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Autore: Kit L Hawthorn    09/02/2009    3 recensioni
«Un bambino scottato adora il fuoco»
Vede la sua casa, ad una decina di metri.
La quiete del pomeriggio invernale la avvolge, dolce e fredda.
Ed in un momento tutto cambia.
BANG!
Quel suono non lo dimenticherà mai.
[Attenzione: SPOILER dei volumi 39-40 del Manga di Naruto]”
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Deidara
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve!^^ Questa è la mia prima fic su Naruto. Che emozione!^^ è una cosa minuscola, senza la minima pretesa… scritta in un momento di solitudine…che altro dire? Buona lettura!

 

SPOILER WARNING: Spoiler dei capitoli 357-363, ovvero volumi 39-40, che, a quanto so, dovrebbero uscire a Dicembre…

 

Disclaimer: Il personaggio di Iwa no Deidara, e tutto il manga di Naruto, appartengono a Masashi Kishimoto.

 

 

Burnt kid loves fire

 

«Un bambino scottato teme adora il fuoco»

 

 

 

 

Deidara aveva temuto il fuoco.

Aveva avuto paura di quella fiamma che tutto distrugge.

Se lo vedeva cominciava a gridare, a piangere e niente riusciva a calmarlo.

Per questo, a casa sua, il caminetto non era mai acceso. Sua madre non sopportava le sue grida.

E a suo padre questo non piaceva. Per niente.

Spesso i suoi genitori litigavano. Deidara si chiudeva in camera e, con la testa fra le ginocchia cercava di isolarsi dalle urla irate e dalla paura.

Quando tutto finiva usciva allo scoperto. Suo padre non c’era mai, dopo. Si avvicinava a sua madre e lei gli sorrideva, mentre dai suoi occhi azzurri sgorgavano amare lacrime.

 

Perché sorridi, Oka-san?

Preferisco piangere io pur che non sia tu a farlo. E poi mi sto riscaldando: le lacrime sono calde, Dei-chan

 

 

La paura era una prigione. Nemmeno il senso di colpa, che si insinuava nella sua mente, più gelido del freddo invernale che gli pungeva la pelle, riusciva a far scattare la serratura di quella gabbia.

Odiava vedere sua madre piangere, ed i suoi pensieri si coloravano d’odio. Per il fuoco. Per suo padre. Ma soprattutto per sé stesso.

Il timore lo aveva tenuto prigioniero… fino a quel giorno…

 

Sta tornando a casa, trascinando i piedi, che sembrano fatti di piombo.

Lo hanno preso in giro, a scuola.

Di nuovo.

Ha imparato che non ha senso tentare di piacere ai suoi compagni.

Troveranno sempre qualcosa che non va.

Una volta perché sembra una femmina.

Quella dopo per la sua paura.

Non si preoccupa nemmeno del ciuffo di capelli d’oro che gli ricade fastidiosamente sull’occhio sinistro, coprendogli la vista per metà.

 

Vede la sua casa, ad una decina di metri.

È coperta di un soffice strato di neve. Sembra glassa.

Non sa che sapore abbia la glassa, ma la ha sempre vista nelle vetrine, ad ornare i dolci..

La quiete del pomeriggio invernale avvolge l’abitazione, dolce e fredda.

Ed in un momento tutto cambia.

La scena sembra svolgersi al rallentatore… Un momento prima la casa è intera e silenziosa. Il momento dopo comincia a gonfiarsi, crepe vermiglie si aprono lungo le pareti ed esse vengono scagliate lontano, accompagnate da un boato frastornante e da un divampare di fiamme.

BANG!

Quel suono non lo dimenticherà mai.

Per un attimo lui non realizza.

Non pensa che la sua casa è esplosa. Non pensa che all’interno c’erano i suoi genitori, e che molto probabilmente, adesso, loro non sono più

Un solo pensiero attraversa la sua giovane mente.

“È magnifico”

 

 

Buffo. Da quel giorno la paura si era dileguata.

Il fuoco aveva parlato a Deidara.

Non doveva avere paura di lui. Come poteva avere paura della bellezza? Come poteva avere paura dell’arte?

L’arte è esplosione.

La gente lo guardava, realizzava, aveva paura.

Come poteva quel bambino dire una cosa del genere? Lui, al quale l’esplosione aveva portato via tutto.

Come poteva? Lo sapeva che era per colpa dell’esplosione che i suoi genitori erano morti? Lo sapeva? E allora come poteva dire una cosa del genere?

