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Autore: Ciara    16/09/2015    1 recensioni
« Peeta tiene molto a te! »
Sua madre le aveva preso le mani mentre cercava di incontrare nuovamente il suo sguardo.
« Lo so » disse lei. Lei lo sapeva meglio di tutti quanto Peeta tenesse a lei. Lo sapeva quando, al ritorno da Capitol dopo la fine dei Giochi, gli aveva detto che quasi tutto quello che era successo nell’arena tra loro era un farsa. Lo sapeva quando le aveva detto che avrebbe messo da parte il dolore per il suo rifiuto e avrebbe cercato di esserle amico, quando le aveva urlato contro al Distretto Undici. Soprattutto ne aveva avuto la prova più grande quando aveva accettato quel matrimonio che non aveva nulla di reale. Per Peeta, invece, era sempre stato tutto reale.
Ogni sguardo, ogni bacio.
« Vorrei solo che tu fossi felice »..
« Io sono felice, mamma » la voce le tremava ed era sull’orlo delle lacrime.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Non sono sparita, sono viva e ogni tanto la mia testa fa capolino tra le pile di libri che mi sommergono.

So che l’attesa è stata tantissima e mi dispiace, questa capitolo non è lunghissimo e probabilmente nemmeno molto soddisfacente, ma i prossimo sono tutti delle sperimentazioni letterarie…quindi leggete e giudicate.

Solite raccomandazioni: la storia è stata pensata con la canzone presente nel testo, per cui ne raccomando caldamente l’ascolto!

Katniss POV.

E, come sempre, nessuno dei personaggi mi appartiene!

Buona lettura!

Mirror

 

I look in the mirror
And I try to understand
And piece it together
Wash the blood from both my hands
I can't see the ending
There are people who know my every secret
I'm tired of pretending
You're in my heart
In my heart

Era stato suo padre ad insegnarle a fidarsi dei propri sensi.

La prima volta che l’aveva portata nei boschi, proprio al limite tra questi e il Prato, si era fermato e le aveva fatto segno di fare silenzio premendosi l’indice contro le labbra.

 

« Katniss, cosa senti? » le chiese.

« Nulla ».

« Esatto tesoro » le disse lui mentre le accarezzava la testa scompigliandole i capelli.

 

Se non sentiva nulla vicino al recinto che circondava il Distretto, significava che non c’era elettricità e quindi poteva passare dall’altra parte senza alcun timore; a quel punto tutto quello che doveva fare era stare attenta a non fare rumore.

Per non far scappare le prede e per non attirare predatori.

Suo padre le aveva insegnato a tirare con l’arco, a maneggiare le frecce – le dita leggere, il braccio fermo – a prendere la mira. Poi le aveva detto di fare affidamento sul suo istinto perché, in fondo, animali e uomini non erano molto diversi, bastava solo immedesimarsi nell’altro.

Doveva osservare tutto quello che la circondava per sapere come muoversi per qualsiasi evenienza: vista, tatto, olfatto e udito erano tutto ciò di cui aveva bisogno per sopravvivere.

Almeno oltre il recinto erano tutto ciò di cui aveva bisogno.

Anche nell’Arena erano stati tutto ciò di cui aveva avuto bisogno.

I suoi sensi…

In linea di massima finché si trattava di caccia se la cavava bene, era quando si arrivava ai rapporti con le persone che cominciavano i problemi.

…E Peeta.

« Tesoro, ricordati che Effie vi vuole vedere prima di arrivare. Quindi tra mezz’ora fatevi trovare nel vagone ristorante » disse Flavius sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, poi seguì Octavia e Venia fuori dallo scompartimento.

Katniss aveva tirato le labbra in quello che doveva essere un sorriso, un ringraziamento e un saluto al suo team. Non era molto sicura che dall’esterno fosse stato letto allo stesso modo.

Le sue abilità sociali erano pessime con chiunque, ma, a quanto pareva, riusciva a dare il peggio di sé con Peeta.

Con lui aveva sbagliato tutto fin dall’inizio.

Non gli aveva rivolto la parola per cinque anni dopo che lui le aveva salvato la vita, ed erano ancora dei bambini, poi non si era fidata di lui durante i Giochi fino a quando non era quasi morto per lei.

Solo per lei.

