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Autore: cuffiette    16/09/2015    3 recensioni
Irene ha sedici anni, il sorriso sempre sulle labbra e un caratterino tutto pepe. Ma Irene ha anche un “F.R.P.” (fratello rompi palle ) e due amiche completamente folli, ha uno spiccato senso dell’umorismo e tanta voglia di vivere.
Tra i banchi di scuola, nei corridoi di un vecchio palazzo e per le vie di Firenze, Irene cerca di venire a capo di una storia destinata a non durare, di una storia destinata a non incominciare per niente: quella con il migliore amico di suo fratello
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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CAPITOLO 7: Parola d'ordine? Ansia! 

 

-Hai sentito della scazzottata di lunedì sera in Viale della Repubblica?-, mi sussurra Cate, durante l’ora di mate.

Guardo la mia amica di sfuggita, senza realmente staccare lo sguardo dalla lavagna, Bhè no… perché avrei dovuto sentirne parlare?-

Lei si avvicina a me con fare circospetto, per quanto il prof di Mate le permetta di avvicinarsi al mio orecchio,- Perché tutta la scuola ne parla. Sono stati tre ragazzi ad assalire uno di quei tipi loschi che girano… sai quelli che… si insomma quelli che spacciano-, conclude lei sussurrando. Io spalanco gli occhi e il mio cervello comincia a elaborare le informazioni. 

Tre ragazzi, di lunedì sera… Andiamo Irene sei veramente troppo ansiosa! Deve essere per forza una coincidenza che Andrea sia uscito proprio di lunedì sera e che lo stesso pomeriggio fuori casa ci fosse quel tipo strano…ma guardando la mia amica negli occhi capisco che per una volta la mia ansia ha un senso. 

-Tu cosa ne pensi?-, aggiungo sussurrando. Lei tituba un secondo e poi quando Garganella si gira, sospira rumorosamente,- Credo .. esattamente quello che stai pensando anche tu! Alcuni dicono che sono stati, si … ecco … loro. Giorgio Andrea e Fra… -

Lo sapevo che quell’idiota si andava a mettere nei pasticci, ma quello che non capisco è perché? C’entra forse qualcosa il padre di Giorgio? Ma soprattutto, siamo sicuri che nessuno li denuncerà per l’aggressione?

-Potrebbero anche non essere loro però…-, prova a rincuorarmi la mia amica, ma Garganella si gira proprio in questo momento. Dannazione.

-Barbieri, Gatti… se non la fate finita vi sbatto fuori!-,tuona il prof dall’alto della sua posizione.

Noi abbassiamo immediatamente il capo imbarazzate,-Scusi prof!-, digrigno a mezza bocca.

Faccio passare giusto qualche minuto prima di tornare all’attacco e avvicinarmi nuovamente a Cate.

-Ci sono tanti ragazzi a Firenze… perché proprio loro tre?-

-Iris io non lo so… a me lo ha detto Michela. Però conosci tuo fratello …-, conclude lei, per poi tornare a concentrarsi sulla lezione.

Purtroppo lo conosco fin troppo bene.

 

All’uscita di scuola, saluto la mia amica e mi affretto fuori dal cancello a piedi visto che oggi nessuno verrà a prendermi in macchina.

Voglio solo arrivare a casa per beccare quell’idiota di Andrea da solo; ci sono fin troppe cose di cui dobbiamo parlare. Ma ovviamente anche questa volta la fortuna non sembra essere dalla mia parte, perché trovo Michele poco distante dall’uscita principale, la stessa uscita che per forza di cose devo imboccare, a meno che io non voglia rimanere in questo posto raccapricciante fino a domani mattina.

-Ehii Irene!-, mi fa cenno lui non appena sono abbastanza vicina alle scale dell’uscita. 

Dannazione! Lo sapevo.

