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Autore: BlackStylesx    19/09/2015    0 recensioni
"Harry, lasciami amarti come se non ci fosse un domani. Torna da me, ti prego!"
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Uscì di casa correndo. Causa? Solita, stupida, litigata con lui. Prese la moto e si rinchiuse in quel solito posto per farsi passare l'arrabbiatura, ripartì poche ore dopo per poter arrivare all'appuntamento con la band in tempo, ma non ci riuscì quel giorno, Harry Styles. Louis Tomlinson lo stava cercando incessantemente al cellulare mentre l'altro veniva portato in ambulanza a tutta velocità nel primo ospedale attrezzato a quel tipo di incidente. Sentiva qualche volta le persone, estranee a lui, urlare << Non c'è più battito, non lo sento >> e gli faceva male, forse meno male della litigata con il suo amico, se così poteva chiamarlo, Louis. Buttò il telefono sulla poltroncina dello studio di registrazione mentre Liam Payne entrava con i colleghi e amici Zayn Malik e Niall Horan, quest'ultimo si bloccò improvvisamente alla vista dell'amico e collega appena sedutosi sulla poltroncina con le mani sulla testa e << Louis, c'è qualche problema? >> domandò preoccupato. << Nessuno, solo Harry. >> Rispose Tomlinson alzandosi e mettendo le mani in tasca. Questa volta a parlare fu Zayn: << Mi dispiace, cosa è successo? >> Louis cominciò a fissarli e riprese il telefonino, compose il numero di Styles e accostò all'orecchio dei tre amici il suo oggetto che stava blaterando la stessa frase ad ogni suo, inutile, tentativo: "Il cellulare della persona da lei chiamata, risulta al momento spento o non raggiungibile, lasciate un messaggio, dopo il segnale acustico." Aggiunse un << da ore >> quasi impercettibile agli altri tre. << Magari vuole rimanere solo. >> provò a rassicurarlo Payne. << No, non è così, lui non farebbe così. Mi parlerebbe, lo sapete. Proverebbe a chiarire. >> Disse cercando di non far uscire tutta la preoccupazione, forse voleva tenerla per dopo, se l'assenza del suo compare si sarebbe allungata. Si fece avanti di nuovo il primo ad aver parlato e disse: << chiarire, che cosa? >> Louis si sedette, mise le mani sulla faccia e dopo averle tolte si rialzò con fare nervoso dicendo: << abbiamo litigato, ma è stata una sciocchezza, una cosa di poco conto. Domani dovevamo stare insieme, ma i manager mi hanno detto di stare con Eleanor per non destare sospetti. >> << Oh mi dispiace Lou... >> sussurrò Liam. << Lasciagli un po' di tempo e poi torna lui, credimi. >> Saltò fuori Malik, credendo alla sua affermazione meno del dovuto. << Si, avete ragione. Cominciamo a provare? >> domandò Louis con la fretta di distrarsi. Sorrisero tutti, anche se, se possibile, più preoccupati di lui. Era tutto vero, Harry non era il tipo di ragazzo che faceva così, gli piaceva la vicinanza dei suoi cari, se la prendeva ma non riusciva a stare senza i suoi amici; se poi questo amico si chiamava Louis Tomlinson, non c'era scusa che tenesse, se stava male doveva per forza averlo a fianco. Cominciarono a provare i quattro amici, senza il sostentamento del ragazzo con la voce roca, quello che aveva molti assoli nelle canzoni. Il ragazzo che faceva sorridere milioni di ragazzine nel mondo. Quello stesso ragazzo che ormai aveva finito la sua corsa in ospedale, ancora vivo, ma non più cosciente. I medici lo portarono in rianimazione. Fecero il possibile mentre la polizia era giunta sul posto dell'incidente per capire la dinamica. Potevano vedersi due mezzi, una moto contro un muro e una macchina addosso ad essa, con il muso premutosi al fianco. << Uno stop non rispettato. >> Sentenziò un agente. Non c'era fuoco, non c'era nient'altro che