Note
dell’autrice: Eccomi di nuovo qua. Spero di non avervi fatto attendere troppo,
ma ho preferito dare la priorità assoluta all’altra fanfiction su Mew Mew che
ormai, sigh, ho quasi terminato. Ok, passiamo ora all’
ANGOLO
DELLE RECENSIONI:
SHIRONEKO:
Beh, sono contenta che l’unica cosa che tu possa dire non sia
negativa.
Spero
che questo capitolo ti piaccia.
AINYMIA:
Non ti preoccupare, la storia è già completata. Anche perché non è mia, ma di
un’autrice straniera. Io sono solo la traduttrice.
Spero
che continuerai a seguirla.
ANY
IKISY: Eccoti il nuovo capitolo. Spero che i tuoi sogni siano sempre bellissimi.
Lo so, anch’io me ne sono innamorata a prima lettura.
Spero
che continui a piacerti.
CAOMEI:
Non mancherò. Le mando una mail ogni tanto per aggiornarla sui progressi, quando
risponderà posterò la risposta (con traduzione ih ih).
Buona
lettura.
BILU_EMO:
Vai tranquilla, anch’io ho avuto dei problemi con il computer. Grazie per le tue
note e posso confermarti che i miei sono errori puramente di distrazione.
Grazie
perché me lo fai notare, non hai idea del piacere che mi faccia questa cosa,
perché vuol dire che sei molto attenta a quel che scrivo.
Grazie
E
ora si comincia
Capitolo
4
Secondo
l’orologio appeso al muro, erano le 11:46 quando Strawberry, che stava sonnecchiando un po’ sulla sedia della
sua scrivania, fu svegliata da un lieve gemito proveniente dal letto. I suoi
occhi, mezzi chiusi solo un istante prima, si focalizzarono immediatamente sulla
forma di Ghish che si stirava, mentre le sue orbite dorate si aprivano.
Immediatamente, un senso di intenso sollievo si impossessò di lei: solo
guardando gli occhi dell’alieno, poteva vedere che era pienamente cosciente.
Rilasciò
il respiro che non si era accorta di trattenere.
‘E’ sé stesso, sta bene, veramente, stavolta,
tutto andrà bene’
Il
Ghish di solo poche ore prima l’aveva angosciata più di quanto avrebbe mai
immaginato: solo il vederlo in quello stato aveva potuto farle apprezzare la
normalità.
Sfortunatamente,
il marchio comune di Ghish aveva la capacità unica di trasformare la sua
preoccupazione in imbarazzo ed irritazione.
Gli
occhi dell’alieno osservarono attentamente la stanza, mentre si appoggiava ad un
gomito, sussultando leggermente nell’azione, il suo sguardo cadde su di lei,
tornò a studiare la sua posizione prona sul letto, poi scattò nuovamente verso
di lei. Un sorriso, piccolo ma sornione, che gli scopriva i canini, gli sollevò
le labbra.
“Dunque
è così che tu giochi, eh micetta?” disse scherzosamente con una voce sempre
rauca e debole, ma tracciata da una certa giocosità insinuante che fecero
arrossire la ragazza e le strapparono un borbottio irato.
L’unica
cosa che la trattenne dal dargli un ben meritato schiaffo fu il pallore che
persisteva sulla sua carnagione.
‘Sta ancora male, anche se sta migliorando.
E’ comunque una buona cosa. Sì, molto buona, molto, molto
buona’
“Però
bisogna giocare duro per ottenerlo, no? Insomma, se questo è ciò che devo fare
per entrare nel tuo letto…”
Addio
auto-controllo. Salutatelo mentre se ne vola via dalla finestra, ragazzi e
ragazze.
“Razza
di pervertito!!” strillò lei “ Mi sto mettendo in un mucchio di guai per.. per..
ASCOLTAMI!”
Il
ragazzo stava ridacchiando per il suo scoppio improvviso, facendola solo
innervosire di più, mentre si sforzava di riprendere il controllo della
situazione.
Mentre
stava quasi per perdere nuovamente la calma, Strawberry fu riportata alla dura
serietà della situazione quando la risatina terminò in un sibilo di dolore da
parte di Ghish, dato che la ferita gli aveva ricordato la sua
presenza.
