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Autore: Himawari__    19/09/2015    2 recensioni
[Scritta per l'evento "Winter is Coming" indetto dalla community "We are out of prompt"]
Prompt: MCU Charles/Erik
AU! No Powers! Charles non è solito avere notti da toccata e fuga con completi (attraenti) estranei, ma quando succede, il giorno dopo si ritrova la stessa persona in areo nel posto accanto al suo.
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"Lei-" Charles deglutì, ancora troppo sconvolto per proferir parola "il suo posto- è questo?" Gesticolò brevemente verso il sedile accanto al suo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charles Xavier/Professor X, Erik Lehnsherr/Magneto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Strangers on a plane

Charles aveva ancora l'odore pungente dell'acqua di colonia di quell'uomo, lo sapeva; se la sentiva addosso, sulla camicia chiara, sui capelli, sulla pelle. Era una sensazione invasiva e particolare, ma per nulla spiacevole.

Prendendo posto accanto al finestrino, ripensò brevemente alla nottata trascorsa. Fin da ragazzino aveva amato flirtare e pavoneggiarsi con chiunque lo stesse a sentire, ma in realtà non era solito andare a letto con perfetti sconosciuti. Aveva bisogno di intesa mentale, prima di arrivare a certi livelli di intimità, di sapere che la persona con cui avrebbe condiviso le lenzuola capisse le parti più profonde di sé, altrimenti - purtroppo o per fortuna - proprio non funzionava.

Quella notte, però, era stato tutto diverso ed eccitante al tempo stesso.

Estrasse il tablet dalla valigetta ventiquattr'ore, che posizionò con cautela sul vano sopra il sedile, e tornò a sedersi, lo sguardo fisso verso il finestrino. Il cielo era plumbeo, e non prometteva nulla di buono. Era abituato fin da bambino a prendere un aereo, e non bastava certo un'intemperia ad agitarlo; era tuttavia una persona molto sensibile, quasi empatica, e si faceva influenzare facilmente dai sentimenti chi gli stava attorno. Avere compagni di volo ansiosi significava zero possibilità di dormire durante il volo.

Sbuffando, si preparò mentalmente ad una lunghissima traversata, e per rilassarsi ripensò all'uomo della notte precedente.

Ecco, con lui non aveva avuto bisogno di settimane di corteggiamento, appuntamenti sontuosi, domeniche mattine passate in famiglia; lui ed Erik (se quello era il suo vero nome, poi) si erano rivolti un paio di parole, e subito qualcosa fra loro era scattato, una scintilla che, nel giro di un'ora scarsa, aveva spinto Charles a sbattere Erik contro la prima parete isolata disponibile per togliergli di dosso il fastidioso ingombro del maglione scuro.

Charles non credeva nell'amore a prima vista, ma quella sera aveva sentito sulla propria pelle cosa volesse dire avere una connessione speciale, una persona che capisce al volo qualsiasi cosa tu stia pensando. Non gli piaceva il termine 'anima gemella', perché era cliché e romantico, ma era sicuramente quanto di più riuscisse ad avvicinarsi a quello che aveva provato.

Erik era un uomo speciale, di quelli che si trovano una sola volta nella vita, e Charles, dopo la notte di sesso migliore della sua vita, se l'era lasciato sfuggire stupidamente.

"Sono un idiota." Borbottò fra sé e sé, infastidito.

"Mi dispiace interrompere il suo interessante monologo, ma-" Oddio, Charles avrebbe riconosciuto quella voce fra mille. Alzò di scatto lo sguardo e incontrò un paio di iridi chiare fin troppo conosciute. Era lui, Erik, e sembrava veramente non fare una piega "preferirei stare vicino al finestrino. Le dispiace se cambiamo posti?"

"Lei-" Charles deglutì, ancora troppo sconvolto per proferir parola "il suo posto- è questo?" Gesticolò brevemente verso il sedile accanto al suo.

"Secondo il biglietto, sì."

Charles si alzò di scatto, e Erik prese il suo posto, veloce e a suo agio, come se nulla di quanto accaduto la notte precedente fosse successo realmente. Charles avrebbe voluto baciarlo, solo per sentire se aveva ancora quel profumo così sensuale, ma prese posto accanto a lui e rimase in silenzio. Finse di concentrarsi nella lettura, osservando di sott'occhi il suo compagno di volo.

"Non so lei," disse improvvisamente Erik, il tono di voce casuale "ma io non sono ancora entrato nel Mile High Club."

Charles provò a nascondere il rossore dietro il tablet, ma ogni suo sforzo fu probabilmente vano, perché Erik sogghignò.

"Uh. Neanche io. Però," coraggio, Charles, glielo hai succhiato neanche dodici ore fa, sii uomo "posso aiutarla. Se vuole, ovviamente."

Erik lanciò una breve occhiata dietro e davanti a sé, poi allungò una mano dal palmo ampio e le dita lunghe e sottili sui suoi pantaloni. La lasciò lì, disegnando piccoli cerchi concentrici sull'interno coscia, i movimenti lenti e studiati, e Charles soffocò un gemito e cacciò la testa all'indietro sullo schienale. Mille immagini si sovrapponevano nella sua mente, una più indecente dell'altra, e la cosa non gli dispiacque affatto.
   
 
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