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Autore: Lizhp    16/09/2015    7 recensioni
SEQUEL DI YOU MADE ME.
-Perché ridi?- gli chiese il riccio, sorridendo leggermente.
-Perché tu sei completamente pazzo!- e così dicendo il biondo si alzò dalla sedia per controllare il cibo sui fornelli.
Mika osservò ancora per un attimo quella lettera, riflettendo di nuovo sulla proposta; Andy però, inconsapevolmente, gli aveva appena dato un ottimo motivo per accettare.
-Dici che è una cosa pazza, eh?- chiese quindi al biondo.
-Assolutamente sì- confermò il ragazzo, tornando a sedersi accanto a lui.
Mika alzò gli occhi alla ricerca delle iridi color del cielo del compagno e quando le incontrò sorrise.
-Allora se è una cosa pazza, la faccio!- dichiarò, prendendo infine la sua decisione con un’alzata di spalle.
Andy lo guardò, sbarrando gli occhi.
-Mika, ma davvero lo farai?-
-Sì!- confermò convinto il cantante, annuendo freneticamente con la testa –Perché non dovrei? Ho detto no a troppe cose in quest’ultimo periodo-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andy da un lato restava convinto che tutto sarebbe stato più semplice se si fossero chiusi in hotel, ma dall’altro lato aveva voglia di godersi una passeggiata per le vie di quella città a lui sconosciuta insieme a Mika.
Non amava le complicazioni, ma non amava nemmeno dover rinunciare a quelle piccole semplici cose e, a quanto pare, nemmeno il compagno voleva rinunciarci, considerando lo sguardo speranzoso che gli stava rivolgendo.
Come avrebbe mai potuto dirgli di no?
-Okay- rispose quindi, annuendo.
Vide la soddisfazione dipingersi sul volto di Mika quando si alzò per andare a cambiarsi e non poté fare a meno di sorridere.




Lasciarono libero l’autista di tornare a casa e chiamarono un taxi, per farsi lasciare sul lungomare napoletano. Durante il tragitto avevano pensato a come fare per passare una serata tranquilla, senza troppa gente che lo riconoscesse e li interrompesse. Alla fine erano scesi dal taxi con l’idea di trovare un posto tranquillo sulla spiaggia e mangiare lì un panino.
Mika venne fermato tre o quattro volte prima che riuscissero a trovare il posto perfetto: un piccolo spiazzo di sabbia, vicino al mare, e un venditore di panini poco distante, a lato della strada.
Si fermarono ad osservare per qualche secondo le onde del mare che si infrangevano calme sulla riva, sotto lo sguardo attento delle stelle, ben visibili mentre punteggiavano un cielo incredibilmente sereno. Alla loro sinistra, una mezza luna calante si rispecchiava anch’essa nell’acqua limpida.
Era uno degli spettacoli più rilassanti che potessero esserci.
-Vado io a prendere da mangiare- decise Andy, lanciando uno sguardo alla strada affollata; lui non l’avrebbero di certo riconosciuto.
-Sicuro?-
Il biondo alzò le spalle: -Capiranno un minimo di inglese, al massimo gesticolo. Tanto in Italia gesticolano in continuazione-
Mika rise, per poi estrarre il portafoglio dalla tasca, ma Andy si stava già avviando verso il baldacchino.
-Andy!- esclamò, ma tutto quello che ottenne come risposta fu un gesto frenetico della mano e una frase non troppo gentile che gli intimava scherzosamente di non stressarlo.
Mika scosse la testa, sorridendo, per poi sedersi sulla sabbia, vicino al mare, ma non abbastanza da bagnarsi i piedi.
La sua mente tornò a quella giornata stramba, in cui aveva avuto il coraggio, alla fine, di dare il via a quell’avventura; non sapeva dove tutto questo lo avrebbe portato, ma ora non aveva più paura. Era riuscito a rompere il ghiaccio, aveva visto che poteva farcela.