Strawberry
quasi non se ne accorse, assorta com’era in quel momento, ma uno spettatore
avrebbe visto la sua rabbia dissolversi con una rapidità sorprendente, lasciando
persino il posto ad una più intensa preoccupazione, mentre lei chiudeva la breve
distanza tra loro due, improvvisamente conscia che, pur con la sua stupidità
ritrovata, il giovane alieno aveva ancora una tremenda ferita. Lo stesso
pensiero sembrò attraversare la mente di Ghish, dal momento che il suo
sorrisetto era diventato mesto e lui si era, con cautela, sdraiato nuovamente.
Strawberry si sorprese quando lui parlò con una voce seria, tinta di… poteva
essere.. malinconia? Tristezza?
“Non
stavo mentendo, Strawberry.” In qualche modo, quando lui la chiamò con il suo
vero nome, invece che con il soprannome, la ragazza sentì uno strano miscuglio
di sensazioni. Questa volta però, dette la colpa a tutti gli angosciosi eventi
che avevano caratterizzato la situazione. L’alieno prese un respiro profondo, o
almeno profondo quanto poteva concederglielo quella ferita che si allungava sul
suo petto, mentre i suoi occhi si riempivano di un certo rimorso per l’azione
appena compiuta.
Prima
che potesse continuare, Strawberry lo interruppe con una vocina così bassa ed
esitante che le ricordò più la timida Lory che sé stessa. Se ci avesse fatto più
attenzione, si sarebbe accorta che quella era la voce che usava di solito con
Mark, nei momenti in cui il suo cuore batteva esageratamente e lei si trovava
concentratissima sulle sue mani.
“Potresti…
potresti stare qui.” Nonostante lei fosse stupita da quelle parole che le erano
uscite dalla bocca, Ghish sembrava ancora più scioccato. Come per provare a
scusarsi per la stupefacente affermazione, sbottò: “Solo finché non starai
meglio.”
Invece
del lascivo commento che si era aspettata (magari un prosieguo del precedente,
od un’osservazione riguardo le…discutibili possibilità di una sua reclusione),
Ghish rispose con il silenzio, mentre un sorrisetto sostituiva l’espressione
sulla sua faccia. Si rilassò sul cuscino.
Strawberry
si sedette nervosamente sulla sua sedia, dolorosamente conscia dell’imbarazzante
situazione. Gli aveva appena chiesto di restare. Di restare, non di andarsene.
Di restare come se… scosse la testa. Sì, quello era il punto. Azzardandosi a
guardare nuovamente il volto dell’alieno, si accorse che la stava ancora
fissando, e quel dannato rossore comparve nuovamente sulle sue guance. A quella
vista, Ghish fece un altro sorrisetto, la sua risatina spezzò il silenzio, ma
non si spinse oltre. Perché era troppo stanco (Sì, forse la discussione l’ha stancato un
po’, pensò lei) o, forse, per gentilezza? Potrebbe essere possibile…. Forse? Prima che potesse schiaffeggiarsi
mentalmente e ricordarsi che quello restava pur sempre Ghish, una parola
pronunciata lievemente, senza sarcasmo, immacolata da qualsiasi trucchetto o
insinuazione, tagliò gentilmente il silenzio:
“Grazie.”
Dopo
questo, lei immaginò che le sue forze fossero venute meno, perché l’alieno
chiuse gli occhi, il suo respiro si fece regolare, e Strawberry rimase a
contemplare, con gli occhi sbarrati per la confusione, le labbra tentate di
sollevarsi in un sorriso, il senso di quello che era appena accaduto, il senso
della selvaggia cavalcata che aveva appena sperimentato emotivamente e l’esatta
natura di ciò che era ricaduto su di lei.
Dopo
un paio di pensieri simili, si rese conto di quanto fossero futili. Tutto quello
che poté fare fu controllare le bende dell’alieno dormiente, respirare di
sollievo prima di lasciare la camera, per cambiarsi e lavarsi, e ritornare poi
con un sacco a pelo felpato.
Ritenendo
che la risposta non sarebbe arrivata magicamente, non importava quanto stesse
sveglia, stese il sacco a pelo sul pavimento, coricandocisi il più comodamente
possibile, e si addormentò prima che un qualsiasi altro pensiero le potesse
infastidire la mente.
FINE
DEL CAPITOLO
Vi
è piaciuto? Spero sinceramente di sì. E’ un capitolo un po’ di transizione,
credetemi i guai non sono nemmeno al loro albore.
A
presto
Bebbe5