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Autore: MattBlue_801    18/09/2015    0 recensioni
Ellen vuole diventare la manipolatrice più esperta del regno di Alagor e decide di partecipare al torneo Coppa Zaffiro, lo stesso torneo dove i genitori persero la vita dodici anni prima. Non essendo ancora esperta si allenerà con un pottente mago amico dei suoi genitori. Ma le ombre di un' antica minaccia si estendono sul regno per andarsi ad intrecciare con il passato di Ellen che per sapere la verità sarà impegnata nella ricerca di un vecchio e pericoloso libro in grado di cambiare per sempre il suo destino
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                         Ellen
            Il libro di Thorus
                         1
                                 Le selezioni
Ellen si alzò dal suo scomodo letto in soffitta e come tutte le mattine si lamentò del soffitto troppo basso che le faceva prendere sempre dolorose testate, ma da subito si ripromise che niente e nessuno avrebbe rovinato il giorno del suo sedicesimo compleanno. Si affacciò alla finestra e si addolcì sentendo il lieto canto degli uccellini e il tepore del sole sulla sua pelle. Prima di scendere al piano di sotto si pettinò i lunghi capelli castano per poi raccoglierli in una treccia, gli occhi nocciola erano pieni di felicità e la sua pelle candida risplendeva al sole, quasi sembrava stesse bruciando. Indossò il corpetto di cuoio marrone e la gonna lunga che lei odiava tanto, avrebbe tanto voluto indossare pantaloni di pelle per essere sempre più agile e veloce e sentirsi libera. Il rituale mattutino era finito mancava solo il solito allenamento: Ellen si concentrò al massimo, lasciò che i suoi pensieri l’ abbandonassero e si fece travolgere dalle proprie emozioni finchè sul palmo della sua mano non si materializzò una piccola e colorata sfera di energia. Soddisfatta del risultato Ellen si decise a scendere, al piano di sotto l’ aspettava zia Muriel: una figura grassa e grossa ma con un dolce sorriso in viso che trasmetteva molta sicurezza e determinazione                                                                                                                                                                                                                                        < Buongiorno tesoro, ti sei svegliata presto stamattina eh? La colazione è pronta tieni e buon compleanno! > disse zia Muriel     < Grazie zia ma devo andare o farò tardi, le selezioni stanno per iniziare e non vorrei essere una delle ultime > < Ellen ancora, ne avevamo già parlato, non farai quelle selezioni >  disse la zia < Ma perché, ora ho sedici anni posso presentarmi nessuno mi rifiuterà > ribbattè Ellen < Senti non sei pronta, sei troppo inesperta non ti accetteranno, ritenta fra qualche anno, gli altri manipolatori sono molto più potenti di te e non vorrei che tu ricevessi delle delusioni e poi ricordati che…. > si bloccò < Cosa? Che durante quel torneo sono morti i miei genitori? Lo so, è per questo che lo voglio fare, io ce la posso fare, loro lo saprebbero > dalle guance di Ellen scesero le prime lacrime. I suoi genitori morirono nella finale del torneo di dodici anni prima per sconfiggere un manipolatore molto potente in quel periodo e che aveva in progetto di prendere il possesso del palazzo reale, alla competizione partecipò la madre, Liah, ma quando iniziò lo scontro contro il manipolatore, anche il padre, Orian, si unì alla battaglia. Unendo le forze riuscirono a prevalere sul nemico che prima di soccombere lanciò una maledizione su Orian uccidendolo, mentre la povera Liah rimase uccisa dalla troppa fatica. Dopo quel sacrificio  il re di Alagor, Alexander, iniziò una lunga e sanguinosa guerra contro le forze rimanenti di Thorus, il terribile manipolatore. Senza più il loro capo però le forze armate nemiche dovettero cedere alla potenza del regno e furono annientate anche se la caccia ai più alti servitori di Thorus continua. Intanto Orian e Liah avevano lasciato sola la loro unica figlia di appena sei anni, Ellen che venne affidata alla zia materna. < Lo so, lo saprebbero ma non lo vorrebbero, non ancora. Ti prego aspetta il prossimo torneo, per quel tempo sarai pronta e con molte più probabilità di vincere .> anche zia Muriel stava iniziando a piangere < Assomigli così tanto a tua madre, la mia povera sorella > e così scoppiò in lacrime. Ellen senza aggiungere niente si asciugò le lacrime e uscì di corsa.
