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Autore: Hiraedd    19/09/2015    3 recensioni
A volte capita che il Capitano Grifondoro si ritrovi tra le mani uno strano enigma chiamato Dorcas Meadowes, che in sei anni gli ha rivolto la parola tre volte al massimo, tutte nel giro dell’ultima settimana.
Può anche capitare che un Serpeverde solitario e innocuo inciampi in una maschera che non nasconde solo un volto, ma un mondo intero. Perchè Benjamin odia Caradoc Dearborn, sia chiaro, e quegli occhi dorati non gli fanno alcun effetto. Forse.
Oppure può succedere che il Caposcuola sia innamorato da anni della sorellina del proprio migliore amico, che ha perso la testa per un Auror di stanza in Polonia, e abbia una fottuta paura che Edgar lo scopra e lo torturi perché no, quelli che fa verso Amelia sono tutto fuorché casti pensieri d’amicizia.
Per fortuna, però, che c’è Hestia Jones, deputato diario segreto degli studenti del settimo anno, che tutto osserva nonostante, a conti fatti, non distolga nemmeno per un secondo lo sguardo dal suo adorato fidanzato, il Prefetto Sturgis Podmore.
*
Siamo ad Hogwarts, è l’autunno 1969 e la guerra è già più vicina di quanto non sembri.
*
Altri personaggi: Gideon Prewett, Kingsley Shacklebolt, Sturgis Podmore, Amelia e Edgar Bones.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Benjy Fenwick, Caradoc Dearborn, Dorcas Meadowes, Fabian Prewett, Hestia Jones
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'oltre il fuoco comincia l'amore'
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NOTE 1:
 
Ciao a tutti, a chi mi ricorda ancora e a chi invece si è dimenticato di aver mai letto questo storia.
Queste note saranno abbastanza lunghe e siete assolutamente liberi di saltarle, perché non porteranno grandi rivelazioni, ma adesso, in questo momento (non so ancora quando pubblicherò questo capitolo) sento il bisogno fisico e mentale di scrivere tutto ciò. Se qualcuno vuole leggere, bene, altrimenti bene lo stesso.
Ho iniziato a scrivere questa raccolta di storie anni fa, ed ero un’altra persona. Se mi guardo alle spalle stento a riconoscermi come anche quando leggo i primi capitoli di queste storie, specie dell’Amore ai Tempi del caos. Negli ultimi due anni la mia presenza su EFP è stata estremamente centellinata e questa è una cosa di cui mi vergogno molto, perché so cosa vuole dire aspettare aggiornamenti che tardano ad arrivare di mesi e addirittura di anni, ma per quanto io mi sforzassi in passato di scrivere pur di aggiornare non riuscivo a buttare giù niente che secondo me valesse la pena leggere, quindi rimandavo: c’erano tante altre cose da fare e nei momenti in cui tutto questo mi tornava in mente cercavo di ricacciare in fondo allo stomaco il senso di colpa e di andare avanti.
Oggi ho deciso di sedermi davanti al computer e fare un serio punto della situazione per quel che riguarda queste storie e questi personaggi. Io scrivo le loro storie e le prendo sul serio, sono entrate nella mia vita come qualcosa di molto importante e tangibile e ormai quando cerco di ignorarle queste si rifiutano di essere ignorate. Questo punto della situazione lo devo a voi e a me stessa, perché se è vero come dicevo prima che anni fa, quando iniziai a scrivere, ero una persona diversa, è anche vero che anche queste storie in gran parte hanno contribuito a farmi diventare quella che sono oggi.
Negli ultimi mesi ho partecipato ad un contest molto interessante, ho aperto la pagina e il tema del contest  mi ha quasi strappato via dalle mani una storia, facendomi tornare a scrivere e a capire quanto per me scrivere sia importante. Tuttavia sento di non poter portare avanti tutte queste storie insieme (non in questo momento per lo meno, se riuscirò a riprendere stabilmente con questa credo sarà poi una strada abbastanza in discesa, e dovrei riprendere anche con l'altra) per cui ho scelto di dare precedenza a questa, che è la mia preferita. Ieri sono tornata a rileggerla: ho iniziato a rileggere la storia e le recensioni che voi avete lasciato. Sono rimasta basita, direi, e commossa, per lo più: non ricordavo di aver ricevuto tante belle parole e tanti complimenti per questa storia, per questi personaggi a cui sono immensamente affezionata e che non avrei mai dovuto abbandonare. Voglio finire questa storia, per voi che l’avete seguita, per loro che ne fanno parte e per me, che ho sempre sentito con tutti questi personaggi un’affinità particolare.
Non tornerò a pubblicare una volta a settimana, sia chiaro: non ne ho la possibilità, a causa dei troppi impegni, dei diversi interessi che ho ormai imparato a nutrire negli ultimi anni e delle responsabilità che, volente o nolente, mi ritrovo sulle spalle.
Ho sempre notato che con me le cose funzionano fino a che mi impongo delle scadenze rigide, quindi voglio provarci seriamente anche qui. Una volta al mese, direi, proviamo. Non voglio dare speranze vane a nessuno, ma voglio provarci.
Per le note al capitolo, in fondo alla pagina.
Buona lettura,
Hir
 







SECONDA PARTE
D’istanti
 
 
Crepita, la vita, brucia istanti feroci
 e negli occhi di chi passa anche solo a venti metri da lì
non è che un’immagine come un’altra,
senza suono e senza storia
(Alessandro Baricco)
 
 
 
 
CAPITOLO 18





 
 
 
 
La Sala Grande era affollata, come ogni mattina nell’ora della colazione. Il tintinnio metallico delle posate faceva da sottofondo alle placide chiacchiere mattutine di studenti ed insegnanti e il finto cielo della sala mostrava una volta rannuvolata di un cupo e smorto grigio cenere. Una mattina come tante altre, in poche parole.
 
