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Autore: Daleko    14/09/2015    3 recensioni
"Sono patetico? Non lo so, non riesco a peccare di superbia e mi rendo conto di scimmiottare, anche in modo piuttosto lezioso, grandi del passato che posso realmente incontrare solo nel mondo orinico quando la fantasia me lo permette."
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Diari'
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Tornavo dall'università. Avevo la mia borsa con all'interno il libro di letteratura e una vecchia edizione de I fratelli Karamazov; intenzionato a tornare rapidamente a casa quasi non badavo a dove mettevo i piedi. Era il tramonto, il viale era tinto di rosso e le cicale frinivano con forza nel vento fresco della sera; quasi deserto nel pomeriggio morente non vi era anima viva all'infuori di me, o almeno così pensavo.
"John!"
"John?"
"Marie?"
"Salve!"
Una donna bionda e sottile non troppo più bassa di me mi osservava con un amichevole sorriso dipinto in volto mentre il mio sguardo vagava sulla figura della ragazzina accanto a lei. Si assomigliavano vagamente, non saprei dire quali fossero i particolari in comune: forse la costituzione, il mento, il piccolo naso che punta verso il cielo, chissà? Mi sentivo molto turbato e temevo di risultare troppo evasivo con il mio modo di fare quasi colpevole, così mi imposi di puntare gli occhi dritti in quelli della signora che, scoprii con sorpresa, mi tendeva la mano. "Sono Véronique, la madre di Marie. Mia figlia dice che ha degli ottimi gusti letterari, sembra che abbia trovato un amico molto più grande di lei" lanciò uno sguardo affettuoso alla ragazzina carezzandole i capelli "e spero che non la importuni più del necessario" terminò in tono affabile rialzando lo sguardo verso di me. "Affatto, signora. Marie è una bambina oltremodo educata" risposi sorridendo a mia volta. Evidentemente il mio fascino la colpì abbastanza, perché si ammutolì un attimo e tornò a guardare Marie come riflettendo su qualcosa che avrei scoperto fin troppo presto. "Come Marie le avrà già detto ci siamo trasferiti due settimane fa da Montpellier, sa, mio marito è italiano e ha trovato lavoro qui, così... Sarebbe fantastico socializzare con il vicinato, se volesse venire a cena da noi questo sabato ne sarei molto felice" m'invitò con una tranquillità disarmante che aumentò il disagio che mi attanagliava lo stomaco. Che fare? Mi voltai nuovamente verso Marie, ma la ragazzina racchiusa nell'adorabile vestito a fiori che le avevo già visto indosso teneva gli occhi bassi in una posa estremamente pudica. Deglutii. "Ne sarei onorato" le risposi in maniera affettata tendendo nuovamente la mano. "Ci terrei a specificare che il mio nome è Federico, purtroppo non ho un granché di Steinbeck nonostante l'ostinazione della piccola Marie nel chiamarmi in questo modo" continuai senza interrompere quel sorriso gentile che, stando alla lieve risata della mia interlocutrice, era alquanto gradito. "Allora d'accordo, Federico. Casa nostra è subito dietro quella villetta" la indicò con la mano libera "quella con il gazebo in giardino, non puoi sbagliare; ti aspettiamo per le diciotto, spero che l'arrosto sia di tuo gradimento". Continuò passando al più informale "tu", probabilmente a causa della mia età. Avrei voluto risponderle con un "certo signora, conosco il vostro giardino"... "La troverò senz'altro, aspetto con impazienza di assaggiare della vera rôtisserie française" mi dilungai in quisquilie di buon gusto; lei rideva con me o di me plaudendo il mio francese, mentre Marie ignorando il parlare della madre alzò, improvvisamente, il suo timido sguardo incrociando il mio: lei arrossì mentre io sentivo le gambe cedermi. "Mi perdoni, devo proprio tornare a casa. Ho così tanto da studiare!" mi congedai mentre la madre della ragazzina si ricomponeva, annuendo e ringraziandomi prima di allontanarsi con la figlioletta al seguito. Marie camminava dietro la madre, lanciandomi occhiate che non riuscii a decifrare: era felice? Ne era turbata? Aveva raccontato l'accaduto ai suoi genitori oppure era riuscita a fingere indifferenza nei miei confronti? Cosa stavo facendo, Dio, cos'è che sto facendo?

Oggi è venerdì, solo Rubinstein nel mio giradischi.
A bientôt, Véronique.

 
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