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Autore: Josie Walking_Disaster Vengeance    18/09/2015    2 recensioni
"Esci dalla mia testa, ti prego, smettila"
Era inutile, più chiudeva gli occhi, più il volto dell'altro rimaneva impresso nella sua mente. Era inutile pregare, lo sapeva, glielo aveva detto tante volte. John Lennon non era uno che faceva quel che gli altri gli dicevano. Neanche il ricordo di lui sfuggiva a questa regola.
[McLennon]
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'Effetto-John
Paul, raggomitolato su un fianco sul letto, tirò su le lenzuola e se le strinse al petto, che gli faceva dannatamente male. 
Era solo, dietro di sé, lo spazio era vuoto
"John, Dio mio, ti prego, smettila", Paul rideva e si dimenava, cercando di svincolarsi dall'abbraccio di John, che nel frattempo gli faceva anche il solletico.
"Lo sai che mi piace quando mi preghi in questo modo, pensi che così riuscirai a farmi smettere?", lo canzonò John, quell'ironia nella voce che lo distingueva.
Il povero malcapitato sottoposto a solleticamento non riusciva a pensare a un modo di ribattere in quel momento.
"Smettila, John!"
John lo solleticava con le dita, Paul continuava a ridere.
"Escimi dalla testa, ti prego, smettila" 
Era inutile, più chiudeva gli occhi, più il volto dell'altro era impresso nella sua mente. Era inutile pregare, lo sapeva, glielo aveva detto tante volte. John Lennon non era uno che faceva quel  che gli altri gli dicevano. Neanche il ricordo di lui sfuggiva a questa regola.
"Ma che cosa ti ho fatto, perché mi torturi?"
"Solitamente i  torturati non ridono come stai facendo tu ora, mio adorato Paulie", gli sussurrò John all'orecchio facendolo rabbrividire. 
Poi decise di dargli una tregua.
Paul ne approfittò, fece leva sul materasso con i gomiti e si girò verso il biondo, l'espressione corrucciata tanto da essere buffa.
"Ti sei divertito?"
John gli sfiorò il naso.
"Molto"
E vi posò un bacio leggero.
"Ma non abbastanza", aggiunse.
Infilò le mani sotto la maglia del più piccolo e riprese a solleticarlo.
"John!" 
"John" singhiozzò Paul, un suono strozzato, che gli fece male alla gola.
Si immaginava le sue braccia che lo stringevano. Si portò per istinto una mano al petto. John aveva l'abitudine di tenere una mano proprio lì e Paul posava sempre la mano sopra la sua.
"TI batte il cuore", disse John che finalmente si era calmato e stringeva Paul da dietro, la fronte appoggiata sui suoi capelli.
Paul ridacchiò.
"Sarebbe grave se non lo facesse"
John gli diede lievemente un colpo con la fronte.
"Intendo che batte forte. E veloce"
Paul sentì un calore improvviso salirgli alle guance. Arrossì.
Farfugliò qualcosa.
"Mi scusi principessa, deve parlare più forte o non la capisco", lo prese in giro John.
"Dicevo" sbuffò Paul "che è l'effetto-John"
Fu il turno di John di ridacchiare.
"L'effetto John?"
Per un attimo Paul pensò di indispettirsi, ma  cambiò idea. Non era colpa di John se si sentiva in imbarazzo in quel momento.
"Già", cominciò e si voltò verso l'altro "succede quando mi stai vicino. Quando mi abbracci o mi baci. Semplicemente quando mi guardi o siamo nella stessa stanza. Persino quando qualcuno pronuncia il tuo nome. Il mio battito accelera, le gambe le sento più deboli, tutto intorno a me esplode silenziosamente"
John lo guardava serio e Paul gli restituiva lo sguardo.
"E' l'effetto John", concluse.
Per qualche momento l'altro rimase muto, le labbra semi-schiuse.
Poi portò una mano sul viso di Paul e gli scostò un ciuffo di capelli.