Era stata una bella conferma e una grande soddisfazione per lui.
Inoltre aveva avuto la possibilità di ascoltare dei ragazzi davvero validi, che non vedeva l’ora di risentire, sperando di rimanerne ancora più sorpreso.
In quel momento sentì Andy sedersi accanto a lui: riconobbe il suo profumo ancora prima che un panino enorme si piazzasse davanti alla sua vista, ricordandogli quanto avesse fame.
-Grazie mille- disse Mika, prima di tuffarsi nel suo panino, staccandone un morso che tutto poteva definirsi tranne che normale.
-Mangia con calma eh, non abbiamo fretta- lo prese in giro Andy, addentando anche lui il suo panino, staccandone però un pezzo molto più piccolo.
-Ho troppa fame- spiegò Mika, tornando ad occuparsi dello strabordante panino che attendeva solo di essere finito.
Finché mangiarono ci fu silenzio, così che si fecero accompagnare solo dal suono delicato delle onde di fronte a loro.
I due ragazzi osservarono per la maggior parte del tempo il mare, lanciando di tanto in tanto uno sguardo all’altro; un paio di volte Andy non poté fare a meno di ridere di fronte a Mika che si affrettava a mangiare il suo panino e il libanese rispondeva sempre con uno sguardo fintamente minaccioso o un giocoso pugno sul braccio.
Mika finì molto prima di Andy e si distese sulla sabbia, osservando il cielo, attendendo che anche il compagno terminasse di mangiare.
-Come ti è sembrato oggi?- chiese Mika. Il parere di Andy era sempre stato importante per lui, in qualsiasi frangente.
-Isabella dice che sei stato bravo. Qualche volta le chiedevo di dirmi ciò che avevi detto. Ho scoperto che odio non capire mentre parli-
Mika soffocò una risata divertita.
-No, sul serio- riprese Andy, dandogli una leggera spinta al braccio –E’ fastidioso, devo contin…-
-NON MI PRENDI!-
A quelle urla, in italiano, Andy si interruppe ed entrambi i ragazzi si voltarono, per vedere due bambini che si rincorrevano sulla sabbia, poco distanti da loro, riempiendo l’aria con le loro risate spensierate.
-Non troppo vicini al mare- li rimproverò quello che doveva essere il padre, che spingeva un passeggino, in quel momento vuoto, e osservava i due bambini rincorrersi.
-Preso!- esclamò il più grande dei due, per poi iniziare a scappare a sua volta, inseguito dal più piccolo che doveva avere circa quattro anni.
-Non allontanatevi troppo- li pregò ancora il papà, che si era fermato più indietro rispetto ai bambini, lasciandoli giocare per un attimo sulla sabbia.
Il più grande, sempre scappando per non farsi prendere, corse dietro Mika e Andy, superandoli alla velocità della luce. I due ragazzi videro il fratellino imboccare invece la strada di fronte a loro, così ritrassero immediatamente le gambe che avevano allungato, per evitare che inciampasse. Ma il piccolo, preso dalla foga di acchiappare il fratello, inciampò comunque e cadde a pancia in giù proprio davanti a Andy.
Il biondo allungò un braccio per aiutarlo ad alzarsi e fece per parlare, ma si ricordò in tempo che quel bambino era italiano e non avrebbe capito nulla delle sue parole.
-Ti sei fatto male?- disse invece Mika, osservandolo.
Il bambino, ancora scosso dalla caduta, prima annuì, poi scosse la testa e poi annuì di nuovo. Mika gli rivolse un sorriso enorme, mentre il bambino portava una mano in bocca e li osservava timoroso.
-Dai smettila di lagnarti, la sabbia è morbida- il più grande era tornato indietro non appena aveva notato che il fratello non lo stava più inseguendo.
Mika arricciò il naso di fronte a quella parola. Lagnarti.
Certo che l’italiano a volte era davvero buffo.