E anche a quel punto era stata spinta più da un istinto di preservazione che da affetto o calore umano: gli aveva mentito, lo aveva ferito e non appena erano tornati a casa aveva lasciato che lui si allontanasse; era tornato tutto come prima della Mietitura, si limitava a guardare senza fare nulla, solo che a quel punto sapeva quanto potesse essere piacevole essere in sua compagnia, sapeva quanto fosse solare, sapeva cosa significava essere baciata da lui.

Dopo Prim, Peeta era la persona più buona che conoscesse.

Chiuse gli occhi e prese dei respiri lenti e profondi, cercando di concentrarsi sul battito del suo cuore.

 

Udito.

Il battito del cuore di Peeta, insieme alla sua voce, erano la prima cosa a farle capire che l’incubo in cui era intrappolata fosse finito. Lo poteva sentire contro il palmo della mano.

Regolare.

« È tutto finito. Ci sono io » i suoi sussurri che le solleticavano la tempia, mentre cercava di tranquillizzarla accarezzandole la fronte, la guancia.

Labbra che le sfioravano la pelle del viso senza mai oltrepassare confini prestabiliti e mai detti.

 

Peeta sapeva sempre cosa fare, quando farlo e come farlo; era frustrante e confortante allo stesso tempo, spesso le faceva desiderare di essere un’altra persona, di essere in grado di contraccambiare tutto quell’affetto, tutte quelle attenzioni.

 

« Non vorrei mai che tu fossi deversa » un sussurro nel buio dell’ultimo vagone mentre le stelle e le nuvole passavano veloci sopra di loro. E l’odore di Peeta sempre più intenso mentre poggiava la fronte contro la sua spalla e si stringeva a lui.

Olfatto.

 

L’immagine che le restituiva lo specchio non rifletteva il suo stato d’animo, il suo team l’aveva preparata alla perfezione, tutto il necessario per non farla sembrare stressata o infelice. Meno innamorata di quello che doveva essere.

Convinca me.

La voce del Presidente Snow le riecheggiava costantemente nella mente.

Il suo team le aveva permesso di tornare nel suo scompartimento non appena aveva finito di vestirsi: non volevano si stancasse o si innervosisse troppo prima della tappa del Tour al Distretto Uno.

È quasi finita.

La porta del suo scompartimento si aprì e Peeta entrò facendo mostra del suo magnifico completo. Impeccabile come sempre. L’ombra di un sorriso sulle labbra, rassicurante come non mai.

« Pronta? » le chiese lui.

Vista.

Peeta aveva gli occhi più belli che avesse mai visto; era una costatazione che si ritrovava a fare ogni volta che incrociava il suo sguardo. Era sempre stato così, fin da bambini.

« Assolutamente no » gli rispose continuando a guardare il suo riflesso nello specchio.

Non sarebbe mai stata grata abbastanza per il fatto che ci fosse proprio lui al suo fianco.

Il ragazzo le se avvicinò e le sistemò la chiusura della collana sfiorandole la pelle. Senza pensarci, Katniss gli afferrò la mano prima che potesse allontanarsi da lei ed intrecciò le dita con le sue.

 

Tatto.

Katniss aveva preso l’abitudine di accoccolarsi contro di lui appena Peeta finiva di sistemarsi accanto a lei sotto le coperte; insinuava una gamba tra quelle del ragazzo e con il tallone percorreva ripetutamente la lunghezza della protesi (non la toglieva mai quando lei era nei paraggi ) a ricordarsi che se si fosse impegnata di più Peeta non ne avrebbe mai avuto bisogno e non si sarebbero trovati in quella situazione.

Lui le passava un braccio intorno alla vita e le poggiava il mento sul capo, la mano che le accarezzava la schiena in un moto lento la portava inevitabilmente ad addormentarsi. Il calore che emanava il corpo di lui al mattino era soffocante, eppure non era mai lei ad allontanarsi per prima.

 

Le loro dita intrecciate a contatto con la sua spalla riflesse nello specchio erano l’immagine più sicura a cui si potesse aggrappare in quel momento.

Peeta rafforzò leggermente la presa sulla sua mano e lei gli sorrise di rimando.

« Insieme » proferì lui dopo aver preso un respiro profondo.

In quel momento avrebbe voluto che il colore del suo corpo la avvolgesse completamente, con le sue braccia, il suo odore e la tenerezza che spirgionavano i suoi occhi.

Il cuore le batteva all’impazzata.

« Insieme ».


Are we star-crossed lovers?
Did I really want you gone?
If I'm really a winner
Where did these demons come from?

“Mirror” Ellie Goulding

  
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