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Autore: SagaFrirry    15/09/2015    1 recensioni
Seguito dell'Olympus Chapter, caricato qualche mese fa e che in principio non doveva avere un seguito. Visti però i numerosi fan (vi voglio bene, davvero) e le richieste..l'Olympus è tornato! Spero sia gradito a chi ha seguito il primo racconto. Inizia il viaggio alla ricerca del senno perduto di Arles!E ovviamente possiamo farci mancare una buona dose di nemici? Certo che no!
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gemini Kanon, Gemini Saga, Gold Saints, Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Olympus Chapter'
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IX

INSEGUENDO UN SOGNO

 

Tolomeo camminava per i corridoi della tredicesima. Essendo immensa, il Gran Sacerdote Kiki aveva acconsentito a concedere un’ala alla strana famiglia del suo predecessore. Il giovane, di passaggio, era ormai stabile nella casa dei Gemelli ma spesso si recava a far visita al padre, obbligato a restare a riposo, anche se era l’ultima cosa che desiderava. Non sapeva spiegarselo ma, quel pomeriggio, quei corridoi sembravano più lunghi e tortuosi del solito. Si fermò qualche istante, chinandosi leggermente in avanti, sentendo un gran caldo improvviso.

“Tutto bene?” si sentì chiedere.

Alzò lo sguardo, incrociando quello della gemella Ipazia.

“Certo” sbottò Tolomeo, rimettendosi dritto di colpo.

“Ne sei sicuro? Ultimamente ti vedo sempre più strano”.

“Le tue sono solo paranoie. E poi io..”.

Il loro discorso fu interrotto da un grido rabbioso e da un boato. Voltandosi entrambi, allarmati, videro giungere di corsa, lungo il corridoio, Phobos e Deimos. Dai loro ghigni, i due giovani non capirono se gli zii si trovassero in una situazione d’emergenza o stessero semplicemente facendo casino. Poi videro, dietro alle due divinità, una terza figura che raggiunse le prime due con rapidità. Subito Tolomeo si mise in posizione in difesa, proteggendo la sorella. La figura misteriosa scattò, andando oltre Phobos e Deimos. Saltò, sfiorando una colonna con i piedi e dandosi la spinta, compiendo un movimento insolito che la fece atterrare a pochi centimetri dal giovane Tolomeo. Questi sobbalzò, vedendo solo una massa di capelli neri che si dava lo slancio e colpiva con un calcio il primo dei gemelli che sopraggiungeva. Deimos, per proteggersi, incrociò le braccia davanti al petto ma fu comunque rispedito indietro, travolgendo Phobos. Entrambi rimasero in piedi, nonostante il segno lasciato sul pavimento.

“Grandioso” ghignò Deimos, con sul volto un’espressione da pazzo ed un leggero rigolo di sangue sul lato della bocca.

Tolomeo, con ancora il braccio teso a difesa della sorella, vide la figura davanti a sé rialzarsi e la sentì ridere.

“Dai, prova ancora a sfidarmi!" rise questa, dandogli le spalle, allungando un braccio.

“Ma..” esclamò Tolomeo “..papà?! Sei tu?”.

Questi si voltò, come se fino a quel momento non si fosse accorto della presenza del ragazzo. Il giovane rimase comunque sulla difensiva, non capendo bene quel che stava accadendo. Il genitore, circondato da una tempesta scomposta di capelli neri, fissava il figlio con aria interrogativa e poi gli sorrise.

“Sto solo facendo riscaldamento” spiegò, con una luce divina negli occhi.

“Dovresti riposare, papà” lo rimproverò Ipazia.

“Non mi serve riposare. Come vedi, sono in grado di  affrontare il mondo” rimbeccò lui, mentre Phobos e Deimos si avvicinavano con un ghigno orgoglioso.

“Sei scalzo! E ti sei visto?” scosse la testa Tolomeo “Sembri appena uscito da un manicomio! Sei tutto scombinato!”.

