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Autore: OnlyHope    18/09/2015    15 recensioni
Crescere, cambiare, modificare e divenire. È ciò che accade ai sentimenti, alle emozioni di due persone, nel breve lasso di tempo di anno. Questa è la storia di cosa c’è stato prima di un addio. Questa è la storia di Tsubasa e Sanae prima che si trasformino in due coraggiose farfalle.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Tsubasa Ozora/Holly
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Don't Be Afraid to Fly '
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Becoming (Butterfly Intro)

Prologo - Parte seconda


Tsubasa



 
 

Poggio la schiena alla colonna che sorregge l’ingresso del parco.
Un calcio a un sassolino, perché proprio non so resistere, prima d’incrociare i piedi e nascondere le mani nelle tasche dei pantaloni.
Mi guardo intorno un’altra volta, quando mi volto alla mia destra, scorgo finalmente la figura familiare di Sanae, che si avvicina quasi di corsa.
Sorrido, spostando il peso del mio corpo in posizione di nuovo eretta.
Lei mi raggiunge e senza perdere tempo mi porge il quaderno che l’ho supplicata di prestarmi.
Lo prendo veloce dalle sue mani, come uno naufrago si aggrapperebbe a un salvagente in mezzo al mare.
Sulla copertina in basso a destra tre semplici annotazioni.
Sanae Nakazawa, classe II, sezione A.
“Grazie mille! Sicura che non ti scoccia passarmi i compiti?” le chiedo grattandomi la nuca, un po’ imbarazzato.
In fondo le sto dicendo che copierò spudoratamente da lei, senza tanti complimenti.
Ma tra campionato stravinto, allenamenti vari e ritiri, proprio non ho avuto tempo di finirli i maledetti compiti per le vacanze estive.
Sanae sorride, inclinando la testa di lato e questo movimento mi permette di notare che i suoi capelli hanno qualcosa di diverso dal solito.
Sono leggermente mossi e umidi, come se non avesse finito di asciugarli.
Probabilmente è colpa mia.
Devo averle messo un po’ di fretta con la mia telefonata inaspettata.
Anche il suo abbigliamento non è quello di sempre, ora che ci faccio caso.
Sanae indossa un paio di pantaloncini corti gialli e una maglietta bianca, con disegnato un gatto che fa le fusa.
Nulla di strano ovviamente.
Solo che io sono abituato a vederla con la divisa scolastica o al massimo la tenuta da manager...
“Ma figurati! Anzi guarda le ultime pagine!”
Obbediente sfoglio il quaderno pieno di esercizi svolti in maniera precisa e ordinata.
Gli ultimi, li riconosco, sono quelli supplementari che il professore mi ha assegnato per punizione, quando mi sono fatto beccare a leggere una rivista sportiva durante la lezione.
Un sorriso spontaneo mi deforma il viso, in maniera spudoratamente sfacciata.
Sono davvero un ragazzo fortunato!
O meglio, ho le conoscenze giuste a quanto pare.
Che bello avere un’amica come te, Sanae!
“Però non ti abituare, eh! Giuro che è l’ultima volta che ti salvo in corner!” mi rimprovera in maniera bonaria, prima di voltarsi distrattamente verso l’ingresso del parco.
“Ehi! Ti va di fare un giro?” mi chiede all’improvviso, tornando a guardarmi.
Sul suo viso un’espressione rilassata e serena, accompagnata da un sorriso incoraggiante.
Io invece inizio inspiegabilmente a sentirmi un po’ nervoso.
Perché mi salta in mente, senza nessun particolare motivo, che questa è probabilmente la prima volta che ci vediamo fuori da scuola o dal club.
Soli intendo.
E perché questo dovrebbe innervosirmi?!
Sanae è in assoluto la ragazza con cui mi sento più a mio agio!
La conosco sin dai primi giorni in città, subito dopo il trasloco!
Sei proprio stupido a volte, Tsubasa!