-Ehi, tornate a giocare da quel lato, forza. Mamma tra poco arriva con i gelati- anche il papà si era avvicinato –Matteo, tutto a posto?- il più piccolo annuì ma poi corse incontro al papà, saltandogli in braccio.
L’uomo lo prese al volo, mentre il grande si portava vicino a loro.
-Mi dispiace per il disturbo- il padre si rivolse ora a Mika e Andy. Il biondo lo guardò perplesso, ma Mika fu pronto a rispondere.
-Non c’è problema, davvero-
Ci fu uno scambio di sorrisi e poi l’uomo li salutò augurando loro buona serata, mettendo il più piccolo, ormai terrorizzato di poter cadere di nuovo, nel passeggino e continuando così la loro passeggiata.
Andy li seguì per un attimo con lo sguardo e quando Mika posò gli occhi sul suo volto lo trovò assorto in chissà quali pensieri, mentre osservava ancora quei bambini.
Anche il riccio guardò ancora la famiglia, a cui in quel momento si era appena aggiunta la mamma e aveva passato dei gelati ai bambini.
Per la prima volta, Mika si ritrovò ad immaginare come sarebbe stato avere dei bambini intorno a lui e Andy. Si sorprese di questo pensiero, ma ripensando al momento in cui Andy si era fatto avanti per aiutare il più piccolo a rialzarsi dopo la caduta, si rese conto che non gli sarebbe affatto dispiaciuto.
Nello stesso momento in cui formulava quei pensieri, si rese anche conto che per loro non sarebbe stato così facile. Non ne avevano mai nemmeno parlato.
Anche Andy si era fatto silenzioso e osservava con sguardo pensieroso le onde del mare infrangersi sulla riva.
Mika si guardò intorno: iniziava a farsi una certa ora, le persone non erano moltissime. Inoltre, loro si trovavano di spalle rispetto ai passanti sul lungomare, abbastanza distanti. Si poteva rischiare.
Appoggiò così la testa sulla spalla di Andy, sentendo pochi istanti dopo il biondo lasciargli un bacio tra i capelli e affondare il viso tra i suoi riccioli.
-A cosa pensi, Andy?- sussurrò lievemente, sperando di convincere il biondo a parlare. Lui si rese conto di non avere il coraggio di esternare ciò che aveva pensato poco prima, osservando quei bambini.
Il biondo sorrise lievemente.
-E tu?- chiese, muovendo leggermente il viso e respirando il dolce profumo del compagno.
Anche Mika sorrise, leggermente in imbarazzo.
-Ci… ci hai mai pensato?- mormorò il libanese, sentendo un lieve calore colpirgli le guance e continuando a restare appoggiato alla sua spalla, proprio per non fargli notare il leggero imbarazzo.
-A dei bambini?- chiese Andy, anche se già pensava di conoscere la risposta. Lo sentì annuire, sempre appoggiato su di lui, e capì che probabilmente si sentiva in imbarazzo; troppe poche parole.
Il biondo sospirò.
-A volte- confessò –Ma non bene. Ci sarebbero così tante cose da considerare…-
Mika non rispose, ma si perse di nuovo tra i suoi pensieri. Lui girava il mondo, non sarebbe mai stato troppo presente, e questo non andava bene. Anche Andy spesso sarebbe dovuto andare lontano da Londra per lavoro e come avrebbero potuto fare? Senza considerare che prima di questi problemi ce n’erano molti altri di cui si sarebbe dovuto discutere.
-E tu ci hai mai pensato?- domandò di rimando Andy, sinceramente curioso.
-Ci ho pensato prima- disse il riccio, sospirando. Poi decise di esternare i suoi pensieri –Ma ho una vita troppo egoista adesso, per dei bambini-
Andy si fermò per un attimo a riflettere su quelle parole, pensando a come sarebbe stata, in quel caso, la loro vita caratterizzata soprattutto da viaggi.