“Mica devo andare ad una sfilata di moda!” rise Arles, rigirandosi e trascinando dietro di sé i capelli, che con il tempo trascorso nella teca di Ikor si era allungati ulteriormente.

Tolomeo sospirò, alla fine felice che il padre stesse bene. Notò che al collo, assicurato ad una sottile catenella, portava l’anello di Eleonore. Che fosse ancora intenzionato a cercarla? Lo era sicuramente..suo padre era testardo, oltre che pazzo.

“Ma che combinate?! Volete abbattere la tredicesima?! Poi chi la sente Atena?!” sbottò Ares, gridando da un punto imprecisato della casa.

“Scusa” gridò di rimando Arles.

Il Dio della guerra raggiunse i figli ed i nipoti con sul volto un’espressione piuttosto annoiata.

“Cosa ci fai in piedi, TU?!” si accigliò, fissando Arles.

“Sto bene. Stavo pestando questi due”.

“Non è un gran segno di sanità mentale, sai?”.

“Non ho mai avuto sanità mentale”.

“Dovevi vederlo” rise Phobos “Come muove le gambe adesso. Ci ha colpiti entrambi. La sua energia sta aumentando di molto”.

“Spero, però, che tu sappia gestirla” incrociò le braccia Ares.

“Maya mi ha spiegato come fare” annuì Arles “Prima di andar via. Tranquillo..non mi perderò di nuovo nelle mie illusioni”.

Il padre si avvicinò, rigirandosi fra le mani il piccolo anello di Eleonore.

“Non cominciare!” sbottò il figlio “Non cominciare anche a tu a dirmi che sono un coglione perché rivoglio la mia donna accanto a me e voglio cercarla!”.

“Non ho detto e non dirò mai una cosa del genere. Sei un Dio adesso e quel che fai sono del tutto affari tuoi. Inoltre conosco la sensazione che una donna può dare ad una mente come la nostra, perseguitata dalle battaglie. Conosco bene l’angoscia che si prova quando non si deve far altro che combattere ma non lo si desidera”.

“Ma..tu sei il Dio della guerra! Devi combattere!”.

“Certo. Sono il Dio della guerra. Ma questo non significa che voglio solo guerra nella mia vita. E quando sei sfinito ed angosciato, so quanta pace possa dare il tocco della donna che ami. Anche se, nel mio caso, è una donna sposata con un altro ed una gran puttana. Non ci posso fare nulla..dal primo momento in cui l’ho vista, ho amato Afrodite ed ho sfidato Zeus stesso pur di starle accanto. Perciò ti capisco. Temo però che tu sia inseguendo un sogno impossibile. E se lei fosse morta? Ci hai pensato? È scomparsa nel nulla e nemmeno Hades è riuscito a scovarla..”.

“Voglio saperlo. Se è morta, voglio saperlo”.

“E poi? Se è morta, che farai?”.

“Non lo so..” ammise Arles.

“Ho paura che, se fosse così, la tentazione di rintanarti nuovamente in un mondo immaginario possa avere il sopravvento su di te”.

“Non accadrà. Te lo prometto. Ma devo sapere la verità. Che altro dovrei fare?”.

“Non posso suggeriti nulla, perché io ancora adesso compio indicibili stupidaggini pur di vedere Afrodite. Immagino che sia di famiglia. Del resto, Eros è mio figlio mica per niente! Non sai quante volte Zeus ed altre divinità hanno tentato di convincermi a frequentare altre Dee, nel tentativo di rabbonirmi..”.

“E allora Atena?”.

“Beh..” Ares parve un po’ indeciso su che cosa dire, ma poi riprese “..lei ha mansioni simili alle mie. Quando sono in vena di combattimenti, è il genere di Dea che voglio al mio fianco. Ma non è sempre così. così come non voglio sempre quella pettegola di Afrodite attaccata addosso tutto il giorno”.

“E mia madre?”.