Avvicinò il viso al suo. Per un attimo si guardarono e entrambi chiusero gli occhi mentre John baciava Paul.
Mentre gli dava un bacio sulle labbra e poi un altro e un altro ancora e infiniti altri.
Le loro mani cercavano e accarezzavano il corpo dell'altro, John prese a baciare qualsiasi punto del viso di Paul che riusciva a raggiungere e l'altro riprese a ridere, felice di essere lì con il suo John. Con cui ovviamente i momenti seri duravano poco e andava bene così. Il solletico riprese.
Paul riprese a ridere, fino ad avere le lacrime agli occhi.
Paul strinse ancora più forte le lenzuola. Pensava a John fino ad avere le lacrime agli occhi. 
Non riusciva, non riusciva a smettere di pensare all'altro, voleva solo una tregua, un momento in cui avrebbe potuto riprendere fiato per un attimo, ma non c'era modo, John era impresso a fuoco dentro di lui e lì per sempre sarebbe rimasto.
"Paulie?"
"Sì?"
"Smettila di ridere, un attmo"
"E tu smettila di farmi il solletico!"
Detto fatto, John smise.
"A cosa devo questa clemenza?"
"Devo solo dirti una cosa"
"Cosa sarebbe così importante da interrompere la tortura in corso?"
John si avvicinò a Paul e gli sussurrò all'orecchio, dandogli i brividi.
Quelle parole fecerò bloccare il respiro del moro in gola.
Il battito accelerò nuovamente.
Era la prima volta che John glielo diceva.
Tutto al mondo parve finalmente avere un senso.
L'effetto-John nella sua forma più pura
Non era così che sarebbe dovuta andare a finire, pensava  tra le lacrime che gli bagnavano gli occhi, scendendo sulle guance fino al collo.
Tutto era cambiato.
Non c'era nessuno a fargli il solletico quella notte, né nessun altro avrebbe mai voluto al posto suo. Perché non si può, semplicemente non si può prendere il posto di John Lennon. Non esisterà mai nessuno che potrà dargli quello che gli ha dato lui, essere quello che era stato lui.
Pensava a John, perché ormai era l'unica cosa che fosse possibile fare.
"Ti amo, Paul, sarai per sempre mio" un sussurro così lieve che Paul aveva quasi dubitato di averlo sentito.
Ma il tempo non aveva fatto che rafforzare quel ricordo, non aveva più avuto dubbi in seguito. John pensava davvero quello che gli aveva datto quella sera, quella notte. Quella notte così lontana, persa negli anni.
Il suo corpo era scosso dai singhiozzi.
Non era quello l'effetto-John.
Non lo era, una volta.
Non lo faceva singhiozzare fino a sentire la gola bruciare, versare lacrime fino a non averne più.
Non era quello quello l'effetto-John. 
Eppure era tutto ciò che gli era rimasto di lui.
Eeee salve a tutti.
Oddio, sono secoli che non scrivo più qui, potrei essere parecchio arrugginita per quanto riguarda la scrittura, quindi se trovate errori non esistate a dirmelo! E non è un granché, me ne rendo conto, ma in qualche modo si dovrà pur ricominciare :)
Passando all'OS. Lo so, non è molto  allegra, direi per niente. E' che recentemente ho avuto qualche delusione per quanto riguarda una persona che era molto importante per me e mi sfogo così, sui miei poveri John e Paul, scusatemi <3
Spero che il risultato finale non sia riuscito troppo orribile e non confusionario per via dei salti di tempo. Inoltre ci tengo a dire che non ho specificato nessun tempo o data, né per quanto riguarda i momenti del passato né i successivi. Quindi potete collocare nel tempo la OS come volete. Può essere ambientata sia dopo la morte di John, che semplicemente dopo la rottura momentanea dei rapporti successivi al scioglimento dei Beatles, come volete :)
Ringrazio chiunque sia passato a leggere!
Alla prossima,
Josie.
Peace&Love&McLennon