-Tanta gente che viaggia molto ha figli- sussurrò il biondo –Ma sono d’accordo con te. Non è il momento-
Mika alzò finalmente la testa dalla spalla di Andy, per incontrare i suoi occhi chiari.
-Quindi dici che arriverà il momento giusto?-
-Perché no- rispose Andy, sorridendo lievemente mentre continuava a pensare a come sarebbe stato. Erano immagini che non gli dispiacevano affatto. Dopotutto, stavano insieme da sei anni e mezzo, avevano condiviso e continuavano a condividere molto.
Il riccio si sdraiò, incurante dei granellini di sabbia che avrebbero punteggiato poi i suoi capelli.
-Finché ero più giovane, mi sono sempre immaginato con una famiglia numerosa, un po’ come la mia- confessò Mika, puntando gli occhi alle stelle.
-Cinque bambini te li curi tu- dichiarò Andy, lasciandosi andare ad una risata a cui presto si aggiunse anche quella di Mika.
-Sì, dì pure così. Intanto io già ti immagino a rincorrerli tutti con la tua videocamera in mano- lo punzecchiò il libanese, ricordandosi dei primi momenti in cui Andy faceva così con lui. In realtà lo continuava a fare, ogni volta che ne aveva occasione, e lo ringraziava segretamente per questo. Sbuffava fintamente scocciato quando Andy gli puntava addosso quella che era in tutto e per tutto la sua compagna di avventure, un po’ come il pianoforte per lui, ma poi doveva ammettere che riguardare, per esempio, quel video che Andy gli aveva regalato un Natale di qualche anno prima lo faceva sentire estremamente bene.
La loro storia era lì, impressa in quelle immagini.
Il biondo a quella frase rise.
-Ti sbagli- affermò, ben consapevole che in realtà il compagno avesse ragione. Avrebbe fatto esattamente così, non si sarebbe lasciato sfuggire nulla.
-Certo, come no- continuò Mika, sorridendo beffardo –Probabilmente mi faresti rotolare su un prato con uno di quei marmocchietti addosso-
Ricordare il loro primo, strano, incontro fece sorridere entrambi. Poi il greco alzò le spalle, senza aggiungere altro: non faceva per nulla fatica a figurarsi l’immagine che Mika gli aveva appena suggerito e sì, se un giorno fosse successo, lui avrebbe sicuramente acceso la sua videocamera.
Il libanese rise di fronte alla silenziosa alzata di spalle del compagno, consapevole di aver avuto ragione con quella frase.
-Ritorniamo in hotel?- chiese poi, sfiorando la schiena di Andy con una mano.
-Sì- disse il biondo, che iniziava a sentire una certa stanchezza. Si alzò e tese la mano a Mika, che l’afferrò e fece forza per alzarsi, per poi chiamare un taxi.
 
La mattina seguente la sveglia per Mika suonò decisamente troppo presto. Il riccio la spense con un brontolio sommesso e si voltò verso Andy, che ancora teneva gli occhi chiusi. Quella mattina però non lo svegliò.
Si alzò dal letto e iniziò a prepararsi, finendo di bere il suo caffè proprio nel momento in cui sentì due lievi colpi alla porta. Aprì e si trovò davanti una sorridente Isabella.
Mika spesso si chiedeva come quella donna fosse in grado di essere così allegra e solare anche di prima mattina.
-Buongiorno-
-Ciao- rispose Mika, invitandola ad entrare.
Si assicurò di aver chiuso la porta della stanza per non disturbare Andy e poi fece cenno alla donna di sedersi al tavolino.
-L’ansia come va?- chiese Isabella, tirando fuori gli appunti che aveva preso il giorno precedente durante le registrazioni.
-Un po’ ancora c’è. Ma va bene, io posso farlo-
-Certo che puoi- annuì convinta Isabella –Ieri è andata bene. Solo un paio di cose…- e iniziò a mostrare al ragazzo alcuni piccoli errori che aveva commesso, correggendoli. Mika si appuntò tutto sul suo computer, cercando di memorizzare le correzioni per evitare di commettere ancora gli stessi errori.
