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Autore: Read_This_Cookie_Dude    17/09/2015    3 recensioni
Erin Fitzgerald è un ragazzo molto pigro e svogliato nel fare qualsiasi cosa, per questo il padre lo costringe a cercare un lavoro estivo. E lo trova! Al nuovissimo e rimodernato Freddy Fazbear's Pizza, come guardia notturna! I sorridenti humanized animatronic, l'atmosfera gioviale, la pizza... il paradiso per Erin. Finché non scopre che la pizzeria nasconde un terribile segreto di cui il caro proprietario non gli aveva parlato (hehe... furbacchione...). Con un pizzico di comicità e thriller, dietro uno sfondo un po' demenziale, Erin racconta le sue spaventose cinque notti da Freddy. [TEMPORANEAMENTE SOSPESA/INCOMPLETA]
Genere: Comico, Demenziale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prefazione: Come prima, ho deciso di dividere questo capitolo in due parti, un po' perché credo di aver rimandato l'aggiornamento per troppo tempo, ma anche perché immagino verrebbe troppo lungo se ne scrivessi uno omogeneo. Chiedo un favore ai ragazzi (maschi! uomini!): ciò che scrivo rispecchia una visuale maschile? Cioè, vi sembra davvero  la narrazione di un ragazzo quale è Erin? O vi sembra troppo effemminato? Scrivetemelo se non è così, e datemi consigli! Grazie. Scusate la lunga introduzione! Buona lettura! :)

CAPITOLO 7
TERZA NOTTE:
KICK ASS, FREDDY AND CHICA
I’ PARTE
 
Ore 20.10 PM Un quarto d’ora fa Scott mi ha chiamato dicendomi che lo staff aveva bisogno di me per un trasferimento. Sono onorato  di far definitivamente parte della squadra (ah ah ah. No, non è vero), peccato solo che stia cercando di evitare quel posto come la peste, salvo il mio pesante orario di lavoro in cui sono costretto a sedermi in un ufficio e sbattere la porta in faccia a dei pupazzi provenienti da un set dell’orrore. Ma nell’udire le dolci parole “paga extra” mi sono sciolto come un gelato ad agosto o come mia madre alla vista di tanti adorabili gattini accatastati in un cesto infiocchettato e mi sono detto “perché no?”, dimenticando completamente i simpatici robottoni. Perché voglio i big money, baby!
Quindi, sì, ho preso la macchina e mi sono diretto alla pizzeria.
Quando sono arrivato lì mi sono diretto nel retro del locale, come mi aveva riferito Scott, e qui l’ho trovato impegnato insieme ad altri colleghi, cinque in tutto e molto giovani come lui, a ficcare le mani in uno scatolone tanto grosso quanto avrei giurato che all’interno ci fosse stato un orso bruno. Be’, tecnicamente non mi sbagliavo.
 
