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Autore: AlexVause    15/09/2015    1 recensioni
Chissà dove vanno i sogni che sogniamo e dimentichiamo: Atlantidi sommerse e perse che non visiteremo mai più.
È stato così anche con me Lexa?
I tuoi occhi freddi come il ghiaccio mi scrutano, mi feriscono ed io lì…a chiedermi ancora perché.
Una domanda a cui, forse, non potrò conoscer risposta.
CLEXA
(Scritta alla fine della seconda serie)
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4
 
Era notte fonda ormai e di te non vi era alcuna traccia.
Sentii del movimento fuori dalla mia tenda.
Mi alzai dalla branda dando uno sguardo all’esterno per vedere cosa stava accadendo.
Un cavaliere terrestre su di un maestoso destriero nero era fermo davanti al cancello.
Sentii gridare il mio nome. Voleva forse parlare con me?
Uscii dalla tenda e lo raggiunsi. Aprimmo il cancello. Mi consegnò una lettera e poi se ne andò.
Lincoln mi raggiunse incuriosito da quel messaggio consegnatomi.
- È la scrittura di Nyko.
Mi disse con sicurezza.
- L’Heda è tornata a Ton DC.
Aggiunse poi leggendone il contenuto.
Sospirai delusa. Perché Lexa era così testarda?
M’incamminai verso l’infermeria.
Entrai a passo svelto.
Indra stava dormendo, ma si svegliò di scatto non appena udì i miei passi varcare la soglia della stanza in cui giaceva.
Le lanciai contro il biglietto che mi era stato recapitato.
- Lexa è tornata a Ton DC. Devi convincerla a lasciarsi visitare da mia madre.
Le dissi come a dettarle un ordine.
- Io non la costringerò a fare proprio nulla.
Mi rispose con arroganza.
Sentii montare la rabbia.
Serrai la mascella tentando di controllarmi ma non ci riuscii.
- Tu…tu non sai a che rischi sta andando in contro!
Sbottai furiosa.
Mia madre, che riposava nella stanza accanto, ci raggiunse in tutta fretta svegliata dalle nostre voci.
- Rischi immaginari, solo perché pretendi che si ricordi di voi. Quest’alleanza la porterà alla distruzione.
- Sarai tu a distruggerla. Non m’importa se non si ricorda di me. Non è normale avere vuoti di memoria. Potrebbe essere grave.
Urlai contro il secondo dell’Heda che mi guardò come se stessi raccontando fiumi di menzogne.
- Menti.
Aggiunse in un sibilo.
- Vorrei tanto che mentisse.
Intervenne mia madre con tono calmo.
- Clarke ha ragione. Partiremo per Ton DC domattina.
Aggiunse poi guardandomi.
Accennai un assenso con il capo per poi uscire dall’infermeria.
M’incamminai sospirando, come se tutto ciò che stava succedendo mi avesse sfinita.
In realtà non capivo il comportamento di Indra. Un’ostinazione insensata.
- Perché te la prendi tanto?
Mi chiese Bellamy raggiungendomi lentamente. Sembrava portare un peso assai massiccio sulle spalle…talmente pesante da rendere lento ogni suo passo.
- È complicato.
Risposi sospirando nuovamente.
- E che siamo, su un social network?
A quella risposta alzai gli occhi al cielo spazientita.
- Dai spiegati. In fondo, non servo solamente per infiltrarmi a Mount Weather.
Lo guardai torva. Aveva fatto un’affermazione decisamente fuori luogo.
Ricordarmi in quel modo ciò che era successo, mi fece sentire come se lo avessi usato. Se non fosse perché ero già furiosa per Indra e preoccupata per Lexa avrei sbottato ulteriormente.
- Scusa, non volevo.
Si scusò poi sedendosi davanti alla mia tenda ed io lo imitai.
- Voglio solo che tu capisca che sono tuo amico.
Lo guardai.
- Questo lo so, Bellamy.
- Allora…hai voglia di dirmi cosa sta succedendo?
Pensai per qualche minuto alla risposta da dargli e poi mi decisi.
- Io e Lexa abbiamo qualcosa in sospeso.
Optai per una parziale verità.
- Del tipo?
Feci spallucce. Non sapevo davvero che dire.
Mi alzai scusandomi. Avevo bisogno di fare una passeggiata e schiarirmi le idee.
Bellamy fece un sorriso sghembo…un po’ triste ma comprensivo per la situazione.
- Quando avrai voglia di parlare sai dove trovarmi.
Acconsentii con il capo per poi uscire dal cancello.
 