“E Discordia?” rispose il Dio della guerra, dopo un attimo di esitazione “Tu non sei diverso da me, ragazzo. Per questo ti controllo. Perché so di che cazzate siamo capaci, io e te”.

“Voglio solo sapere la verità..”.

“E spero che questo non ti conduca alla pazzia..”.

 

Kiki sobbalzò all’ennesimo rumore improvviso alla tredicesima. Dalla sala del trono, scosse la testa divertito. Telepaticamente si era messo in contatto con Mur, avvisandolo che Tolomeo era rientrato sano e salvo al tempio e la notizia rallegrò il passato cavaliere dell’Ariete. Quel ragazzo però aveva combinato un bel po’ di guai, andando ad infastidire divinità varie.

“Come ogni cavaliere dei Gemelli, deve creare qualche piccolo problema” ridacchiò Kanon, intuendo le perplessità del Sacerdote.

“Piccolo? A momenti Shiva disintegrava il santuario. Per fortuna Maya è riuscita a calmarlo..”.

“Lo terrò più sott’occhio..”.

“Tieni sott’occhio tuo fratello, ora. Tuo nipote pare abbia messo la testa a posto. Ma Arles..”.

“Che ha Arles?”.

“È inquieto..”.

“Lo è sempre stato”.

“Già..ma ora è un Dio..”.

Kanon rimase in silenzio, capendo perfettamente quel che intendeva Kiki.

“E tu?” riprese il Sacerdote.

“Io cosa?”.

“Non sei figlio anche tu di Ares? La tua armatura è mutata ma il tuo ruolo qual è?”.

“Attendo di scoprirlo. Sinceramente, posso anche farne a meno”.

Il figlio del Dio della guerra sorrise, però concordò con Kiki: doveva tenere sotto controllo un po’ tutta la famiglia. Molti prendevano troppo alla leggera il fatto di possedere sangue divino.

 

“Che leggi?” domandò Milo, non molto interessato ma desideroso di fare conversazione.

“Niente di che” rispose Camus, senza alzare lo sguardo.

“Di che parla il libro?” insistette lo Scorpione.

“Di niente di speciale..”.

“E perché lo leggi?”.

“E tu perché parli sempre?”.

Milo storse il naso, infastidito da quella risposta. Cercò di sbirciare la copertina, ma non capì. Fissò il collega, trovando irritante il fatto che non avesse accettato l’immortalità concessagli da Atena. Così facendo, l’Acquario invecchiava inesorabilmente, come era destino accadesse ad ogni essere umano. Milo invece aveva preso una strada diversa ed il tempo su di lui non scorreva. Non aveva mai compreso la scelta di Camus, che si limitava a dire che una vita gli bastava e gli avanzava. Lo Scorpione continuò a fissarlo, stranamente in silenzio, mentre l’Acquario lo ignorava. La porta dell’immensa biblioteca del tempio si aprì e con passi impercettibili entrò Arles, ignorando completamente i due cavalieri. Al suo fianco, Thanatos fissò solo di sfuggita Camus ed Hypnos sbadigliò, annoiato.

“Qui troveremo informazioni utili?” domandò il Dio della morte.

“Questa è la biblioteca più grande ed antica che conosco. Se esiste un luogo dove i simboli sull’anello possono essere spiegati, è questo!”.

“E questo ci aiuterà a trovare Eleonore?”.

“Lo spero..”.

“Bene! Perché non ne posso più di Hades e le sue lagne continue per quella femmina. Prima gliela riportiamo e meglio è”.

“Thanatos!” sbottò Hypnos.

“Che vuoi?” ribatté il Dio della morte.

“La signora Eleonore ci ha sempre trattato con rispetto..”.

“Ovvio. È una mortale! Ci mancherebbe altro..”.

“È la sposa di Hades..”.

“Potrebbe anche essere sua sorella!”.

“Ma riuscite a chiudere la bocca un momento?!” li zittì Arles, cercando fra gli scaffali.

“Bada a come parli, moccioso!” rispose Thanatos.