Le lezioni sarebbero iniziate da lì a mezz’ora quindi gran parte degli studenti era intenta a ingozzarsi per finire di mangiare ed aver tempo di passare in dormitorio a sistemare i libri; al tavolo di Serpeverde, Lucius Malfoy teneva banco con chiacchiere futili nel bel mezzo di un gruppetto di studenti più piccoli e Benjamin Fenwick, seduto a due passi da lui, osservava il piatto della colazione ancora intonso con l’aria di essere preda di un feroce mal di testa.
 
<< Questo posto è occupato? >>.
 
La voce limpida di Cinthia Rosier strappò Benjamin dai suoi cupi pensieri. Il Serpeverde la guardò, vagamente stupito dal fatto che proprio lei si fosse abbassata a chiedere il permesso per fare qualcosa che normalmente avrebbe preteso come un diritto.
 
<< No >>.
 
Da un paio di settimane a quella parte le loro interazioni avevano subito un drastico calo, il che equivale a dire che si erano praticamente spente del tutto dal momento che già prima non è che fossero esattamente compagni d’avventura. Per quelle due settimane, dal disastroso epilogo di quell’uscita ad Hogsmeade, Cinthia si era limitata a fare finta che Benjamin non esistesse quelle poche volte in cui si ritrovavano a condividere uno spazio chiuso.
 
<< Posso sedermi? >>.
 
Ancora più stupito, Benjamin scivolò verso il fondo della panca per fare ulteriore spazio a sedere davanti al posto vuoto al suo fianco.
 
<< Prego >>.
 
Cinthia si accomodò con tutta calma. Quasi come fosse abituata a mangiare al suo fianco tutte le mattine, appoggiò sulla panca tra lei e il ragazzo la borsa con i libri, si portò una ciocca di capelli biondi dietro alle orecchie e poi si sporse verso la caraffa di succo di zucca per versarsene un calice.
 
<< Dunque >> esordì la ragazza una volta che si fu servita due uova e qualche fetta di bacon sottile e croccante << Quali lezioni segui, stamattina, Benji? >>.
 
Senza dare nell’occhio, Benjamin si guardò attorno. In tutta la sua carriera scolastica non aveva mai dimenticato di essere a Serpeverde: se Cinthia si comportava in quel modo dopo Hogsmeade probabilmente era perché aveva in mente una ritorsione crudele che l’avrebbe messo in imbarazzo davanti a qualcuno di importante. Tuttavia, studiandosi attorno, Benjamin non notò nessuna figura sospetta intenta ad aspettarsi qualcosa, anzi. Era circondato da studenti più piccoli, se si escludeva Malfoy, e le abituali compari della Rosier al momento non si vedevano da nessuna parte.
 
<< Incantesimi e Babbanologia >> rispose una volta appurato di essere più o meno al sicuro.
 
Cinthia non faceva comunella con gli studenti più piccoli, solo con la Carrow e la Black, e non sopportava molto il biondo e arrogante Malfoy: sembrava potesse stare tranquillo, almeno per il momento.
 
Cinthia fermò la forchetta con il bacon a due centimetri dalla bocca, alzando un sopracciglio con fare scettico.
 
<< Babbanologia? Scelta singolare, Fenwick >>.
 
Riprese a mangiare e la pausa che aveva seguito la frase era apparsa a Benjamin come un punto, come se Cinthia fosse certa di non voler proseguire quel discorso. Infatti, una volta bevuto un sorso di succo di zucca dal calice, la ragazza cambiò argomento.
 
<< Non mangi, Fenwick? Il tuo piatto è lindo come quando è uscito dalla cucina >>.
 
Il Serpeverde spostò lo sguardo dalla ragazza al piatto, e poi dal piatto ad un punto fisso davanti a se.
 
<< Non ho molta fame, al momento. Devo aver mangiato troppo ieri a cena >>.
 
Più che vederlo, dal momento che stava guardando davanti a se i tavoli mezzi apparecchiati delle altre Case, sentì da parte di Cinthia un lungo sguardo attento toccargli il volto. Doveva essere scettica.
 
<< Come vuoi >> annuì alla fine la ragazza mangiando un altro po’ di bacon e iniziando a mangiare le uova.
 
Un denso silenzio calò su entrambi, spezzato solo dal tintinnio del coltello di Cinthia sul piatto mentre con attenzione la ragazza imburrava il pane.
 
<< Domenica ti ho visto sugli spalti, alla partita >> disse la ragazza in tono lieve << Non pensavo ti piacesse il Quidditch, non ti avevo mai visto alle partite >>.
 
<< Preferisco il Quidditch di alto livello. Ma è stata una bella partita, non me ne sono pentito >>.
 
Cinthia lo guardò, incontrando i suoi occhi con un’occhiata sbieca.
 
<< Abbiamo perso. E tu non eri sugli spalti di Serpeverde, se ben ricordo >>.
 
Benjamin annuì tranquillo.
 