Ore 20.30 PM Quello che io e i miei colleghi dovevamo tirare fuori dalla scatola era un enorme costume quasi completamente vuoto di un Freddy Fazbear giallo. Nonostante quello che poteva sembrare, era pesante! Sfido che avessero chiamato l’intera squadra a rapporto. Ognuno si è caricato una parte e l’ha portata nel backstage. Per me è stato un po’ imbarazzante dover trasportare la mia, il bacino, che, a causa della pesantezza, ho dovuto afferrare da sotto il cavallo. Insomma, non che nessuno ci abbia fatto realmente caso, ma quell’affare aveva una forma piuttosto ambigua: sembrava davvero ci fosse… qualcosa la sotto. È stato il momento più gay di tutta la mia vita. E credo mi sia anche scappata fuori l’ernia. Gli altri, sebbene avessero parti anche più grandi della mia, sembravano non far fatica a trasportarle, nemmeno Scott, che portava in schiena l’intero busto! Sotto quella camicia ben stirata deve esserci un corpo da uno che va in palestra almeno tre volte alla settimana per farsi qualche muscolo e qualcosa di più. E credo di non essere l’unico ad averlo pensato, perché l’unica ragazza di tutto il gruppo, Tiffany, gli ha girato intorno per tutto il tempo, sculettando e ondeggiando come un kiwi in calore, e continua pure adesso! Non che io non apprezzi delle belle e abbondanti curve e un corpo tonico sotto una divisa deliziosamente bagnata di sudore (tipo Lolita alla fine di una giornata all’Accademia… Oddio, l’ho pensato davvero?!), ma, cavolo, si vede lontano un miglio che quella punta solo una cosa!
Una volta sistemati i pezzi del costume, Scott e Joshua, un canadese con i una cresta di capelli tinti di blu, hanno svuotato lo scatolone dalla plastica da imballaggio e l’hanno accatastato accanto al secchione della spazzatura.
Il cartone era stato foderato da nastro adesivo, fogli scritti a mano, ormai talmente vecchi da essere diventati illeggibili, e nastro della polizia. Quando me ne sono accorto ho strabuzzato gli occhi e credo anche di aver fatto una faccia da foglio accartocciato perché Scott mi ha guardato e ha detto “Eeehh… Coso, tutto okay?”. Chiedo agli altri come mai del nastro giallo, mi rispondono che quel costume, come tutti gli altri, era stato sequestrato dalla polizia nel 1987, ma a quanto pare Mike Goodman non ha detto loro perché. ‘Sto Mike mi sembra un po’ strano, ma gli concedo il beneficio del dubbio e faccio finta di non sapere nulla. Perché? Perché sono un menefreghista sfegatato!
- Mike ci ha solo detto che nell’ ’87 sono successi fatti poco piacevoli. – dice Kevin, il più alto e il più calvo.
- Tipo? – chiede Tiffany pettinandosi la frangetta pel di carota. – Sono l’ultima arrivata, non so nulla. – si giustifica. Poi mi lancia un’occhiata veloce. – Penultima arrivata. – precisa, per poi buttarsi molla sulla spalla di Scott. Troia.
Scott scrolla le spalle, dando anche una bella botta a Tiffany senza accorgersene. – Mm. Ha parlato di bambini scomparsi e animatronics difettosi che hanno fatto dei danni. Di più non so, anche perché, lo hai visto anche tu, Mike è molto impegnato e non spreca il suo tempo a parlare del vecchio locale. –
- Peccato, perché io amo i misteri e le cose macabre. – dice Joshua.
Joshua amante dei misteri macabri? Bah, con quella capigliatura da nipote fatto della fata turchina e quel piercing al labbro non l’avrei mai detto, fratello.
- Scoooooott… - mugola Tiffany quando ci siamo salutati tutti per tornare a casa. – Mi daresti uno strappoooo? Ho chiesto a tutti, ma nessuno sembra essere abbastanza cortese da accompagnarmiiii. –Ah ah ah. Non è vero, perché non ha chiesto proprio niente a nessuno, ‘sta baldracca.
- Eri! – mi chiama Scott. – Mike mi ha chiesto di informarti che a causa di un problema all’impianto elettrico, stasera il generatore ha solo il sessanta percento di energia. Per te è un problema? –
Non riesco a realizzare quello che ha detto fino a che non rientro in macchina.
Cazzo.
 
Ore 12.00 AM – Pronti? – chiedo a Lolita ed Harvey fuori dal locale.
- Pronti! – esclamano in stereo.
Harvey apre il borsone che si è portato da casa. – Stavolta ci siamo preparati! – dice e ne tira fuori una mazza da baseball.DA FAQ è questo?
- Che diavolo ci vuoi fare con quella?! –
- Ehmm… Ovvio, no? Se vediamo un animatronic… lo spappoliamo! – risponde quello che una volta era conosciuto come “il cervello più geniale di tutta la città”. Okay… voi sapete che quando si parla di lavoro cerchi di evitare in tutti i modi di essere licenziato, ed è specialmente quello che sto cercando di fare io perché bla bla bla padre, bla bla bla dignità… Quindi, credo che arrivare sul posto di lavoro e cominciare a fare casino (organizzare festini, rubare la pizza e RIDURRE GLI HUMANIZED ANIMATRONICS IN ROTTAMI!) sia la via più semplice e veloce per farmi licenziare, quindi… no.
Harvey lo capisce dal mio sguardo e ributta la mazza nel borsone, tutto sconsolato.
- Quanta roba ti eri portato esattamente? – chiedo.
Dal borsone scappano fuori, in ordine di apparizione: la mazza, un piede di porco, un set di cacciaviti, pinze, forbici, forbicette,falce per la potatura, un fucile ad aria compressa, due pistole a pallini, tre ad acqua e una spada samurai comprata al comicon di Los Angeles del 2009.
Anche Lolita ha uno zainetto. – Tu invece? – le dico.
Lei distoglie lo sguardo.
– Molla la merce. – insisto.
Sospira esasperata, toglie lo zainetto dalla spalla e ne tira fuori una mitraglietta Mini-Uzi, sicuramente di Hudson Senior.
- Tutta la merce! –
- Che palle! – e tira fuori anche una piccola candela di dinamite.
Harvey la guarda inorridito.– Che c’è, brutto muso? In caso d’emergenza… -
Buon Dio… Dovrei ascoltare più spesso i commenti di mio padre.
 
