Serie TV > Supernatural
Segui la storia  |       
Autore: vali_    16/09/2015    4 recensioni
Dean non si sente a suo agio negli ultimi tempi: beve senza trarne i benefici sperati, dorme poco e sta sempre da solo e questo non è un bene per uno come lui, che mal sopporta la solitudine, convinto che riesca solo a portare a galla i lati peggiori del suo carattere.
Il caso vuole che un vecchio amico di suo padre, tale James Davis, chieda aiuto al suo vecchio per una “questione delicata”, portando un po’ di scompiglio nelle loro abituali vite da cacciatori. E forse Dean potrà dire di aver trovato un po’ di compagnia, da quel giorno in poi.
(…) gli occhi gli cadono sui due letti rifatti con cura, entrambi vuoti. Solo due.
Sam è ormai lontano, non ha bisogno di un letto per sé. Dean non lo vede da un po’ ma soprattutto non gli parla da un po’ e il suono della sua voce, che era solito coprire tanti buchi nella sua misera esistenza, di tanto in tanto riecheggia lontano nella sua mente. A volte pensa di non ricordarsela neanche più, la sua voce. Chissà se è cambiata in questi mesi (…)
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, John Winchester, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Some things are meant to be'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Note: Un’altra settimana è passata – non so a voi, ma a me il tempo vola – ed eccomi qui con il nuovo capitolo.
Arrivati a questo punto della storia, spero che continuerà a piacervi e di non deludervi, perché ci sono grossi cambiamenti in ballo. Siete autorizzati ad odiarmi, se volete (la mia amica lo faceva :P) XD
Questo capitolo è un po’ di passaggio – soprattutto rispetto al precedente –; rivedrete qualcuno e magari qualche dubbio troverà risposta… o forse no :) Presto, comunque, molti nodi verranno al pettine, dovete solo avere un altro pochino di pazienza.
Non so quanto questa cosa di rivelare un pezzetto per volta sia efficace, ma per me buttare fuori tutto il malloppo in un secondo toglie la suspense. Perciò ho applicato questo principio un po’ in ogni cosa di questa storia e spero che a voi non dispiaccia.
Detto questo (e l’ho fatta più lunga di quanto credevo… dannata prolissità! XD) vi saluto e aspetto con ansia sempre crescente i vostri riscontri.
Un abbraccio enorme, a presto! :D

 
Capitolo 18: Making his eyes kind for me
 
My father understood.
Maybe he had known. Maybe he hadn’t.
It doesn’t matter anymore.
He understood.
I knew he understood, just from his nod,
Just from his eyes on mine,
Making his eyes kind for me,
And the wave of pain went away for a moment.
 
(Adam Berlin Belmondo Style)
 
 
Stira le gambe verso il basso stringendo forte le palpebre, disturbato dalle luci del mattino. I raggi del sole filtrano attraverso le tende chiare e non c’è voluto molto prima che lo colpissero in pieno viso, portandolo dal sonno alla veglia.
 
Dean si mette di lato con un mugolio e la chiara intenzione di dormire ancora per un po’. Non ha la minima idea di che ore sono e non trova un solo motivo nella sua testa per cui la cosa dovrebbe in qualche modo interessargli.
 
Si stropiccia gli occhi con le dita senza aprirli e piega le labbra in un minuscolo sorriso stendendo un braccio verso la sua destra, in cerca del corpicino caldo che lo ha tenuto stretto per tutta la notte, lasciandogli fare una delle più belle dormite che abbia mai fatto da tipo tutta la vita, ma più la sua mano si avventura tra le coperte, più trova il vuoto. Non convinto, si allunga ancora un po’ e si decide ad aprire gli occhi solo quando le sue dita incontrano un oggetto freddo: il braccialetto di Ellie.
 
Dean si gira ancora tra le lenzuola, sdraiandosi sulla schiena, e lo scruta con gli occhi ancora mezzi chiusi. Le sarà caduto senza che se ne sia accorta, di solito non lo toglie mai.
 
Sorride tra sé al pensiero di quello che è successo e volta appena la testa per osservare la parte di letto vuota accanto a lui, sospirando irritato.
 
Non nasconde a se stesso il fastidio che prova all’idea che Ellie non si sia svegliata insieme a lui – che magari aveva anche in mente un paio di idee su come cominciare la giornata – e sbatte le palpebre un paio di volte.
Poteva aspettare invece di alzarsi all’alba come fa sempre, ma magari è solo andata a preparargli la colazione e quando Dean scenderà in cucina a salutarla avrà per lui uno dei suoi caldi e splendidi sorrisi e tutta l’amarezza che sente adesso sarà sparita, rimpiazzata da qualcosa di più dolce.
 
