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Autore: 0Anne0    14/09/2015    0 recensioni
Hai infranto le barriere
Che dividevano le mie follie dalla realtà
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Allo stop accanto al ristorante, ecco i parenti già lì che accorrono salutando e mandando baci: «Dai, scendi mentre Chistophen parcheggia», poi ci ripensa: «O dovete fare qualcosa?», dice spostando gli occhi sul figlio. Mi volto anch’io. Chris mi guarda: «Vai».
Quella che dovrebbe essere una specie di prozia della cugina Elli, la stava abbracciando felice facendo domande intanto e rispondendo a sua volta velocemente a mia madre o zii. Ho fatto in tempo a scendere, eh?
«Allora vi siete divertiti? Cosa avete fatto?», «Cosa vuoi che hanno fatto, son partiti stamattina», interviene il marito con un perfetto italiano. Un omone robusto ma non grasso, con l’aria da perfetto francese e bonario padre di famiglia.
Penso proprio sia il mio preferito, buono e bravo e gentile, nulla di diverso dalla madre di Chris, Elena, ma Léon è proprio una di quelle persone a cui riesci a voler bene da subito.
«Sì, effettivamente non abbiamo fatto granché, siamo stati sempre in albergo», ed Elena ridacchia.
Che … perché ride? Sta pensando male?
Devo dire qualcosa .. cosa, per sviare? Cosa? Dunque..
«Salut, maman, che succede?», si sente una mano sulla spalla irrigidita, quasi sobbalza.
«Parlavamo di voi a Rimini». Continua a ridacchiare. «Purtroppo pioveva, ha detto che siete rimasti in albergo». Lo guardo accigliata.
«Già, cosa vuoi che abbiamo fatto?». Si sente sollevata, iniziando ad apprezzare lentamente il tocco di Chris.
«Oh, ti ho rovinato i piani, tesoro? Dovevate fare qualcosa d’importante?»
«Importante? Che ci siamo andati a fare a Rimini, per stare in albergo?»
«E cosa volevi fare, lei è una ragazzina che si vuole divertire, tu ormai sei grande per queste cose!»
«Secondo te sarei troppo vecchio per andare in discoteca?»
ARANCIO! È profumo di arancio, fiori d’arancio!! Finalmente.
Chris, che buon profumo! ♥
Le sorride e le dà un bacio in fronte, dopo che Elena aveva concluso e s’era scansata a parlare coi miei: «Non te la sarai presa». Va a salutare il padre.
Dovrei cogliere l’esempio e andare a salutare i miei anch’io.
La mia mamma mi stringe forte dicendomi che le son mancata, ma che a parte tutto è contenta che “me la sia goduta”, provocando la risata del patrigno e la cosa è stata buffa. Nota subito i vestiti nuovi e chiedendo contenta: «Oh! Ma te li ha regalati Chris?», «Eh sì», cattura l’attenzione di tutti che si girano a complimentare: «E sì, mio figlio ha sempre avuto gusto, le donne adorano i suoi regali»; Chris, tua madre sta iniziando a starmi sulle palle, gli vorrebbe dire. La frase di Elena richiama tutte le donne di famiglia attorno a lei per ascoltare gli esempi di quando Chris già da piccolo le regalava profumi magnifici, delle sue amiche che smaniano per questo sempre di più oltre perché è bello; Léon guarda benevolmente il figlio che coglie lo sguardo. Sta guardando me?
«E sì, le stanno davvero bene». Si sorridono mentre la madre di lei guardandoli arrossisce ridacchiando. Chris, potrebbe essere equivoco.