 Ore 12.10 AM – Muovetevi, voi due! – sbraita Lolita nel corridoio principale.
- Aehmm… Lola, l’ufficio è di là! – sussurro indicando il corridoio di sinistra.
- Oh, zitto! Mi hai già tolto la pistoletta, – sorella, chiama quella pistoletta. – ‘mo non ti lamentare. Voglio solo controllare se quei cosi hanno un punto debole che magari possiamo sfruttare! –
- Whoa! Ferma un momento! – esclama Harvey. – Vuoi presentarti davanti a quei robottoni senza la minima protezione?? E se si attivassero?? –
- Ma va a quel paese, pessimista del cavolo! – gli tira un calcio ben assestato negli stinchi e Harvey mi casca addosso come una pera matura, tenendosi la gamba e mugolando di dolore. Piccola nota per me: non prendere Lolita per il verso sbagliato specialmente quando indossa gli anfibi.Entriamo nello Show Stage ed eccoli là, distesi sul palco, ancora… addormentati? Mhnn…
Lolita si avvicina di soppiatto, camminando lentamente e senza produrre il minimo rumore. E io? La dovrei seguire, dovrei dimostrarle la stessa lealtà che lei ha dimostrato a me venendo qui, consapevole di stare rischiando, starle accanto e pronto a proteggerla con il mio corpo nel momento stesso in cui quegli esseri infernali tenteranno di attaccarla! E invece, sono ancora qui…. nello stesso… identico… punto… a farmela sotto con Harvey… bella prospettiva, però.
Lola è al bordo del palco e si sporge per avere una migliore visuale. Io mi tormento le mani, impaziente di ritrovarmi nel mio sicuro ufficio mentre Harvey si tira gli occhiali sulla testa. Perché, poi? Senza non ci vede un emerito cavolo. Di solito lo fa quando è in un momento di concentrazione assoluta, quando deve trovare velocemente una soluzione a qualcosa, ma adesso non ce n’è bisogno. Mm. Eh, se non ricordassi di aver fatto un patto con lui quando avevamo quattordici’anni, direi che sta cercando di far colpo su Lolita. A quel tempo avevamo preso entrambi una bella sbandata per lei, ma non avremmo mai permesso che una stupida rivalità mettesse a repentaglio la nostra amicizia, quindi optammo per una rinuncia. Bei tempi… 
Lola sale sul palco e delicatamente punzecchia Chica. Preso coraggio le gira intorno, la studia, le da dei colpetti lungo tutto il corpo e poi si accovaccia fronteggiando il volto dell’animatronic.
Ad un certo punto sentiamo un tetro scricchiolio provenire da là, come l’ingranaggio di un orologio. Lolita si rialza lentamente, rigida. È girata di spalle, non posso vedere il suo volto, ma sono sicuro che è sbiancata. Il cigolio sinistro continua e la testa di Chica comincia a muoversi a piccoli scatti, la frangetta bionda che le ricade davanti agli occhi. Restiamo tutti col fiato sospeso, fino a quando l’animatronic non è arrivato a guardare Lolita, muovendo completamente la testa con movimenti compulsivi, quasi violenti, ed emettendo suoni sempre più forti.
Lolita lancia un urlo! Con un movimento rapido, quasi impercettibile, tira un calcio basso, facendo sobbalzare la testa di Chica, salta giù dal palco e corre verso di noi. – VIA! VIA! VIA DI QUI! –
 
Ore 12.15 AM Quando e se il mio cuore ricomincerà a battere, continuerò a narrare.
 
Ore 12.20 AM Harvey è pallido come un cencio e scommetto che si sta pentendo di avermi sostenuto in questa follia. Nel momento stesso in cui ha acceso il monitor ha sobbalzato.
- Erin, siamo già al cinquantanove percento d’energia! –
Già, e io sono stato così intelligente da tornare e non chiedere nemmeno un misero, tapino aiuto a Scott! Il mio unico neurone funzionante sta per morire di solitudine!
 