-Allora, ci riusciamo a beccarci al Mastro oggi ?-

Io lo guardo e mannaggia a me gli sorrido, perché di fronte a questo sorriso e a questo adone non si può fare a meno di sorridere.

-Non lo so Mik… oggi sono un po' incasinata…- , rispondo lasciando la frase campata in aria.

-Allora facciamo stasera?-

-Ma non ti arrendi mai?-, aggiungo sorridendo. Lui si avvicina di un poco a me, con quella aria da figo sicuramente già pre-impostata.

Quante ragazze potrebbe avere? Cento? Magari anche di più. 

Si spettina i capelli nero pece come lui sa fare e mi punta gli occhi addosso.

-Mai! Dai facciamo stasera alle nove al bancone!-

Io faccio per controbattere, ma lui mi precede,-Se mi dai buca potrei mettermi a piangere!-, aggiunge con una strizzata d’occhio.

-Michè ma chi vuoi prendere per il culo?-, si intromette quell’idiota di Scorolli, che è talmente idiota che nella foga di avvicinarsi al suo amico mi ha anche pestato un piede. 

Se dovessi indicare a un novellino l’elemento della scuola da cui stare alla larga il mio dito finirebbe di sicuro puntato su questo essere che ho davanti. Non solo rasenta i limiti della stupidità, ma anche quelli del pudore.

Lo guardo truce con le guance rosse e poi sbotto: -Scusa…. ma tu non guardi dove metti i piedi?-

Michele ovviamente ride del mio cipiglio serio e tira una coppola sul collo dell’amico.

-Albè e guarda dove metti i piedi! Chi te la ha insegnata l’educazione?-, specifica in modo alquanto sarcastico; mi sta praticamente prendendo per il culo.

Poggio le mani sui fianchi indispettita e continuo a fissarlo male.

Intercettando lo sguardo del suo amico, Alberto si volta verso di me e strabuzza gli occhi come se fosse la prima volta che mi vede.

Che idiota.

-Ma tu non sei l’amica di Cate?-

-Si, andiamo in classe insieme! Perché?-, chiedo subito sulla difensiva.

-Questo pomeriggio lei viene a vedere la nostra partita…-,e guarda Michele prima di continuare,- Perché non vieni anche tu?-

Mi sento troppo al centro dell’attenzione, con troppi occhi puntati addosso e mi rendo subito conto del perché, visto che Giorgio passa accanto a noi proprio in questo momento.

-Va bene! A che ora?-, domando convinta.

Scorolli mi sta antipatico, ma Michele non mi ha fatto nulla, e se c’è Cate alla partita non ci vedo niente di male ad andarci.

Ok va bene lo ammetto! Anche il fatto che Giorgio possa vedermi li a fare il tifo per la scuora avversaria ha decisamente contribuito alla mia decisione.

 

 

“Saraaaaaaa ma dove diavolo sei finita?” sputo fuori tutto di un fiato sulla cornetta del telefono del salotto.

Guardare la tv, mangiare patatine e stare al telefono sono da sempre i miei sport preferiti.

“Ma cosa ti urli? Questa è la prima chiamata che mi fai!”

“Ahahahaha si lo so, ma avevo voglia di scuoterti un po!”, sorrido soddisfatta.

“Ire…. TU NON STAI BENE!”,mi rimbecca la mia amica.

“Sei vestita, truccata e stirata?”

“Certo che no! Non ci provare, oggi non posso uscire…”

Sbuffo contrariara ma non mollo.

“Smettila di fare la secchiona e porta il tuo sederino davanti all’armadio, scegli il completo meno sportivo che trovi e aspettami tra dieci minuti davanti al portone di casa”, specifico senza possibilità di remora.

“Ire.. no! Scordatelo! Non ci vengo alla stupida partita della tua stupida scuola!”

Rido di gusto nel sentire il suo tono che non ammette repliche.

“Ci vediamo tra dieci minuti!”