L'Effetto-John

 

 

Paul, raggomitolato su un fianco sul letto, tirò su le lenzuola e se le strinse al petto, che gli faceva dannatamente male.

Era solo, dietro di sé, lo spazio era vuoto.

 

"John, Dio mio, ti prego, smettila", Paul rideva e si dimenava, cercando di divincolarsi dall'abbraccio di John, che nel frattempo gli faceva anche il solletico.

"Lo sai che mi piace quando mi preghi in questo modo, pensi che così riuscirai a farmi smettere?", lo canzonò John, quell'ironia nella voce che lo distingueva.

Il povero malcapitato sottoposto a solleticamento non riusciva a pensare a un modo di ribattere in quel momento.

"Smettila e basta!"

John lo solleticava con le dita, Paul continuava a ridere.

 

"Esci dalla mia testa, ti prego, smettila" 

Era inutile, più chiudeva gli occhi, più il volto dell'altro rimaneva impresso nella sua mente. Era inutile pregare, lo sapeva, glielo aveva detto tante volte. John Lennon non era uno che faceva quel  che gli altri gli dicevano. Neanche il ricordo di lui sfuggiva a questa regola.

 

"Ma che cosa ti ho fatto, perché mi torturi?"

"Solitamente i  torturati non ridono come stai facendo tu ora, mio adorato Paulie", gli sussurrò John all'orecchio facendolo rabbrividire. 

Poi decise di dargli una tregua.

Paul ne approfittò, fece leva sul materasso con i gomiti e si girò verso il biondo, l'espressione corrucciata tanto da essere buffa.

"Ti sei divertito?"

John gli sfiorò il naso.

"Molto"

E vi posò un bacio leggero.

"Ma non abbastanza", aggiunse.

Infilò le mani sotto la maglia del più piccolo e riprese a solleticarlo.

"John!" 

 

"John" singhiozzò Paul, un suono strozzato, che gli fece male alla gola.

Si immaginava le sue braccia che lo stringevano. Si portò per istinto una mano al petto. John aveva l'abitudine di tenere una mano proprio lì e Paul posava sempre la mano sopra la sua.

 

"Ti batte il cuore", disse John che finalmente si era calmato e stringeva Paul da dietro, la fronte appoggiata sui suoi capelli.

Paul ridacchiò.

"Sarebbe grave se non lo facesse"

John gli diede lievemente un colpo con la fronte.

"Intendo che batte forte. E veloce"

Paul sentì un calore improvviso salirgli alle guance. Arrossì.

Farfugliò qualcosa.

"Mi scusi principessa, deve parlare più forte o non la capisco", lo prese in giro John.

"Dicevo" sbuffò Paul "che è l'effetto-John"

Fu il turno di John di ridacchiare.

"L'effetto John?"

Per un attimo Paul pensò di indispettirsi, ma  cambiò idea. Non era colpa di John se si sentiva in imbarazzo in quel momento.

"Già", cominciò e si voltò verso l'altro "succede quando mi stai vicino. Quando mi abbracci o mi baci. Semplicemente quando mi guardi o siamo nella stessa stanza. Persino quando qualcuno pronuncia il tuo nome. Il mio battito accelera, le gambe le sento più deboli, tutto intorno a me esplode silenziosamente"

John lo guardava serio e Paul gli restituiva lo sguardo.

"E' l'effetto John", concluse.

Per qualche momento l'altro rimase muto, le labbra semi-chiuse.

Poi portò una mano sul viso di Paul e gli scostò un ciuffo di capelli.

Avvicinò il viso al suo. Per un attimo si guardarono e entrambi chiusero gli occhi mentre John baciava Paul.

Mentre gli dava un bacio sulle labbra e poi un altro e un altro ancora e infiniti altri.

