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Autore: MargaretMadison    18/09/2015    2 recensioni
«Che vuoi dire?»
«Che non ho mai rischiato, non ho mai baciato uno sconosciuto, non ho mai fatto sesso, mai assaggiato dell'alcool se non al matrimonio di mio cugino e tantomeno non ho mai mentito ai miei. Insomma, è il mio ultimo anno da liceale e da adolescente, voglio fare qualcosa di memorabile, dannazione!»
«E in questo memorabile c'entra per caso Calum Hood?»
Candice nascose il viso tra le mani immaginando le sue gote toccare tutte le gradazioni di rosso.
‘Che Calum Hood era il ragazzo di cui era innamorata da anni e non era mai riuscita a parlare con lui eccetto quella volta in seconda superiore dove le chiese l’ora.
«Beh, sì» ammise «Insomma, mi piace dal primo anno del liceo, vorrei almeno riuscire a parlare con lui senza diventare una balbuziente, capisci?»
«Inizia ad imparare l’arte del sedurre un ragazzo e poi striscerà da te» rispose Ashton svogliato, riportando l’attenzione sulla TV, che a lui quel Calum non gli era mai piaciuto. Non che lo conoscesse di persona, solo che non lo ispirava e non ci teneva a conoscerlo.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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THEACH ME – Third lesson
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Avevano parlato del più e del meno, bevendo un milkshake alla fragola in un posto davvero carino.
Calum era esattamente come se l’era immaginato Candice: un tipo semplice e alla mano con cui era facile ridere e scherzare eppure c’era qualcosa che la frenava che non riusciva a spiegarsi.
Le aveva raccontato di com’era finita la sua relazione con Morgan, una ragazza di un’altra scuola e di come ci stesse male.
«L'amore più bello è quello che risveglia l'anima e che ci fa desiderare di arrivare più in alto, quello che incendia il nostro cuore e porta la pace nella nostra mente. Questo è quello che tu mi hai dato ed è quello che speravo di darti per sempre» disse dopo aver assaggiato il milkshake, citando una battuta del libro.
Candice non poté fare altro che sospirare come un’innamorata osservando quei profondi occhi castani che la facevano arrossire ogni volta che la guardavano.
«Esattamente» rispose semplicemente.
«E tu? Non hai nessuno che è riuscito a fare breccia nel tuo cuore?»
Candice per poco non si strozzò con il drink, facendolo ridacchiare «In realtà… non saprei. È parecchio complicato e non mi va di parlarne»
Calum annuì, girando la cannuccia nel bicchiere «E c’entra qualcosa col malumore di oggi?»
Bingo.
«Si cioè no» sospira sotto lo sguardo divertito di lui che la trova maledettamente adorabile «Insomma, ti è mai capitato che una persona ti abbia fatto sentire di porcellana e subito dopo come qualcosa di poco desiderabile?»
«Non proprio, ma posso immaginare. Diciamo che quindi il tuo amore invece che darti pace ti scombussola»
Candice sospirò, allontanando il bicchiere ormai vuoto «Non è il mio amore è solo… un amico»
«Solo un amico?»
Deglutì a vuoto. Ovvio che non erano amici, quelli sono altri.
Tu non baci un amico, non lo guardi con quegli occhi, non passi le notti ad immaginare le sue mani sul tuo corpo, non tremi come una foglia quando è affianco a te, non sei sommerso da tutte quelle emozioni.
«Non so» disse spostando lo sguardo altrove, verso l’orologio appeso alla parete del locale «Forse è meglio se inizio ad andare. Grazie per la chiacchierata e per il libro»
Candice si alzò dalla sedia barcollante, come se la conversazione con Calum l’avesse scossa anche dal punto di vista fisico e vide il moro fare lo stesso.
«È stato un piacere, Candice. Dovremmo farlo più spesso» disse prima di lasciarle un bacio sulla guancia.
Candice chiuse gli occhi ed inspirò a pieni polmoni il profumo di Calum.
Niente male, si disse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Era uscito subito da HMV – sebbene Ed non voleva coprirlo ancora – ed era corso sotto casa di Candice per scusarsi, per dirle che era solo un cretino e non si meritava la compagnia di una ragazza come lei.
In realtà non vedeva nessuno all’altezza di Candice.
Poi si ricordò di quel Calum Hood di cui era tanto fissata. Ripensò a tutte le belle cose che aveva sentito sul suo conto e beh, non poteva non sentirsi uno schifo in confronto a uno come lui.
Calum sarebbe andato al College, poi, avrebbe scelto una facoltà tosta che gli avrebbe fatto ottenere un buon lavoro con uno stipendio alto mentre lui era un semplice commesso di un negozio di musica, che faceva il batterista a tempo perso e si faceva rifare il letto ancora da sua madre.
Lui sì che poteva renderla felice, meritarla.
Lui non era un idiota che non sapeva ammettere i propri sentimenti.
Si era nascosto sotto la veranda, riparato dalla pioggia, e si era seduto malamente sulle scale. Aveva suonato ma a quanto pareva nessuno era in casa.