La capitale di Alagor, Nor, era una grandissima metropoli: nei quartieri più periferici abitava la gente più povera ed era spesso luogo di aggressioni e malavita, all’ interno delle prime mura, invece, abitava la popolazione più umile, chiamati cittadinelli, ma che comunque riusciva a soddisfare le proprie necessità. In questa zona abitava Ellen insieme alla zia che portava denaro a casa con il panificio che tutti amavano. In questa zona le strade erano molto affollate, specialmente di donne che si procuravano la spesa e di bambini che giocavano e mettevano in subbuglio tutto il quartiere. Le casa erano piccole e in legno, ma molto accoglienti e graziose, tutta questa atmosfera ad Ellen piaceva molto: la confusione nelle strade, le case una vicina all’ altra, i cittadini che tra loro si conoscevano tutti ed erano sempre così gentili. Si sentiva parte di qualcosa come una grande famiglia. Agli abitanti della terza fascia era permesso anche poter entrare all’ interno delle seconde mura dove abitava la popolazione più colta e ricca come dottori o uomini di legge, chiamati illustri. Qui era il cuore della città, perché era la più frequentata oltre che dagli abitanti stessi, sia dai nobili della prima fascia che dai cittadinelli della terza. Anche questa atmosfera piaceva molto ad Ellen perché né nobili e né illustri hanno mai fatto differenza con le persone più povere e questo faceva sentire Ellen sempre più parte di una famiglia ancora più grande. Le case erano molto alte e di vario colore, le strade erano ampie e piene di persone che camminavano, il punto più bello per Ellen era la terrazza panoramica: un piccolo spiazzo con delle panchine da cui si poteva vedere fino oltre i quartieri poveri e intravedere le ampie pianure di Alagor. Ellen arrivò sulla terrazza e, come aveva previsto, trovò Alan che la stava aspettando. < Muoviti, le selezoni stanno per iniziare e tu devi ancora iscriverti > Alan era un illustro figlio di un noto dottore e di una nota pittrice, era alto, secondo Ellen molto bello: occhi marrone scuro, capelli lunghi e castani e un sorriso impavido e coraggioso. Indossava una camicia bianca e un gilet nero sopra dei pantaloni sempre neri. Aveva diciannove anni. <  Lo so, ho avuto una piccola discussione con mia zia > rispose Ellen < Niente di grave spero > chiese Alan < No, niente di grave > concluse Ellen con gli occhi lucidi.
Arrivarono nella piazza centrale dove la folla già si accalcava dietro le transenne per vedere i candidati al torneo. Dopo essersi registrata Ellen si mise in attesa del proprio turno e iniziò a tremare. < Non preoccuparti, rilassati e dimostra ciò che sai fare, ha un gran potenziale > la incoraggiava Alan. Ma lei vedeva gli altri partecipanti eseguire magie e incantesimi di cui  non sapeva nemmeno l’ esistenza, l’ unica cosa che sapeva fare era un’ insulsa sfera di luce e ci riusciva solo se si concentrava attentamente e senza nessun disturbo, lì invece c’ era un sacco di gente che parlava e che la fissava, inoltre era molto agitata sia per la prova ma soprattutto per il ricordo dei suoi genitori. Zia Muriel aveva ragione, non era pronta, non ancora, quello non era il suo posto in quel momento e si pentì. Arrivò il suo turno. Ellen guardò Alan che con gli occhi la incitava ad andare. Si diresse verso il centro della piazza. Di fronte a lei c’ era un piccolo gruppo di persone che scrivevano e la guardavano, alzato invece c’ era la figura di un vecchio: barba lunga e bianca, capelli bianchi e raccolti in una piccola treccia. Il suo viso era rude e severo ma al tempo stesso rilassato, sicuro e gentile. Emanava una grande onda di potere. < Io sono Salom, prego, ci dimostri di cosa è capace >
