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Autore: EllieGoodman    10/02/2009    2 recensioni
Ognuno di noi ha un segreto, e forse questo segreto nasconde una grande verità che potrebbe cambiare la nostra vita radicalmente. Scarlet, giovane londinese trasferitasi a Boston sembra solo nascondere il desiderio di tornare a Londra, ma a quanto pare i nuovi amici sembrano vivere solo di segreti, soprattutto quel ragazzo dai capelli ricci...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I Jonas Brothers non mi appartengono, e forse non verrà rappresentato il loro vero carattere e anche l'età verrà leggermente cambiata. ^-^ Per gli altri personaggi sono tutti di mia invenzione.

Buona lettura.


Capitolo primo:
Non piangere per me che parto, ma pensa che se domani piove me ne sono andato a cercare il Sole.
Lo diceva Jim Morrison, e quella frase che era così bella ma un tempo insignificante ora prendeva un senso, il senso della sua vita. Forse quello che intendeva il re lucertola non era quello a cui pensava Scarlet, ma alla ragazza non importava molto, era la frase con cui era riuscita forse a risollevare il morale alle sue amiche che dopo la notizia erano scoppiate a piangere.
Lontane un oceano.
Ma rileggiendo quella frase un sorriso spuntava anche sul suo viso, sperando che la vita a Boston sarebbe stata bella o forse migliore...



Chi eri? Racconta la tua infanzia.
Chi sei? Descriviti.
Chi sarai? Scrivi chi vorresti essere, o che strada ti piacerebbe intraprendere.
Sospirò ancora una volta notando che quasi tutte le teste erano chine, ragazzi e ragazze impegnati a scrivere quel tema, rispondendo alle spaventose domande scritte con una calligrafia pulita alla lavagna.
Le uniche teste che si riuscivano a riconoscere perché ancora alzate erano quelle di una alta ragazza dai colorati capelli, che con la penna in bocca guardava prima il soffitto, poi la lavagna, poi si chinava a scrivere qualcosa ma scrollando la testa accartocciava il foglio e lo buttava davanti a se, sempre contro un grassottello biondino, molto più simile ad un incrocio tra un orso e un maiale che ad un essere umano, che si girava, ringhiando e facendo versi terribili che stranamente spaventavano solo lei. Le altre teste ancora sollevate erano quelle di un ragazzo dagli occhi grandi, come quelli dei cartoni giapponesi, che con aria interessata e pensante guardava fuori dalla finestra, dove si potevano scorgere solo degli alberi in lontananza, e anche quella di un biondina dalla testa ovale, davanti a Scarlet, che più che guardarsi allo specchio e limarsi le unghie non faceva.
Anche il suo vicino di banco era indaffarato a scrivere quel tema, ma forse era proprio lui a disturbare la mente di Scarlet, oltre a non essere un fusciello, per pensare e per scrivere si buttava sul banco, appoggiando la testa sulle braccia conserte sopra il tavolo, e dato che soffrira di una strana allergia a chissà quale pianta o animale faceva anche strani versi vocali, senza togliere alle varie soffiate di naso vicino al orecchio di Scarlet, che la facevano sobbalzare.
-Potresti smetterla di sbuffare, non riesco a scrivere...-chiese bruscamente il compagno di banco, che aveva detto di chiamarsi Albert, e che per l'ennesima volta si schiarì la voce, mentre Scarlet chiudeva gli occhi aspettandosi un cumolo di catarro in faccia. -Potresti stenderti un po' più sul banco e sputarmi in faccia tutti i tuoi germi se proprio non riesci a concentrarti...- Scarlet scrollò la testa, tappandosi la bocca con la mano, fingendo di nascondere un sorriso, prima di dire tutto quello che pensava sul quell'antipatico, grassone e volgare vicino di banco di nome Albert.
Finalmente si decise, mentre Albert sembrava aver interpretato a pieno i suoi pensieri, ed essersi sdraiato sul banco, e prese una penna dal piccolo astuccio e con un enorme sorriso cominciò a scrivere.
Chi era?
Semplice, era stata una bambina come tutte le altre, nata in una famiglia composta da una madre che adorava cambiare pettinatura e colore di capelli ogni due settimane, ottima cuoca e sfortunatamente grande donna in carriera sempre in viaggio, un padre chef di un grande hotel, bravissimo lettore di fiabe e scadente imitatore di Babbo Natale e un fratello maggiore, che però alle volte sembrava un bambino di due anni di cui Scarlet si doveva occupare come una mamma. A Scarlet piaceva la proprio famiglia, anche se a volte si trovava sola, nella stanzetta nella grande casa fredda della nonna e molto più spesso vedeva il fratello litigare con i genitori e scappare di casa, per poi tornare di notte e trovarlo alla mattina nel suo letto, ma non lo scrisse, si limitò a descrivere malamente la sua vita a Londra, passando dalla famiglia alla scuola, aprendo una piccola parentesi sulle amicizie e finì.
Finì proprio quando Albert, preso da chissà quale trovata per il suo fantastico tema si slanciò ancora di più sul banco, alzandosi leggermente, così che, a causa dello spostamento d'aria il foglio cadesse a terra.
Maledisse Albert per alcuni secondi, in silenzio, dentro la sua testa e vide il foglio per terra, troppo lontano da lei solo per sporgersi un po' per afferrarlo, era ai piedi di un banco, nella fila accanto alla sua e l'imbarazzo di alzarsi e farsi notare da tutta la classe la inchiodava alla sedia.
Sospirò, ma tossicchiò subito dopo, per paura che Albert la riprendesse nuovamente, e quando rialzò lo sguardo il grassone puzzolente era ancora girato a scrivere tutto contento, e dopo aver sospirato dentro sé notò che il foglio era tornato al suo posto, davanti a lei e una mano si stava allontando dal suo banco, Scarlet girò lentamente lo sguardo, fissando prima la mano, sicuramente maschile, per poi seguire il braccio muscolo, finendo sul viso del ragazzo che le aveva salvato la vita, gli sorrise e bisbigliò un "grazie", dal canto suo il ragazzo fece un leggero sorriso e annuì.
-Scarlet e Nicholas, continuate a scrivere che a fine ora voglio tutti i temi finiti sul mio tavolo!-
Una risatina partì dal banco davanti al suo ma Scarlet si trattenne nel dare un calcio alla sedia e chinando la testa come i suoi compagni continuò a scrivere.