Mi rimprovero mentalmente, mentre la mia amica sta aspettando ancora una risposta.
Poi annuisco, scrollando leggermente le spalle.
In fondo per la cena è ancora presto, tanto vale farsi un giro!
Sanae sorride, alzando un pollice in alto e così c’incamminiamo all’interno del parco, che come sempre in estate, è affollatissimo.
“Allora com’è andato il ritiro?” mi chiede mentre c’inoltriamo più all’interno, passando per i viali alberati.
Basta questa domanda e la conversazione prende inesorabilmente la solita piega.
Inizio a parlare senza sosta delle mie vacanze, passate a rincorrere palloni.
E non mi pongo proprio limiti nel mio monologo calcistico, sollecitato come sono da Sanae che, invece di sbuffare, come farebbe credo una qualsiasi altra ragazza, sostiene il mio sproloquio con numerose domande.
Sto ancora blaterando sui miei progressi dovuti ad un determinato esercizio fisico, quando raggiungiamo uno dei ponti, sotto il quale scorre il fiumiciattolo che attraversa il parco.
Sanae allora si allontana da me.
La osservo divertito mentre si avvicina al parapetto in legno e con un saltello, poggia i gomiti e si sporge per guardare sotto di sé.
Quasi a testa in giù.
La raggiungo imitandone poi la posizione per osservare il fiume.
L’acqua è così limpida, che si possono benissimo distinguere le carpe colorate nuotare, noncuranti dei nostri sguardi curiosi.
Qualche secondo e Sanae poggia di nuovo i piedi a terra.
Con un altro salto, ma questa volta più difficoltoso, si siede poi sul parapetto e m’invita ad imitarla ancora, dando un colpetto col palmo della mano sul legno scuro.
Mi siedo così al suo fianco, ma senza il minimo sforzo.
E mi sembra anche normale.
Sono diventato più alto di lei in questi mesi!
“Te lo chiedono mai cosa vuoi fare da grande?” mi chiede Sanae, voltandosi a guardarmi, mentre sono intento a poggiare il suo quaderno contro il mio fianco, facendo molta attenzione.
Non voglio correre assolutamente il rischio che possa cadere in acqua.
Altrimenti addio compiti!
E chi la sente poi Sanae!
“Uh?”
“Oddio che stupida!” scoppia a ridere ora, così tanto che la guardo perplesso.
“Lo sanno anche le carpe qua sotto, cosa vuol fare da grande Tsubasa Ozora!”
Ecco ora si tiene addirittura la pancia!
Le do una gomitata leggera sul braccio per farla smettere, fingendomi offeso.
Sanae mi guarda di sottecchi, mordendosi le labbra.
Ma si vede così chiaramente che prendermi in giro la diverte un mondo!
La sua domanda però mi ha incuriosito.
Chissà cosa può volere lei per il suo futuro, chi le piacerebbe essere tra qualche anno…
Senza indugi glielo chiedo e basta.
Così, senza tanti giri di parole.
Sanae mi fissa sbattendo le palpebre poi incassa la testa nelle spalle.
Il suo labbro inferiore si piega all’ingiù in moto dubbioso.
“Non ne ho la più pallida idea!” esclama sorridendo, mentre scuote la testa, alzando i palmi delle mani in aria.
“Non siamo mica tutti come te!” aggiunge veloce, senza lasciarsi scappare l’opportunità di stuzzicarmi ancora.
Sto per ribattere che è sicuramente positivo avere le idee chiare sul proprio futuro fin da piccoli, quando Sanae distoglie lo sguardo.
Con le parole ferme sulla punta della lingua, la osservo curioso mentre fissa il cielo.
La sua espressione cambia all’improvviso.
Il suo sorriso diventa diverso.
Sanae gonfia il petto d’aria prima di parlare.
Aria che rilascia poi sotto forma di un sospiro.
“Non so ancora cosa farò da grande… Però sarà qualcosa di fantastico!”
Lo dice alzando il mento più in alto, senza staccare gli occhi da quel punto imprecisato in mezzo al cielo.
“Sarà qualcosa di grandioso ed eccitante! E anche se non so ancora cosa farò…”
Fa un’altra pausa ora, prendendo ancora un bel respiro profondo.
