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Autore: Darth Rainbow    09/02/2009    2 recensioni
Una ragazza senza memoria, costretta a seguire gli indizi di un misterioso personaggio, per ritrovare i ricordi e il suo passato... e se dietro ci fosse qualcosa di più? La mia prima ff, spero vi piaccia. Sono ben accettate le critiche costruttive!
Genere: Azione, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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memento Capitolo due

Buio, prima di tutto c’era il buio,un buio denso, viscoso che avvolgeva tutto, ogni razionalità dalla sua mente e la trascinava nell’oblio. Non avrebbe saputo dire quanto tempo fosse passato. Forse, più semplicemente, il tempo non scorreva più. C’era solo il nulla.
Poi la situazione cambiò: suoni, mormorii indistinti, parole senza senso le arrivavano alle orecchie. Cercava invano di capirci qualcosa, ma era tutto inutile. Passò altro tempo, forse erano minuti, ore o forse giorni, chissà.
Infine arrivò la luce, una luce che le ferì la testa. Non gli occhi, la testa. La testa ebbe una fitta dolorosa che gli strappò un lamento. Probabilmente arrivò con la luce anche un po’ di lucidità, poiché iniziò a pensare in modo semirazionale.
A poco a poco iniziò a prendere coscienza delle cose: capì che stava sdraiata su un letto, in una camera, e che ogni tanto le davano da mangiare e le tamponavano con un asciugamano umido il viso e il collo. A volte la curavano, gli applicavano impiastri su una ferita alla testa, e, dove lei puntualmente urlava di dolore. Altre volte invece la costringevano a bere disgustose bevande, ma alla fine accettava senza fiatare.
Capì anche che a curarla e a prendersi cura di lei era una ragazza, e quando la febbre diminuì, e con questa, pure i deliri, apprese che si chiamava Helens. Helens… quel nome non le diceva assolutamente nulla, evidentemente, doveva essere qualcuno che le voleva bene, ma al momento non riusciva a collegarla a niente.
Dopo alcuni giorni migliorò notevolmente: adesso non passava più la maggior parte del tempo dormendo, immersa in quello stadio tra la veglia e il sonno, in cui si è coscienti solo per metà di quello che accade. Era immensamente sollevata di questo, poiché era una sensazione che la mandava nel panico, e finiva col rigirarsi nel letto, dove a volte si svegliava, mormorava parole sconnesse e si riaddormentava.
A volte le facevano delle domande: del tipo chi era, e da dove veniva. Ma ogni volta che gliele poneva, entrava in crisi. Così quelle persone decidevano che era ancora sotto shock e lasciavano stare. La ragazza comprese così di non aver nessun legame con quelle persone ed iniziò a preoccuparsi.
Quando fu finalmente in grado di alzarsi, decisero che doveva assolutamente fare un bagno, ma lei era restia, non le piaceva l’idea, le incuteva paura. Quando lo disse, le risero in faccia, dicendo che non c’era nulla di cui preoccuparsi, e che era solo una stupida paura. Quindi, la ragazza mortificata acconsentì.
La aiutarono a entrare nella bacinella piena d’acqua, per lavarla. Le massaggiarono i capelli con vari oli, e la aiutarono a lavarsi il corpo, e lei decise che alla fine non era poi tanto sgradevole. Si accorse poi che accanto alla tinozza vi era un grande specchio di bronzo, la ragazza si sbirciò, guardando la propria immagine riflessa: i capelli corvini le ricadevano sulle spalle, due occhi neri che la scrutavano, una pelle chiara, che risaltava il contrasto con i capelli. L’espressione era decisa e leggermente inquieta, aveva un viso abbastanza regolare, forse con gli zigomi un po’ alti. Un viso tutto sommato normale. Un viso di un’estranea.
Questa conclusione le fece correre un brivido lungo la schiena, non sapeva chi fosse, da dove venisse, cosa ci facesse lì. Tutto questo era abbastanza angosciante, ma il non riconoscersi, la gettava nel panico.
Quella notte sognò di scappare: scappava per vicoli, strade e stradine, palazzi, all’infinito, ma la cosa che più la terrorizzava era che non sapeva chi, la stesse seguendo. Si svegliò di soprassalto, tutta sudata “era solo un sogno” pensò, tentò di riaddormentarsi, ma il cuore le batteva ancora forte nel petto.
L’indomani Helens venne a trovarla:
“ho chiamato un sacerdote” disse, “è molto strano che tu non ti ricordi minimamente chi sei.” Continuò: “All’inizio credevo fosse colpa della febbre, sai deliravi… la botta in testa non era abbastanza forte da farti perdere la memoria… così ho deciso di chiamare qualcuno più esperto di me nelle arti curative.”
“un sacerdote”, pensò l’altra “potrebbe non essere male come idea, inoltre i sacerdoti sanno parecchio di quello che accade qui in città, di solito lo sentono dai fedeli, forse lui potrà svelare il mistero della mia identità”.
Il sacerdote venne nel pomeriggio, era un vecchio pieno di vita, non era molto chiacchierone, e la ragazza si sentiva in soggezione, e non osò fargli nessuna domanda. Come prima cosa le studiò attentamente la ferita, poi le tastò il polso per controllare i battiti, ed infine le prelevò un po’ di sangue. Poi le prescrisse alcuni rimedi per far cessare la febbre. Quando Helens gli chiese risposte riguardo al mistero della memoria, il vecchio rispose che di sicuro non era colpa della botta, e che avrebbe compiuto esami più accurati, poi consigliò di tagliarle i capelli, per evitare che la ferita si infettasse ulteriormente.
Helens all’inizio era titubante, diceva che se le avessero tagliato i capelli, nessuno l’avrebbe più riconosciuta. Ma a quest’obiezione, l’altra ragazza rispose:
“Di sicuro chi mi ha fatto questo, se mi vede là fuori, non sarà tanto felice di vedermi, e di sicuro non mi tratterà con gentilezza. Quindi per il momento se nascondo la mia identità e meglio, si può sempre iniziare una nuova vita, ma se le persone che mi hanno fatto questo mi stanno ancora cercando, beh, preferirei non dare nell’occhio.”.