-Qui mi sei andato in panico. “Tu non è un cantante”-
-Tu non sei- si corresse immediatamente Mika, senza però appuntare quell’errore; era ben consapevole che si dicesse così, probabilmente nella fretta di parlare si era confuso.
Finite le correzioni, che non erano poi molte, Isabella riprese con una nuova lezione in vista delle registrazioni di quel giorno.
 
Le audizioni di Napoli furono una bella esperienza, che gli diedero la spinta giusta per affrontare questa nuova avventura con un pizzico di entusiasmo in più.
Si divertiva seduto a quel tavolo, in cui si parlava di musica, la cosa che lui amava di più.
Si trovava a Milano in quel momento e tra un quarto d’ora sarebbero iniziate nuovamente le audizioni; Isabella, con i suoi insegnamenti e consigli, l’aveva seguito nel luogo in cui si sarebbero tenute le audizioni. Andy invece, dovendo svolgere alcuni lavori, lo aspettava nella casa di Milano, dove avrebbe potuto lavorare in pace.
 
Il greco prese il computer portatile e lo appoggiò sulle sue gambe, dopo essersi seduto sul piccolo divano del suo studio nella casa di Milano.
Aprì il video sul documentario che aveva girato in Grecia qualche tempo prima e che doveva finire di editare, ma non si mise subito al lavoro, portando il suo sguardo fuori dalla finestra.
Mika sarebbe rientrato a casa quella sera, dopo un’altra serie di  audizioni concluse. Avrebbero passato pochi giorni insieme: le audizioni successive, le ultime, si sarebbero tenute a Genova, ma Andy sarebbe dovuto partire nuovamente per Atene in quelle giornate.
Il biondo sospirò, ritrovandosi a pensare che lui non amava le complicazioni, eppure aveva accettato, ed era disposto a continuare ad accettare, quella situazione pur di stare accanto a Mika; e lo faceva con piacere.
Visto da una persona esterna forse poteva sembrare strano: lui era sempre stato semplice, con la sua videocamera in mano e la smania di riprendere tutto ciò che lo interessava per poi lavorarci sopra; prima di Mika aveva vissuto solo a Londra, vedendo sempre le stesse persone, gli stessi amici, nella stessa casa di sempre. Le vacanze le aveva sempre passate ad Atene, nella vecchia casa di famiglia. Non andava alla ricerca di cose complicate, gli bastava una vita semplice.
Da quando si era innamorato di Mika e lui era riuscito a far successo con la sua musica, anche la vita di Andy non poteva più considerarsi semplice.
Eppure, allo stesso tempo, stare con lui era la cosa più semplice del mondo.
Ricordò con un mezzo sorriso tutte le volte in cui le complicazioni avevano vinto, come quel suo primo viaggio in Grecia per lavoro, che lo aveva reso nervoso e scontroso anche nei confronti del compagno.
Eppure erano sempre riusciti a superare tutto, perfino la fuga di Mika.
Non sapeva perché, dal nulla, la sua mente fu invasa da quei pensieri, che di certo nulla avevano a che fare con il lavoro che avrebbe dovuto svolgere. Forse solo perché la prospettiva di soli due giorni insieme a Mika prima di doversi separare di nuovo non lo allettava per nulla: rientrava decisamente nella categoria “complicazioni”.
Avrebbe prolungato quei due giorni molto volentieri, se fosse stato per lui. Eppure era ben consapevole dell’impossibilità di questa cosa.
Quei pensieri preannunciavano una crisi, ormai Andy ne riconosceva tutti i segnali; aveva imparato a riconoscere i suoi stati d’animo, quando si trattava di distanza, e sapeva che la soluzione era soltanto una.
Prese il cellulare e guardò l’ora: Mika era sicuramente già in viaggio.
