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Autore: Laix    14/09/2015    3 recensioni
Lo scopo di questa raccolta di one-shot è di sperimentare varie coppie (non solo love couples) sia tra le più conosciute che tra le più impensabili. Alcune delle presenti sono già state suggerite da voi: con diversi personaggi e couple sperimentate, si vede cosa ne esce e si cerca di accontentare tutti! Non siete vincolati alla lettura dell'ultima shot pubblicata... Ogni shot è una storia a sé, quindi liberi di aprire la tendina dei capitoli e scegliere i duetti favoriti! ;) I contesti possono essere dei più svariati, anche passando per l'assurdo :D
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35. Mary Sera e Shuichi Akai ~ [Sei dura, donna. Dura come la pietra, il ghiaccio, sei cemento. Io con te divento calce ma tu non ti rompi mai, una corrente salata che viaggia al contrario e apre le onde. Eppure guarda cosa hai nascosto lì sotto. Dietro le botte, gli insulti, lo sguardo, l'odio, ti stai solo preoccupando per me e per il destino avverso che inseguo. Hai già visto tutto coi tuoi occhi e su un altro uomo.]
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Heiji Hattori, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Vermouth | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo, Shiho Miyano/Shinichi Kudo
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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16. Sherry e Vermouth ~ 

***






Caramella gialla al limone



Mentre affrontava quell'arduo lavoro al computer, fu abbastanza sicura di avere un calo di zuccheri.
Era un progetto veramente difficile e i piani alti dell'organizzazione le avevano dato un ultimatum quasi impossibile da rispettare, ma non aveva molta altra scelta se non farcela. Fare come chiedevano loro. Sempre.
Abbassò un attimo lo sguardo dallo schermo luminoso, si stropicciò gli occhi e allungò in automatico una mano verso il piccolo cesto di vimini alla sua destra, contenente caramelle ai gusti di frutta. Quelle caramelle erano un concentrato di zuccheri, di certo l'avrebbero tirata un po' su.
- Ahi, ahi... mangiare dolci fuori pasto fa ingrassare, Sherry -
Sentì quella voce adulta e femminile alle sue spalle, mentre scartava la carta di quella piccola dolcezza. Non si voltò subito, tanto la riconosceva benissimo: quel tono melodico e suadente poteva appartenere soltanto a lei.
- Lo so, però mi serve... faccio fatica a guardare i numeri sullo schermo, mi si sta appannando la vista – le rispose Sherry, un po' timorosa.
- E allora piuttosto staccati per qualche minuto dal lavoro, no? -
- Non posso. I capi sono stati molto chiari sui tempi da rispettare... tempi che forse nemmeno un androide riuscirebbe a soddisfare -
- Oh, ci credo. Ci credo sicuramente, li conosco. Ma Sherry, fidati... -
Vermouth le si avvicinò, posando una mano sulla sua schiena e dicendole qualcosa a bassa voce.
- Ci parlo io con i capi. Lascia fare a me. E in questo modo avrai qualche giorno in più, con la possibilità di riposare i tuoi poveri sensi -
- Davvero lo faresti, Vermouth? -

- Sono mai venuta meno ad una mia stessa proposta? -
La donna bionda le fece un occhiolino, allontanandosi poi dalla sedia e andando ad afferrare anche lei una caramella. Ad entrambe piacevano molto quelle gialle, al gusto di limone.
A Sherry piaceva abbastanza Vermouth. La stimava per la capacità misteriosa che aveva avuto di costruirsi una reputazione così solida all'interno di quell'inferno, arrivando a godere del massimo rispetto di quasi tutti i membri, specie di quelli più importanti. Tuttavia, per quello stesso motivo, tendeva a temerla. Ma solo a volte. Era una donna che esercitava una tale influenza da farle spesso percepire una forte sensazione di squilibrio.
Si atteggiava sempre da amica e compagna più adulta, con più esperienza, su cui poter contare o da cui prendere esempio, specialmente con lei che era solo una giovane ragazza. Ma aveva la sensazione che nascondesse ben altro.
Quando la guardo negli occhi leggo una moltitudine di significati. Tanti veli che nascondono tante verità. Da una parte sono occhi sinceri, ma dall'altra sono spaventosi.