Una settimana, una settimana che continuava a far su e giù dalle scale di quella grande scuola. Un vero e proprio labirinto in cui solo lei sembrava non essersi ambientata, e questo la metteva molto a disagio. Anche con la piccola cartina che le aveva fatto una professoressa si trovava in difficoltà, e così aveva deciso che sarebbe arrivata, almeno per le prima ore, molto in anticipo a scuola, così che non avrebbe fatto tardi, evitando imbarazzi e perdite di minuti che si sarebbero recuperati a fine ora. Così eccola, alla ricerca della misteriosa aula di matematica, che si trovava al terzo piano, eppure sembrava introvabile, come se avesse avuto le informazioni sbagliate.
Ormai sconsolata avrebbe fatto volentieri uno scontro diretto tra la sua testa e il muro ma prima di arrivarci la voce della professoressa di matematica la salvò dalla morte certa.
Mancavano cinque minuti all'inizio delle lezioni e decise di andare con calma, mancavano pochi metri all'aula e ora che l'aveva trovata la paura era svanita, ma quando entrò nell'aula, quasi deserta si sentì morire, matematica, le ore più belle di tutta la settimana quando si trovava a Londra, a chiccherare del più e del meno con Adela e la sua amica sembrò comparire proprio lì davanti a lei, ma quando chiuse e riaprì gli occhi l'amica aveva lasciato spazio ad una ragazza dai capelli mori, lunghissimi e dal rossetto rosso che si abbinava perfettamente con i pantaloni, così dovette rassegnarsi ad eliminare l'amica dai propri pensieri e sedersi al secondo banco della fila più a destra ed isolarsi da tutti che chissà per quale motivo stavano seduti in fondo all'aula, accerchiati al banco più a sinistra.
Dovettero passare due minuti d'inferno prima che tutti si sedettero ai propri banchi e fu proprio lì che Scarlet fu risvegliata dai proprio pensieri, di fianco a lei un tale le stava toccando una spalla.
-Posso sedermi qui?-chiese il tale, scoprendo poi che era una ragazza, una ragazza dagli occhi azzurri come il cielo, che abbaggliarono Scarlet che un po' imbarazzata annuì, per poi cercare di sorridere.
Occhi belli si sedette di fianco a lei e Scarlet si accorse che la nuova compagna di banco aveva un buonissimo profumo di cocco, rise mentre quella fragranza le entrava nel naso.
-Noi non ci conosciamo...-cominciò a parlare occhi belli, facendo destare Scarlet dall'incanto.
-Già...-balbettò la mora imbarazzata.
-Piacere, Gracie!-sorrise occhi belli, Scarlet si presentò bisbigliando e poi le due furono duramente interrotte dallo sbattere violento della porta, la professoressa con impugnata ancora la maniglia ridacchiò, dando la colpa al vento, mentre dai corridoi arrivavano voci di professori spaventati dal gran fracasso che risuonava ancora nelle orecchie delle due ragazze.
-Non ti ho mai vista qui, da dove vieni?-iniziò subito a domandare Gracie, aprendo il suo quaderno verde per poi mettersi a fissare intensamente Scarlet, che imbarazzata la guardò, per poi voltare lo sguardo verso la professoressa.
-...Londra.-rispose, passandosi una mano tra i capelli, non per vantarsi, ma semplicemente perché cominciavano a darle fastidio.
-WOOOOW!-esclamò Gracie, non badando a quanto avesse parlato alto e ai compagni che la guardavano chi ridendo chi arrabbiati per aver interrotto la lezione,-Londra deve essere bellissima, mio nonno ci abita ma io non ci sono mai stata...-sospirò rassegnata Gracie, per poi zittirsi a cuasa della professoressa leggermente infuriata davanti a lei.
Scarlet sorrise e cominciò ad ascoltare la professoressa ma non le interessava affatto, di fianco a lei la nuova compagna di banco che subito si era mostrata gentile e simpatica, disegnava sul suo quderno strane figure e parole in divertenti fumetti e riconobbe subito la professoressa di matematica tramutata in una strega su una scopa voltante e sedute in un piccolo banco Scarlet e Gracie, impaurite ma le parole che aveva scritto non riusciva a leggerle, essendo scritte decisamente troppo in piccolo, così rassegnandosi fissò il suo quaderno vuoto e cominciò a risolvere i calcoli che erano scritti sulla grande lavagna scura.