Cercò il suo numero in rubrica e premette la cornetta verde.
-Buonasera- rispose una voce allegra, dall’altro capo del telefono.
Andy sorrise.
-Ciao, Mika. Tra quanto arrivi?- gli chiese subito, sperando di sentirsi rispondere “immediatamente”.
-Non lo so, c’è un po’ di traffico- rispose il libanese, sospirando.
La risposta di Andy fu solo un lungo silenzio.
-Va tutto bene?- chiese quindi Mika, notando che il compagno non aveva aggiunto una parola.
Andy scosse la testa, cercando di tornare alla realtà: Mika era lì, dall’altro capo del telefono, che stava aspettando una sua risposta mentre era in macchina per venire da lui.
-Sì- rispose il greco –Voglio sapere tutto di queste audizioni, eh- lo avvisò Andy, che non avendo avuto modo di essere presente non aveva nemmeno sentito le traduzioni che Isabella gli faceva delle cose più significative dette da Mika. Inoltre nei giorni precedenti il ragazzo era sempre tornato a casa tardi e la mattina si sarebbe dovuto svegliare presto per le lezioni di italiano, così la sera c’era tempo solo per poche parole, prima che Mika, distrutto, si addormentasse profondamente accanto a lui.
Visto che a Napoli era stato decisamente divertente, ora Andy moriva di curiosità.
Mika trovò strano che il compagno lo avesse chiamato poco prima che lui arrivasse a casa, ma quel silenzio e quel cambio di discorso brusco gli fecero intuire che probabilmente il biondo si trovava in uno di quei momenti in cui il loro problema più grande, la lontananza, aveva iniziato a pesare un po’ troppo. In fondo, rimanevano un paio di giorni, poi il ragazzo sarebbe dovuto partire e ad attenderli c’erano circa due mesi di distanza.
Iniziò quindi a raccontare per telefono tutto quello che era successo alle audizioni, con la speranza di distogliere un po’ Andy dai suoi pensieri, qualunque essi fossero.
-Si è presentato un ragazzo davvero strano che ha scatenato una discussione tra Morgan ed Elio, quando in realtà secondo me la scelta era molto semplice. Non ho capito molto cos’è successo in quel momento…-
Andy abbandonò il computer a terra e si sdraiò sul divano, sorridendo lievemente: era quello di cui aveva bisogno. Voleva sentirsi partecipe di quello che era successo, voleva sentire la voce di Mika esaltarsi per il suo lavoro mentre lo raccontava a lui.
-Poi non ho capito perché in italiano usano la stessa parola per dire più cose. Devo parlare per forza con Isabella-
Mika si fermò per un attimo a riflettere sulla spiegazione che Morgan e Elio gli avevano dato della parola “cappella”; ne era uscito un po’ confuso e ancora non aveva capito bene perché alcuni si fossero messi a ridere.
-Poi una ragazza molto giovane si è presentata con una corona in testa…-
Andy rise, perché sentì lo sbuffo di Mika a quella frase. Immaginava la sua espressione di fronte ad una ragazza con una corona.
-Una corona?- chiese Andy, incitandolo a continuare.
-Si perché lei sul palco doveva essere una regina in tutto e per tutto- continuò Mika, scuotendo la testa, facendo ridere nuovamente Andy.
-Si trova davvero di tutto in giro, eh?-
-Decisamente- confermò Mika, appoggiando la testa al finestrino e pensando ad altre persone divertenti che si erano presentate, per cercare di far sorridere un po’ il biondo.
Nella sua mente tornò l’immagine di una ragazza davvero particolare, con cui Mika si era trovato un po’ in difficoltà e, per spiegare il suo giudizio, aveva preferito i versi alle parole.
Sorrise lievemente e si schiarì leggermente la voce al telefono.
-Aaaaarg!- esclamò, facendo sobbalzare Andy.
-Mika, che cos…-
-Così, una ha cantato così!- e si esibì di nuovo in quel verso strano che fece scoppiare Andy in  una risata fragorosa.