<< Vero. I miei accompagnatori non erano Serpeverde, sarebbe stato maleducato da parte mia abbandonarli per salire sugli spalti della mia Casa >>.
 
<< Sarebbe stato tuo dovere farlo, per la tua Casa. E poi da quando Benjamin Fenwick si preoccupa di essere maleducato? D’altronde, tu sei un Serpeverde >>.
 
<< E i miei amici no >> tagliò corto bruscamente.
 
Fu solo il lungo sguardo che sentì rivolgersi da parte della Rosier, però, a sottolineare nella sua mente il modo in cui si era espresso. Si era recato a vedere la partita in compagnia di Dorcas e qualcun altro della Patria dei Bellocci; li aveva appena definiti amici. La cosa che più di tutte lo lasciò perplesso fu non trovare la cosa strana, per lo meno non più di tanto.
 
Resse lo sguardo di Cinthia per qualche attimo prima di spostarlo, svogliato, verso gli altri tavoli della sala. Al tavolo di Corvonero Dorcas stava facendo colazione in compagnia di Hestia, Sturgis e Caradoc, e i quattro insieme stavano discutendo animatamente ridendo di quando in quando. La Jones, seduta davanti a Dorcas e vicino al suo fidanzato, allungò una mano per dare una carezza lieve alla ragazza sul braccio, forse un segno di complicità, poi si rivolse a Dearborn per prenderlo sonoramente in giro su qualcosa che fece ridere anche gli altri commensali. Dorcas sembrava completamente a suo agio.
 
 
 
***
 
 
 
<< Sappi che non puoi continuare ad avercela con me in eterno >>.
 
Fabian Prewett, alla provocazione del fratello, interruppe il movimento del coltello con cui stava spezzettando i petali di Dittamo e strinse appena gli occhi. Fece due respiri profondi, poi riprese a tagliuzzare ignorando il gemello.
 
<< Seriamente, sono passate due settimane! Diglielo King >>.
 
Kingsley Shacklebolt, che completava il terzetto al banco di Pozioni, alzò lo sguardo passandolo da un fratello all’altro. Non si poteva mai dire quando i due sarebbero finiti a litigare violentemente, questo era quello che aveva imparato in sei anni e mezzo di approfondita conoscenza. Un’altra fra le cose che aveva imparato, sempre in quei sei anni e mezzo, era che al minimo sentore di tempesta tra i due lui doveva diventare la Svizzera.
 
<< Hai insultato Dorcas, ad alta voce e davanti a lei. Sei stato maleducato e non hai ancora chiesto scusa, né a lei né a me! >> obbiettò con forza Fabian quando i petali di Dittamo furono ormai diventati pastella tra le sue mani.
 
<< Magari il mio modo di esprimermi non è stato il migliore del mondo, lo ammetto, ma fatto sta che noi avevamo un importantissimo allenamento e tu, il Capitano della squadra, stavi in gradinata a ridere come uno scemo a tutto quello che diceva la Meadowes >>.
 
<< Ecco, vedi? La chiami “la Meadowes” con quel tono tutto così, come se fosse… >>.
 
<< Fabian, ma stai bene? È da quando l’abbiamo conosciuta, mesi fa, che la chiamiamo “la Meadowes”, non lo faccio solo io. Lo fa anche Kingsley >>.
 
Shacklebolt scosse la testa.
 
<< Io la chiamo Dorcas, in realtà >>.
 
Gideon spostò lo sguardo dal fratello per rifilare un’occhiata tradita all’amico.
 
Ecco, lo aveva fatto. Forse, dovette ricredersi Kingsley, non erano bastati sei anni e mezzo per imparare a non intromettersi nelle faccende dei Prewett. Ogni volta riuscivano a fregarlo e lui, come una pigna, cadeva nel tranello puntualmente.
 
Ma, ora che ci pensava…
 
<< E comunque >> chiarì, ormai che era nei guai, afferrando il contenitore dei pungiglioni di Billywig e aprendolo << Quella volta hai insultato anche Amelia, non solo Dorcas. Forse Fabian ha ragione, dovresti davvero chiedere scusa alle ragazze >>.
 
Gideon mostrò una faccia stupita, poi arricciò la fronte scettico.
 
<< Oh, quindi adesso parliamo di te e di Amelia >>.
 
Kingsley chiuse gli occhi, stringendo in mano più forte del dovuto i pungiglioni di Billywig e facendosi male. Meno male che quei cosi almeno erano morti, ormai.
 
<< No, non ne parliamo >> borbottò alla fine, sperando di tagliar corto la discussione << Parliamo del modo in cui ti sei rivolto a due nostre amiche che… >>
 
<< Oh, dai, da quando siamo amici della Mead… di Dorcas? >>
 
<< …due nostre amiche, stavo dicendo >> alzò la voce Kingsley per arrivare a coprire quella del ragazzo, assicurandosi che Lumacorno fosse lontano << Due nostre amiche che non ti avevano fatto assolutamente nulla di male e alle quali tu ancora non hai chiesto scusa. E questo è tutto >>.
 
Gideon si chiuse in un silenzio ostinato, armandosi di coltello per tagliare i propri petali di Dittamo e farne uscire meglio la linfa. Il calderone di Kingsley, quello più avanti con il procedimento per creare la pozione, iniziò ad emanare un denso fumo azzurro prima che Fabian riprendesse a parlare.
 