Guardò fuori dalla finestra, il sole che scaldava tutto quello che i suoi raggi toccavano era alto nel cielo e illuminava fastidiosamente il suo volto, ma fortunatamente quando Albert non pisolava sul banco le faceva ombra, però quando il compagno si abbassava il tormento continuava, ad ogni battito di ciglia la luce del sole le entrava negli occhi costringedola a ripararsi con una mano o a strizzare gli occhi, e alle volte era costretta a girarsi ma fortunatamente dalla parte dove guardava c'era lui, Nick.
L'aveva conosciuto quel giorno, appena arrivata a scuola; Gracie le era arrivata incontro quando aveva superato il cancello e afferrandola per un polso l'aveva trascinata fino ad un panchina dove Nick e un altra ragazza erano seduti.
Presto aveva conosciuto sia il ragazzo sia Jade, parevano simpatici, un po' silenziosi rispetto a Gracie che non taceva mai. Rise molto quei venti minuti in compagnia dei tre, Gracie stava raccontando una divertente storiella sul suo gatto e quello dei vicini, apparentemente uguali ma di sesso opposto. Alla fine dovette però fermarsi promettendo di finire la prossima volta che si sarebbero incontrati; aveva parlato solo lei, e Scarlet aveva paura che morisse asfisiata dato che oltre a parlare in continuazione, Gracie, parlava molto in fretta, prendendo fiato poche volte.
Alla fine si erano alzati dirigendosi verso la scuola e Scarlet e Nick erano rimasti soli e fu solo grazie al ragazzo che Scarlet non cadde in un'altra crisi esistenziale per la ricerca disperata della classe.
Oltre a dare l'impressione di essere un ragazzo abbastanza simpatico Nick era anche molto carino; in quella settimana però l'aveva visto sorridere solo una volta e spesso in classe notava che guardava davanti a sé per molto tempo fino a quando la sua compagna di banco, Rose, piccola peperina rossa di capelli, non gli strattonava il braccio e lo faceva rinvenire.
Era un ragazzo molto silenzioso, e quel giorno con Gracie non aveva spiccicato parola, aveva solo stretto la mano a Scarlet e aveva cercato di sorridere, ma il gesto non gli era risaltato molto ben fatto, infatti somigliava molto più ad un smorfia. Aveva i capelli ricci, gli occhi piccoli e non era neppure tanto alto, ma comunque per arrivare alla sua altezza Scarlet doveva alzarsi in punta di piedi o anche di più.
Poi mentre Albert si alzava e la mora si girava ritornando finalmente all'ombra pensò a Jade, anche lei molto silenziosa, dalla simpatica frangetta castana e dal volto serio. Neppure lei aveva parlato molto in quei venti minuti ma Scarlet sorrise scrollando la testa, non si poteva giudicare certo una persona in venti minuti ma Jade, vestita completamente di nero e con quel visino profondo non dava l'aria di essere come Gracie, che sembrava molto più naturale e aperta.
Si grattò un guancia, ripensando alla strana storia dei gatti gemelli scambiati e si mise a ridere, attirando forse non solo l'attenzione di Albert.
-Signorina Hill, trova divertente questo argomento?-
Scarlet avampò, mentre tutta la classe si girava verso di lei, fissandola divertiti, specialmente la biondina davanti a lei che pareva chiamarsi Katy, Scarlet le avrebbe tirato volentieri un pungo ma calmandosi scrollò la testa, sorridendo, ma una risatina scappò a qualcuno che per fortuna non era Katy e a salvarla dall'imbarazzo ci fu la campanella dell'ultima ora.
Vide tutti i compagni alzarsi, mentre lei rimaneva seduta al suo posto ancora rossa in viso, sentì la lieve puzza di ascelle di Albert ma non ci badò, persa nei suoi pensieri, poi ritornando del suo colorito abituale si alzò e frettolosamente prese le sue cose.
Uscì dalla classe come un razzo, dietro di lei Albert, Nick e il ragazzo-manga rimase un po' spiazzati, dato che la ragazza gli aveva tranciato la strada ma appena usciti dall'aula se la ritrovarono quasi per terra, ma fu salvata prima di fare un'altra figuraccia; Scarlet girandosi vide il viso del suo salvatore, ma appena il volto di Albert gli sorrise lei girò lo sguardo, mentre la ragazza a cui era andata addosso correva per il corridoio con la sua chioma bionda.
-Hey Scarlet, cosa succede?-
La voce di Gracie la raggiunse e ancora sorretta da Albert si girò e in fretta, come era uscita dall'aula, si rimise in piedi, ritornando rossa come un peperone.
-Niente, quella ragazza mi é venuta addosso e stavo cadendo...-rispose la mora, raggiundendo le due castane facendo passare i compagni dietro di lei, quando Nick fu dietro di lei sentì un brivido alla schiena, ma subito scacciò via un pensiero e sorrise.
-Gracie devo andare, per stasera mi chiami?-chiese Jade, che oltre a guardare l'amica sorrideva sia a Scarlet sia a Nick; Gracie annuì abbracciandola e salutandola, i tre la guardarono allontanarsi.
-Tu da che parte vai?-chiese Gracie afferrando un polso di Scarlet e uno del ragazzo e trainandoli fino al piazzale gremito di gente che si apprestava a tornare a scuola, la mora indicò la strada e Gracie sbuffò dicendole che lei e Nick andavano da tutt'altra direzione e così abbracciandola e donandole un lieve bacio sulla guancia se ne andò con il ragazzo che per salutarla si degnò solo di muovere la mano, lei sorrise e li salutò con un caloroso "ciao" che però non fu sicura che l'avessero sentita. Vide Gracie e Nick andersene prima da un gruppo di ragazzi, e poi separandosi Gracie si allontava con un ragazzo poco più alto di lei mentre Nick si guardava intorno, per poi raggiungere un ragazzo che gli diede una sonora pacca sulla spalla. Poi Scarlet decise di avviarsi verso il bus che l'avrebbe riportata a casa mentre una macchina rossa sfrecciava sulla strada, non badò a chi scese e nemmeno alle urla gioise di alcune ragazzine, sentì solo la voce di Nick che salutava qualcuno ma non si girò, il bus sembrava non starla ad aspettare.