Ore 1.00 AM “Ehi, sei tornato per la terza notte, eh? Festeggiamo, perché non tutti lo fanno! Devi volere molto quei centoventi dollari di paga, altrimenti sei solo molto stupido. (Mi stai prendendo in giro, vero?) Senti, evitiamo altra inutile ironia, tanto sia io che te sappiamo oramai la verità, okay? Okay! Allora, sono sicuro che il caro proprietario ti ha avvertito del fatto dell’energia che scarseggia, n’è vero? (Sì, mi ha accennato qualcosa…) A causa della crisi e della mancanza di buoni tecnici in città, il generatore di cui disponiamo fa parte dell’età della pietra (Scusa, capisco la crisi, ma come sarebbe a dire mancanza di buoni tecnici in città? Ma viviamo in culo alla luna o che??), quindi non ti sorprendere se stasera il contatore farà i capricci. (Senti, fottiti, tizio del telefono! Ci sono io da questa parte, mica tu!). Allora comincia con l’usare al minimo il monitor, cerca di non svegliare Foxy e tieni le luci spente. () Be’, ci vediamo domani… spero. (Tutto qui? Hai sprecato secondi preziosi della mia vita solo per darmi tre misere indicazioni?? MUORI!)”
Io e i miei amici scuotiamo la testa, disillusi dal fatto che questo tizio possa darci una qualche indicazione veramente utile d’ora in poi.
 
Ore 1.37 AM Il computer è praticamente immacolato. Dopo che Harvey si è tolto di mezzo nessuno ha osato toccarlo per paura che anche un singolo movimento verso di questo possa far scalare il generatore del dieci percento d’energia. In compenso abbiamo controllato più volte le porte di sicurezza e le finestre, ma dato che si vedeva il nulla del nulla abbiamo deciso d’accendere le luci di entrambi i corridoi, facendo sicuramente scendere il generatore almeno del venti percento dell’energia.  
Ma, ehi, stiamo bene!
 
Ore 1.45 AM Stiamo bene un corno!
Nel corridoio rimbomba il suono di pentole buttate a terra e arriva fino a noi! Qualcuno è già in movimento!
- Diamo solo un’occhiata. Quanta energia potrà mai sprecare una sbirciatina veloce? – faccio, colto da un bagliore di coraggio. Preciso: è il primo e sarà l’ultimo questa serata.
- Secondo i miei calcoli una sbirciatina – dice Harvey, mettendo le virgolette alla parola “sbirciatina”. – Ci costerebbe il tre percento dell’energia, solo  se non attiviamo le porte e non accendiamo le luci. – Bravo, Harvey! Metti in moto quella tua bella testa d’uovo! Lolita sbuffa. – Cattiva strategia! – dice. – Così ci priveremo prima delle difese, sarei d’accordo se avessimo uno schema d’attacco, ma viste le circostanze… - e qui mi lancia un’occhiataccia.
- E allora che facciamo?! -Un altro sbatacchio di pentole ancora più forte ci fa sobbalzare. Basta! Io mi fiondo sul computer.
CAM 3B, cucina. Oggi funziona, stranamente. Giro, giro, giro, e vedo una figura femminile, china sul tavolo, intenta a rovesciare tutti gli utensili a terra con violenza. Zoomo un po’ sulla figura e… come pensavo, è Chica (in preda ad una furia da sintomi premestruali dovrei dire)!
- Che strano! – fa Harvey. – Ma è normale che si comporti così? –
- Forse le si sono fusi i circuiti! – ipotizza Lolita, incurante.Chica s’arresta di colpo e si raddrizza. Io non capisco… L’animatronic comincia a voltarsi lentamente, fronteggia la telecamera e… c’è qualcosa che non va! Non la vedo bene, ma non mi sembra che la faccia sia completamente sana…
- Ugh! CRISTO!! – Cado dalla sedia battendo il deretano a terra come mai in tutta la mia vita.Mi rialzo e torno a guardare il monitor. Chica non ha la mascella. Letteralmente, cioè, le manca la base del… “teschio”?
- L-Lolita, ma sei stata tu a farle quello?? – chiedo.
- Mi sono spaventata e le ho tirato un calcio, prima, ma non pensavo d’aver fatto così forte! – risponde, sorpresa quanto me.Harvey rabbrividisce.
- Che c’è?- chiede Lolita.
- Ehmm… - fa Harvey. – forse è solo la mia impressione, ma, non vi sembra che Chica abbia uno sguardo strano?? –
- Si ce ne siamo accorti, West. Le manca mezzo viso! –
- No, non è quello! Non sta guardando storto la telecamera? Guadate meglio: sembra quasi assonnata… o contrariata! –In effetti è così, gli occhi sono socchiusi e, se non fosse per le ciglia dipinte, direi che è furiosa. Lolita si avvicina per guardare meglio, ma appena si ferma di fronte al monitor, l’animatronic in cucina, scricchiola pericolosamente, trafigge la telecamera con i suoi occhi vitrei, la afferra con entrambe le mani e, senza il minimo sforzo, tirandola, la strappa dal muro, facendoci perdere ogni qualsivoglia segnale con quel vano.
Lolita continua a guardare il monitor scioccata.
   
 
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