle tempie.
Sentivo già la sua voce squillante lamentarsi, perché nessuno avrebbe amato quel viso sfigurato.
Nessuno.
Tranne me.

  
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