Il fatto era che Kingsley non si esponeva quasi mai, quindi le poche volte che lo faceva metteva sempre un po’ di soggezione, anche in loro due che erano i suoi migliori amici.
 
<< Quindi sei sicuro di non voler parlare di Amelia >>.
 
Era stata una constatazione. Dal momento che Shacklebolt era, appunto, uno dei suoi migliori amici, poteva dire di conoscerlo molto bene: Kingsley era quel tipo di persona che se interrogata si chiude a riccio. Negli anni, lui e suo fratello avevano elaborato una strategia che alla lunga si era rivelata vincente e che consisteva nel portare l’amico ad esporsi e a rispondere senza porre delle vere e proprie domande.
 
<< Tu vuoi parlare di Dorcas? >>.
 
Come previsto, niente domanda e prima esposizione: Kingsley aveva appena ammesso che per lui Amelia era il corrispettivo di quello che Dorcas stava iniziando ad essere per Fabian. Eccetto che Fabian non aveva paura di dare un nome a quella cosa.
 
<< Dorcas mi piace >> ammise Fabian senza vergogna << Non è una ragazza qualunque. Inizio a pensare che non si debba essere persone qualunque per attirare la sua attenzione… e indovina? Io ho intenzione di non essere uno qualunque, con buona pace di Gideon >>.
 
L’altro Prewett sospirò rivolgendo un’occhiata saputa al fratello, come a dirgli che di quello dovevano ancora discutere. Poi, però, indovinando il tentativo di Fabian nel far parlare l’amico, gli resse il gioco.
 
D’altronde tra loro andavano così, le cose.
 
<< Nemmeno Amelia è una persona come tutte le altre >> buttò lì, casualmente.
 
Kingsley nascose il volto oltre il fumo azzurro della pozione, ma non fece cadere l’argomento.
 
<< è incredibile il modo in cui riesce a non farsi delle antipatie in una scuola come questa, in cui la competizione è all’ordine del giorno >> mormorò alla fine, quando quasi i gemelli iniziavano a perdere la speranza.
 
<< Beh, si, è uno dei suoi lati positivi. È anche molto carina >> annuì Fabian dal suo posto, gettando i pungiglioni di Billywig nella pozione.
 
<
< Non assomiglia per niente a Edgar, hanno caratteri quasi opposti >> s’infiltrò ancora Gideon << E sembra sempre felice di stare in nostra compagnia >>.
 
Anche dal calderone dei gemelli, a poca distanza l’uno dall’altro, si sprigionò un fumo denso e azzurro, anche se di tonalità leggermente diverse tra loro.
 
<< Ho sentito che ha problemi in Pozioni, sai King? La sua media è appesa ad un filo. Visto che è di norma piuttosto felice di stare con noi e che tu sei un bravo pozionista, dovresti offrirti per darle una mano >>.
 
Quando il fumo azzurro si diradò, svelò ai gemelli un Kingsley Shacklebolt a sguardo basso, vagamente indeciso.
 
<< Si, sono sicuro che accetterebbe >> rincarò la dose Gideon, facendo seguito alle parole del fratello << Ha sempre avuto un po’ di problemi con Pozioni, ma credo che ultimamente sia peggiorata. Hai visto il braccio di Fenwick, no? >>.
 
<< Già >> annuì Fabian << E questa è la… terza? Si, la terza volta in un mese. Rischia una sospensione >>.
 
Shacklebolt si morse un labbro, cercando di mascherare l’imbarazzo dedicando la sua attenzione alla pozione in modo quasi ossessivo mentre aggiungeva la foglia di alloro.
 
<< Caradoc non si è offerta di aiutarla? >> chiese ostentando una disinvoltura che palesemente non possedeva << Lui è migliore di me, in pozioni >>.
 
<< Ah, Caradoc. Caradoc è troppo impegnato ultimamente. E sembra che non abbia più nemmeno la testa sul collo, nelle ultime settimane >>.
 
Alle asserzioni dei gemelli, fatte ad alta voce in tono palesemente rassicurante, il Corvonero impegnato nella sua pozione nel tavolo affianco, occupato anche da Hestia, scoccò la lingua irritato ma non smentì, mangiando la foglia.
 
<< Troppo occupato, direi. Voglio bene a Meli, ovvio, ma c’è questa Penny Gerard, di Corvonero… >> esclamò scrollando il capo, come a fare cenno a Kingsley di rassegnarsi.
 
Kingsley spense il fuoco sotto il calderone, alzò lo sguardo e incrociò le braccia al petto, guardandoli uno per uno vagamente divertito.
 
<< Credete che io sia così scemo? >> esclamò un po’ esasperato << So benissimo cosa state cercando di fare >>.
 
Fabian si morse un labbro.
 
<< E ci stiamo riuscendo? >>.
 
Shacklebolt riempì di pozione una fiala e non rispose.
 
Pensò solo che, per fortuna, Edgar aveva abbandonato Pozioni dopo i GUFO.
 
 
 
***
 
 
 
<< Quindi, Fenwick, sei contento di essere in coppia con me per il progetto di Babbanologia? >>.
 
Benjamin alzò gli occhi dal libro su cui stava cercando notizie sui metodi di vacanza babbani per puntare uno sguardo divertito negli occhi di Amelia Bones.
 
<< Lo sarò di più se dimostrerai di cavartela meglio che in Pozioni >> rispose tornando a sfogliare il libro con pazienza, soffocando un sorrisetto sornione.
 