Era più che certo che Candice fosse andata in biblioteca e molto probabilmente faceva prima a raggiungerla, così si alzò dalle scale e uscì dal vialetto di casa Clifford.
Camminava a testa bassa, la pioggia bagnò i suoi ricci che gli caddero sugli occhi mentre coi piedi scacciava un sassolino dalla sua traiettoria.
Sospirò, prima di alzare gli occhi verso una figura che correva sotto la pioggia che cercava di proteggere un libro stringendolo tra le braccia.
Non appena Candice lo vide, smise di correre e lasciò cadere le braccia sui suoi fianchi.
Ora che lo rivedeva dopo quella conversazione con Calum era tutto più strano per lei.
Si accorse di come gli occhi di Ashton erano più verdi con la pioggia e di come fossero belle le sue labbra e larghe le sue spalle.
«Ciao» disse lui piano, facendo un passo incerto verso di lei.
Candice rimase impassibile «Ciao»
«Stavi… stavi tornando a casa?»
La ragazza annuì.
«Io stavo venendo a cercarti. Ho parlato con Ed e ho capito che ho sbagliato. Tu per me sei la ragazza migliore del mondo e non avrei mai voluto farti sentire così male. Insomma, avevamo deciso di intraprendere questa… questa avventura assieme perché sapevamo che non ti avrei mai fatto del male quando in realtà… beh sono un coglione»
Candice cercò di reprimere un sorriso. Era un coglione, sì, ma aveva capito la lezione e questo era l’importante.
«Si, sei un coglione» disse scuotendo la testa e facendosi più vicina «Un coglione che mi piace da morire»
Ashton voleva ribattere, palesemente confuso dal suo cambiamento di umore, ma subito si ritrovò le labbra di Candice premute sulle sue e la sua mano libera tra i ricci indomabili.
Ed Ashton decise di rimanere zitto, che con le parole aveva fatto già abbastanza danni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Erano corsi in casa poi, Candice aveva appoggiato il libro sul tavolo della cucina e Ash se l’era caricata in braccio fino in camera sua per poi chiudere la porta a chiave per non essere disturbati ancora.
Candice gli aveva sorriso sulle labbra prima di tirarlo a sé e cadere sul letto.
Non riusciva a non sorridere, un po’ per i capelli di Ash che le facevano il solletico e un po’ perché non si sarebbe mai immaginata di trovarsi così con Ashton.
Iniziò a farsi più audace e curiosa, tirando i capelli di Ashton e accarezzandogli le spalle da sopra la maglietta. Ash non ci pensò due volte a togliersi la maglia bagnata e lanciarla ai piedi del letto per poi rituffarsi sulle labbra di Candice rosse dai baci e dai morsi. In quel momento giurò di non aver mai visto nulla di più bello.
La portò sopra di lui e Ash si sedette poggiando la schiena contro la testata del letto per essere più comodo mentre Candice gli accarezzava l’addome, solleticandogli la pelle con le unghie lunghe e curate.
Sentire Ash sospirare al suo tocco la rese più sicura e si spinse fino all’orlo dei jeans per poi risalire fino alle braccia muscolose. Ashton le tirò leggermente i capelli in modo da farle alzare la testa verso il soffitto e le sue labbra catturarono subito un lembo di pelle, succhiando leggermente fino a farla sospirare.
Candice era sopraffatta dalle labbra di Ashton e dalle sue grandi mani che le stringevano i fianchi. Fu del tutto naturale, per lei, muovere il bacino in avanti quando la bocca di lui raggiunsero la sua mascella.
Ashton si fermò deglutendo a fatica per poi ricominciare e scendere sulle clavicole dove dedicò maggiore attenzione.
Candice era un fuoco sotto di lui e avrebbe fatto un patto col diavolo per far sì che quelle emozioni non finissero mai. Così, tra un bacio rubato e un sospiro mal trattenuto, mosse nuovamente il bacino, incontrando quello di Ashton.
«C-Candy…» sospirò e nemmeno lui sapeva dire se la stava supplicando ad andare avanti o invitarla a proseguire.
«Ho… Ho sbagliato qualcosa?» chiese lei allarmata, spostandosi di colpo dal ragazzo.
«Ehm, no. In realtà stavi andando piuttosto bene, insomma…» lo sguardo di Ashton scese fino al cavallo dei suoi jeans gonfio. Candice si morse il labbro imbarazzata e si maledì per essere così dannatamente inesperta.
«Uhm, scusa. Io… beh sono su in una camera da letto con una bellissima ragazza sopra di me, è una condizione che metterebbe in ginocchio chiunque» si giustificò facendola ridere «Mentre vado in bagno, ordina qualcosa da mangiare» disse alzandosi dal letto e Candice rise ancora di più quando lo vide in piedi.
«Possiamo dire che anche la lezione numero tre è andata» parlò Ashton scuotendo la testa.
Candice stava imparando troppo in fretta e lui doveva imparare a controllarsi.







sperando che il capitolo vi piaccia :)

  
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