Helens accettò, d’altronde quello era il suo volere, e non è che potesse fare molto, così ritornò con una bacinella colma d’acqua, degli oli, e delle forbici.
“Senti” disse, “Ti posso trovare un nome? Mi dà terribilmente fastidio non poterti chiamare, inoltre tutti di norma hanno un nome, seppure fittizio.”
“D’accordo”rispose l’altra. Dopotutto un nome le serviva, aveva in progetto di pensarci più tardi, ma dato che se ne presentava l’occasione…
“E che nome mi vorresti dare?”
“Non saprei, che ne dici di Aillean (*)?”
“Aillean, credo vada bene…”
“Perfetto allora! Sai Aillean era il nome di mia nonna”
Aillean fece una smorfia, perfetto, le mancava proprio un nome da vecchia, però alla fine non era male.
“allora, ne sei proprio sicura?” chiese Helens
“sicura di cosa?”
“di tagliarti i capelli, sono così belli...”
Aillean fece un sospiro di sopportazione, ci mancava solo che si mettesse ad avere rimpianti sui suoi capelli. Helen iniziò a bagnarglieli, poi glieli lavò ed infine ci cosparse dell’olio, poi li pettinò all’indietro, e, prese le forbici, iniziò a tagliargli le varie ciocche, una per una, fino a che non diventarono cortissimi. Aillean si guardò allo specchio, era abbastanza irriconoscibile.
“Bene” disse. Helens fece una smorfia, ma non disse niente, Aillean si sporse verso lo specchio, per guardarsi meglio, ma fu distratta da un’esclamazione da parte dell’altra:
“Non mi ero mai accorta che avessi un tatuaggio sul collo!”
“Veramente nemmeno io.” Rispose, “E cosa ci sarebbe raffigurato?”
“Non saprei, è una strana figura, credo sia un gioiello, e sotto…mi pare di intravedere una scritta, ma non capisco cosa c’è scritto, è all’incontrario!”
Una scritta al contrario? Non aveva senso! Ci sarebbe voluto uno specchio per leggerla…uno specchio, già, forse si doveva leggere allo specchio. Ma chi era tanto folle da farsi una scritta da poter leggere allo specchio? Ovviamente lei, ma perché mai avrebbe dovuto? Il tutto non aveva nessun senso. Forse era stato qualcun altro a farlo, chissà.
“Portami uno specchio, in modo che io possa vedere cosa c’è scritto.”
La ragazza ubbidì, e poco dopo tornò con uno specchietto. Aillean si posizionò quindi davanti al grande specchio, e, preso quello piccolo, fece in modo di riuscire a scorgere il tatuaggio. Dalla forma si sarebbe detto un ciondolo, senza nulla di particolare, la scritta però, era troppo piccola perché lei riuscisse a decifrarla.
“Prendi lo specchio e cerca di capire cosa c’è scritto.” Disse all’altra.
Helens prese lo specchio, e lesse:
“Credo sia << cercami >>, ma non ha senso! Che cosa vuol dire?”
Cercami? Che cosa intendeva? Che doveva andare a cercare il gioiello raffigurato? Ma era una pazzia! Chissà quanti mercanti di gioielli esistevano! Come avrebbe fatto a trovarlo in una città grande come quella? E soprattutto, perché lei si sarebbe dovuta far fare un tatuaggio con scritto <>? Cominciò ad avere l’orribile sensazione che non fosse stata lei a farlo, e si sentì come una pedina nelle mani di un giocatore misterioso, un brivido le percorse la schiena.
“Bene” disse quindi, “E’ inutile agitarsi, probabilmente non voleva dire nulla” ma stava solo mentendo.
Qualche ora dopo arrivò il sacerdote, che chiese di parlare da solo con Aillean. Quindi, quando Helens se ne andò, il vecchio iniziò a parlare:
“Ho fatto alcune diagnosi sul tuo sangue, e ho trovato della roba strana, non saprei esattamente cosa fosse, ma di sicuro lì non ci doveva stare quindi…”
“E’ stato quello che mi ha fatto perdere la memoria?” lo interruppe l’altra.
“Se mi fai finire, invece di interrompermi…” disse allora il vecchio lanciandole uno sguardo di rimprovero “… Allora, come stavo dicendo, inizialmente credevo che fosse colpa della botta, ma c’erano varie cose che non quadravano. Per prima cosa il colpo era abbastanza violento da farti perdere i sensi, ma non tale da farti perdere la memoria, questa eventualità ci potrebbe essere stata se tu fossi stata in avanti con l’età, ma siccome presuppongo che avrai più o meno venticinque anni, era un’ipotesi da escludere. Se anche il colpo fosse stato così forte da farti perdere la memoria, sarebbe stato per un periodo temporaneo, di pochi giorni. Ed in breve avresti recuperato la memoria.”
“Quindi è per colpa di quella porcheria che adesso non ricordo più nulla!”
“Io non mi sarei espresso così, ma comunque si.”
“Ma come diavolo hanno fatto a farmelo entrare in circolo? Non ho visto buchi di aghi da nessuna parte.”
“Probabilmente te l’hanno fatto bere, e poi te lo hai assimilato…”
“Ma come è possibile che a distanza di giorni io non l’abbia in qualche modo espulso?”
“Non lo so, te l’ho detto, non ho la minima idea di cosa sia, probabilmente un intruglio vario di droghe e roba strana. Devi comunque calcolare che la << traccia >> era molto << sbiadita >>, per capirci.”
“Mmm, credo di aver capito.”
“E’ quasi sicuro che qualcuno l’abbia fatto apposta, infatti oltre ad essere un composto molto complesso, mira proprio a cancellarti la memoria, ma molti degli istinti li hai conservati. Non  sei come un bambino che deve conoscere tutto del mondo, per capirci. Le cose base le sai, ed ho il sospetto che tu sappia di più di molte persone, hai una mente acuta, sei orgogliosa e pronta a tutto, e anche un’eccellente preparazione fisica…”
“E te come fai a sapere così tante cose su di me, quando nemmeno io le so?”
“Non devi dimenticare che io ho passato tanti anni in mezzo alla gente, e che quindi qualcosa devo pur aver imparato.”
Aillean annui. Poi disse:
“Ho trovato un tatuaggio, dietro la nuca, rappresenta un gioiello, e sotto c’è scritto << cercami >>, hai idea di cosa voglia dire?”
“Sinceramente proprio no.”
“D’accordo” disse, poi aggiunse :
“Mi puoi procurare una pianta della città? Ah e chiamami Conuil? Mi deve portare in un posto.”
“Certamente, solo per curiosità, dove vorresti andare?”
“Al luogo dove sono stata trovata, credo proprio che io debba fare una ricerca…” E così dicendo uscì dalla stanza.