La Bones non era male come compagnia. Sapeva quando stare zitta e quando parlare alleviando l’atmosfera e sapeva ridere, facendo sorridere anche lui. Non era una cosa da tutti, questa.
 
Alla sua battuta, Amelia si prese la libertà di schiaffeggiarlo in modo scherzoso su una spalla, fingendo di offendersi.
 
<< Guarda che il nostro ultimo incidente a Pozioni è stato un caso isolato, come potevo sapere che mischiando gli aghi di porcospino all’infuso di calendula il calderone sarebbe scoppiato? >>
 
<< Beh, ad esempio potevi ascoltare quando, due secondi prima che tu aggiungessi gli aghi di porcospino all’infuso di calendula, Lumacorno ha detto che non si dovevano aggiungere gli aghi di porcospino all’infuso di calendula >>.
 
Amelia trattenne a malapena una risata accentuando il finto broncio offeso.
 
<< Nelle istruzioni per la pozione c’era scritto, cito testuali parole: “mescolare quattro volte in senso antiorario l’infuso di calendula, aggiungere due foglie di menta verde marina e venti aghi di porcospino” >> ribatté sfoderando l’indice con puntiglio << Lo dicevano le istruzioni, Fenwick! >>.
 
<< l’infuso di calendula è fatto con acqua e foglie essiccate di calendula. Se tu ci aggiungi la menta, non è più infuso di calendula, e allora puoi aggiungere gli aghi di porcospino. Se ti dimentichi le foglie di menta quello che ottieni è questo! >> scosse la testa Benjamin, divertito, mostrandogli l’avambraccio sinistro fasciato << Ma guarda il lato positivo, pianificare una vacanza sulla strada secondo i modi babbani non prevede esplosioni di sorta, per cui almeno da questa biblioteca avrò la possibilità di uscire con il braccio e mezzo che ancora mi resta >>.
 
Amelia scoppiò definitivamente a ridere, zittendosi quando l’occhiata oltraggiata della bibliotecaria la raggiunse.
 
<< Le pozioni non sono il mio forte >> ammise alla fine iniziando a sfogliare un libro e seguendo con l’indice curato il sommario con attenzione.
 
Benjamin fece un cenno con la testa, come a dire che se ne era accorto, e accolse il silenzio chinando nuovamente la testa sul libro e riprendendo a leggere.
 
La sezione di Babbanologia della Biblioteca ad Hogwarts consisteva in uno sparuto insieme di libri, non più di un centinaio, raccolti in pochi scaffali giusto vicino all’entrata. I due occupavano il tavolo di legno proprio davanti a quegli scaffali.
 
<< Lo sai, Fenwick? In questi giorni sei strano >> mormorò alla fine di un lungo silenzio la Tassorosso, in tono leggero.
 
Benjamin rispose con lo stesso tono lieve.
 
<< E questo lo dici sulla base della tua approfondita conoscenza con me? >>.
 
La Bones gli rivolse uno sguardo piccato, arricciando la fronte.
 
<< Lo dice Dorcas a causa della sua approfondita conoscenza con te. E io le credo. Quella ragazza ha gli occhi di un falco, se dice che sei strano vuol dire che sei strano. Insomma, più del solito intendo >>.
 
Fenwick la guardò divertito: ci voleva talento ad essere irriverente ma amichevole, capace di prendere in giro con un sorriso da bambola di porcellana.
 
<< Grazie Bones >> rispose alla fine.
 
<< Dovere. Comunque, stavamo dicendo. Sei strano. C’entra la Rosier? Due settimane fa ti guardava come se le avessi fregato tutti i regali di Natale da sotto l’albero e stamattina tubavate come piccioni in amore, a colazione >>.
 
<< Chi tubava come piccioni in amore con chi, Meli? >>.
 
Sturgis Podmore, uno dei Prewett e Caradoc Dearborn erano comparsi all’improvviso nell’ingresso della biblioteca, l’ultimo dei tre con diversi tomi alla mano presi probabilmente dal reparto di Aritmanzia vista la direzione da cui provenivano i tre.
 
<< Podmore, prima o poi a forza di origliare sentirai qualcosa di spiacevole. Quel giorno, non venire a piangere da me perché ti riderò in faccia >>
  esclamò con puntiglio Amelia salutando i tre con un sorriso lezioso e affrettandosi a sgomberare il tavolo.
 
Benjamin constatò come a quanto pareva il loro pomeriggio di studi di Babbanologia fosse appena giunto al termine.
 
<< Bones, ti avrò pescato ad origliare conversazioni altrui almeno una ventina di volte dall’inizio di quest’anno. Dai, dimmi chi è che tubava con chi! >>.
 
<< Hestia Jones e Trevor Taylor, di Tassorosso >> si intromise Benjamin velocemente, richiudendo un tomo pesante e alzando uno sguardo soddisfatto sul Prefetto Tassorosso.
 
Prewett e Caradoc, ugualmente divertiti, guardarono il proprio amico aprire e richiudere la bocca in un silenzio oltraggiato mentre Fenwick riponeva nella borsa le ultime cose. Alla fine Podmore chiuse la bocca e strizzò gli occhi in direzione del Serpeverde.
 
<< Non c’è nessun Trevor Taylor a Tassorosso, vero? >>.
 
Fenwick alzò le spalle, aggiustandosi la borsa a tracolla.
 