due mezzi fermi, con ancora i segni del dolore. << Non è stata colpa del conducente della moto, guarda il tassametro di questa macchina, è rimasto a 150 all'ora, il massimo su questo rettilineo è 50 proprio perché c'è questo stop. >> Disse l'altro agente mostrando il contatore della velocità della macchina e << Hai ragione >> disse quell'altro che poco prima voleva affrettare i tempi forse per poter raggiungere la sua famiglia al più presto, anche Harry però aveva una famiglia, anche lui meritava giustizia, se essa poteva esistere. Uno dei due agenti, dopo essersi mosso a fare tutte le foto cominciò a perlustrare la zona curioso. << Secondo le testimonianze la moto è uscita dallo stop e poi è arrivata questa macchina che l'ha travolta mandandola a finire contro il muro, e il motociclista sbalzato in mezzo alla strada. >> Mentre uno parlava, l'altro trovò subito un bauletto, sicuramente saltato via dalla moto. Lo aprì sotto la vista del suo collega e ci trovò portafogli contenente carte di credito, biglietti vari, soldi e una carta d'identità . << Ci ho preso! Si chiama Harry, Harry Styles. E... ha 19 anni. E' inglese. Chesire. Cantante. Libero. >> Urlò uno elencando le scritte con inchiostro e rattristandosi alla vista della giovinezza del ragazzo dal sorriso adorabile nella foto allegata. Lo stesso continuò alla ricerca nel piccolo baule in cui si poteva trovare anche una giacca, in questa trovò un iphone, quasi illeso. Aveva lo schermo rotto ma rispondeva ancora bene ai comandi. Stava provando per l'ennesima volta il suo assolo, Louis, quando sentì lo squillo del suo telefonino lasciato incustodito sulla poltroncina. Si precipitò su di essa prendendo veloce il cellulare dopo aver letto di sfuggita "Hazza <3" sul display dell'iphone e urlò un << Harry!" >> rispondendo ancora preoccupato nonostante la chiamata. << No, qui parla la polizia. Chi è lei? >> Non rispose, il ragazzo si girò verso i suoi amici che già stavano fantasticando su cosa si sarebbero rimproverati per telefono, uno per le mancate risposte e l'altro per la mancata uscita del giorno seguente. Cambiarono faccia uno ad uno i colleghi davanti a lui appena videro la sua, incredula. << Sono...Sono Louis...Un...Un suo...amico... >> balbettò Louis tremando mentre i suoi tre amici si avvicinavano per sentire anche il suo interlocutore. << Che succede Lou? >> disse Niall curioso almeno quanto la sua preoccupazione. Non rispose il più grande tra tutti in quella stanza perché stava ascoltando la risposta del suo interlocutore: << Ci dispiace informarla in questo modo, ma il ragazzo proprietario di questo telefono ha avuto un incidente stradale. >> Rimase muto, Louis, avrebbe potuto urlare un "cosa" interrogativo, o affermativo. Rimase muto, Louis, nel sentire quella frase. Non sapeva cosa stasse pensando, aveva una grande confusione. La cosa certa era che non sarebbe riuscito a collegare il cervello alla bocca per dire qualcosa, i ragazzi che attendevano come il suo interlocutore si sarebbero accontentati di qualcosa di insensato, niente da fare. Rimase immobile, una sola cosa fece, nemmeno per sua volontà, lasciò il telefono ad uno dei ragazzi di fianco a lui, nemmeno sapeva chi. << Pronto? >> rispose titubante un Payne preoccupato "con chi parlo?" << Sono un agente di polizia, c'è stato un incidente ed è stato coinvolto un ragazzo che ha segnato questo numero nella sua rubrica con il nome 'Amore <3', me la potrebbe passare? >> << Ma chi? >> disse Liam non capendo perché Harry avesse segnato qualcuno sotto questo nome nella sua rubrica. << La ragazza di Harry Styles. >> Continuava nel tentativo di far capire a questi ragazzi cosa intendesse. << Non ha una ragazza...