Riaggancio senza aspettare una sua risposta e lancio il cordaless sul letto con poca grazia per poi concentrarmi sul mio guardaroba. Cosa ci si mette per andare ad una partita di calcetto?

 

-Sai credo che Andrea Giorgio e Fra si siano cacciati in un bel pasticcio-

Io e Sara stiamo percorrendo tutta Via della Scala, dopo che mi sono precipitata a casa sua per costringerla a uscire fuori.

Non è stato affatto semplice convincerla a cambiarsi e a rendersi presentabile.

Oggi Firenze è più frenetica del solito e mentre le macchine sfrecciano accanto a noi, l’aria si fa sempre più frizzantina, il cielo più tetro e la probabilità di finire completamente bagnate da un acquazzone, si fa sempre più concreta.

-Perchè?-, domanda Sara.

-Perchè ho una strana sensazione, e poi tutta la scuola parla di una scazzottata in Viale della Repubblica…-

-Ma è lontanissimo da casa tua! Dai non fasciarti la testa prima di rompertela…-,mi rincuora la mia amica.

Svoltiamo sulla via principale e prendiamo la strada che porta al ponte. La mamma si raccomanda sempre di non passare per quella via, ma è la più veloce anche se le macchine sfrecciano ovunque e dobbiamo tenere gli occhi ben aperti.

-Lo so che sono troppo ansiosa. Ma ho una brutta sensazione…-

Un clacson strombazza e la mia amica mi tira per la manica. -Senti brutta sensazione guarda dove metti i piedi piuttosto-.

-Comunque…- prosegue lei senza che io aggiungessi una sola parola, -una volta Andrea mi ha detto qualcosa a proposito del padre di Giorgio, ma niente di specifico..-

-Cosa?!?!? Ma sei pazza?!!? Perché fino ad ora non mi hai detto nulla?-,tuono inviperita.

Sbuffa,-perchè non ci vedevo niente di pericoloso, rilassati! Una volta era particolarmente arrabbiato e quando gli ho chiesto il perché lui mi ha solo detto testuali parole: “Il padre di Giorgio è un coglione”. Fine. Non so altro.-

Per nulla rassicurata continuo a camminare al suo fianco in perfetto silenzio, fino a quando non arriviamo al campetto. Che poi neanche mi ricordo come hanno fatto a convincermi a venire in questo posto. Bhà.

Gli spalti sono pieni di gente, perlopiù ragazzine della nostra scuola. 

Che desolazione pensare che sono anche io qui per il loro stesso motivo: uno stupido ragazzo.

 

Mi costa ammetterlo, ma mio fratello è piuttosto bravo a correre dietro a un pallone, voglio dire per quanto ne possa capire io… ha fatto goal ! Deve essere per forza un po' bravo giusto? In ogni caso non me ne potrebbe fregare di meno se non fosse che Cate ha intrattenuto me e Sara per tutto il tempo con le sue lagne su Scorolli. Dannazione a lei.

Finita la “stupida partita” come la ha ribattezzata più volte Sara, ci avviamo verso l’uscita mentre non faccio che giurare sul mio cappottino nuovo di Armani che in questo postaccio non ci metterò più piede.

-Facciamo la strada insieme?-

-Cate ma tu sei dalla parte opposta alla nostra! Sparisci và!- spintono scherzosamente la mia amica che però non molla.

-Voglio seguire Scorolli!- sussurra subito.

-No cate scordatelo. Io non aspetto qui un’altra ora per vedere quel bellimbusto uscire dagli spogliatoi e andare verso casa.-

Appoggiata da Sara che sembra pensarla esattamente come me faccio per spingere la mia amica fuori da quel campetto tentatore.

 

Due ore e un’inseguimento più tardi, sono a casa.

Mi sento inquieta, il non sapere ogni cosa sulla scazzottata o sulla vita privata di mio fratello mi mette ansia. Non sono tranquilla nel saperlo in strada a fare chissà cosa con i suoi amici del cavolo.