Ellen non sapeva cosa fare: trovarsi lì, con tutte quelle persone che la guardavano, con quel manipolatore che si aspettava grandi incantesimi e prove di forze, lei si trovò spaesata. Per tutto quel tempo aveva aspettato quel giorno, il momento in cui avrebbe riscattato la memoria dei suoi genitori e avrebbe dimostrato di essere forte, ma non era così e se ne accorse troppo tardi. < Ellen forza, ce la farai > il sorriso di Alan la rallegrò. Guardò Salom che con lo sguardo la incitava ad iniziare, e così Ellen iniziò a rilassarsi, chiuse gli occhi e liberò la sua mente da tutti i pensieri: la discussione con zia Muriel, la morte dei suoi genitori e il panico del momento prima, trasformò tutti questi ricordi in emozioni: rabbia, tristezza, felicità e amore e cercò di visualizzarli come energia associando ad ognuno un colore, finchè nella mano non si creò una sfera di luce colorata. Ellen sorrise senza trattenersi e guardò Salom in attesa di qualche commento. Il suo viso non lasciava trapelare niente, nessuna impressione finchè disse < Prego può continuare > Ellen rimase un attimo ferma e poi rispose < In realtà io ho finito > Salom, rosso di rabbia, iniziò ad urlare < Senta ragazzina ogni volta si propongono questi insulsi maghetti che cercano di fare gli spiritosi con qualche stupido incantesimo, lei sta facendo perdere tempo prezioso nella seria selezione di partecipanti ad un serio campionato di magia quindi la prego di tornare a casa e di non influire più con questa manifestazione > < Io non stavo scherzando sono venuta per partecipare, voglio competere e vincere > concluse Ellen con tono serio. La folla cominciò a ridere e a esclamare << Ah si? E come pensi di vincere usando arcobaleni? >> oppure << Ritenta fra qualche non so, venti- trent’ anni quando saprai cos’ è la magia >> < SILENZIO > tuonò la voce di Salom. < Mi dispiace ma da come puoi tu stesso verificare non hai le competenza, ritorna la prossima volta > < No, è da una vita che sento dirmi “la prossima volta”, voglio partecipare, portare a casa la coppa trionfante come avrebbe dovuto fare mia madre dodici anni fa > la voce le si strozzò in gola e non riuscì a trattenere le lacrime. Alan le corse vicino e l’ abbracciò, si sentì subito meglio. < Sei Ellen? La figlia di Orian e Liah? > il viso di Salom si era addolcito come colpito da un enorme senso di malinconia. < Conosceva i miei genitori? > chiese Ellen impressionata < Si tuo padre, era un grande manipolatore e un grande amico > il volto riprese la fermezza di prima e Salom ripetè ad Ellen di ritentare la prossima volta, quando sarebbe stata all’ altezza < No aspetti voglio che lei mi racconti di come li conosceva, mi deve parlare e spiegare molte cose la prego aspetti ho biso…> < Ellen > la interruppè Alan < Meglio andare ora, ti porto a casa mia e starai un po’ meglio > <  Il tuo amico ha ragione, ci rivedremo presto e t spiegherò quel che devo ma non oggi > Ellen stava per andare quando Salom disse <  Ellen, mi dispiace > e ritornò al suo posto
La casa di Alan era molto confortevole: un grande salotto con pareti rosa, un grande tavolo rotondo e molti quadri di sua madre <  Come ti senti > chiese. Ellen notò quanto fosse bello con quell’ aria preoccupata, le piaceva sempre tanto quanto Alan si prendeva cura di lei < Non bene > rispose <  Voglio sapere chi era quel mago, come conosceva i miei genitori e cosa vuole spiegarmi, cosa c’è che io ancora non so > diede un sorso alla tè < Scusami Alan ma potrei utilizzare il letto per dormire un po’? Sono molta scossa e stanca > < Certo, riposa finchè vuoi, ho la sensazione che domani sarà una giornata piena di sorprese > Ellen si stese e subito cadde in un sonno profondo
   
 
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