Per questo tendeva ad accettare i consigli di Vermouth, ad esserle grata per alcuni favori, ma a non fidarsi mai. Era meglio non farlo, se lo sentiva, si trattava di una sensazione istintiva. Prima o poi forse i fatti gliene avrebbero dato conferma, ma chi poteva saperlo?
- Forza, Sherry, giù le mani da quel computer! Mettilo in stand-by. E raccontami qualcosa di te – le disse Vermouth con tono affabile ed un mezzo sorriso, infilandosi in bocca la caramella e accomodandosi su una sedia girevole di fianco a lei. Erano sole, in quel grande ufficio oscurato da una densa penombra.
- Mmm... cosa potrei raccontarti di me? Non ho giornate molto interessanti, sono sempre chiusa qui dentro – rispose Sherry in maniera pragmatica, voltandosi per metà verso di lei. Voleva finire di inserire alcuni dati al pc, prima di seguire il consiglio riposante di Vermouth.
- Non saprei, ma di certo l'inventiva non ti manca, mia cara – rispose la donna a voce relativamente bassa, mentre allungava una mano per premere il pulsante della tastiera che avrebbe mandato lo schermo del computer di Sherry in stand-by. Quest'ultima rimase con le mani sospese a mezz'aria, senza più poter proseguire il lavoro sui tasti poiché lo schermo, ormai, era divenuto nero. A quel punto abbassò le braccia sulle proprie gambe, rassegnata, pensando che in fondo forse era meglio così: era davvero stanca e quel lavoro le stava friggendo i neuroni.
- Che so... - proseguì Vermouth in tutta calma, come se non avesse fatto alcun azione come, per esempio, spegnerle il computer nel bel mezzo di un lavoro. Sherry rimase silenziosa a fissarla, in attesa di un seguito.
- Stai uscendo con qualcuno? O ti piacerebbe vedere qualcuno? - propose la donna con voce sinuosa e divertita, mentre un sorriso complice le si formava in viso.
Le guance di Sherry si imporporarono, udendo quelle parole. Si affrettò a trovare una risposta, muovendo le braccia in modo impacciato e iniziando a balbettare qualcosa di confusionario.
- N...no...c-cioè...ma che dici?! V-voglio dire... io, insomma... -
- Ho toccato un tasto dolente o sei solo un po' imbarazzata? -
- Ehm, dunque... insomma, Vermouth... chiusa sempre qui in questo laboratorio, è un po' d-difficile che io possa davvero frequentare qualcuno... -
- Santo cielo, ragazza mia! Hai quasi 18 anni, avrai quanto meno adocchiato qualcuno, voglio ben pensare? -
- S... sì... -
- Ah, lo sapevo! - esclamò la donna sorridendo raggiante e battendo le mani una sola volta, in segno di vittoria. Allungò la mano verso il cesto per afferrare una seconda caramella, sempre e rigorosamente al limone.
- E chi sarebbe, se posso? -
- Takei... - rispose Shiho con voce sommessa e melodica.
- Quello che passa la maggior parte del tempo al microscopio, qui in analisi? -
- Esatto... insomma, è... è carino -
- Certo che lo è. E dimmi, lui sa già di essere il tuo bersaglio? -
- Assolutamente no! -
- E quando ritieni sia il caso di dirglielo? -
- Mai. Pensavo... pensavo mai. -
Vermouth alzò gli occhi al cielo, con vaga esasperazione. Sherry abbassò lievemente lo sguardo, intimidita all'inverosimile e in forte disagio. Non voleva più parlare di quella questione. Voleva soltanto mangiare tutte le caramelle al limone restanti, in santa pace.
- Darling, se ti comporti così diventa chiaramente dura. Lui, poi, sarebbe un ottimo partito: state sempre “chiusi qui dentro” entrambi, usando le tue parole, no? Almeno lavorereste insieme, con un po' più di gioia. Non sarebbe fantastico? -
La giovane scienziata abbozzò un sorriso timido, da dietro la propria corazza di ferro protettiva. Guardò la splendida donna di fronte a sé, cercando un'intesa nel suo sguardo, che trovò subito. Vermouth le risvegliava allarmanti presentimenti e sinistre sensazioni, era vero, ma in fondo ci sapeva fare con le relazioni interpersonali e di certo era un'ottima dispensatrice di consigli. Forse avrebbe dovuto ascoltarla.