>> rieccoci, pensò forse Liam, la gente è così chiusa di mente che riesce a capire ancora solo l'amore tra uomo e donna. << Però è il...>> venne interrotto da un Liam al quale stavano diventando gli occhi lucidi al solo pensiero di quello che potesse essere successo al proprio migliore amico. << Sono uno dei suoi migliori amici, cosa è successo? Dov'è adesso? >> Louis immobile, tutti lì si stavano chiedendo cosa stesse succedendo al telefono e, certamente, anche a Louis. Cosa stava pensando nella sua testa? << E' stato vittima di un incidente stradale, lui era in moto. Una macchina gli è venuta addosso. E' stato portato all'ospedale d'urgenza, è al St Thomas' Hospital qui a Londra. >> Payne non ci poteva credere, cominciarono a scendergli delle lacrime. Sussurrò un << grazie >> che seguì << ci andiamo subito >> e attaccò. Abbracciò Louis che scoppiò a piangere cercando di dimenarsi per correre via, non sapeva nemmeno lui dove, probabilmente. Liam non lo lasciò andare, lo tenne stretto e si avvicinarono anche gli altri per chiedere spiegazioni. << Vi spiego dopo, Harry ha avuto un incidente, dobbiamo andare al St Thomas' >> Uscirono da quella stanza troppo stretta per contenere tutti i loro pensieri in quel momento. Forse lo sarebbe stato anche l'ospedale, ma lì avrebbero potuto aver dei chiarimenti. Presero la prima macchina posteggiata e Horan si mise al volante andando verso quell'ospedale più velocemente possibile. Louis era salito dietro, Liam lo teneva ancora, forse con la paura che potesse scappare, fare qualche sciocchezza senza comprendere prima come stesse Harry o forse, lui stesso avrebbe voluto qualcuno da abbracciare, qualcuno che stesse sentendo lo stesso dolore. Zayn si limitava a guardare fuori dal finestrino, aveva sentito l'interlocutore di Louis che poi fu quello di Liam anche, dire tutto ciò che era successo e si sentiva terribilmente in colpa per non aver insistito a cercare Harry nel momento in cui Louis lo aveva detto. Forse sarebbero riusciti ad evitare tutto. Niall non pensava alla strada, pensava a come potesse stare il suo amico, collega, si chiedeva come il destino potesse essere così crudele con il suo amico, o forse con lui stesso, anche. Arrivarono in quell'ospedale, entrarono correndo anche se la verità era che loro non volevano sentire brutte notizie, volevano un "Harry vi aspetta, entrate" oppure "E' stato un incubo, ora potete svegliarvi ed è tutto a posto". Corsero su per quelle scale esterne tanto lunghe quanto dure. Sembravano durare una vita. La loro, o quella di Harry? Entrarono e fu Niall a chiedere dove si trovasse precisamente il loro amico. << Terapia intensiva. Terzo piano, stanza 228 >> Corsero al primo ascensore visibile, schiacciarono per richiamarlo ma forse troppo lento per la loro volontà di arrivare al piano indicato che presero le scale, ricominciarono a correre su quelle scale diventate interne e più strette. Liam e Louis erano in testa, avrebbero preferito che fosse una gara tra bambini che cercano chi tra loro è il meno resistente o il meno veloce. La verità, lì, era che nessuno stava giocando. Liam e Niall li seguivano in quella gara contro il tempo. Sarebbe bastato un secondo a far cambiare le cose? Lessero i numeri delle camere velocemente e la trovarono, Payne e Tomlinson si fermarono davanti a quella porta, stanza 228. Non ripresero nemmeno fiato e cercarono un medico su quel piano. Terapia intensiva poteva significare solo una cosa, Harry era in coma, ma forse non lo volevano accettare, o forse volevano sentirselo dire da esperti. Incontrarono un medico che stava parlando con una dottoressa all'angolo del corridoio e Liam cominciò << Il nostro amico è stato ricoverato qui, stanza 228, è arrivato da poco credo e... >> si bloccò vedendo la faccia buia del medico. << Si >> cominciò questo << Harry Styles, giusto? >> << Si >> questa era la prima sillaba di Louis dalla telefonata degli agenti. << Siete parenti? >> << Meglio di parenti >> disse di nuovo Louis. << Lui è in coma. >> Continuò il medico dopo aver appurato di chi si trattasse. << Come? Che significa? Come sta? >> lo aggredì Niall con molte domande. << Harry ha avuto un trauma cranico, avremmo dovuto operarlo...