Tolgo le scarpe stizzita e senza salutare chicchessia vado in camera per preparami ad una doccia calda e ristoratrice.

-Tesoro …posso?-

Il ticchettio smaltato di rosso sulla porta della mia stanza mi costringe a voltarmi verso la mia genitrice.

-Mà? Dimmi…-

-Cosa vuoi mangiare stasera ?- chiede lei tutta contenta.

Si accomoda sul mio letto con le gambe incrociate sotto al sedere, come fa sempre Sara quando viene a casa mia. Ecco, mi sembra di  avere davanti la mia amica in procinto di raccontarmi la sua ultima esperienza piccante.

-Quello che ti pare mà… dai cosa me ne frega?-

Mi mordo la lingua pentita per il tono brusco e leggermente altezzoso, ma l’ho già detto che quella di oggi è stata una giornataccia. 

La mamma mi accarezza semplicemente la testa, senza indagare ulteriormente sul mio brutto umore.Infondo la mamma è sempre la mamma e in questo momento la mia è super comprensiva.

-Questa sera a cena c’è anche Giorgio. Giustina è partita stamattina-

Sbammmmm. Si può essere più sfortunati di così? Ditemelo vi prego.

Cero di non farmi prendere dal panico e di evitare un attacco di tachicardia immediato sorridendo a mia madre come se niente fosse e mantenendomi sulla sua stessa lunghezza d’onda (?)

-Bene- sussurro sulla sua spalla-vedi di cucinare qualcosa di buono allora!-

Le strappo un sorriso con una battuta idiota e mi defilo. Ora si che ho bisogno di quella doccia calda.

 

-Allora ragazzi, come è andata la giornata a scuola?-

La situazione è oltremodo imbarazzante. Stare a tavola con i miei genitori e con il tipo che tormenta i miei sogni e le mie giornate non è esattamente il mio concetto di Nirvana interiore. 

Giorgio si è dimostrato schifosamente cordiale e gentile… diciamo pure leccaculo, fin da quando ha messo piede in casa nostra con un borsone. La mamma ha sistemato un lettino per lui in camera di Andrea e mio fratello ha concesso al suo caro amico di usare una sua sedia per appoggiare i vestiti. Che dolce.

Ovviamente i due fanno comunella più del solito e non oso immaginare cosa succederà domani sera in vista della partita del secolo( non chiedetemi di cosa si tratti perché proprio non lo so).

-Bene signora. Il compito di Matematica non poteva andare meglio-, risponde Giorgio con il suo sorriso da repertorio.

Sono costretta a girarmi dall’altra parte per evitare di scoppiare a ridere o per evitare di vomitare per la madornale cazzata appena sentita. Quei due questa mattina hanno bigiato.

-Oh ma che bravi! E siete pronti per l’interrogazione di domani?- chiede mia madre tutta zuccherosa.

Questa situazione sta per darmi di stomaco.

-Certo!-risponde prontamente mio fratello rovinando tutta la magia e la credibilità che era riuscito a conquistarsi Giorgio con il suo fascino.

Dannazione Irene. Smettila con queste smancerie. Perché ogni volta che parlo di lui mi vengono in testa questi pensieri melensi? Perché?

-Irene?-

Perchè ogni volta che me lo ritrovo davanti sono assalita da tutti i sentimenti del mondo? 

-Tesoro?-

Rabbia, frustrazione, odio… Amore…

-E svegliati!-

Alla botta secca ricevuta da quel cavernicolo di Andrea mi riscuoto e fisso gli altri sconcertata.

-Cosa?-, domando distrattamente.

Posso notare il sorrisetto furbo di mia madre e quello confuso di mio padre scrutarmi dall’altra parte del tavolo.

-A te come è andata la scuola Amore?-,continua la mia genitrice sorridendomi. Dannazione a lei e al suo fottuto sesto senso da mamma. Le sorrido apparentemente tranquilla e le rispondo con un -Tutto bene- che non lascia spazio a fraintendimenti: per quanto mi riguarda la conversazione è finita.