Le loro mani cercavano e accarezzavano il corpo dell'altro, John prese a baciare qualsiasi punto del viso di Paul che riusciva a raggiungere e l'altro riprese a ridere, felice di essere lì con il suo John. Con cui ovviamente i momenti seri duravano poco e andava bene così. Il solletico riprese.

Paul riprese a ridere, fino ad avere le lacrime agli occhi.

 

Paul strinse ancora più forte le lenzuola. Pensava a John fino ad avere le lacrime agli occhi. 

Non riusciva, non riusciva a smettere di pensare all'altro, voleva solo una tregua, un momento in cui avrebbe potuto riprendere fiato per un attimo, ma non c'era modo, John era impresso a fuoco dentro di lui e lì per sempre sarebbe rimasto.

 

"Paulie?"

"Sì?"

"Smettila di ridere, un attimo"

"E tu smettila di farmi il solletico!"

Detto fatto, John smise.

"A cosa devo questa clemenza?"

"Devo solo dirti una cosa"

"Cosa sarebbe così importante da interrompere la tortura in corso?"

John si avvicinò a Paul e gli sussurrò all'orecchio, dandogli i brividi.

Quelle parole fecero bloccare il respiro del moro in gola.

Il battito accelerò nuovamente.

Era la prima volta che John glielo diceva.

Tutto al mondo parve finalmente avere un senso.

Quella voce, quelle parole non avrebbero mai più lasciato la sua mente.

L'effetto-John nella sua forma più pura.

 

Non era così che sarebbe dovuta andare a finire, pensava  tra le lacrime che gli bagnavano gli occhi, scendendo sulle guance fino al collo.

Tutto era cambiato.

Non c'era nessuno a fargli il solletico quella notte, né nessun altro avrebbe mai voluto al posto suo. Perché non si può, semplicemente non si può prendere il posto di John Lennon. Non esisterà mai nessuno che potrà dargli quello che gli ha dato lui, essere quello che era stato lui.

Pensava a John, perché ormai era l'unica cosa che fosse possibile fare.

"Ti amo, Paul, sarai per sempre mio" un sussurro così lieve che Paul aveva quasi dubitato di averlo sentito.

Ma il tempo non aveva fatto che rafforzare quel ricordo, non aveva più avuto dubbi in seguito. John pensava davvero quello che gli aveva detto quella sera, quella notte. Quella notte così lontana, persa negli anni.

Ma ora, il suo corpo era scosso dai singhiozzi.

Non era quello l'effetto-John.

Non lo era, una volta.

Non lo faceva singhiozzare fino a sentire la gola bruciare, versare lacrime fino a non averne più.

Non era quello quello l'effetto-John. 

Eppure era tutto ciò che gli era rimasto di lui.

 

 

 

 

 

Eeee salve a tutti.

Oddio, sono secoli che non scrivo più qui, potrei essere parecchio arrugginita per quanto riguarda la scrittura, quindi se trovate errori non esitate a dirmelo! E non è un granché, me ne rendo conto, ma in qualche modo si dovrà pur ricominciare :)

Passando all'OS. Lo so, non è molto  allegra, direi per niente. E' che recentemente ho avuto qualche delusione per quanto riguarda una persona che era molto importante per me e mi sfogo così, sui miei poveri John e Paul, scusatemi <3

Ho odiato farla finire così, perché certamente a Paul di John non è rimasto solo il dolore, ma tante, tantissime altre cose, ma i momenti di sconforto capitano a tutti.

Spero che il risultato finale comunque non sia riuscito troppo orribile e non confusionario per via dei salti di tempo. Inoltre ci tengo a dire che non ho specificato nessun tempo o data, né per quanto riguarda i momenti del passato né i successivi. Quindi potete collocare nel tempo la OS come volete. Può essere ambientata sia dopo la morte di John, che semplicemente dopo la rottura momentanea dei rapporti successivi allo scioglimento dei Beatles, come volete :)

 

Ringrazio chiunque sia passato a leggere!

Alla prossima,

Josie.

Peace&Love&McLennon

 

   
 
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