Dean non è un romanticone – ci tiene sempre a precisarlo –, ma quello che ha vissuto con Ellie solo qualche ora fa, oltre ad averlo decisamente colto di sorpresa, lo ha lasciato stordito. In senso buono. Forse perché era così convinto che non tentare sarebbe stata la soluzione più giusta da non fermarsi mai troppo a lungo a pensare a cosa avrebbe potuto scatenare dentro di lui tutto questo.
 
Per quanto la sua fervida immaginazione abbia lavorato a lungo ultimamente, mai una volta aveva ideato quello che è successo in realtà, quanto Ellie sia stata dolce e perfetta in ogni carezza, in ogni singolo gesto. Solitamente non è qualcosa su cui si sofferma più di tanto anche perché, di solito, se va a letto con una donna è perché ne ha voglia, non perché senta chissà quale attrazione o connessione mentale – non ha neanche mai il tempo di scoprirlo poi –, ma per Ellie il discorso è ben diverso.  
 
Si passa le dita sulle labbra, ricordando la sensazione di quelle di Ellie sulle sue ed osserva ancora la parte vuota del letto al suo fianco. Sì, lei deve essere di sotto a preparargli la colazione come fa sempre e la conferma gli arriva quando sente qualcuno armeggiare con delle pentole, in cucina.
 
Si alza in fretta e si veste altrettanto velocemente, infilando il braccialetto nella tasca dei jeans e pensando ad un modo carino per restituirlo alla legittima proprietaria.
 
Della doccia se ne parlerà più tardi. Prima scende le scale e si dirige di sotto perché deve assicurarsi che sia tutto a posto. In fondo c’è sempre il rischio che dopo stanotte Ellie possa tirarsi indietro presa da qualche paura o… no, non ha senso, Ellie non è spaventata da queste cose, è lui che dovrebbe esserlo ma per qualche strano motivo non lo è affatto.
 
Quello che trova quando entra in cucina, però, non è esattamente ciò che si aspettava.
 
Bobby, in piedi davanti ai fornelli, osserva la caffettiera grigia in silenzio, forse aspettando che si metta a bollire. Dean si guarda attorno e deglutisce a fatica quando nota che, con suo immenso dispiacere, non c’è nessun altro insieme a lui.
 
«Oh, ben alzato» Bobby si volta e lo guarda e Dean non ha davvero idea di cosa cazzo stia succedendo. «Vuoi un caffè?»
Dean dapprima scuote la testa, poi però dopo un secondo cambia idea e annuisce. Bobby spegne il fornello non appena il fischio della caffettiera irrompe nella stanza e prende un paio di grosse tazze, dentro le quali versa il liquido marrone scuro e poi la porge a Dean.
 
Lui si appoggia con la schiena al ripiano, accanto al vecchio cacciatore; beve un sorso ma ha un nodo talmente grosso all’altezza dello stomaco che non ha idea di come quella brodaglia nera che chiama caffè riuscirà a passare laggiù dopo essergli scesa giù per la gola. E non ha intenzione di mangiare; qualcosa gli dice che vomiterebbe tutto un secondo dopo, visto che fa fatica anche ad ingoiare quello e non solo perché è bollente.
 
«Stai bene ragazzo?» si volta verso Bobby che lo guarda serio.
«Sì, perché?» mente spudoratamente e pazienza se Bobby se ne accorgerà.
«Hai una faccia. Sembra che ti abbia appena investito un treno in corsa».
Bobby pare seriamente preoccupato, ma Dean scuote il capo, distogliendo lo sguardo. «No, va tutto bene. Sono solo stanco».
 
Ha raccontato più balle negli ultimi giorni – alle persone a cui tiene, per di più – che negli ultimi cinque anni di vita e Dean è uno che di frottole ne racconta parecchie visto che lo fa per campare, ma una in più o in meno, ormai, non fa la differenza.
 
Gira la tazza tra le dita, la mano che si riscalda al tocco della ceramica piena di quel liquido fumante; se ne frega dei segreti e delle supposizioni e va dritto al sodo «Dov’è Ellie?»
Bobby si porta la tazza alla bocca e beve giusto un sorso «E’ passato Jim a prenderla» e Dean sospira appena, fingendo una tranquillità che non gli appartiene. Questa proprio non se l’aspettava.
 