 
 
***
 
 
 
Mentre gli altri lo precedevano fuori dalla biblioteca tutti insieme Dearborn si rivolse alla ragazza al banco per segnalare il prestito.
 
<< Jennifer, hai messo gli occhiali, intrigante! Ti stanno bene >>la salutò con un sorriso galante.
 
La ragazza, Jennifer Thomson, lo guardò da dietro le lenti rettangolari rispondendo con un sorrisetto divertito e portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
<< Ci abbiamo già provato, Caradoc. Non ha funzionato >> scosse la testa divertita.
 
Erano usciti insieme, lui e la Tassorosso del settimo anno, l’anno prima.
 
<< Già, proprio un peccato >> annuì mentre la ragazza prendeva i libri uno per uno per segnarli con un tocco di bacchetta.
 
<< Senti, a questo proposito… conosci quel bel ragazzo che è uscito con i tuoi amici? >>.
 
Jennifer indicò con un cenno della testa la porta d’ingresso alla biblioteca, oltre la quale il gruppetto di ragazzi era ancora parzialmente visibile. Sturgis e Amelia stavano ancora battibeccando e Gideon e Fenwick facevano da spettatori.
 
<< Credevo conoscessi Gideon >>.
 
Il sorrisetto della ragazza si allargò, ricordando vagamente a Caradoc un gatto intento a guardare un topolino.  Si chiese se anche lui di tanto in tanto, quando puntava una ragazza, facesse quell’espressione.
 
Agghiacciante.
 
<< Non c’è persona in tutto il castello che non conosca i Prewett, Caradoc. Intendevo l’altro. È un Serpeverde? Ho iniziato a stare al banco qui in biblioteca da un paio di settimane, e l’ho visto spesso >>.
 
Fenwick in quel momento si voltò verso di loro e, sorprendendo entrambi i giovani con gli occhi puntati su di lui assottigliò lo sguardo come a chiedere se andasse tutto bene. Caradoc gli fece un cenno tranquillo, voltandosi verso Jennifer.
 
<< Si, è Serpeverde >> mormorò brevemente riprendendo i libri in una mano e facendo attenzione a impilarli nella borsa. Alla fine sorrise verso la ragazza, sospirando << Proverò a mettere una buona parola per te, nei prossimi giorni >>.
 
Il sorriso solare di Jennifer gli riportò alla mente perché l’anno prima aveva provato a corteggiarla. Era una ragazza per bene, tranquilla e allegra.
 
Fenwick non l’avrebbe degnata di uno sguardo, si disse.
 
 
 
***
 
 
 
<< Ehi, ma quella non era Jennifer? >> domandò Sturgis non appena il suo migliore amico raggiunse il gruppo << Mi piaceva Jennifer! Com’è che è finita tra voi? >>.
 
Dearborn gli rivolse appena uno sguardo, scrollando le spalle come se non gliene importasse nulla.
 
<< Scusatemi, io e Max dobbiamo andare da Vitious perché firmi il passaggio di ruolo tra capitani e sono già in ritardo. Ci vediamo a cena >>.
 
Senza nemmeno aspettare che gli altri ricambiassero il saluto o avessero modo di dire una qualsiasi cosa, Dearborn scomparve dietro l’angolo e in breve tempo lo fece anche il rumore dei suoi passi. Sturgis, vicino ad Amelia, si adombrò sembrando d’un tratto perdere la voglia di scherzare mentre Gideon, dall’altro lato, sbuffò.
 
<< Avete capito cosa ha? Sembra una donna mestruata in questi giorni >> borbottò Prewett, facendo poi spallucce << Più del solito. Varia dall’esaltazione all’apatia più totale in meno di un attimo >>.
 
Amelia trattenne una risata.
 
<< Magari è il cambio di stagione. So per certo che più di una persona in questo periodo è strana >>.
 
Sturgis e Gideon la guardarono sospettosi, poi si voltarono verso Benjamin quando si schiarì la gola.
 
<< Io dovrei tornare in Sala Comune prima di cena, comunque. Buona serata >>.
 
La fuga di Fenwick costrinse Podmore e Prewett a scambiarsi un’occhiata stranita prima di tornare con lo sguardo su Amelia, che invece sembrava non aver notato nulla di strano.
 
<< Non capirò mai perché quei due si sopportino così poco >> disse Gideon.
 
Il sorriso della Bones, nascosto sotto la cortina di capelli castani, si fece sornione.
 
 
 
***
 
 
 
La riva del Lago Nero era prevedibilmente deserta visto il forte vento gelido che soffiava da Nord da qualche giorno, ormai, rendendo quasi impraticabili tutti i giardini di Hogwarts. Perfino per dirigersi alle Serre, per la lezione di Erbologia, gli studenti erano obbligati a bardarsi come tanti uomini delle nevi.
 
Il vento del Nord a Dorcas piaceva per tanti motivi, primo fra tutti proprio perché contribuiva a rendere i giardini praticamente deserti.
 
Nata e cresciuta in Scozia, ci voleva ben più di qualche sferzata di vento per farla desistere dall’uscire dal castello.
 
<< Ehi, tu! Non dovresti essere qui, con questo vento. Ti prenderai un malanno! >>.
 
A quanto pareva il vento gelido del Nord non scoraggiava proprio tutti.
 
