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Autore: Jade    04/03/2005    1 recensioni
Draco vuole parlare con Ginny, deve dirle qualcosa di importante...
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo

6 anni prima

Sei qui, davanti a me. Sorridi, come sempre. Non ti smentisci mai. Ti ho presa sorridente e ti lascio sorridente, anche se so, che d’ora in poi, non sorriderai mai più. Mi hai detto che mi ami e io…io non ti ho potuto rispondere. Il tempo per noi è finito e quando ti avrò detto il perché di questo nostro ennesimo incontro notturno, mi odierai. Si, mi odierai. Non lo sai ancora, te l’ho tenuto nascosta ma tu, eri solo una pedina all’inizio per me. Ora non più certo, ma prima servivi solo per scoprire qualcosa di più sull’Ordine della Fenice. Tu, che sapevi tutto ma eri tenuta da parte, dovevi essermi utile solo come marionetta ma poi, non so come, in poco più di sei mesi, sei diventata tutto per me. Ti ho chiamata in tutta fretta e ora sei qui ma non pensi che sia per dirti che sto per divenire un Mangiamorte, che ti ho usato e tutto il resto. Tu pensi che siamo qui per stare insieme, come tutte le altre volte. I tuoi occhi verdi sono pieni di gioia, una gioia…che mi fa stare bene, che mi allevia il dolore che sto provando nel guardare il tuo sorriso e il tuo viso pieno di speranza. Ti avvicini e mi guardi, nessun dubbio nei tuoi occhi. La mia faccia di bronzo non fa trasparire nulla di quello che ho dentro. Avevo cominciato tutto per vendicarmi della sorte toccata a mio padre per colpa del tuo amico Potter, del tuo eroe senza macchia che ti ha salvato da Tom Riddle quando eri una bambina ingenua e pura come l’acqua. Per tutto il sesto anno sono stato quasi inesistente per tutti voi, nessun fastidio vi davo, la mia missione, era troppo delicata per perdermi in stupidi battibecchi; quella missione la svolsi eccellentemente, le succulente informazioni che diedi all’Oscuro Signore e a mio padre, li resero orgogliosi di me e per il sottoscritto, renderli orgogliosi, era essenziale. Ma poi, ho parlato loro di te, le mie impressioni sul tuo ruolo da emarginata li hanno molto colpiti e l’altra mia missione, divenni tu ed ubbidii. Ubbidii senza fiatare. Non ti ho mai detto nulla ma ora, mio padre è tornato per un’altra missione, una missione che, mi ha detto, mi farà crescere,mi farà divenire uno dei grandi, uno dei potenti e ho accettato, ancora senza dire niente, senza proteggere il nostro amore, pensando solo a non farmi uccidere per un mio rifiuto…impossibile. Paura, non ho potuto dirgli di no per paura, la fottutissima paura che ho di lui da sempre, da quando mi puniva quando trasgredivo i suoi ordini… Ho pensato a te dopo, a noi. Mi sono sentito così male da non riuscire a guardarti in faccia. È passata una settimana. Domani si torna a casa, da domani, saremo nemici. Tu, che diventerai Auror fra pochi anni, ed io, che domani,diventerò un Mangiamorte, uno degli esseri che tu odi di più. Ma non voglio il tuo odio, non posso sopportarlo, allora perché non mi sono ribellato? Ormai è tardi e ora è giunto il momento di dirti tutto, di dirti che razza di persona, sono”

-Draco mi stai spaventando…- lo guardò avvicinandosi. Una piccola ruga le si formò quando corrugò le sopracciglia. Gli sfiorò il viso e lui le baciò le dita prendendole la mano -Perché sei così strano? Ehi…a me puoi dire tutto- poi un altro suo sorriso smagliante -Sai anche io ho una cosa bellissima da dirti…l’ho scoperto da poco e sono sicura che ne sarai entusiasta. Anche se siamo giovani…- lui annuì. Ginny si sedette su quel letto e lo tirò al suo fianco. Su quel letto ci avevano passato tutto l’anno ed ora, su quell’etto in cui si erano amati, si stavano per lasciare definitivamente -Dimmi…- gli sfiorò i capelli lunghi alle spalle. Gli sfiorò le labbra sottili e lui chiuse piano gli occhi stringendola a se

-Ginny…- con la voce rotta le sfiorò il collo con le labbra -…ti amo- lei sorrise mentre gli occhi di lui si inumidivano lentamente. Lei lo guardò scostandolo da se -Ginny…-

-Mi spaventi…dimmi cos’hai…Amore mio…- gli sfiorò con le dita il viso accennando ad uno di quei bellissimi sorrisi che lo facevano sempre sentire in colpa per quello che era e che, in quel momento, gli fece sanguinare il cuore