- Sì, lo sarebbe. Forse sì. E... come dovrei fare...? -
- Intanto, sono dell'idea che dovrebbe svegliarsi un po' anche lui. Si è accorto di qualcosa? Ti lancia qualche sguardo? -
- I-in realtà sì... -
- Chiaro, sei una ragazza stupenda -
- M-ma che dici?? -
- Dico la verità, sciocchina. Comunque è già un buon segno che se ne sia accorto! A questo punto non devi far altro che rispondere opportunamente ai suoi segnali. Cosa che sono certa tu non abbia ancora fatto, perché hai la testa dura -
- S-segnali, del tipo... che dovrei riservargli anche io delle occhiate? Che dovrei sorridergli, scambiarci qualche battuta ogni tanto? -
- Ottimo, my dear. Ottimo! Ehi, ce le finiamo queste caramelle deliziose? -
Continuando a disquisire di quell'ardua questione, tra timorose domande e concrete risposte, o a chiacchierare del più e del meno di argomenti piacevoli che interessassero ad entrambe, le due finirono sul serio tutte le caramelle che si trovavano nel cestino, ridacchiando e confidandosi l'un l'altra, in una piacevole ora che filò liscia e leggera. Sherry non ebbe mai abbastanza parole per ringraziare Vermouth per averle concesso e garantito quel lungo momento di svago, e per aver fatto in modo che lei potesse goderselo senza sentire il fiato sul collo dei capi.
E allo stesso modo non ebbe mai le parole per spiegarsi il repentino ed assurdo cambiamento del suo rapporto con quella donna, qualche mese più tardi, da un giorno all'altro. Mai.
Solo qualche tempo dopo comprese che quell'agghiacciante variazione era in qualche modo legata e causata dal lavoro scientifico svolto dai suoi genitori.
- Ehi, Sherry... -
- C... ciao, Takei! - lei sollevò lo sguardo verso il suo collega carino per il quale aveva una mezza cotta, stupita e sorpresa. Ultimamente le rivolgeva spesso la parola, ma in quel momento non se l'era aspettato.
- Ho saputo che hai ereditato la ricerca dei tuoi genitori... com'è? -
- Molto, molto complessa. Non mi piace per niente, ma... ma sai come funziona, qui. Dobbiamo farlo. -
- Già. Già, e... so anche che questa sperimentazione ha dato parecchi disturbi a Vermouth. Disturbi... spiacevoli – il ragazzo aveva un tono pesante e insinuante, oltre che molto basso, come se stesse tentando di comunicarle qualcosa.
- Ah... ah, sì? In che senso? -
- Non saprei dirti in che senso. Sono affari troppo top secret. Però... so che lei sperava che ormai si fosse concluso, che nessuno avrebbe più riaperto questo lavoro. Ma sei arrivata tu, che hai le competenze per proseguirlo -
- Dici che è un problema...? -
- Dico che è molto incazzata. Stai attenta. -
Per qualche ragione, quel lavoro condotto precedentemente dai suoi aveva fatto infuriare la donna in nero. Dopo la loro dipartita, toccava a Shiho proseguire quelle ricerche: motivo per cui l'odio di Vermouth aveva cambiato rotta, la sua bussola era impazzita, dirigendosi verso un'isola segreta denominata Sherry, che sarebbe stata presumibilmente attaccata e saccheggiata. Sperava solo non distrutta.
Dapprima Vermouth aveva soltanto smesso di ricambiarle il saluto. Ma mai lo sguardo, quello purtroppo glielo ricambiava sempre. La guardava con espressioni crudeli ogni volta che ne aveva l'occasione, a prescindere dalle pacifiche premesse che c'erano state nel loro rapporto, a prescindere dai buoni momenti che avevano tuttavia passato. E questo urtava molto Sherry, la quale si sentiva scossa da un atteggiamento che era per lei incomprensibile e ingiustificato. E pauroso.
Avrebbe voluto parlarle, chiederle almeno di chiarire la loro situazione e il loro evidente fraintendimento. Perché Sherry non intendeva certo arrecarle dispiaceri, tanto meno colpirla così nel suo punto debole, e voleva scusarsi di persona se invece, indirettamente, stava commettendo quell'errore. Solo che non ne aveva il coraggio. Tante volte aveva pensato di prendere l'iniziativa e dirigersi da lei, ma le bastava uno degli sguardi della donna per zittire nell'immediato i propri buoni propositi di riappacificazione. Sentiva i propri nervi vibrare come corde di chitarra mosse da un rocker impazzito, quando succedeva.
