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Autore: taisa    09/02/2009    7 recensioni
Una strana confusione colpisce Bulma e Vegeta, ad andarci di mezzo sarà il piccolo Trunks...
Genere: Generale, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bulma, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REMEMBER ME

REMEMBER ME

*

Un lavoro impegnativo

*

Vegeta incrociò le braccia poggiando la schiena accanto alla porta d’ingresso della Gravity Room. I suoi occhi si fissarono sulla compagna, alle prese con uno strano groviglio di cavi. Bulma, intanto, toccava, spostava ed osservava i pezzi metallici che componevano i meccanismi di quella stanza tanto particolare. Senza una reale ragione, il Saiyan, si scoprì divertito nell’osservarla lavorare. C’era qualcosa di particolare in lei mentre si districava con viti e bulloni. Forse era il suo sguardo, così assorto e concentrato da permetterle di dimenticare tutto il resto. Inconsciamente paragonò quegli occhi con i suoi, alle prese con gli allenamenti.

Dal canto suo, Bulma, non sembrava badare agli occhi scuri che mai avevano smesso di guardarla. Che fosse per una semplice abitudine o per una totale estraneazione dal resto della galassia, non era dato sapere. Lei osservava solo il lavoro che stava svolgendo, vantandosi mentalmente dei progressi che la Gravity Room aveva fatto negli anni, grazie a lei.

Anche a livello fisico, oltre che meccanico. L’intero motore era ora situato all’esterno, eliminando così quel grosso pilastro all’interno della camera, che si era rivelato una pessima idea. Scomoda soprattutto a causa dei continui scossoni alla quale era continuamente esposto. Negli anni, ki vaganti erano stati diverse volte la ragione principale di inceppi tecnici e di scoppi dell’impianto stesso. Per non parlare al fatto che, in questo modo, i cavi non erano soggetti alla gravità eccessiva alla quale era sottoposta la Gravity Room.

“Ecco qual è il problema” esclamò la scienziata osservando e manipolando uno dei pezzi nascosto tra i mille fili colorati. Bulma staccò velocemente il meccanismo, facendo attenzione a non toccare altro. “Che cos’è?” domandò incuriosito l’uomo al suo fianco, cercando di sbirciare oltre la sua spalla, nella speranza di osservare con i propri occhi il lavoro della compagna, anche se non ci capiva nulla. Il tecnico di casa si rigirò il pezzo tra le dita, coperte dai guanti da lavoro, constatandone le condizioni. “La parte che regolava la gravità si è fusa. Ecco perché era instabile” spiegò vagamente, alzandosi per osservare negli occhi l’alieno, mostrando anche a lui il meccanismo in questione.

Per Vegeta quello sembrò un pezzo come un altro, non era davvero in grado di comprendere per cosa esattamente era stato definito fuso. Dopotutto non spettava certo a lui stabilire certe cose, quindi si limitò a fidarsi del meccanico in questione, prendendo per buono che quello strano coso si era in qualche modo rotto. “E allora?” chiese allo scopo di carpire altre informazioni.

Gli occhi azzurri di Bulma non si scostarono mai dal materiale che reggeva tra le dita. Si posò semplicemente una mano al fianco scrutando con attenzione il meccanismo, “Dovrò sostituirlo con un pezzo nuovo, nulla di serio” spiegò “Vado in laboratorio a vedere se ne abbiamo uno di riserva” stabilì allontanandosi.

Vegeta la guardò percorrere il corridoio sentendosi rivolgere un “Aspetta qui, faccio in un attimo” quando lei era ormai lontana.

*

La porta del laboratorio produsse un famigliare suono metallico che lasciò intendere all’attempato scienziato di non essere più solo nella stanza. “Lo sai tesoro? Credo tu abbia ragione su quei meccanismi, potrebbero davvero interferire con l’impianto del motore” bofonchiò senza neanche alzare il capo dai fogli disposti disordinatamente sul proprio tavolo. “Lo so papà, io ho sempre ragione” stabilì la donna che era appena entrata, avvicinandosi agli scatoloni che aveva tirato fuori appena pochi minuti prima.

Bulma si fermò a pochi passi dai recipienti, leggendo distrattamente le etichette. Era sicura di aver trovato anche qualche vecchio meccanismo della prima Gravity Room. Se era fortunata avrebbe trovato un sostituto provvisorio con la quale aggiustare momentaneamente l’attrezzatura della camera d’allenamento.