“Vai fuori se vuoi solo distrarmi!” gli tenne testa Arles.

Camus e Milo fissavano il tutto con una certa curiosità, senza capire molto bene che stesse accadendo.

“Che libro cercate?” tentò di rendersi utile Camus.

“Uno che spieghi cosa sono i simboli su questo anello” spiegò Arles, prendendolo fra le mani.

Così facendo, il gioiello si illuminò e mostrò dei glifi poco chiari. Camus però, con una certa sicurezza, indicò un punto preciso della biblioteca.

“A me sembrano molto legati all’Egitto antico” spiegò l’Acquario “Perciò si trovano in quell’ala della biblioteca tutti i volumi a riguardo”.

“Egitto? Sei sicuro?”.

“Così a me sembra. Certo, i simboli non sono molto chiari..”.

“Eleonore che ha a che fare con l’Egitto?!”.

“Non lo so. Era tua moglie, non la mia..”.

“Che aspettiamo?” si mosse Hypnos “Per salvare la fanciulla, tocca cercare nei volumi sull’Egitto”.

“Ma..” mormorò Milo, quando Arles gli passo accanto “..quella ragazza..Hades la sta cercando da un sacco di tempo”.

“Appunto. Non è morta!” interruppe Thanatos.

“Non so. E se la sua anima fosse andata perduta? Non sarebbe il primo caso. Altrimenti penso che il Dio delle anime e dell’oltretomba dovrebbe trovarla subito!”.

“Inseguiamo ogni pista” rispose Arles.

“Ma perché? È la sposa di Hades! La freccia dell’odio l’ha colpita! Perché la cerchi? Insegui un sogno?”.

Hypnos sorrise leggermente, forse concordando con Milo.

“Non sarebbe meglio vivere nella realtà, ora che puoi?” continuò lo Scorpione.

“Che cos’è la realtà?” furono le parole di Arles, compiendo un piccolo gesto con la mano.

Così facendo, le tre divinità presenti mutarono dinnanzi allo sguardo dei cavalieri. Per qualche istante, i due mortali videro come queste dovevano essere veramente. Di un bel pezzo più alti di Milo, i tre Dei lo fissarono. Lo Scorpione non provò timore alcuno, ritrovandosi di fronte tre giovani. Si stupì molto. Thanatos ed Hypnos, che esistevano da Ere intere, non erano che due fanciulli. Il Dio dei sogni aveva ali fra i capelli e fra le mani stringeva un papavero. Thanatos invece era alato. Sulla sua spalla stava posata una farfalla e con la mano destra portava una torcia capovolta, simbolo della vita che si spegneva. Per quel che riguardava Arles, i mortali non riuscirono ad individuarne molto bene i tratti principali. Probabilmente perché non del tutto risvegliato, non portava con sé alcun oggetto ma il suo aspetto era da adolescente, fin troppo gracile per assomigliare ad un guerriero, con i capelli che si agitavano del tutto a caso. Eppure Camus e Milo sapevano bene fino a che punto poteva giungere la sua potenza in battaglia. Quella rapida visione si concluse, e le tre divinità ripresero il solito aspetto a cui tutti erano abituati.

“E adesso vediamo cosa l’Egitto può svelarci..” sorrise Hypnos, approfittando del momentaneo silenzio dei due mortali.

 

Camus si offrì più che volentieri di aiutare a cercare i simboli. Erano sempre più sbiaditi, forse segno che il legame fra l’anello e chi lo stringeva, o lo aveva indossato, si stava sciogliendo.

“Mi sembra di sentire la sua voce ogni volta che questi simboli appaiono..” ammise Arles “..forse sono pazzo, come dicono tutti..”.

“E che dice sta voce?” si incuriosì Milo, appollaiato sulla sedia di fronte al collega.

“La Luna sta sorgendo. Sta per vestirsi di nuova luce”.

“Sì, sei pazzo” annuì Thanatos, mettendo una mano sulla testa del figlio di Ares  “Ma non preoccuparti, lo sono un po’ tutti gli Dei!”.