Dorcas si voltò; coperta dal mantello più caldo che aveva e da una sciarpa di lana spessa non era stupita che i due non l’avessero riconosciuta. Kingsley Shacklebolt e uno dei Prewett, anche loro bardati da caldi mantelli ma chiaramente riconoscibili, avevano l’aria di ambire il posto più caldo della Sala Comune e una tazza di tisana tra le mani mentre si allontanavano dal campo di Quidditch per ritornare al castello.
 
<< Kingsley, Fabian. Non vale la stessa cosa per voi? >> chiese Dorcas abbassando lievemente il cappuccio del mantello per farsi riconoscere. Si trovò costretta ad alzare la voce per farsi udire al di sopra del sibilo del vento << Credevo che gli allenamenti di Quidditch fossero stati cancellati a causa del clima! >>.
 
I due, sorpresi, le sorrisero in segno di saluto quando la riconobbero.
 
<< Dorcas! >> la salutò Kingsley, stringendosi nel mantello e alzando il tono di voce << Si, è vero, gli allenamenti sono sospesi fino a data da destinarsi, per decisione del Preside. Questa settimana ho io la responsabilità del campo, dovevo controllare che non ci fossero danni ingenti a causa della tempesta di questa notte. Fabian mi ha accompagnato >>.
 
<< Tu che ci fai qui? >> chiese incuriosito Fabian.
 
<< Prendo una boccata d’aria >> sorrise indicandosi attorno, alludendo al clima che li circondava.
 
Sia Kingsley che Fabian ridacchiarono. Poi Prewett rivolse una lunga occhiata al Caposcuola, che sbattè le palpebre un po’ stupito e indicò il castello.
 
<< Scusate, non sopporto il freddo. Devo proprio rientrare. Si io devo… proprio rientrare. Ci vediamo >>.
 
Andò via continuando a borbottare, ma il suono delle sue parole si perse nel vento scomparendo quando si allontanò dai due rimasti. Dorcas non dava cenno di volersi muovere e Fabian aveva abbassato lo sguardo quando Kingsley li aveva lasciati soli.
 
<< Allora, tu alla fine sei… >>
 
< < La partita di domenica scorsa è stata... >>.
 
Silenzio. Un imbarazzato silenzio da parte di entrambi. Fabian sorrise e alzò lo sguardo in un impeto di coraggio.
 
<< Prima le signore! Cosa stavi dicendo? >>.
 
Dorcas, il volto parzialmente nascosto dal cappuccio scuro, si morse un labbro per trattenere un sorriso.
 
<< La partita è stata interessante, Domenica scorsa. Sono contenta che abbiate vinto, anche se Benji non è della stessa idea >>.
 
<< No, lo immaginavo >> rispose ridendo Fabian << La partita è stata impegnativa ma la vittoria è stata meritata. Ma so di non essere imparziale nel dirlo, quindi non farci caso. Come capitano mi sento in dovere di coccolare la mia squadra quando si comporta bene! >>.
 
<< Non è quello che fanno tutti i buoni capitani? >>.
 
L’ultimo sorriso Fabian lo soffocò nella sciarpa che gli avvolgeva il collo, stranamente timido. Le cose più inaspettate le faceva sempre con quella ragazza vicina, ormai, e non si sorprendeva nemmeno più della cosa.
 
<< Hai freddo alle mani? Dovrei avere un paio di guanti, da qualche parte >>.
 
La domanda del ragazzo colse la Corvonero proprio nell’atto di sfregarsi le mani indolenzite dal freddo.
 
<< Oh, non fa niente, io ho dimenticato i miei in camera >>.
 
<< Prendili. Tienili pure, avere un paio di guanti in più di questa stagione non fa mai male>>.
 
Erano un semplice paio di guanti azzurro cielo che Fabian aveva tirato fuori da una delle tasche del mantello, in fretta.
 
<< E a te restano solo quelli che indossi? >>.
 
<< Oh, non ti preoccupare. Ne ho decine di paia, Molly me ne invia praticamente uno diverso ogni settimana >> scrollò le spalle << Molly è mia sorella. Lavora a maglia, tantissimo. Del tipo che se volesse potrebbe vestire tutta Hogwarts con tutti i pezzi di vestiario che fa. Li regala a tutti quelli che conosce… credo anzi che suo marito lo abbia conquistato proprio così, a colpi di ferri da maglia >>.
 
Le risate dei sue si spensero poco dopo nel vento, e di nuovo quel silenzio un po’ imbarazzato di poco prima calò su di loro a poco a poco.
 
Dorcas teneva lo sguardo fisso sul lago, seguendo con gli occhi le increspature che il vento forte causava sulla sua superficie e che andavano ad infrangersi sui pochi massi e sulla riva. Ogni tanto, senza farsi notare, spostava lo sguardo sulle mani guantate.
 
<< è bello? >> mormorò alla fine, incerta. Probabilmente Fabian non l’avrebbe sentita. Non era in effetti del tutto sicura di aver voluto che Fabian sentisse.
 
<< Il panorama? >>.
 
Alla fine aveva sentito, allora. Dorcas esitò, prima di scrollare la testa e continuare.
 
<< Avere una sorella >>.
 
Fabian stette un attimo in silenzio e se Dorcas avesse osato alzare lo sguardo certamente si sarebbe accorta di essere oggetto di una minuziosa occhiata incuriosita.
 