“Potremmo provare a cambiare l’impianto di drenaggio con…” provò ad ipotizzare il Dottor Brief, passandosi una mano sotto il mento. “Non funzionerebbe, ho personalmente pianificato quell’impianto affinché non entrasse in conflitto con tutto il resto. Dammi retta papà, non c’è altra soluzione. Cambiamo i pezzi vecchi con quelli di ultima generazione” lo frenò Bulma, afferrando quello che le sembrava il rimpiazzo giusto per la camera gravitazionale. Si avvicinò al genitore, buttando il meccanismo malridotto in una scatola bollata come rifiuti, adoperata come cestino. Posò una mano sul bancone, osservando a sua volta i progetti. “Ti dico cosa faremo. Proviamo a costruire i due motori, ma vedrai che è molto più conveniente come dico io. Tu inizia a raccogliere tutti i materiali, io vado a sistemare la Gravity Room di Vegeta, appena torno cominciamo” stabilì la scienziata. Il padre annuì concorde con le sue parole.

*

Esistono molti modi per descrivere il Dottor Brief. Distratto, disordinato, sognatore, intelligente, ma anche meticoloso. Seppur le apparenze lo mostrassero un po’ trasandato e sciatto era una persona che faceva il suo lavoro con estrema precisione. Quando non era distratto, appunto, dai suoi stessi pensieri.

Se c’era una cosa che aveva imparato, lavorando con la figlia per tanti anni, era che lei aveva sempre idee brillanti, divenuti macchinari complessi e molto sofisticati. Assecondare i suoi capricci o lamentale, dunque, non era più un tentativo di viziare la sua unica figlia, bensì di riuscire ad ottenere strumenti sempre nuovi sul mercato mondiale.

Fu per questo che l’anziano scienziato si trovò a selezionare pezzi e macchinari per elaborare il nuovo prototipo alla quale stavano lavorando. Su consiglio della sua competente collega, si ritrovò a selezionare i meccanismi per due tipi di motori.

Due enormi scatole vuote erano quindi poste al centro della stanza, mentre lui cercava i vari componenti all’interno dei recipienti che la figlia aveva ritirato fuori dal magazzino.

“Accidenti, questi pezzi sembrano ridotti piuttosto male” bofonchiò tra sé, rivolgendosi al simpatico gattino nero che, assolutamente a suo agio, passeggiava tra gli scatoloni. Il micio, sentendosi preso in considerazione dal padrone, miagolò allo scopo d’informarlo sulla sua autorevolissima opinione. Il Dottore si voltò ad osservare l’animaletto domestico per pochi secondi, “Eh, mi sa che hai ragione vecchio mio, bisogna comprarne di nuovi” concordò col gatto, che miagolò in accordo a sua volta.

L’anziano si sollevò incamminandosi verso l’uscita del laboratorio, non prima di aver recuperato il suo singolare, ed immancabile, passeggero.

*

Il rumore dei ferri sbattuti tra loro risuonava tra i corridoi della Capsule Corporation. Tuttavia l’enorme edificio riecheggiava spesso con il tintinnio prodotto dagli strumenti di lavoro. Nonostante ciò, l’insistente trambusto non era solito provenire da quell’ala della casa. Almeno negli ultimi anni.

Armata di un cacciavite, e altri oggetti che il suo silenzioso spettatore di certo non conosceva, Bulma lavorava allo scopo di aggiustare temporaneamente la camera gravitazionale del compagno.

“Ehi, Bulma” la richiamò suo padre, prima di affiancarla. La donna sospese il suo lavoro, volgendo la sua attenzione al genitore. Sollevò lo sguardo per osservarlo negli occhi, data la sua posizione accucciata. Anche Vegeta gli rivolse una lieve considerazione, sebbene la sua espressione risultò quella indolente che sempre gli riservava. “C’è qualche problema papà?” gli domandò la figlia, esortandolo a parlare. Il Dottor Brief le mostrò il meccanismo che aveva prelevato dal laboratorio, “Alcuni pezzi sono un po’ logori. Vado a comprarne altri” la informò accarezzando il piccolo gattino.