E decise di accantonare completamente quest'idea di riavvicinamento a Vermouth il giorno in cui la donna in questione, con passo felpato, pacato e indisturbato si avvicinò alla sua scrivania, appoggiando una mano allo schienale della sua sedia e porgendole una semplice domanda in tutta tranquillità. Shiho la riconobbe senza nemmeno voltarsi, bastava ascoltare con attenzione il rumore dei passi sul suolo, dei tacchi che producevano una tetra eco in quel posto chiuso.
- Come stai, Sherry? Ti senti rilassata oggi? -
La giovane scienziata la fissò per alcuni, silenziosi secondi. Deglutì, investita dal disagio e dal battito cardiaco alterato. Non sapeva come rispondere nella maniera più assoluta, se non in modo tremendamente scontato.
- Mmm... sì, grazie...? -
- Beh, smetti da questo esatto istante di sentirti così. Perché... -
Vermouth si abbassò, accostando la propria bocca rossa all'orecchio della ragazza, per sussurrarle qualcosa. Ne uscì un suono basso e strisciante, che nascondeva in sé significati e intenzioni maligne nascoste troppo a lungo, che ridonava vita a tutte le paure ispirate in Sherry. Non solo le paure di quel momento, o quelle che poteva aver percepito ai primi tempi in quell'organizzazione. Anche le paure di quando era piccola, la paura di rimanere a casa da sola per troppo tempo, la paura del mostro sotto al letto. Le venne in mente tutto. Ed era bastato quel messaggio mormorato direttamente nel timpano.
- Perché tu morirai. Non uscirai viva da qui, mai e poi mai. Te lo garantisco. E quando do la mia parola, Sherry, difficilmente le cose vanno diversamente. -
La giovane rimase immobile, imbalsamata. Non un solo muscolo doveva muoversi, e non un solo nervo doveva cedere. In quel momento era indispensabile rimanere ferma. O si sarebbe sgretolata.
- Questa tua ricerca mi ha dato tanti problemi e me ne darà ancora. Tu quindi mi comprenderai, vero? Certo, certo che mi capisci, sei così acuta. Così sagace e pura – fece una pausa, per poterle quasi sfiorare la guancia con le labbra, mentre Shiho si sforzava per non lasciarsi sfuggire alcun lamento. - Il mio è solo un occhio per occhio, piccola e ignobile creatura. -
Vermouth si raddrizzò di nuovo, continuando a fissarla con un sorriso volutamente piatto.
- Divertiti, finché sei in tempo. E' l'ultimo, vero consiglio che posso darti. Goodnight, Sherry – e si allontanò così com'era arrivata, coi passi che risuonarono quasi a rallentatore.
Da quel giorno la giovane scienziata non smise di rimanere in stato di allerta continua. Quando ripensava a quella surreale conversazione avuta con la donna, la nausea l'acchiappava come fosse una rete occultata e pronta ad ingarbugliarla. L'ansia aumentava nei momenti in cui udiva il nome di Vermouth pronunciato da altri colleghi, o quando la intravedeva per stanze e corridoi, dopodiché si appianava, ma la accompagnava assumendo nella sua mente la forma immaginaria di vari eventi mortali che avrebbero potuto abbattersi su di lei in qualunque momento.
L'inquietudine era sempre presente. Il terrore solo ogni tanto. L'angoscia si era insinuata nei suoi occhi, nella tastiera e nello schermo del computer, nelle sue mani. Era ovunque. Temeva tutto ciò che avrebbe potuto fare quella donna nei suoi confronti, quando meno se l'aspettava e approfittando delle sue debolezze. Era questo il suo dannatissimo scopo? Trasformarle la quotidianità in un campo minato?
Un pomeriggio arrivò finalmente una delle sue minuscole e personali “armi” in grado di combattere quelle cupe sensazioni: un collega di basso rango posò accanto al suo computer un piccolo cesto di vimini colmo di caramelle al limone. Sospirò con grande gratitudine, finalmente qualcosa di vagamente positivo in quel mare d'oscurità. Mentre finiva di digitare un codice sulla tastiera afferrò distrattamente una caramella e se la infilò in bocca, iniziando a gustarla molto lentamente. Voleva prolungare quell'istante il più possibile.