>> << E perché non lo avete fatto? >> lo aggredirono di nuovo, questa volta Zayn. << Non possiamo. E' molto vicino ad una zona molto delicata del cervello. Rischiamo di lederla e Harry potrebbe...>> si bloccò e guardò in faccia i ragazzi. << No! Harry! >> urlò Louis, si sentì in tutto il corridoio, forse in tutto il piano. I ragazzi lo abbracciarono con tutto l'amore che gli amici, i fratelli, si possono e si vogliono dare. Cominciarono a piangere, non che prima non lo stessero facendo, ma lì stava diventando un pianto unico, quattro ragazzi abbracciati per un unico dolore. << Ragazzi >> continuò il medico << mi dispiace ma Harry deve fare tutto da solo per adesso, stiamo aspettando i familiari che ci diranno come vogliono procedere e vedremo il da farsi. >> << Possiamo aiutarlo? >> sussurrò Niall. << Oh, si. Potete stargli vicino. Entrate uno alla volta però e quando arriva la famiglia dovere lasciare la precedenza. Potrebbe sentirvi e tornare da voi, certamente. >> << Grazie. >> Sussurrò Zayn. Lasciarono allontanare il medico e si piazzorono davanti alla porta, la guardarono. Dall'alto, lessero il numero della stanza di nuovo e poi arrivarono al basso. << Ragazzi, non può essere, Harry è... >> << Shh... >> sussurrò Liam portando la testa di Lou sul suo petto con le braccia << non dirlo, lui starà bene. >> << Quando? >> chiese Lou come un bambino che aspetta l'arrivo di qualcosa che sente impossibile ma allo stesso tempo indispensabile. << Presto, presto Lou >> sussurrò Niall accarezzando la schiena all'amico. << Vi spiace se entro prima io? >> domandò ai tre a voce bassa almeno quanto la sua testa. << No, vai pure, salutacelo >> disse Niall ancora sussurrando prima che qualche lacrima gli potesse ancora uscire dagli occhi e andare per terra. << Grazie >> si limitò a questa parola e raggiunse l'infermiera che gli diede dei vestiti da indossare prima di poter entrare. Si riavvicinò alla porta con la convinzione di entrare ma si fermò, guardò la porta sotto gli occhi dei tre ragazzi che cercavano di capire cosa potesse pensare in quel preciso momento. Non sapevano che Louis, piuttosto di entrare in quella stanza, sarebbe scappato a milioni di chilometri da li, non avrebbe più voluto vedere quel 228 sulla porta ma una scritta "Casa di Harry Styles e Louis Tomlinson". Da quando vivevano insieme entrambi sognavano quella scritta, invece la targhetta delle loro case era destinata a rimane "Harry Styles" o "Louis Tomlinson" ancora per molto perché non potevano mostrare alle persone quella voglia di passare tutta la vita insieme senza tralasciare nemmeno un secondo. E' buffo parlare di vita, di secondi, continuò a pensare Louis mentre gli scendevano altre lacrime che non volevano saperne di scivolare via dalle sue guance, quasi a volergli ricordare che stava piangendo e doveva continuare. Alla fine si girò verso i suoi amici, un loro gesto per spronarlo e si rigirò per aprire la porta. Ripensò alla targhetta e si stava già dando dello stupido per aver pensato a quella porta, a quella targhetta come se fosse a casa, quella non era casa, voleva scappare da lì, ma dalla propria casa non ci si vuole allontanare.
  
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