Non fa in tempo ad aggiungere granché che sull’uscio di casa di Bobby compare suo padre e Dean lo guarda perplesso. E’ certamente felice di rivederlo dopo giorni in cui non si è fatto vivo, ma ne è anche sorpreso. Di solito prima di una settimana da quando sparisce è già tanto se telefona – o almeno che risponde a qualcuno dei suoi innumerevoli messaggi in segreteria –, le improvvisate non sono proprio nel suo stile. O meglio, sì, ma non così, a soli pochi giorni dalla sua “scomparsa”.
 
«Oh, sei già in piedi. Meglio così, dobbiamo andare».
Dean allarga appena gli occhi «Ciao anche a te, papà. Dove andiamo?»
«Non tanto lontano da qui. Devo sbrigare una faccenda ed ho bisogno del tuo aiuto».
Dean, per il momento, non se la sente di investigare sul motivo di questa nuova partenza. E’ abituato agli spostamenti continui, ma è sicuro che gli stia sfuggendo qualcosa in tutta questa storia.
 
Fa spallucce e beve un altro po’ di caffè; è davvero troppo bollente per mandarlo giù tutto in una volta.
 
Suo padre esce di nuovo e Dean scuote appena la testa, pensando tra sé. Ellie è andata con Jim – senza salutarlo – e papà è più strano del solito e tutto questo è decisamente… strano, appunto.
 
Si volta verso Bobby «L’hai chiamato tu?» che fa cenno di no con il capo e lo guarda perplesso.
«Certo che sei proprio buffo qualche volta, lo sai?» Dean stringe gli occhi, confuso «Fino a ieri pareva non vedessi l’ora di andartene e cambiare aria, oggi che è tornato tuo padre sembra che ti dispiaccia. Ma che diavolo hai nella testa?»
 
Dean non risponde, perfettamente conscio del fatto che Bobby abbia capito tutto. Non tanto per rumori particolari o altro – è praticamente convinto di non essere mai stato a letto con una silenziosa quanto Ellie –, ma perché forse quel vecchio brontolone sapeva che sarebbe andata a finire così.
 
Può sembrare assurdo ma è incredibilmente vero: Bobby è una specie di veggente, tipo un indovino che fiuta le cose prima degli altri e la cosa peggiore è che ci prende sempre.
 
Forse era questo che voleva davvero dirgli ieri, quando gli ha chiesto “di che cosa aveva paura”. Perché l’aveva capito e voleva dargli – a modo suo, ovviamente – un consiglio dei suoi. Dean piega un angolo delle labbra verso l’alto seguendo il filo dei suoi pensieri e sì, è altamente probabile che sia andata così.
 
Appoggia la tazza sul ripiano; non riuscirà mai a bere quel caffè ad una temperatura tanto elevata senza lessarsi la lingua e buona parte del palato, perciò stabilisce dentro di sé una specie di tabella di marcia, in modo da sfruttare meglio i tempi. Sale in camera e comincia a fare i bagagli, fingendo di non pensare a quanto quella stanza gli sembri vuota ora che non c’è il polpettone di Ellie sul comodino di fianco al letto e tutto il resto della sua roba; decide di farsi una doccia veloce, per provare a distendere i nervi e perché suo padre, per una mattina, può attendere un po’ più del dovuto. Poco gliene importa di dove vuole andare e di quello che vuole fare. Si è presentato all’improvviso, può almeno aspettare i suoi tempi per una volta.
 
Ovviamente la missione di rilassarsi fallisce miseramente – e non solo perché deve sbrigarsi – e, quando saluta Bobby dopo aver finito quel maledetto caffè e monta sull’Impala, realizza che non c’è niente che rimpiange di aver fatto.
 
Non ha cambiato idea: non si è affatto pentito di essersi lasciato… trasportare dagli eventi solo perché Ellie non si è svegliata con lui, ma di certo vorrebbe capire cosa c’è sotto, perché questa storia gli puzza di bruciato. E parecchio. Di una cosa, però, è assolutamente sicuro: gli ultimi tre giorni sono stati i più intensi e straordinari che abbia vissuto da molto tempo.
 
*

La radio è l’unica cosa che disturba i suoi pensieri mentre guida ad una velocità stranamente regolare, seguendo il pick-up di suo padre.
 
Dean non ha la minima idea di dove siano diretti, né tantomeno del perché – se c’è qualche caso all’orizzonte o chissà – e approfitta di questo momento di solitudine per riflettere.
 