 

«Un bambino scottato teme  il fuoco»

«Ma io non sono neppure bruciacchiato. Le mie ali sono ancora intatte.»

 

Deidara scuoteva la testa. La gente era stupida. La gente non lo capiva.

Cominciò a provare a ricreare quella magia. Fece i primi passi in quell’arte effimera e magnifica, dapprima con semplici esplosioni, poi imparando ad impastare l’argilla con il chakra, creando piccole statuette esplosive.

BANG!

Facevano ogni volta. Quel sonoro ‘Bang!’ che era musica per le sue orecchie.

E la gente lo guardava. Lo giudicava. Lo temeva.

Perché? Le sue esplosioni non aveva mai ferito nessuno.

Non ancora, per lo meno.

 

Quel villaggio gli sta stretto.

All’Accademia Ninja  i bambini lo scansano, non vogliono avere a che fare con lui.

“È matto.” Sussurrano.

Pensano davvero che lui non li senta? O forse nutrono il morboso desiderio che lui si accorga di quel che gli mormorano alle spalle?

A Deidara non interessa.

Un giorno, tutti ammireranno la sua arte.

 

 

 

E Deidara fugge.

I primi giorni sta male, ha freddo, ha fame.

Il mondo non è un bel posto per un ragazzino di quindici anni, solo e senza un soldo.

Finchè non trova un ingaggio, il primo.

Uccidere quel daimyo, che da tanto fastidio a quella grande organizzazione. Quale? Boh.

Non è importante. L’importante è che lui sa come fare.

E quel giorno, quei giorni, arrivano.

Le sue esplosioni si librano nel cielo, magnifiche, spettacolari.

Bang! Bang! BANG!

Il primo incarico va bene. Arriva il secondo. Il terzo. Ed una lunga serie.

E prima che anche lui possa rendersene conto, l’Akatsuki.

La sua vita si srotola come una storia lunga e magnifica, attraverso le missioni affidategli, la morte di Sasori, le grida perfora-timpani di Tobi.

Fino a quel giorno.

Quando la Terra incontra il Fulmine.

 

 

 

«Un bambino scottato adora il fuoco»

«Ma io non mi sono nemmeno bruciacchiato. Le mie ali sono ancora intatte.»

E stavolta le userò per volare.

 

 

Stavolta non ce l’ha fatta.

Guarda gli occhi di sangue dell’Uchiha. Quegli occhi che odia, che lo fanno diventare pazzo.

In un attimo capisce. Ed agisce.

Tutta la sua vita… non ha fatto altro che condurre a quel preciso istante, a quel momento. Come tanti fili scarlatti che lo conducevano fino al suo destino. Fili come quelli che ora si fanno sempre più fitti sul suo corpo.

L’esplosione l’ha graziato quando era solo un bambino. Ed ora il conto deve essere saldato.

La morte mi trasformerà in un’opera d’arte

Diventera arte. È questo il tributo che deve pagare.

Ora mostrami la tua paura. Piangi, come un bambino perduto.”

Quello che era stato lui. Fino a quel giorno… quel giorno in cui l’esplosione gli aveva parlato.

Perché la mia arte... è…. Un’esplosione.

KATSU!”

 

BANG!

 

Perdonami, Tobi..”

 

 

«Lo scriverò questa sera nel mio diario.»

«Che cosa?»

«Che un bambino scottato adora il fuoco.»

«Non mi sono neppure bruciacchiata. Le mie ali sono ancora intatte.»

«Le adoperate per tutto, tranne che per volare»

- Oscar Wilde, il Ritratto di Dorian Gray -

 

- - -

 

 

 

Ispirazione venuta leggendo le frasi riportate in corsivo tra « e » (che, a proposito, appartengono a Oscar Wilde e non a me!) durante l’interrogazione in storia di un mio compagno (W la solidarietà!xD).

Perché proprio Deidara? Boh. Però mi è venuto in mente subito lui… forse è merito di Saeko-chan, che mi ha riempito la testa con il suo “otouto-kun” xDxD Forse è perché ho appena saputo della sua morte T.T

Ho solo un’altra frase in merito: That Uchiha Is Going Down!

Questa non me la doveva fare, il maledetto!

Comunque è un morte gloriosa, per il nostro adorato Senpai *abbraccia Tobi-kun e scoppia in lacrime* per il più grande artista di Naruto,… (Sorry, Sasori-sama… but Art Is A BLAST!)

I commenti sono accolti con gioia!^^

Love,

K.L.H.

 

  
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