Quando la prima caramella andò giù, afferrò la seconda, sempre con lo sguardo fisso sullo schermo. Mentre si rigirava quella piccola prelibatezza in bocca e scorreva la mano nel cesto alla ricerca della terza, con le dita sfiorò qualcosa sul fondo del cesto. Accigliata portò lo sguardo lì, scorgendo un piccolo foglio di carta nascosto sotto tutte le caramelle, recante un messaggio. Con un'improvvisa sensazione trapanante e il cuore in gola, estrasse velocemente quel biglietto e lo lesse alla velocità della luce, con la caramella ancora in bocca e quasi estinta.
“Hai ancora voglia di svagarti ogni tanto? Allora questo gioco forse ti piacerà! A me piace molto, si chiama “trova la caramella avvelenata”. Se le eviti tutte, beh... congratulazioni, avrai vinto! - Vermouth”
Sherry strabuzzò gli occhi e sputò all'istante la caramella che aveva in bocca, improvvisamente sudata fradicia e col respiro ansimante.
Merda... merda, ne ho già inghiottita una!
In preda al panico, con uno scatto fulmineo buttò a terra tutto il cesto e le piccole caramelle gialle si sparsero ovunque. Le sue dolcissime caramelle, le buone compagne di quei giorni orribili, tra le quali si nascondevano delle infiltrate avvelenate. Gli altri colleghi si voltarono a guardarla perplessi e indispettiti, visto che stava disturbando il lavoro. Anche Takei, il quale tra parentesi aveva smesso di rivolgerle la parola per paura di finire nel mirino di Vermouth, la fissò in tralice, senza capire i suoi bizzarri comportamenti.
E' pazza... è fuori di testa... vuole uccidermi... farà qualsiasi cosa!
Si alzò di scatto e scappò nel primo bagno disponibile, per darsi una sciacquata d'acqua fredda ed eventualmente disintossicarsi costringendosi a rimettere. Ma non fu necessario, dopo tutti quei minuti il veleno avrebbe già iniziato a fare effetto, perciò se ancora stava bene significava che le due caramelle che aveva mangiato non erano tra quelle che la donna aveva avvelenato per farla fuori.
Ci impiegò molto tempo per ritornare ad una condizione normale. Il respiro non voleva saperne di calmarsi, il cuore le tamburellava nei timpani, gli stessi timpani che avevano dovuto ascoltare quelle minacce, e il suo corpo tremava in modo indiscriminato. Lacrime di impotenza e fragilità iniziarono a sgorgarle dagli occhi, mentre Sherry si fissava allo specchio del bagno ridotta in quello stato. Si strinse tra le braccia per contrastare alcuni singhiozzi che la scuotevano, approfittandone quantomeno per sfogare tutta la tensione accumulata in quell'ultimo periodo.
Quanto avrebbe dovuto lottare ancora? Contro quanti nemici? Perché aumentavano, invece di diminuire? Le avevano tolto anche l'ultimo e gustoso sfizio che le era rimasto. Erano contenti, adesso?
Cosa diavolo aveva fatto di male? 






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Come è evidente questa shot è ambientata nel passato, quando Shiho ancora lavorava nella sezione scientifica dell'organizzazione sotto l'ufficiale pseudonimo di "Sherry". Posso dire che in questo caso è tutto totalmente inventato, provando ad immaginare un passato tramite cui si possa giustificare il terrore che attualmente Ai prova per Vermouth e, viceversa, l'astio provato da quest'ultima per via di un torto involontario, passando però per un fattore che penso nel manga non sia assolutamente accaduto: un buon rapporto, o comunque pacifico, tra Vermouth e Sherry. Ve lo confesso, mi è piaciuto davvero tanto immaginarle così, non dico amiche, ma almeno comprensive compagne di sventure. Spero di avervi passato almeno un po' di questa sensazione :) Per questa shot mi preme particolarmente chiedervi: mi fate sapere? <3 
E come al solito vi lovvo follemente a tutti voi commentatori e lettori, con voi si discute troppo bene ç___ç E tutti i consigli che mi state dando contribuiranno alla crescita di questa raccolta ;) Grazie ragazzi!!! Huuuuugs! 

  
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