La mente viaggia da sola e Dean si ritrova ad immaginare come sarebbe stato stamattina se ci fosse stata Ellie al suo fianco anziché un misero ciuffo di lenzuola bianche.
 
L’avrebbe svegliata con dolcezza, accarezzandole il viso piano e godendosi ogni istante del suo risveglio: il respiro cambiare e le palpebre aprirsi e chiudersi lentamente un paio di volte prima di mostrargli quegli intensi occhi chiari. Le avrebbe dato un bacio e poi un altro e un altro ancora e forse avrebbero finito col farlo di nuovo e se poi Ellie gli avesse fatto qualche domanda sul loro rapporto – un po’ come fanno tutte le donne dopo essere state a letto con un uomo – Dean le avrebbe risposto o l’avrebbe presa in giro, a seconda se sarebbe stato in grado di farlo o l’avrebbe messo in qualche modo in imbarazzo. Anche se dubita che Ellie avrebbe seguito uno di questi cliché. Finora ha sempre saputo stupirlo, in un modo o nell’altro.
 
E’ una cosa sciocca, quasi da ragazzina alla prima cotta, è vero, ma Dean non riesce a scrollarsi di dosso l’idea che deve esserci una ragione se non era con lui.
 
La conosce abbastanza da sapere che non è una persona che cerca del sesso occasionale, è sempre stata chiara su questo. Insomma, da quello che gli ha raccontato, se si lascia andare con qualcuno – e a Dean non è di certo sfuggito quanto ci abbia messo a farlo con lui, ma non gliene fa una colpa – vuol dire che sente qualcosa e di certo è quello che gli ha dimostrato stanotte. Non aveva lo sguardo lussurioso di quelle con cui lo fa di solito – quelle donne che condividono con lui solamente la stessa solitudine –, c’era davvero il… il bisogno di lui.
 
Quello che è successo è così impresso nella sua mente che Dean lo rivede chiaramente e non sa come chiamarlo, ma c’è stata una sensazione particolare con Ellie: c’era un feeling, una connessione, qualcosa che non ricorda di aver mai avuto con altre. Forse perché non ci aveva mai prestato attenzione o perché c’era qualcosa di davvero speciale tra di loro.
 
Nessuno dei due ha proferito parola, forse per non rovinare tutto o forse, più semplicemente, perché non ce n’era bisogno: era tutto molto spontaneo, come se stessero seguendo uno schema conosciuto solo a loro due. Ciascun movimento, ogni gesto era naturale, dettato solo dall’istinto e dalla voglia di aversi.
 
Nonostante questo, però, non è stato troppo brusco o veloce. Anzi, Dean ha cercato di utilizzare tutta la tenerezza di cui è capace con lei e questo, in un certo senso, ha stupito anche lui, ma Ellie era lì che lo guardava sospirando e gemendo appena e la luce che c’era nei suoi occhi era così bella e intensa da convincerlo che stava andando bene, che era quello il modo in cui Ellie voleva essere trattata: con dolcezza. E Dean si è impegnato come non mai, cercando di essere attento a non farle male e prenderla con tutta la delicatezza possibile ed è anche questo a fargli arrovellare il cervello.
 
Insomma, non è possibile che Ellie non fosse lì perché lui si è comportato male o perché non le è piaciuto perché se ha fatto felice lui – che davvero dubitava potesse piacergli una cosa del genere, qualcosa che implicasse, in un modo o nell’altro, dei sentimenti – non può averla delusa. Anche per quello che lei ha fatto dopo, quindi… no, cazzo, dev’esserci qualcos’altro e sicuramente c’entra quel pezzo di merda di Jim, che tanto di solito se c’è qualcosa che non va la colpa è sua.
 
Scuote la testa, ancora pensieroso perché… boh, davvero non riesce a scrollarsi di dosso l’idea che sia successo qualcosa di grosso, magari proprio mentre dormiva, perché altrimenti Ellie sarebbe rimasta.
 
Ieri mattina era lì a coccolarlo e non era successo nulla e proprio oggi che… no, non è possibile, deve esserci sotto qualcosa.
 
Ripensa a quando Ellie gli ha detto che lui “è la cosa più bella che le sia successa” e cazzo se l’ha lasciato di stucco. Non si riferiva all’aver trovato suo padre che, per quanto stronzo e menefreghista, è comunque la persona che ha cercato e sperato di incontrare per buona parte della sua vita, ma a lui, che non ha mai pensato di essere abbastanza neanche per se stesso. E la cosa ancora più “assurda” è che Ellie era assolutamente e incredibilmente sincera e, in quel preciso momento, Dean ha spento il cervello e mandato avanti l’istinto, che lui con le parole non è mai stato bravo e non c’era un modo migliore di dirle che per lui è lo stesso, anche se non ci aveva mai riflettuto sopra in precedenza.