<< Si, è bello. Sono molto legato a Molly anche se non ci vediamo più molto. Non è troppo più grande di noi, non c’è molta differenza d’età. È diverso da… non so, avere un’amica. Anche Gideon, ad esempio. Non è mio amico. È qualcuno che, volente o nolente, mi troverò a dover sopportare per sempre. È una presenza costante, anche se non costantemente presente. Non so se mi spiego, in realtà. Credo di averti confuso, più che altro, scusami >>.
 
<< No, no. Io credo di aver capito. Deve essere bello, non essere mai veramente sola >>.
 
Lo sguardo di Fabian adesso pesava con tutto il suo carico, Dorcas poteva quasi sentirlo puntato su di se, per questo alzò gli occhi. Come aveva previsto, quelli azzurrissimi di Prewett la stavano osservando con attenzione e dolcezza, e oltre l’imbarazzo inevitabile la ragazza sentì quasi calore sotto quello sguardo pacato.
 
<< Tu non lo sei. Sola, intendo >>.
 
Fabian si era espresso senza alcuna pietà nel tono di voce, con una tenerezza che Dorcas non era abituata a sentirsi più rivolgere da un pezzo. Sembrava quasi che gli importasse.
 
<< Credo che dovrei rientrare >> tagliò corto la ragazza scuotendo la testa, come a scacciare via quei pensieri un po’ molesti << Altrimenti mi prenderò davvero un malanno >>.
 
<< Dorcas, aspetta >>.
 
Uno strano calore alla mano, Dorcas impiegò alcuni secondi per realizzare a pieno la cosa. Si fermò dopo alcuni passi fatti in direzione del castello e capì che qualcosa l’aveva intercettata. Dimenticandosi del vento, del freddo e di tutto il resto, fissò per qualche attimo la sua mano destra, bloccata tra le mani di Fabian in una morbida stretta protettrice. Alzò gli occhi quando il vento gli fece cadere il cappuccio del mantello, esponendo il suo volto a gelide sferzate impietose.
 
Deglutì, abbassò lo sguardo e quasi si spaventò quando la mano sinistra del ragazzo lasciò la sua per arrivarle all’altezza degli occhi. Il Grifondoro le alzò di nuovo il cappuccio sulla testa, coprendole il capo e indugiando per qualche istante vicino alla sua tempia destra, una ciocca di capelli tra le dita.
 
<< Devo… davvero rientrare >> si sottrasse con gentilezza, cercando di recuperare il fiato che Fabian le aveva sottratto con quel semplice gesto << Scusami >>.
 
A passi veloci si diresse verso il castello ma non aveva compiuto che una decina di metri quando si accorse che il ragazzo la stava seguendo. Per un attimo temette che lui avrebbe insistito, con che cosa bene non lo sapeva, che avrebbe voluto parlare ancora o fermarla o chissà che. Invece Prewett si limitò a seguirla, qualche passo dietro di lei in una sorta di reverenziale rispetto. Silenzioso, ma presente.
 
Quando entrarono nel castello Dorcas si preparò a sentire il viso gelido pizzicare a causa della differenza di temperatura tra esterno ed interno. Quando non sentì nulla del genere, solo un piacevole calore, tolse un guanto e si passo le mani ora calde sul viso.
 
Scottava sulle guance. Era arrossita.
 
Davanti alla Sala Grande si fermarono entrambi; Dorcas si voltò verso di lui per salutarlo cercando di celare il rossore mantenendo il capo chino.
 
<< Buona serata >> mormorò.
 
Fabian esitò un attimo ancora, poi portando due dita sotto il suo mento le alzò il volto fino a quando con gli occhi non incontrò i suoi. Fece un sorriso felice, e lei si sentì arrossire ancora di più.
 
<< Anche a te >>.
 
Restò ferma a guardarlo andare via, imbarazzata, il volto ancora in fiamme.
 
In cosa era andata a cacciarsi?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NOTE 2:
 
un anno fa, più o meno, il mio pc da un giorno all’altro è andato in un posto migliore, lasciandomi in braghe di tela. Grazie a un magnifico tecnico del computer sono riuscita a recuperare buona parte di quello che c’era dentro, compresa la cartella di questa storia, mettendo il tutto in un disco esterno così da scongiurare la possibilità di perderlo se si fosse fuso un altro computer. Ovviamente a fondersi è stato invece il disco esterno, a febbraio di quest’anno, e io ho perso tutto. Dovrebbe esserci una chiavetta voltante a casa mia con ancora salvato qualcosa ma non sono riuscita ancora a trovarla. In quella famosa cartella c’era un file di una pagina intitolato “corsi” in cui mi ero appuntata i diversi corsi che ogni studente di questa scuola seguiva, tanto per non fare confusione, ma ovviamente non me li ricordo a memoria e ora che l’ho perso sono certa che farò confusione. Tutto questo per dire che se notate incongruenze (tipo che Edgar prima seguiva pozioni e adesso non la segue più, ecc) è colpa del mio pessimo rapporto con la tecnologia, quindi mi scuso già in anticipo. Ricreerò il file quando decreterò definitivamente dispersa anche la chiavetta di cui sopra.
Dunque, come dicevo sopra, provo a darmi la scadenza di un mese a partire da oggi per pubblicare il capitolo successivo. Se la data del 19 Ottobre dovesse passare senza una mia pubblicazione, vi prego di prendermi a male parole via messaggio personale, senza farvi problemi, perché me lo meriterei.
Grazie mille per l’attenzione a chi è arrivato fino a qui,
Hir
   
 
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