“Io lo sento che sarà così!”
Il suo profilo si staglia ora deciso contro l’arancio del cielo.
La sua espressione assume un’aria decisamente più matura.
Sorride ancora.
E il suo viso diventa davvero…
Davvero…
Bello!
E la vedo ora la differenza.
Tra lei e gli altri.
Tra Sanae e i ragazzi della squadra.
All’improvviso arrossisco, non capendo nemmeno bene il perché, mentre continuo a fissare quest’immagine di lei, che mi ha completamente sorpreso.
Non riesco proprio a distogliere lo sguardo, nonostante sappia che sarebbe la cosa più sensata da fare.
Ma è come se vedessi Sanae per la prima volta ora…
All’improvviso però accade qualcosa.
I suoi occhi si spalancano e la sua espressione diventa completamente nuova.
Sul suo viso un sorriso che sembra quasi esplodere!
“AH! GUARDA! GUARDA! UNA STELLA CADENTE!”
Sanae urla avvicinandosi, indicando il cielo con un braccio teso, sopra le nostre teste.
Nella confusione faccio appena in tempo a scorgere la scia della piccolo astro, prima che sparisca chissà dove, nell’ora del crepuscolo.
“Esprimi un desiderio! Corri!”
Sanae me lo ordina.
Nel tono della sua voce un’agitazione tale, che si potrebbe pensare che da questo possano dipendere seriamente le nostre vite.
Voglio diventare il miglior calciatore del mondo!
Lo penso assecondandola, anche se non credo per niente a queste cose, ma quando sto per esprimere il mio desiderio anche ad alta voce, lei me lo impedisce.
Materialmente, tappando con le sue mani la mia bocca.
“Shiii!” sussurra a un centimetro dal mio naso, fissandomi seria.
“Sei matto?! Non si dice ad alta voce, altrimenti non si avvera!”
Io annuisco e basta.
La mia testa è completamente nel pallone, ma questa volta non nel classico modo che mi riguarda.
E il fatto che riesca ad avvertire la pressione delle sue dita sulle mie labbra, non mi aiuta di certo ad uscire da questo stato.
Arrossisco di nuovo, per la nettissima vicinanza del suo viso al mio.
Quando Sanae mi libera dalla sua presa, non so giudicare se sia un sollievo o meno.
Mi limito ad osservarla mentre porta le mani sui fianchi, arcuando un lato della bocca.
“Pensandoci bene, tanto li sappiamo già i tuoi desideri!” e sorride ancora ironicamente, tornando così a prendermi in giro.
Nonostante stia cercando ancora di riprendermi, anche se non si capisce bene da cosa, provo comunque a risponderle a tono.
“E allora tu che hai desiderato? Hai detto due minuti fa di non avere la più pallida idea di cosa farai da grande!”
Sanae arcua un sopracciglio, senza perdere il suo ghigno malizioso.
“Ah quello è vero!” risponde calma, prima di abbassare lo sguardo sul gattino raffigurato nella sua maglietta ed iniziare a giocare con il bordo della maglia, facendo piccole pieghe con le dita.
“Però anch’io ho un sogno importante…”
Uh?!
Il suo sguardo si alza di nuovo su di me, che la fisso perplesso.
Sulle sue gote un leggero rossore, che prima non c’era.
Poi Sanae sorride.
Ma con lo stesso sorriso speciale di poco fa.
Con un sorriso identico a quello regalato al cielo, parlando del suo immaginario fantastico futuro.
“E forse un giorno te lo dico…” esclama poi in maniera sibillina, abbassando leggermente il tono della voce.
Poi sorride ancora.
Sempre in quel modo particolare, ma questa volta…
A me?!
Giuro.
Non era mai capitato prima.
È la prima volta in vita mia che…
I miei battiti prendono inspiegabilmente ad accelerare.
E non sto compiendo nemmeno nessuno sforzo fisico!
Nella mia testa una confusione incredibile…
Come se ci fossero cento persone a bisbigliare tutte insieme!
Tutte ripetono la stessa cosa, ma in tempi diversi, accavallandosi l’un l’altra.
Ed io così non riesco ad intuire nemmeno una sillaba!