Prima, quando Sam era ancora con lui, era certo che fosse lui la sua “cosa bella”, la persona che più di tutte lo tirava fuori dai brutti pensieri e dall’idea che stesse vivendo una vita da schifo, fatta di sangue e di mostri costantemente appiccicati al culo e gli bastava un suo sguardo per superare la paura e la solitudine che talvolta gli si incastrava dentro, lasciandolo a crogiolarsi nei pensieri peggiori. E’ stato così fin da quando erano bambini: Dean ritrovava un po’ di fiducia quando guardava suo fratello, perché era la sola persona che lo faceva stare bene, anche con se stesso. Poi lui se n’è andato, lasciandolo da solo, ed Ellie è arrivata in modo insolito – quasi in punta di piedi, senza fare troppo rumore – ed ha portato uno spiraglio di luce nella sua vita e… sì, in fondo anche per lui Ellie è qualcosa di bello. E crede di averglielo detto nel modo migliore.
 
Guida da quasi due ore quando suo padre accosta vicino ad un fastfood ed è forse questo che riesce davvero a togliergli dalla testa tutti quei pensieri. O almeno a farglieli mettere da parte per un po’.
Dean fa altrettanto e scende, andandogli dietro. Ordina il suo panino – non ha mangiato niente stamattina e adesso sente di avere una certa fame – e una quantità industriale di patatine, con tanto di gelato per chiudere al meglio il pasto.

Prende un tavolo dove si siede nel frattempo che aspetta suo padre; ingurgita qualche patatina e senza pensarci sfila il cellulare dalla tasca e lo apre, osservandone lo schermo.
 
Nessuna chiamata, nessun messaggio. Sta seriamente pensando di telefonare ad Ellie per chiederle che fine ha fatto – qualcosa gli dice che forse sarebbe la sola che potrebbe dargli una risposta davvero sincera –, ma cambia idea quando suo padre lo raggiunge.

Comincia a mangiare senza dirgli nulla e Dean lascia nuovamente scivolare il telefono nella tasca della giacca, ponendo la massima attenzione su chi gli sta di fronte: la barba piuttosto lunga, gli occhi stanchi, nessuna ferita visibile sul viso o sulle parti del corpo scoperte dalla maglietta a maniche lunghe che indossa, suo padre sembra quello di sempre eppure Dean, non sa perché, ha la forte sensazione – più del solito – che gli stia nascondendo qualcosa e non sa se riuscirà a frenare l’istinto di fargli delle domande.

«Quando finiamo di mangiare partiamo di nuovo» John gli parla e Dean lo scruta ancora mentre mastica con la bocca piena.
«E già fai di precifo dove andare?» suo padre lo guarda di traverso, il classico sguardo che fa quando Dean parla con il boccone; il ragazzo deglutisce e constata all’istante che è proprio in questi momenti che gli manca Ellie che, se ci fosse stata, avrebbe senz’altro riso anziché guardarlo in questo modo.
«Sì, certo che lo so».
 
Che palle, potrebbe anche sbottonarsi ogni tanto e anticipare a questo povero stronzo che gli va sempre appresso dove caspita ha intenzione di andare. Dean lo pensa ma di certo è meglio non dire ad alta voce queste cose e si limita ad alzare le spalle e… però no, decisamente non ce la fa a contenersi.
«Perché non sei rimasto, papà?» John lo osserva, sembra quasi non riesca a capire cosa Dean gli sta chiedendo. «Intendo da Bobby. Perché sei andato via?»
«Avevo una faccenda da sistemare con Jim. Dovevamo andare lì per questo» Dean, ovviamente, non era a conoscenza di questi dettagli.
«Ed è tutto a posto?»
John continua a guardarlo, quasi accigliato «Sì, certo» stringe un poco gli occhi; Dean per un istante ha l’impressione che vorrebbe tanto leggergli la mente e capire cosa sta pensando «Cos’è questo interrogatorio?» e Dean stringe le spalle. Decide di lasciar perdere, tanto non caverà un ragno dal buco così, ma non è per niente convinto delle parole del padre – perché se fosse tutto a posto forse Jim non se ne sarebbe andato alla velocità della luce portandogli via Ellie.
 