-Sembri un gatto a cui hanno pestato la coda, Mika- gli disse il ragazzo, tra una risata e l’altra, mentre al telefono il libanese si esibiva ancora in quei versi, per poi cantare la canzone con cui si era esibita la ragazza, cercando di imitare la sua voce decisamente particolare e facendo ridere Andy ancora di più.
Ci stava riuscendo, forse lo stava distraendo dai pensieri che lo avevano spinto a chiamarlo; o così almeno Mika sperava.
-Una voce punk!- esclamò Mika, ripensando a Elena e alla sua esibizione.
-Scommetto che le hai detto sì- commentò Andy, mentre ancora cercava di riprendersi dall’imitazione di Mika.
-Assolutamente! C’era un grande potenziale!-
Seguì un momento di silenzio, interrotto di nuovo dalla risata di Andy che non riusciva a togliersi dalla testa i versi strambi in cui il compagno si era appena esibito. Sentendo quella risata, anche Mika iniziò a ridere, ricordandosi di un’altra cosa divertente, che sicuramente Andy avrebbe capito, dato che si trattava di inglese.
Mika iniziò a ridere istericamente nel momento in cui l’immagine di quelle tre ragazze ritornò nella sua mente.
-Andy…- disse, senza riuscire a controllarsi –Tre ragazze hanno cantato Wannabe delle Spice Girls e… e…- non riuscì a continuare. Smettere di ridere durante le registrazioni era stato difficile e in quel momento, in cui poteva permettersi tutte le risate isteriche del mondo, fermarsi sembrava addirittura impossibile.
-Mika?- esclamò Andy, che ormai all’apice della curiosità voleva solo sapere cosa avessero fatto quelle ragazze per scatenare quella risata senza fine del libanese.
Mika fece un respiro profondo, cercando di calmarsi.
-Sai com’è la canzone… “I wanna really really really”- e a queste parole seguì un nuovo scroscio di risate.
-Sì…- rispose il biondo, attendendo il continuo, chiedendosi cosa ci potesse essere di così divertente
-Hanno sbagliato un po’ la pronuncia… e loro hanno detto…- ci fu un’altra pausa, in cui Andy sentì ancora le risate di Mika, prima che finalmente gli dicesse il motivo per cui rideva tanto –“I wanna willy willy wil…- e non finì, scoppiando nuovamente a ridere.
La risata del biondo si aggiunse a quella di Mika, mentre si portava una mano a coprirsi gli occhi, cercando di immaginarsi la reazione di Mika di fronte a quella esibizione.
-Non avrai detto sì anche stavolta…-
-Ma è stato fantastico! I wanna willy willy willy!- si giustificò il riccio, ripetendolo di nuovo, mentre Andy scuoteva la testa e si portava le mani al viso, soffocando una risata. Ovvio che aveva detto loro sì, e probabilmente glielo aveva anche fatto notare; in quel momento, Andy si rese conto che gli sarebbe davvero piaciuto essere presente in quel momento.
-I wanna willy willy willy willy!- e Mika fece la voce grossa, senza riuscire in nessun modo a tornare serio.
-Mika, ti prego!- lo implorò Andy, alzando la schiena dal divano e portandosi una mano sul volto per cercare di smettere di ridere.
-Penso anche di aver inventato qualche parola oggi- aggiunse infine Mika, quando riuscì a tenere sotto controllo le risate. La macchina aveva inoltre appena parcheggiato di fronte a casa: era arrivato.
-Un po’ di originalità non fa mai male- gli disse Andy, sorridendo. Era già tanto quello che Mika era riuscito a fare fino a quel momento, col passare del tempo il suo italiano sarebbe sicuramente migliorato.
Il libanese scese dalla macchina e, dato che ormai era a casa, si permesse di chiedere ad Andy il motivo di quella chiamata.
