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Autore: VENDA    15/09/2015    3 recensioni
Raccolta di OS Mertur scritte per vari Drabble Event su alcuni gruppi Facebook, di volta in volta specificherò il nome del gruppo e la data dell'Event.
Rating per ora VERDE, poi nel caso lo aumenterò.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Merlino/Artù, «Ho sempre avuto bisogno di te», Missing Moments.
[Partecipa alla Drabble Midweek del 31 luglio-2 agosto sul gruppo We Are Out For Prompt.]



Quando Merlino ormai credeva che il vecchio libro di magia di Gaius non avesse più segreti, arrivò il giorno in cui scoprì una pagina nascosta tra altre due incollate insieme.
«Un incantesimo della verità?»
Lo lesse un paio di volte per essere sicuro di aver capito bene: era una formula in lingua druidica che permetteva per ventiquattr'ore, a chi la pronunciava, di ricevere solo risposte veritiere da coloro ai quali faceva una domanda.
Cominciò così una delle giornate più proficue della sua giovane esistenza: scoprì la ricetta segreta dello sformato di carne di cinghiale con patate della cuoca, scucì un paio di segreti medico-magici a Gaius e si fece raccontare da un Uther quantomai loquace i segreti più imbarazzanti di Artù. Quando però fu il turno del principe, Merlino cominciò ad esitare: da un lato voleva sapere cosa Artù prendesse di lui, dall'altro non era sicuro che una risposta troppo negativa non lo avrebbe gettato nello sconforto.
«Andiamo Merlino» provò a farsi coraggio. «Cosa mai può dirti che non ti ripete già tutti i giorni? Che sei un asino? Un servitore pasticcione? Niente potrebbe sconvolgerti!»
Ma si sbagliava, eccome se si sbagliava.
Mancava meno di un'ora allo scadere dell'incantesimo quando bussò alla porta del biondo.
«Entra, Merlino» disse il principe.
«Come facevate a sapere che ero io?» gli chiese, sorpreso.
«Perché il tuo modo di bussare alla mia porta è unico in tutta Camelot» rispose Artù, con quella sincerità scaturita dall'incantesimo.
Merlino lo capì e pensò di cominciare da lì.
«E vi da fastidio?»
«Assolutamente no, anzi... sono contento quando riconosco il tocco delle tue nocche.»
Artù sorrideva. Merlino deglutì.
«Ah... davvero?»
«Certo. Ogni tanto mi rendo conto che aspetto una tua visita con impazienza e ci resto male quando non vieni.»
Sorriso più largo, un po' triste. Deglutizione a vuoto.
«Capisco» non era vero. «E ditemi, oltre al mio modo di bussare, cosa... cosa pensate di me, Artù?»
L'interpellato non ci stette a pensare molto perché la verità era facilmente accessibile.
«Io ho bisogno di te, Merlino» rispose quasi subito. «Ho sempre avuto bisogno di te. Da quando ti ho visto la prima volta ho sentito il bisogno di avere per me la tua completa attenzione, ho desiderato che i tuoi occhi vedessero e guardassero solo me, che la mia voce fosse il suono che le tue orecchie sentono e ascoltino il più spesso possibile... non te lo so spiegare in modo razionale o scientifico, ma ora che me lo chiedi e non c'è mio padre in giro, ti confesso che sembra quasi una magia...»
«... o il destino, Artù?»
«O il destino, esatto...»
Merlino era ancora fermo pochi passi oltre la porta e non poteva credere a ciò che l'altro aveva appena detto. Allora non era lui l'unico a percepire le spire di un fato che li rendeva parte l'uno dell'altro come le due facce di una medaglia? Anche Artù non ne era immune?
«Sono felice» disse, come se l'incantesimo stesse facendo effetto anche su di lui.
«Anch'io da quando ti conosco sono più felice.»
Ma Merlino non voleva tirare troppo la corda: il tempo stava per scadere e allora tutto sarebbe finito, Artù non si sarebbe ricordato nulla di ciò che aveva detto e sicuramente gli avrebbe fatto una bella strigliata.
«Ora è il caso che vada però, ho del lavoro da sbrigare giù alle stalle» disse, con un piccolo groppo in gola per l'amara felicità che stava provando.
Artù non lo fermò, anche se avrebbe tanto voluto che restasse ancora con lui. Ma questo Merlino non lo seppe mai e, dopo una decina di minuti, anche Artù se l'era scordato.
   
 
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