-Non adesso- lei annuì -Sta con me, stanotte- lei sorrise. Non era mai successo che lui esprimesse così esplicitamente quello che provava e quello che voleva e le faceva riempire talmente il cuore di gioia. Credeva che più niente avesse rovinato quella gioia -Domattina, ti parlerò…- lei annuì

-Anche io allora aspetterò domani- sussurrò slacciandogli la camicia con un sorriso

-Piccola…- si guardarono negli occhi -…sei la persona migliore di questo mondo e non credo di poter vivere senza di te- Ginny lo baciò con un sorriso

-Anche tu sei tutta la mia vita…Però adesso basta parlare va bene?- lui annuì, la strinse a se e la stese lentamente sul letto sfilandole la gonna della divisa come sempre, troppo stretta per lei.

Ginny si voltò di lato e lo guardò con dolcezza. Dormiva. Gli sfiorò le ciocche bionde e le scostò dal viso. L’aveva svegliata il suo sonno agitato, sembrava teso, preoccupato…Gli baciò la spalla scoperta e sorrise. Era ancora così buio che faceva venire i brividi. Le tre, forse le quattro. Non aveva l’orologio, potè solo sperare che il sole sorgesse il più tardi possibile

-Ginny!- lei si voltò

-Ti sei svegliato- lui mugugnò qualcosa -Mi dispiace- lui le sfiorò la schiena con una mano

-Non importa, ormai sono le cinque- lei si accigliò

-E come lo sai?-

-Guarda li, si vede già un raggio del sole- Ginny si voltò e potè vedere quel debole raggio che lei non era riuscita a vedere prima -Già mattina…- lui si alzò a sedere e scese dal letto. Ginny lo guardò rivestirsi nel silenzio più opprimente che avesse mai dovuto sopportare. Si alzò a sedere e tirò le coperte sino sotto le ascelle. Spostò i capelli sulla spalla destra

-Sei ancora strano Draco, come mai…C’entra con quello che mi devi dire?- lui annuì e si voltò mentre si annodava la cravatta -Allora dimmi, che aspetti-

-Starai male per quello che ti dirò- il suo sorriso scomparve

-Pe…perché…Draco…-

-Sta calma- si sedette al suo fianco e le prese il viso tra le mani -Ascoltami, io ti amo OK? Tu sei tutta la mia vi…-

-Non dire così…cosa mi devi dire…Dimmelo altrimenti…altrimenti…-

-OK…Va bene, te lo dico- lei annuì -Io…non ho cominciato la nostra storia perché tu mi piacevi. Ora si, ora mi piaci, ora ti amo ma all’inizio era…per scoprire dov’era la base dell’Ordine della Fenice- Ginny si inumidì le labbra con la lingua e si morse il labbro inferiore -Durante il sesto anno ho raccolto informazioni sull’Ordine per l’Oscuro Signore e mio padre. Quando dissi loro che tu eri la più vulnerabile, quella che sapeva ma era tenuta in disparte, mi hanno detto di usare te per arrivare al covo. Così ho fatto ma non ho mai…scoperto niente e anzi, è successo che mi sono innamorato di te…- gli occhi di Ginny luccicavano coperti dalle lacrime -Io ti avrei lasciato da un pezzo se non avessi provato nulla per te ma non ho potuto- la vide abbassare gli occhi e stringere i pugni intorno alle coperte -Ma dato che a mio padre e a tutti gli altri, non interessa altro che sapere dell’Ordine, di quello che provo io se ne infischiano. Una settimana fa, mio padre mi ha detto che alla fine della scuola, appena tornato a casa, ci sarebbe stata la mia iniziazione…Non ho avuto il coraggio di dirtelo prima- allungò la mano per sfiorarle la spalla ma lei si ritrasse di scatto -Mi dispiace Ginny io…non volevo te lo giuro…-

-Non mi toccare, risparmiami almeno questo. Vattene- teneva gli occhi sulle coperte, le nocche erano sbiancate di colpo

-Ti amo Ginny, io ti a…-

-Vattene ti ho detto!- lo colpì coi pugni e lui si allontanò di scattò -VA VIA!!! VA VIA!!!- lui prese le sue cose e aprì la porta per poi, richiuderla dietro di se. Ginny rimase immobile per vari minuti -NO!!NO!!- urlò di rabbia battendo i pugni sulle coperte. Il viso divenne rosso, il respiro le mancò per vari secondi poi, si gettò sul cuscino e soffocando le urla in esso, pianse e urlò tutto il suo dolore finchè, immobile con lo sguardo perso nel vuoto. Il sole ormai alto avvertiva Hogwordas che quello era l’ultimo giorno di scuola.

  
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