“Ma certo!” esclamò Arles, alzandosi di colpo “La Luna!”.

“Eh?” alzò un sopracciglio Hypnos, vedendolo correre scalzo e guadagnare l’uscita.

I due gemelli di fissarono, sconcertati. Seguirono con calma Arles, che guardava il cielo fra le colonne. C’erano tante nuvole quella notte ma, finalmente, uno spiraglio di luce lunare si mostrò. Arles allungò la mano verso di essa, porgendo l’anello al satellite. Il gioiello si mise a brillare in modo sempre più acceso e poi proiettò una serie raggi verso l’esterno. Questi disegnarono un luogo esotico, a cui lati prendevano vita segni sempre più simili a geroglifici.

“Ma che roba è?” domandò Milo.

“Sembra un antico tempio egizio..” azzardò Camus “..ma non sono così bravo da riuscire a leggere i geroglifici, mi spiace”.

“Quindi Eleonore potrebbe trovarsi in Egitto? In questo tempio?” si chiese Arles.

“Forse. Di certo quell’anello ha a che fare con quel luogo” annuì l’Acquario.

“Perfetto. Allora posso partire per l’Egitto!”.

“Hei! Un attimo, figlio di Ares!” lo bloccò Hypnos “Apprezzo che uno insegua i propri sogni, però questa mi sembra un po’ una follia. Non hai nemmeno idea di dove si trovi quel tempio! L’Egitto è grande, sai? E non sai che cosa possa esserci all’interno!”.

“Ma che potrebbe mai esserci?!”.

“Nemici?”.

“Capirai..”.

“Ragazzo..”.

Il rimprovero della divinità fu interrotto da una voce femminile. Alzando lo sguardo, il gruppetto vide una donna alata in piedi sul tetto dell’edificio in cui si trovavano.

“Nike?” azzardò Camus ma Hypnos scosse il capo, tentando di capire chi fosse.

La donna indicò il porto.

“Le risposte..” parlò, con voce calma e limpida “..le troverai solo oltre il mare. In quella terra d’Egitto, in cui Ponto poté riavere il suo antico corpo, non devi avere timore alcuno. Poiché c’è qualcuno che ti attende e ti proteggerà, se saprai fare le scelte giuste”.

“Le scelte giuste?” si chiese Arles, cercando pure lui di capire chi fosse quella donna avvolta da stoffe leggere che si agitavano alla lieve brezza della notte.

“La vita è un cammino. Spetta a te scegliere a quale meta giungere. Ma non è restando qui che la raggiungerai” concluse la creatura alata, svanendo in un lampo di luce.

“Non me la sono sognata, vero?” si affrettò a chiedere il figlio di Ares ed i due gemelli scossero la testa.

“Bene. Devo giungere in Egitto per mare. Quindi mi servirà un esperto del settore. Meno male che mio fratello è amico di Poseidone..mi farò dare qualche dritta”.

“Sei proprio convinto? La tua vita è stata già salvata una volta, intendi metterla di nuovo a repentaglio per inseguire una donna?” domandò Hypnos.

“Riporterò ad Hades la sua sposa. Non troverò pace finché non la troverò e non saprò la verità”.

“Le divinità egizie credi che c’entrino qualcosa? In quel caso..non saprei come aiutarti, perché ammetto di non conoscerle molto bene”.

“Nemmeno io..”.

“Un salto nel buio?”.

Arles sorrise. Nel buio della notte, brillava leggermente. Doveva partire il prima possibile, non riuscendo più sopportare il fatto di restarsene lì immobile mentre il resto del Mondo andava avanti! Era rimasto fermo fin troppo tempo, in quella teca di Ikor. La luna scomparve dietro le nubi ed i glifi sull’anello scomparvero. L’oscurità si fece d’un tratto pesante ma Arles non ci fece più di tanto caso, incamminandosi lungo la scalinata del tempio, diretto al porto.

   
 
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