Léon sorride. Elena continua a parlare di qualcuno.
Mi guardo attorno e sobbalzo.
«Paura, eh?!»
«Elli!»
«Così impari!»
«Scusa tanto ma prenditela con Mr. Francia»; la cugina spalanca gli occhi, la prende per un braccio e la trascina via.
«Matta, ti sentono!»
«Sì, ma adesso siamo distanti non c’è bisogno che parli piano».
«Immagino solo cosa avete fatto!»
«Ah, ti dirò che all’inizio sembrava immaginarselo anche Elena e non sembrava contenta»
«Davvero? Be’, ci credo, cioè me l’aspettavo»
«Ma scusa, perché? Lei non sa che stiamo insieme e che siamo andati a Rimini doveva al massimo farle pensare che poteva esserci affinità, e invece quando l’ha saputo sembrava realizzare un sospetto, abbastanza contrariata da farlo apparire così anomalo», «potrà essere che lei»
«Potrebbe essere che lei lo fa per proteggere sua nuora? Sì che può!»
«Ma Elli!»
«Amelia sii realista, l’hai detto anche tu, può essere».
«Ah, mi dà troppo fastidio. Giuro, voglio cavarglielo dalla bocca!»
«Sia lodato! Oh, ciao Amelia, da quand’è che sei tornata in te?»
«Ah ah, dai scema!»
«Ora che sei tornata potrebbe essere futile chiederlo, però non si sa mai: stiamo tutto il tempo appiccicate a parlare di tutto e niente?»
«Certo, come sempre»
«Oh, bei vecchi tempi!»
«Sai, “come sempre” ma a me sembra quasi una prima volta», ridacchiano.
«Sapevo l’avresti detto!»
**
«Mi sta guardando scioccato».
Ride: «E ci credo, lo rimarrei anch’io a vederci parlare così tanto per tutto questo tempo! Sicuramente sta pensando che non hai mai parlato così tanto in una sera che con lui in due mesi»
«Be’, lo trovo plausibile!», ridono.
«E a lui non l’hai degnato di uno sguardo!»
«Che presunzione, adesso lo sto guardando.»
«Una volta in quasi due ore, mentre lui ti guarda ogni cinque minuti e vede sempre la tua schiena»
«La prossima volta saprà che se vuole guardarmi gli conviene venire a sedersi vicino.»
«Ma poveretto, l’ha costretto la madre! L’hai visto anche te che l’ha letteralmente trascinato»
«Oh, andiamo, è grande, vaccinato e presuntuoso, se avesse voluto la mandava a fanculo come l’altra volta».
«Ok, qui hai ragione, avrebbe dovuto fregarsene se vi vedono che state bene insieme».
«Insomma, non è illegale solo perché siete parenti perché in realtà non lo siete, insomma, non lo siete di sangue quindi se volete potete innamorarvi!»
«Non è così. Quando si è in una famiglia così, e si son fatti tanti sforzi per diventarlo, ci siamo sforzate tutti questi anni io e mamma per farci apprezzare come una vera famiglia, ciononostante rimane di sottofondo che non lo siamo davvero, in ogni caso. Ci si è sforzati e io non posso distruggere tutto solo perché io voglio innamorarmi di Christophen Poher», che dal penultimo posto sul lato sinistro della tavolata alza le sopracciglia con la forchetta in aria per essersi sentito nominare, e per giunta per nominativo completo, da lei.
Elena che proprio in quel momento doveva guardare il figlio, guarda me, inclina le sopracciglia e torna a mangiare mentre mamma continua a parlare con mia zia e il resto dei parenti ignari di tutto.
 