Arrivata a casa buttò le sue cose vicino al tavolino, appendendo la giacca sull'attaccapanni, salutò il padre che era in cucina e abbracciò Ginevra con un grosso sorriso, la bella donna le schioccò un tenero bacio in fronte e le sorrise.
Scarlet salì le scale della casa che la portavano alla sua stanza e vi entrò, canticchiando una canzone che aveva sentito sul bus, alcune ragazze la stavano cantando ripetutamente e ormai le era entrata nella mente, buttandosi sulla sedia arrivò fino alla scrivania e accese il portatile ormai rovinato dalle stupide scritte del fratello, velocemente il computer si accese e Scarlet controllò la posta elettronica però il sorriso le svanì subito notando che non aveva ricevuto nessuno e-mail, nulla che potesse rendere ancora migliore quella giornata, poi fece un veloce calcolo e sorrise, forse le sue amiche e suo fratello non potevano scriverle, ma l'ipotesi che si fossero dimenticati di lei le metteva ansia, era un'estate che non si vedevano e si sentivano solo per e-mail e quando suo padre e Ginevra non erano a casa anche per telefono, ma era raro trovare del tempo da trascorrere per chiaccherare tranquillamente.
-Fusorario del cazzo...-sussurrò la ragazza, abbandonando la testa all'indietro e fissando il soffitto bianco, molto simile a quello della scuola.
-SCARLET, VIENI GIÙ CHE MI DEVI AIUTARE!-
La voce di Ginevra la fece sussultare ma con un sorriso si alzò, pronta a sfogliare riviste con modelle vestite tutte in bianco...
  
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