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Autore: flashmary97    15/09/2015    1 recensioni
"...Non aveva mai capito a cosa servissero, le ombre. Sarebbe stato tutto più tranquillo senza di loro..."
Testo scritto per un concorso scolatico dal tema "Ombre"
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Shadows of Light


Il bambino correva veloce tra i vicoletti di quella piccola cittadina marittima. Si intrufolava in ogni più sconosciuto svincolo o buco mentre scappava dal suo amico che lo rincorreva. Ogni qualvolta si addentrava nelle zone più scure aveva un po’ di paura per colpa di tutte quelle strane ombre che si mischiavano confuse nel buio, come si stessero nascondendo, ma ormai conosceva a memoria ogni angolo di quel luogo così cercava di non farci caso: acchiapparsi era il suo gioco preferito e assieme ai suoi amici lo faceva da tempo, quasi ogni giorno. Non aveva mai capito a cosa servissero, le ombre. Sarebbe stato tutto più tranquillo senza di loro. Probabilmente erano solo proiezioni di uomini o animali, intenti nel loro lavoro quotidiano, eppure sempre, quando gli capitava di lasciarci cadere l’occhio, dentro di sé sussultava, cercando di non lasciarlo trasparire. Chissà altrimenti cosa avrebbero pensato i suoi compagni di giochi… Era meglio lasciare quel timore nascosto nel buio, assieme a quelle strane sagome che lo spaventavano.

L’inseguitore stava per raggiungerlo, così decise di svoltare verso la spiaggia: si infilò in una buia e stretta stradina sulla sinistra e scattò verso la luce che, in fondo, dal lungomare, si insinuava nella viuzza con lunghi e sottili raggi. Si voltò indietro: finalmente era riuscito a seminare il suo amico. Rallentò.

Quando giunse alla vista della spiaggia rimase a bocca aperta: un tramonto incredibile lo sorprese davanti a se. Per qualche minuto rimase immobile a metà tra la luce del sole e l’oscurità del vicolo. Poi attraversò la strada, tolse le scarpe e fece qualche passo nella sabbia tiepida prima di sedersi ad osservare quella magnificenza.

Era in grado di distinguere ogni increspatura, ogni più piccolo sussulto del mare, brillante sulla punta e via via sempre più scuro. Le nuvole sembravano poter essere toccate: il contrasto tra il loro contorno luminoso e le zone più buie le rendeva soffici come batuffoli, profonde, consistenti, tanto da riuscire quasi a contarle, come fossero tante diverse, abbracciate nei loro incavi più intimi e tenebrosi, nelle loro zone più segrete. Sul bagnasciuga, la sabbia quasi nera si lasciava inghiottire dall'acqua brillante del mare che poi rifuggiva indietro, in una danza di luci ed ombre pervasa da una dolce armonia tra due cose così diverse: una festa continua tra le onde e la terra che quasi si perdeva, invece, nel chiarore del giorno inoltrato. Sulla costa opposta, il fanciullo poteva distinguere imponenti montagne che, solitamente, scorgeva a malapena e che apparivano invece ora come uno scuro muro frastagliato, prezioso, quasi regale, fatto di vette e piccole cime come fosse la corona di un re. Il sole aldilà di queste ne dorava i contorni, sbucando tra le creste con fini barlumi aurei che proiettavano sulla riva lunghe ombre, nette e ben definite. Osservandole si poteva distinguere ogni più piccolo dettaglio degli oggetti: il comignolo di una casa, la gamba sbilenca di una piccola sdraio, le penne della coda di un gabbiano.

Ognuna sembrava volesse dire qualcosa, raccontare una storia e ognuna contribuiva indispensabilmente alla bellezza di quel momento, alla consistenza del cielo, alle arricciature del mare, alla maestosità delle montagne. Tutto era ombra eppure lui non aveva paura, anzi, era felice come non lo era mai stato.

Era incredibile scoprire come tutto fosse più bello quando, nella luce, ogni cosa, non aveva timore di mostrare veramente le sue ombre.
  
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