Mio padre approfitta subito del momento di silenzio per iniziare a parlare della sua amata Inter con gli altri due fanatici mentre io mi concentro sul cibo. Spero di non aver fatto l’ennesima figura di cacca, anche se dall’espressione soddisfatta di Giorgio penso proprio di aver appena firmato la mia condanna a morte. Non oso guardare nella sua direzione per il resto della cena. Cerco di non sfiorare neanche un centimetro della sua pelle quando gli passo accanto per sparecchiare e filo in camera mia con la scusa dei compiti qualche minuto più tardi. Non impiego molto a decidere che questa situazione per me sarà invivibile, soprattutto se lui continua a provocarmi in questo modo, se lui continua a guardarmi con quegli occhi profondi e a cercami in ogni movimento.

Mi addormento dopo parecchie ore e non dormo affatto bene. Una nottata inquieta e senza sogni nell’attesa del giorno successo, nell’attesa di svegliarmi e di vedermelo girovagare per casa.

 

Il mattino successivo, apro la porta della mia camera e esco fuori già cambiata e pettinata, per andare a fare colazione nel migliore dei modi. Le occhiaie sono state abilmente nascoste dal mio correttore, le guance sono rosse e le labbra carnose. Il vestitino che ho scelto non si può proprio definire adatto ad una giornata scolastica, ma questa mattina mi sono svegliata così: scendendo dal letto con il piede giusto.

Ho messo un vestitino blu di lana, leggermente morbido sul seno e che mi arriva fin sopra al ginocchio, la lunghezza perfetta che mette in risalto le mie gambe lunghe. Ho raccolto i capelli castani in una coda di cavallo che potrebbe sembrare poco curata ma che invece è stata abilmente spettinata e appuntata.

Delle calze nere semitrasparenti, un paio di scarpe comprate pochi giorni fa nella nuova boutique del centro e via. 

Faccio il mio ingresso trionfale davanti a mio padre che ancora in pigiama sta sgranocchiando qualche biscotto e mia madre che già vestita di tutto punto sta preparando il cappuccino ai fornelli.

Noto il suo sguardo divertito scrutare il mio abbigliamento ma faccio finta di niente. Piuttosto mi siedo al mio solito posto e inizio a fare quello che faccio ogni sacrosanta mattina: colazione.

Non faccio che ripetermi che va tutto bene e che è tutto normale, che non ci sono motivi validi per farsi prendere dall’ansia e che infondo quattro giorni passeranno in fretta. E poi magari a Giustina prende una bronchite improvvisa ed è costretta a ritornare a casa in tempo record. Chissà.

Il primo a farsi vedere, come da copione è Giorgio, che con jeans strappati e camicia fa la sua porca … hem … bella figura.

In confronto a lui la bellezza di mio fratello passa in secondo piano, non ci sono dubbi, ma ehi… a me non me ne frega nulla sia chiaro!

-Buongiorno!-, esordisce mia madre tutta allegra, posando sopra al tavolo del soggiorno tre tazze di cappuccino fumanti.

Mio padre impiega qualche secondo per realizzare che davanti ai suo occhi non è stata posata nessuna tazza, ne tazzina ne niente.

-Amore, ma per il tuo maritino non prepari nulla?- chiede con la bocca ancora impastata dal sonno, mio padre. Dannazione sembra Andrea.

-Il mio maritino deve aspettare. Prima gli ospiti-

Per chi non conosce mia madre, la sua potrebbe sembrare una risposta sarcastica e benevola, ma per noi di famiglia, che conosciamo il suo lato da avvocatessa spietata non lo è di certo. Papà mette su il broncio e aspetta che la mamma prepari il quarto cappuccino.

-Bene io vado!-, salto su all’improvviso dalla mia sedia, come morsa da una tarantola.