Deglutisco nervoso.
Senza sapere cosa dire.
Senza sapere cosa fare.
Me ne rimango solo zitto, nell’attesa che tutto questo passi…
“Ok, è tardi! Sarà meglio tornare a casa!”
Sanae salta giù dal parapetto all’improvviso.
Ma io ancora non mi riprendo.
Un paio di passi e si ferma ancora, per togliere con le mani la polvere dai pantaloni, all’altezza del sedere.
Niente.
Ancora non se ne va questa strana sensazione…
Approfitto delle sue spalle, per scendere anch’io e raggiungerla sul ponte.
Ed è un miracolo che mi ricordi di prendere il suo quaderno, prima d’incamminarci verso l’uscita.
Camminiamo l’uno affianco all’altra.
Ma io non sono ancora tornato normale.
Il silenzio poi…
Non fa che aggiungere imbarazzo ad uno stato già di per sé anormale.
Ma imbarazzo per cosa?!
Mi chiedo concentrando tutti i miei sforzi, nel tentativo di ristabilire un equilibrio.
La scuola!
Pensa alla scuola!
Guardo il quaderno stretto tra le mie mani.
I compiti estivi che non ho fatto sono sicuramente un appiglio valido per riportarmi alla normalità.
E dovrei tornare a sentirmi di nuovo fortunato, sapendo di poterli copiare da Sanae!
Ma all’improvviso la consapevolezza che si sia presa la briga di fare anche quelli destinati solo al sottoscritto, non mi rende felice solamente perché così potrò presentarli al professore senza fatica...
Arrivati al cancello del parco, Sanae si volta verso di me.
Ora dobbiamo prendere la direzione opposta, per tornare ognuno a casa sua.
La cosa stranamente mi deprime un po’.
È la prima volta che desidero avere più tempo, ma non dentro il perimetro di gioco.
È la prima volta in cui non c’entra nulla il pallone.
Anche questo deve dipendere però dalla mia momentanea anomalia!
“Ok, ci vediamo allora! E mi raccomando, cerca anche di capirli gli esercizi, non copiarli e basta!” esclama allegra Sanae, indicando il quaderno, che ora tengo stretto sottobraccio.
Annuisco, grattandomi il ciuffo ribelle sulla nuca e abbozzando un sorriso colpevole.
Sanae mima una smorfia minacciosa, prima di salutarmi con la mano e voltarsi di spalle.
Si allontana così verso casa sua, le braccia dietro la schiena e le mani intrecciate sotto i fianchi.
Istintivamente mi viene da sorridere…
E inspiegabilmente vorrei chiamare il suo nome.
Per fermarla, anche se non ne ho motivo.
Ma rimango in silenzio e mi volto anch’io, prendendo poi la via di casa mia.
Strada facendo i miei occhi si posano ancora sul suo quaderno, che stringo di nuovo tra le mani.
È una sensazione indefinita quella che provo, osservando di nuovo questa copertina blu.
Non la so decifrare, ma riesce comunque a strapparmi un sorriso.
Sanae Nakazawa
Classe II
Sezione A
E sorrido, ancora.
Sorrido…
 
 

 

 
Finisce così il prologo di questa FF, forse quest’altro salto temporale vi avrà stupito un po’.
Per Tsubasa ho scelto il secondo anno per mostrare quando qualcosa cambia, perché è noto che i ragazzi impiegano più tempo in certe cose. Questo brano poi doveva permettermi di mostrare una Sanae spensierata ed intraprendente, come è giusto che sia per una ragazzina di quell’età, con un futuro promettente e senza nubi all’orizzonte.
Il prossimo capitolo sarà il primo della storia, per come l’ho concepita e ci porterà all’inizio del terzo anno.
Vi rinnovo quindi l'appuntamento a venerdì prossimo.

Prima di salutarvi vorrei spendere due parole per ringraziarvi ancora per la meravigliosa accoglienza che avete riservato a questa storia (non me l’aspettavo proprio!)!
Spero di cuore di non deludere le vostre aspettative e di meritarmi sempre il vostro entusiasmo.
Con affetto, OnlyHope :)
 
 
 
 
 
   
 
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