-Come mai mi hai chiamato, Andy?-
Il biondo sospirò: sapeva benissimo che Mika aveva capito tutto, ma aveva comunque accettato di distrarlo senza chiedere perché.
-Pensavo solo a quello che succederà tra due giorni… che è quello che succede sempre- spiegò allora il greco, ben sapendo che Mika lo avrebbe aiutato a non pensarci –Non ho voglia, Mika. Resto qui- aggiunse infine, ben consapevole che non avrebbe potuto farlo.
Mika sorrise tristemente, percorrendo lentamente il vialetto di casa.
-Inutile pensarci ora, abbiamo due giorni da passare insieme, godiamoci quelli-
Andy sospirò di nuovo: come sempre aveva ragione.
-A che punto sei?- chiese quindi a Mika, desideroso di vederlo entrare da quella porta il prima possibile.
-Penso manchi ancora un quarto d’ora, traffico permettendo- rispose il libanese, sorridendo leggermente, mentre portava una mano alla maniglia di casa.
Lo sentì sbuffare.
-Arrivo presto- gli disse poi, sempre sorridendo.
-Okay, allora torno a lavorare e ti aspetto-
-Va bene- rispose Mika e mise giù il telefono.
Aspettò un paio di secondi, poi aprì la porta di casa, ma non trovò Andy in sala. Fece allora le scale e lo trovò disteso, di spalle, sul piccolo divanetto del suo studio.
Mika si esibì di nuovo in quel verso che aveva fatto tanto ridere Andy poco prima. Il biondo alzò velocemente la schiena dal divano e si voltò in direzione di Mika, che gli rivolse un sorriso luminoso.
-Un quarto d’ora, eh? Sei uno stronzo!- gli disse così, a bruciapelo, in realtà felice del ritorno del compagno, nonostante si fosse preso un colpo non avendolo sentito arrivare e non aspettandosi un suo rientro così a breve.
Mika rise e si avvicinò al divano, facendo nuovamente appoggiare la schiena a Andy e stendendosi sopra di lui.
-Aaaaarg!- esclamò di nuovo il riccio, questa volta direttamente sul collo del greco, lasciandogli poi un lieve morso.
-Smettila!- esclamò Andy, tra le risate, afferrando i riccioli di Mika e cercando di allontanare il volto dal suo collo, per poterlo guardare negli occhi.
Mika alzò la testa, per riappoggiarla subito dopo dall’altro lato del collo e ripetere lo stesso trattamento di poco prima.
-Mika!- quasi urlò Andy, sempre ridendo. I loro petti si muovevano contemporaneamente uno contro l’altro, entrambi scossi da risate sincere, che riempivano l’aria di un suono estremamente piacevole.
Il libanese abbandonò finalmente sia il collo di Andy che quegli strani versi, per guardare il compagno negli occhi per qualche secondo e rivolgergli un sorriso. Si avvicinò poi alle sue labbra, lasciandogli un bacio leggero.
-Buonasera- disse infine, portando una mano tra i suoi capelli.




Buoooooonasera!
Allora, eccomi con i soliti “link utili”
La prima parte della storia si rifà all’intervista di Mika a Vanity Fair del 2013, che intera non trovo da nessuna parte. Ma qui

http://www.repubblica.it/spettacoli/people/2013/10/29/news/mika-69748090/

viene riportato un pezzo dell’intervista, in cui appunto dice di volere tanti figli.
Poi, in altre interviste (tra cui quella a Le Divan) dice anche quella cosa di avere secondo lui, al momento, una vita troppo egoista per avere figli.
Mi piaceva trattare un po’ questo argomento, e ho cercato di mettere insieme queste due idee.
E poi beh, le audizioni fanno riferimento alla puntata di Milano, solo che in questo caso ne ho voluto parlare in modo un po’ diverso.
Bon, penso di aver finito.
Se avete voglia, fatemi sapere che ne pensate ;)
Alla prossima :D
 
   
 
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