-Ferma li signorina. Andate tutti insieme avanti-, mi rimbecca quella brava donna di mia madre. Digrigno i denti ma aspetto pazientemente, o quasi, che gli altri due infilino il cappotto e che si degnino di raggiungermi al portone di casa.

-Hai le tue cose per caso?-, domanda Andrea fintamente preoccupato, con l’evidente intento di prendermi per il culo.

Apro la porta dell’ascensore e faccio per richiudermela dietro lasciando volutamente fuori i due idioti, ma Giorgio è più furbo di me e mette un piede davanti alla fotocellula sfoggiando il suo solito ghigno soddisfatto.

-Tua sorella questa mattina è proprio acida Andrè-

-Lascia perdere amico. Ancora non hai conosciuto i suoi lati peggiori-

Parlano come se io non ci fossi e la cosa mi da non poco fastidio.

-E fallo un sorriso ogni tanto e dai-, mi spintona Giorgio con un ghigno.

Lo guardo di sfuggita prima di lasciargli un pizzicotto sul braccio, infastidita. Prima mi parla, poi non mi parla; prima mi evita, poi non mi evita più. Io non ci capisco più niente.

-Mi hai fatto male!-si lamenta Giorgio.

-“Mi hai fatto male”-lo canzono -Cosa hai, cinque anni?-

Lo sguardo che mi riserva non è dei migliori e non so se la sua intenzione sia quella di picchiarmi o di violentarmi, ma non mi faccio intimidire.

-Ragazzi buoni!- prova a intromettersi Andrea.

-Senti ragazzina tu non puoi prendere per il culo me-, mi sorride dolcemente Giorgio, a discapito della sua frase poco gentile,-Devi piuttosto imparare a farti rispettare da tutti gli altri-, butta lì come se niente fosse.

-Cosa vorresti dire?- ribatto sul chi va là, lasciando a casa il sorriso di poco prima.

-Dai ragazzi …- 

-Che ti stai facendo portare per il culo.- interrompe Giorgio le lamentele di Andrea,- E che non te ne rendi conto.-

Ormai anche lui ha abbandonato l’aria canzonatoria e il sorriso divertito, lasciando spazio a un sentimento che si avvicina molto di più alla rabbia.

Lo fisso inviperita, con un diavolo per capello e con le mani che pizzicano per la voglia che ho di lasciargli un bello schiaffo sul suo bel faccio. Prendo un respiro profondo che mi fa calmare almeno un po e con tutta la razionalità che sono riuscita a raccogliere sbuffo.

-Bugiardo- sputo fuori semplicemente.

-Ingenua-

-Stronzo-,ribatto punta sul vivo,- E strafottente. E dannatamente idio..-

-E basta!- sbotta Andrea mettendosi tra di noi.

Mi rendo conto solo dopo le parole di Andrea di quanto io e Giorgio ci siamo avvicinati l’uno all’altro con il solo intento di scambiarci insulti gratuiti.

Indietreggio immediatamente mentre lui si appoggia a braccia conserte dall’altro lato dell’ascensore senza dire un parola. L’espressone scazzata e i capelli spettinati lo rendono dannatamente sexy. Si. L’ho pensato.

A discapito di ogni mio pensiero poco casto sull’essere davanti a me, appena la scatola metallica si ferma sfreccio fuori dal palazzo e mi avvio verso la fermata dell’autobus senza aspettare nessuno dei due.

 

Ciao a tutti!

Come starete notando le cose si fanno sempre più complicate e la nostra Irene fra poco scoppierà, un po perché Andrea è davvero un idiota con gli occhi coperti di prosciutto, un po perché Giorgio è …Giorgio e purtroppo per lei le fa battere il cuore. Non vi anticipo niente, se non che mi fa piacere ricevere i vostri pareri e le vostre opinioni quindi non desistete dal farmi sapere cosa ne pensate!

Baci zuccherosi

Cuffiette

  
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