Bulma annuì fermamente, “Già che ci sei compra anche un paio di circuiti B2. Li abbiamo finiti e ce ne serviranno un po’ per questo motore” suggerì tornando ad occuparsi della Gravity Room. “D’accordo cara” assentì l’uomo allontanandosi allo scopo di adempiere al compito che si era ripromesso di svolgere.

Vegeta restò a guardare il suocero svanire tra gli immensi corridoi di casa senza proferire parola, immerso in pensieri che, come al solito, rimasero rinchiusi nella propria mente. “Ascolta Vegeta, questa è solo una riparazione temporanea” lo ammonì la consorte senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, troppo impegnata a svolgere il suo lavoro. Il Principe tornò a volgerle attenzione, in attesa di avere spiegazioni più concrete. Chiarimenti che non si fecero attendere, “Questo sistema è un po’ vecchio, vorrei cambiare qualche circuito. Quindi per ora sto montando un pezzo provvisorio. Appena finisco in laboratorio vorrei apportare qualche modifica” gli spiegò manipolando alcuni fili. “Mi auguro che funzioni, almeno” brontolò un leggermente sarcastico Saiyan, inarcando un sopraciglio. Bulma colse la punta beffarda dal tono della sua voce e per tutta risposta interruppe il proprio incarico per restare alcuni secondi a fissarlo. “Non temere, caro il mio signor scettico. Io sono un genio, so far funzionare qualsiasi motore anche con pezzi che potrebbero sembrare fuori posto” ribadì severa increspando le sopracciglia. Vegeta sbuffò leggermente, chissà quante volte ancora doveva sentirle certe manifestazioni di spavalderia?

“Ad ogni modo…” riprese Bulma, tornando al suo operato, “… fino a quando non avrò sistemato le cose la gravità sarà un po’ limitata” chiarì riacquistando la sua tonalità seria di voce. Il signor scettico assunse un’espressione tale da valergli il suo nuovo soprannome, “Che significa?” domandò un po’ seccato. La compagna tornò a rivolgergli lo sguardo, “Significa che non potrai usare la gravità oltre un certo limite, e soprattutto non potrai abusarne per i prossimi tre o quattro giorni. Ci siamo capiti?” puntualizzo infine.

Vegeta sembrò leggermente contrariato dai nuovi limiti appena imposti ai suoi allenamenti, tuttavia non protestò minimamente, se non per quel piccolo broncio che gli dipinse il volto.

Per la prima volta da quando aveva cominciato ad occuparsi della Gravity Room, Bulma si distrasse. In quel breve istante i suoi occhi si scostano sul compagno allo scopo di contemplarne l’espressione. Le sue mani, però, non si fermarono per un solo istante, nonostante la sua deconcentrazione.

Tanto bastò al meccanismo delicato della particolare stanza per emettere una scintilla. L’elettricità in tutta la casa si spense completamente. Bulma imprecò a denti stretti, ma non fece in tempo a dire o fare altro prima che la luce tornò ad illuminare completamente l’abitazione.

La scienziata stessa sembrò un po’ sbalordita dallo strano avvenimento, diede un’occhiata rapida ai circuiti senza riscontrare alcun problema tecnico.

Purtroppo non si accorse della strana spia luminosa accesasi sul nuovo pezzo da lei appena aggiunto.

*

CONTINUA…

*

*

giusiemo291: Francamente non credo di essere poi così brava, ma sono molto felice di sapere che le mie storie ti piacciano. Non posso fare altro che ringraziarti sentitamente per i complimenti, nella speranza di non deluderti.

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tety: Direi che Trunks ha imparato come chiedere favori a suo padre, con molto coraggio aggiungerei. Ti ringrazio per i complimenti, spero che il tuo interesse, dopo questo secondo capitolo, non si affievolisca.

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ka93: Per vedere Vegeta che pota al Luna Park il figlio c’è da aspettare che la piccola peste torni da scuola… almeno. Ti ringrazio per i complimenti.

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scImMIA: Non so se le mie storie sono davvero un “+” nel fandom, però mi lusinga il fatto che tu lo abbia anche solo pensato. Più che altro mi auguro che questo “special” non diventi un “-” XD. In ogni caso non posso fare altro che ringraziarti. Riguardo alla storia invece, attualmente è ancora tutto piuttosto vago, ma spero che anche questo secondo capitolo riesca a catturare la tua curiosità. Vedremo se ci sarà davvero un riferimento a Mirai Trunks. Chi lo sa…

 

  
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