Spazio autrice:

(*) Si pronuncia "Alan".


  Ed eccoci qua! Questo capitolo è venuto molto lungo rispetto agli altri, e ne sono contenta, non so però se quelli che verranno in seguito saranno all’altezza. Anzi, sono nel panico perché sinceramente non so bene cosa scrivere. Intelligente io, che so benissimo come si svolgerà la fine, ma non quello che succede nel mezzo.
Detto questo, volevo ringraziare tutti quelli che leggono e che, naturalmente recensiscono.
Little Devil: Allora, che dire, assolutamente nulla, vabbè che ti ho costretto, ma un commentino un po’ più lungo me lo potevi fare. Vedi di commentare doverosamente questo qui, che è bello lungo XD
Frico265: Amore?? Ma lo sai che alle tue recenioni stavo cadendo dalla sedia? Dico sul serio! Checché tu ne dica, adoro i tuoi commenti, le tue stupende parodie sulla vita reale e su lupi mannari… XD
Bernoccolino: Lo so, te hai commentato due capitoli fa, ma visto che non ti ho risposto, ti rispondo adesso, anche se non lo leggerai mai… Che dire? Adoro leggere i tuoi deliri, e ricordati di connetterti ogni tanto su questo stupendo sito e di commentare!!
Un grosso bacio a tutti quanti.
Veronica
  
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