Il discorso si smorza praticamente da solo e Dean finisce col concentrarsi solo sul suo cibo, terminando il panino e le patatine in qualche boccone.
 
Si sta gustando il gelato con sopra lo sciroppo al cioccolato quando suo padre lo guarda perplesso. «Hai fatto la fame da Bobby?»
Dean alza lo sguardo «No, perché?»
«Non so, sembra che non tocchi cibo da qualche giorno».
Dean sorride, pulendosi la bocca con un tovagliolo «No, è che stamattina non ho fatto colazione, ho bevuto solo caffè. Gli altri giorni ha cucinato sempre Ellie».
 
John fa una smorfia, qualcosa che Dean non sa decifrare perché sembra un misto tra stupore e indifferenza o, peggio, incredulità, ma non fa neanche in tempo a comprendere che suo padre si alza, costringendolo a seguirlo ancora.
 
Non ha del tutto chiaro il perché quell’uomo sembra sempre avercela un po’ con Ellie. Praticamente non la conosce, perché diavolo si comporta così? Forse si lascia condizionare da quello che gli racconta Jim su di lei – a patto che lo faccia – ma comunque non ha senso perché dovrebbe almeno parlarci prima.

Guidano per qualche altro chilometro, uno dietro l’altro come un paio di soldatini, finché John parcheggia in uno spiazzo isolato, vicino ad un fiume nei pressi di Ponca, Nebraska, poco lontano dal confine con il South Dakota e Dean fa altrettanto, del tutto ignaro dei propositi del suo vecchio. Ovviamente gli viene da chiedersi cosa diavolo ci fanno lì, in un posto sperduto dove non c’è niente a parte un tavolo, un paio di panchine e un enorme prato e sì, è carino, c’è un bel panorama, ma questo non vuol dire nulla. Dean pensava che avessero una faccenda reale e urgente da sbrigare, tipo una roba di mostri terribilmente voraci che stessero decimando la popolazione e da far fuori al più presto, non un’escursione.

John scende dal pick-up e va a sedersi proprio sulla panchina, gli occhi rivolti verso il fiume. Dean fa altrettanto e gli si siede accanto, sempre più confuso.
 
«Vuoi fare un picnic, papà?» John scuote la testa, un mezzo sorriso sul volto; Dean lo osserva con attenzione: i gomiti appoggiati alle ginocchia e le braccia in avanti, le mani a strofinarsi tra di loro e gli occhi stanchi che adesso lo osservano, però, in un modo in cui non lo facevano da tanto tempo.

Dean ha sempre seguito suo padre. Anche nei giorni peggiori, anche quando – forse – se lo meritava di meno, anche quando aveva torto. Lo ha fatto senza mai pentirsene e ne sarà sempre fiero, ma di rado riceveva questo sguardo in cambio, questa specie di bontà che traspare dai suoi occhi, questo senso di… Dean vorrebbe pensare che sia qualcosa di tanto simile alla gratitudine, ma no, sarebbe troppo.

«Sai, figliolo… ci sono tante cose che non ti ho detto» Dean vorrebbe rispondere che se n’è accorto, che l’ha capito da un sacco di tempo quante bugie gli ha raccontato – soprattutto ultimamente –, ma rimane in silenzio, in ascolto. «Gli ultimi mesi sono stati difficili e ci siamo visti poco. E… non so, forse ci sono delle cose che dobbiamo chiarire».

Dean continua a guardarlo senza ribattere nulla e si chiede se è veramente suo padre quello che gli sta davanti, se è un clone o, peggio, un demone che ha preso possesso del suo corpo. Non l’aveva sentito parlare così – il tono sempre austero e severo quasi più dolce, più aggraziato e meno rude e il viso più rilassato, più tranquillo del solito – neanche per un’occasione importante. Vero che non ne hanno mai avute o festeggiate molte, ma ecco, questo è proprio strano.

«Ad esempio… hai più parlato con tuo fratello da quando se n’è andato?» Dean sgrana un pelo gli occhi. Nessuno dei due ha più nominato Sam da quando si è sbattuto quella porta alle spalle in presenza dell’altro, non così liberamente, e Dean è sempre più convinto che ci sia qualcosa di veramente bizzarro oggi in suo padre. L’ipotesi del demone si fa sempre più probabile.
«No» la sua voce è appena un sussurro, non tanto perché è una cosa che a lui fa male, ma proprio perché è stupito del fatto che ne stiano parlando.
«Beh, nemmeno io. Ma sono andato da lui, un paio di volte» Dean rigira le dita tra di loro, inquieto. Stenta a credere che suo padre l’abbia ammesso.
«Ci hai parlato?»
«No, non mi sono fatto vedere. Ero lì solo per… per vedere se stava bene».
Dean annuisce «Ed è così? Insomma, sta bene?»
«Sì. Sembra cavarsela. Ha anche una ragazza, una bella bionda».