M’incamminai senza meta.
Ok…uscire di notte da sola, nel bosco, era stata una scelta infelice ma…ne avevo bisogno.
Non so quanto tempo passò da quando mi allontanai da Camp Jaha. Credendomi persa, invece, scoprii di essere arrivata sino a Mount Weather.
Rivedere quel luogo fu come un pugno allo stomaco.
Mi guardai intorno e scoprii di non essere sola.
Qualcuno era in piedi davanti alla grande porta di metallo.
Mi avvicinai con cautela…Lexa.
- Pensavo che quel tuo “pensiero” fosse senza senso.
Ti dissi con una punta di arroganza.
- Che ci fai qui Clarke?
Mi hai chiesto con aria stanca di chi vuol starsene in solitudine.
- A volte la mente gioca brutti scherzi e la mia…ha deciso di portarmi nell’ultimo posto in cui ti ho vista.
Dissi cercando in te una qualche reazione.
Il tuo sguardo si fissò in un punto imprecisato davanti a te.
- May we meet again.
Lo dicesti nuovamente ed io ebbi un tuffo al cuore.
- L’ho detto a te. Non è così?
Quella domanda stava a significare un tuo ritorno di memoria? Ricordi che la tua mente aveva dimenticato.
Ti guardai avvicinandomi. In quel momento i tuoi occhi si spostarono su di me.
- Sì.
Risposi cercando di riassumere in quell’unica parola tutto ciò che avrei voluto dirti.
- Ricordi il perché?
Ti chiesi seppur con cautela. Di che avevo paura?
Probabilmente di quel ricordo che ora sembra lontano, ma che brucia ancora come l’attimo in cui l’ho vissuto…perché mi fa così male? Per il tradimento in sé? Non credo. Il motivo per cui l’hai fatto è lampante. Allora per cosa?
- No.
La tua risposta fu brusca. Avevi forse il timore che potessi leggere in te?
Ora ero un’estranea ai tuoi occhi. Non potevi di certo lasciare che una persona “comune” vedesse anche solo un misero scorcio di ciò che tanto attentamente celi in te…il tuo lato umano.
- Sono venuta qui per provare a ricordare ma…ho solo un totale vuoto che mi annebbia la mente.
Nel farmi quella confessione, scostasti gli occhi dai miei.
- Vuoi che ti aiuti?
Ti voltasti dandomi le spalle.
- Potresti dirmi qualsiasi cosa.
Quella tua risposta mi fece alzare gli occhi al cielo. Maledii me stessa.
Perché con te ero così debole?
Dovevo smetterla di lasciarmi trasportare da ciò che è stato…il passato è passato e me lo stavi chiaramente dimostrando.
- Fai come vuoi. Sono stanca di essere ferita per mano del vostro insensato orgoglio.
Mi voltai anch’io, dandoti le spalle, e incamminandomi in direzione di Camp Jaha… ma sentirti chiamare il mio nome mi fermò.
- Clarke, dici di conoscermi…dimostramelo.
A quelle parole risi, voltandomi a guardarti.
- Fammi capire bene: ti offro il mio aiuto, vengo trattata a pesci in faccia e ora pretendi pure di mettermi alla prova? No.
Continuai a sorridere incredula per la situazione, mentre ripresi a camminare lasciandoti alle mie spalle come tutto ciò che eri prima di ora.
A passo svelto ti parasti davanti a me, bloccandomi la strada.
- Provalo.
Mi ripetesti.
Il mento alto, lo sguardo severo…eppure in tutto ciò vi notai uno scorcio di supplica. Ne avevi bisogno vero Lexa?
In quell’istante mi venne un’idea che forse ti avrebbe indotto un ricordo. Usare lo stralcio di una conversazione passata avrebbe forse potuto aiutarti in qualche modo.
Mi schiarii la voce, aggrappandomi ai ricordi. Pensai a cos’aveva scatenato in te una reazione e in quel momento sorrisi con monito di sfida.
- In passato mi hai detto che “l’amore è debolezza”. Dicevi che provare emozioni mi rende debole, ma tu sei debole perché ti nascondi da loro.
Feci un passo in avanti facendoti indietreggiare.
- Vuoi che tutti pensino che non t’importi nulla, di niente e nessuno, ma io riesco a vedere cosa provi.
Serrasti la mascella con rabbia, deglutendo a vuoto.
Mi scostai oltrepassandoti.
Feci qualche passo avanti per poi fermarmi.
- Non hai nulla da temere da me, Lexa. So quanto sia difficile, per te, fidarti di qualcuno.
Ti dissi questo senza nemmeno voltarmi.
Restammo in silenzio.
Parlare con te riusciva sempre a destabilizzarmi…nemmeno fosse una delle 12 fatiche di ercole da affrontare!
- Mi fido di te…Clarke.
Mi voltai di scatto.
Tenevi lo sguardo rivolto al terreno umido.
- Allora fatti aiutare. Vieni a Camp Jaha, mia madre ti visiterà. Possiamo aiutarti a ricordare.
Alle mie parole alzasti lo sguardo incatenandolo al mio. Nonostante fossimo a qualche metro di distanza, lo sentii entrare in me prepotente.
- Mi dispiace Clarke. Ci rincontreremo.
E come quel giorno ti voltasti, dandomi le spalle e allontanandoti da me.
Ti guardai mentre te ne andavi. Il tuo passo svelto come se avessi fretta di lasciarmi.
Mi morsi il labbro inferiore rammentando una tua frase:
“Il dovere di proteggere il mio popolo viene prima”.
- Sì…ma chi protegge te, Lexa?
Bisbigliai.
 
Inutile dire che, quando tornai a Camp Jaha, ritrovai mia madre furiosa ad attendermi.
Avevo perso la cognizione del tempo e, all’orizzonte, s’intravedevano le prime luci dell’alba.
- Ho visto Lexa.
Dissi per evitare una sgridata ultraterrena.
- Sei andata a Ton Dc?
Mi chiese incredula.
- No, no. L’ho incontrata sul mio cammino. Le ho detto che devi visitarla, ma se n’è andata.
Finii la frase sospirando.
La tristezza mista a delusione nel mio sguardo, bastò a fermare l’ira di mia madre che si sarebbe abbattuta su di me in circostanze diverse.
Andai nella mia tenda, testa bassa e passo pesante, mi sdraiai sulla branda.
- Forse…non volevi ricordare.


Nota di Alex: Perché Indra si comporta così? Perché Lexa se n'è andata così in fretta? Secondo voi sta iniziando a ricordare qualcosa?
Mah :D
Spero che il capitolo vi piaccia perché a me convince poco.
Grazie a tutti voi che mi seguite e recensite :)
  
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