Appena arriva la malaugurata occhiataccia della prozia, scosta immediatamente lo sguardo sulla cugina alla sua destra impietrita sugli antipasti di salmone e zeste di agrumi: «Oh Cristo».
 
Il cellulare vibra, sovrumano che sia riuscita a sentirlo dalla borsetta appesa alla sedia; per un guizzo di pelle sembrava avesse sobbalzata.
«Vado a rispondere» dice sottovoce inclinata a destra per prendere il telefono; si alza d’improvviso e quasi corre facendo scattare Chris in piedi, afferrato per il polsino della camicia bianca: «Stai tranquillo, figlio, la cugina sta rispondendo al telefono».
«Devo andare in toilette», ma il bagno è dall’altra parte, Chris.
Elena manda un’occhiata al marito che continua a parlare coi famigliari unendosi alle fragorose risate del patrigno.
 
«No, mi spiace. Sono a cena coi parenti».
Ride, «Eh, lo so».
«Certo, tranquilla», «Ciao, matta!».
«E tu che fai?»
«Ah, scusa. Tutto bene?»
«Sì!». Sorride paonazza voltandosi: che vergogna, mi son fatta sentire fino al capo opposto del tavolo (e quel tavolo è enorme).
Si scosta per cederle il passo:
«L’importante è che non sei arrabbiata con me»
«Perché?»
«Mi hai chiamato per nome e cognome: lo fai solo quando sei arrabbiata».
Sorride. «Ti sbagli».
È davvero venuto da me sotto lo sguardo pesante della madre?
Entra nel salone. Ed è tutto come nulla fosse mai accaduto, Elli ci guarda sogghignando, a destra il nonno, Léon e tutti gli uomini ancora ridono, il mio posto vuoto, mamma alla mia sinistra che controlla il cellulare; fa apparire tutto così normale come se non ci fosse nessun problema se io e Christophen entriamo dalla stessa porta e mi sorride ma il mio subconscio sa che non lo è, infatti mi sto già sentendo in colpa e l’evocazione di calda e nostalgica aria di perfetta serata in famiglia viene risucchiata via lasciando un vuoto. Apprensiva cerca tra i volti lo sguardo di Elena: sta parlando amabilmente con la nonna. Si volta e con un ampio sorriso mi accoglie: «Cara, tutto bene?».
La stessa accentazione di Christophen.
Abbozzo un assenso abbassando lo sguardo sulla mia sedia, per accodarmi.
I due che hanno assistito a tutto sanno come mi sento.
«Che stronza», bisbiglia Elli fissando pesantemente la prozia, «E se mi hai sentito son contenta», ma lei non fa altro che dare un’occhiata al figlio e torna a chiacchierare.
Lui si muove a passo svelto e per circumnavigare il sontuoso banchetto lascia scorgere il volto increspato.
«Si sta prendendo gioco di me, Elli»
«Ma che cavolo vuole!», guarda Amelia: «Tu … be’, se sei offesa ci sta tutta» e poi da infondo al tavolo si ode: «Che diavolo stai facendo?».
 
Chris ha la mania delle buone maniere, anche nelle conversazioni, soprattutto quelle a tavola: ovviamente mai a bocca piena e controllo delle parole che solo chi interessato deve cogliere, ma ora: la sua voce l’abbiamo sentita chiaramente fin quaggiù.
«Ho accolto quella che per questa famiglia è tua cugina. Si chiama educazione, Christophen».
Infatti la sua voce arriva in un sussurro.
Lui accetta l’ammonimento ciononostante con un tono più alto della madre: «Cugina? Cosa dici, adesso non vorrai prendertela con lei?»
«Non vorrete battibeccare nel mezzo di una cena, voi due?», Léon interviene sorprendendo tutti, «E anche te cara, lascialo fare»
«No», esclama Elena alzandosi verso il figlio: «Se proprio dobbiamo parlare andiamo fuori, vista l’importanza».
Chris annuisce e la segue.
«Non pensavo che suo padre se ne fosse accorto, parlando col nonno»
«Guarda, stavano già tutti zitti. Noi ce ne accorgiamo adesso»
«Quindi hanno sentito tutti?»
Appena si chiude la porta dietro il giovane avvocato si spande un brusio di domande, tra cui mamma che si volta: «Cosa è successo?»
«Non ho intenzione né voglia di parlarne».
«Perché? Lo stanno facendo tutti»
«Allora parlane con tutti tranne me».
Mamma continua a fissarmi finché dice: «Secondo me non importa quello che dice, non ha senso».
 
Forse in un suo modo mi stava dicendo che mi appoggia.
   
 
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