Dean sorride a quest’ultima informazione, pensando a quanto suo fratello sia prevedibile. Certo che se la sarebbe cavata da solo e che si sarebbe fatto la fidanzatina al college. Proprio… proprio come aveva sempre voluto.
 
Sospira appena seguendo il filo dei suoi pensieri e, non sa perché, ma comincia a fare domande a raffica a suo padre, a chiedere le cose più disparate su Sam e sul resto, sulle cacce che ha fatto senza di lui negli ultimi tempi – cercando accuratamente di non riferire parole sconvenienti sulle sue lunghe e talvolta ingiustificate assenze – e non gli sembra vero di poter parlare così con lui, come due ragazzini che si scambiano confidenze e anche il pensiero di Ellie si allontana per un po’, diventando appena più sbiadito.
 
Adesso vuole solo godersi questo tempo con suo padre, che chissà quando rivivrà di nuovo momenti così e se mai lo farà, soprattutto.
 
*
 
E’ ormai tarda sera quando Dean e John decidono di prendersi una stanza proprio a Ponca. Il paese non è tanto grande e sembra il posto ideale dove fermarsi per un po’, almeno fino al prossimo caso che Dean è sicuro lo costringerà a spostarsi molto presto. Già gli erano sembrati tanti i tre giorni di “vacanza” da Bobby, ora che è tornato con suo padre non crede che la pacchia durerà ancora a lungo.

John è andato a prendere la cena e Dean non sa se si tratta di una scusa per allontanarsi come fa sempre, ma per oggi potrebbe anche lasciargliela passare. In fondo sono stati insieme tutto il pomeriggio e questo non accadeva da un sacco di tempo.
 
Non credeva che suo padre potesse essere tanto loquace. Insomma, non che abbia parlato a macchinetta come fa Ellie quando ci si mette, ma per i suoi canoni ha chiacchierato tantissimo. Di caccia, per di più, e molto poco di altre cose magari anche più importanti – tipo cos’è davvero successo con Jim –, ma è un inizio.
 
Appoggia la giacca sull’appendiabiti – situato dietro la porta come sempre, un po’ come tutti i mobili della stanza che è uguale a chissà quante altre; ogni tanto si chiede perché in tutti gli Stati Uniti le stanze dei motel abbiamo quasi sempre la stessa disposizione – e ne estrae il telefono che, purtroppo, è stato docile e silenzioso per tutto il pomeriggio.
Lo rigira tra le dita incerto sul da farsi. Potrebbe chiamare Ellie, magari con la scusa del braccialetto, e cercare di capire come stanno le cose.
 
Anche se… insomma, vuole veramente saperlo? Se Ellie fosse normale e tranquilla – come spera – e magari la sentirebbe felice di parlare con lui andrebbe tutto bene, ma… se fosse strana? Se si fosse pentita e magari per questo ignorerebbe la chiamata – e lui, soprattutto – e farebbe finta di niente?
 
Sa che forse è una paranoia cretina – anche se una piccola parte del suo cervello ha covato silenziosamente quest’idea per tutto il giorno – ma questo Dean non potrebbe davvero sopportarlo, perché non è stata una botta e via ieri sera, non stava colmando un bisogno. Ed è vero che non lo ammetterebbe mai – fa anche fatica a concretizzare questa cosa, perché lo fa sentire fragile, in un certo senso, esposto a qualsiasi possibile delusione –, però gli farebbe davvero male sapere che per Ellie, invece, non sia stato nient’altro.
 
Scuote la testa, deciso a non pensarci; appoggia il telefono sul comodino, toglie il piccolo braccialetto di Ellie dalla tasca dei jeans dove è rimasto per tutto il giorno e lo rigira tra le dita. Osserva ogni ciondolino con la dovuta attenzione e, quando arriva con gli occhi al gancetto, nota che è rotto. Dev’essere per questo che le è caduto tra le lenzuola.
 
Si mette alla scrivania per vedere se può aggiustarlo – non che abbia una grande esperienza nel campo dell’oreficeria, ma tentar non nuoce –, però suo padre rientra poco dopo e l’istinto lo porta a nascondere quell’oggetto furtivamente, come un ladro.
 
Forse non dovrebbe, ma non gli va che sappia di questa storia. Non solo perché non ha dimenticato la predica che gli aveva fatto la sera del compleanno di Ellie – quella che poi ha completamente ignorato –, ma per altri mille motivi, e… sì, meglio lasciar perdere.
 
John sembra non accorgersi di nulla; appoggia la cena proprio accanto a lui e Dean abbozza un sorriso nella sua direzione.
 
Vanno a dormire abbastanza presto per una sera che possono farlo – Dean, poi, non è che si sia riposato chissà quanto ieri notte, perciò si sente anche un po’ stanco – e sta sognando qualcosa di bello quando un rumore in lontananza lo porta a svegliarsi.
Sbuffa leggermente e allunga una mano verso il comodino alla sua destra dove ritrova il suo telefono che sta vibrando da non sa quanto tempo, facendo tremare tutto il legno del piccolo ripiano.
 
Preme il tasto verde e porta il cellulare all’orecchio senza controllare chi lo sta chiamando «Pronto?»
«Ciao Dean» sorride appena a risentire il tono gentile di Ellie a cui ha pensato praticamente per tutto il giorno; la sua voce suona squillante alle sue orecchie e gli sembra di non aver mai sentito un suono più bello. Si sente anche un po’ idiota a pensare queste cose, ma la sua non è una reazione controllata. «Stai… bene?»
«Sì, tu?» si volta e suo padre ronfa tranquillo alle sue spalle. Probabilmente non si accorgerebbe di nulla neanche se urlasse, ma meglio parlare piano.
«Anch’io» Ellie fa una piccola pausa «Dormivi? Mi… mi dispiace, non volevo svegliarti».
Dà uno sguardo all’orologio «Beh, all’una di notte cos’altro dovrei fare?» stringe gli occhi forte e cerca di mascherare quella battuta con un sorriso. Non sa perché sta risultando così acido quando in realtà vorrebbe solamente chiederle se sta davvero bene e che fine ha fatto stamattina, ma è il sonno a parlare per lui. Forse.
«No è che… pensavo fossi ancora da Bobby».
«No, è tornato papà e sono andato con lui. Siamo ripartiti prima di pranzo».
 
Ellie non risponde per qualche istante e Dean può immaginarla annuire all’altro capo del telefono.
 
Non ha idea del perché, ma questa conversazione gli sembra terribilmente atipica. Sa benissimo che farebbe un’allusione alla notte passata insieme se si trattasse di una ragazza qualsiasi, ma con Ellie c’è un rapporto diverso e lui non sa davvero cosa dire.
 
«Io… beh, volevo chiederti se avevi trovato qualcosa di mio. Perché—»
«Sì, il braccialetto di tua madre».
«Ce l’hai tu?»
«Sì».
«O-ok, allora quando ci vediamo—»
«Sì, te lo ridò» fa una piccola pausa, stropicciandosi gli occhi con le dita della mano libera; è quasi certo di non aver mai avuto una conversazione tanto imbarazzante. «Tanto… ci rivediamo presto, no?»
Un altro piccolo momento di pausa, poi sente un piccolo sospiro e gli sembra che Ellie stia sorridendo, ma non ne è sicuro «Spero di sì».
«Ok, allora… »
«A presto e… scusa ancora se ti ho svegliato. Buonanotte».
«Buonanotte».

Dean chiude la chiamata e si sdraia sulla schiena, passandosi le dita della mano destra sugli occhi, il telefono stretto nella sinistra e un milione di pensieri che gli affollano il cervello.

Ellie non ha praticamente fatto nessun riferimento a quello che è successo e anche lei sembrava imbarazzata e… boh. Forse la piccola parte di sé che gli stava suggerendo che per Ellie non ha significato nulla aveva ragione e non ci sarà niente a parte quello che è già successo o forse si sta facendo solo tante paranoie inutili.
 
Sospira appena e volta nuovamente lo sguardo verso suo padre, ancora profondamente addormentato nel letto di fianco al suo.
 
Qualsiasi cosa stia succedendo ad Ellie, è sicuro di poterla risolvere quando la vedrà di persona e potrà parlarci faccia a faccia. Non si possono chiarire queste cose per telefono – a patto che ci sia davvero qualcosa da spiegare e non siano tutte sue strane fissazioni o complessi idioti – e pensa a godersi questi giorni con suo papà; sono tante le cose di cui devono parlare e gli farà di certo bene trascorrere un po’ di tempo insieme, anche se probabilmente sarà sul campo di battaglia.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: vali_