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Autore: Shark Attack    20/09/2015    1 recensioni
Nehroi e Savannah sono due fratelli decisamente fuori dal normale e dalla legge sia del loro mondo sia del nostro. Lui ha la capacità di respingere la magia, lei è tra le più potenti creature esistenti ma il loro legame è indissolubile e lo pongono sempre al di sopra di ogni cosa.
I due fratelli sono reietti assoluti, senza famiglia né amicizie, ma non si lasciano scoraggiare facilmente dalle difficoltà che l'avere tutti contro comporta: hanno un'ardua missione da portare a termine e niente li fermerà... neanche quando vengono separati da una montagna invalicabile come la morte.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Niente di più forte


Quello che Rupert non sapeva e che Phil mai gli avrebbe detto, era che lui si era già innamorato da molto tempo di qualcuno ad Ataklur. Tutte le questioni sull’amore, sul legarsi realmente a qualcuno, sul provare un sentimento più profondo del più profondo amore umano, lui le aveva già conosciute e le stava provando sulla sua pelle e nel suo cuore. Crescendo, aveva trovato nuovi luoghi in città o appena fuori città per aprire un Portale in tranquillità, anche se magari per farlo doveva prendere un autobus e viaggiare un’ora. Ogni volta che varcava quella soglia, col fisso pensiero di lei, aveva un sorriso smagliante ad accompagnarla, e qualche regalino nello zaino.
Quel giorno aveva una scatola di cioccolatini prelibati e due rose rosse, accuratamente incartate per paura che si potessero rovinare prima della consegna. Indossava dei jeans scuri e una maglietta nera a maniche lunghe e i suoi capelli erano biondissimi come sempre. Mief invece aveva i capelli raccolti al solito in una elaborata treccia, quel giorno arrotolata sulla nuca a formare uno chignon, ed indossava un abito di lino bianco. Anche lei sorrideva sprizzando gioia, soprattutto dal momento in cui l’aveva visto sbucare in cima alla scalinata.
«Phil!», aveva esclamato entusiasta correndogli incontro.
Lui aveva iniziato a scendere le scale più rapidamente e si erano incontrati a metà scalinata, abbracciandosi stretti e poi premendo le loro labbra in un lungo ed intenso bacio.
Quando si erano staccati, lui le aveva donato le rose. «Perché due?», aveva chiesto lei confusa. Ad Ataklur non c’era quel fiore particolare, solo una versione selvatica e velenosa, e lui non poteva essere più contento quando gliene portava uno o più, di tutti i colori. «Perché sei così bella e ti amo così tanto che una non basta», aveva risposto lui con semplicità.
Mief aveva annusato le rose chiudendo gli occhi con passione e poi gliele aveva battute sul petto dolcemente, usandole per scandire le sue parole. «Ti. Amo. Anche. Io», aveva detto, per poi scoppiare in una tenera risata.
I loro pomeriggi assieme passavano così, chiacchierando, ridendo, baciandosi… a volte, quando non c’era nessuno, andavano persino in camera sua e lei poteva sbizzarrirsi in tutti gli incantesimi di protezione, barriere e silenziatori che voleva perché nessuno li disturbasse.
Molto spesso Phil litigava con Jenna, quasi in continuazione. Lei era sempre stata invidiosa di Mief e non le piaceva il modo in cui assurdamente anche suo cugino si sentiva in diritto di criticarla quando la sua magia non era abbastanza per fare qualcosa. Jenna odiava profondamente Mief per averle plagiato il cugino, fin da quando aveva scoperto che era stata lei a suggerirgli di cambiare nome. Spesso lo chiamava ancora Gordon per fargli dispetto.
Ma quel periodo idilliaco per i due giovani amanti non era destinato a durare. Phil aveva diciassette anni e Mief diciannove quando il Capo di Eastreth era venuto a mancare per una malattia che lo logorava da anni. Era successo poco dopo che anche la madre di Jenna, Arla, morisse per il suo tumore allo stomaco, gettando Phil e la sua famiglia nello sconforto.
La morte del Capo presupponeva una sola cosa: l’indizione di un Grande Torneo per decidere chi sarebbe diventato il successore a guida della regione.
Tutti i jiin più potenti vennero invitati a parteciparvi, inclusa la giovane Mief. Il suo grado era stato certificato dalla suola pochi giorni prima dell’inizio del Torneo: jiin viola, congratulazioni.
«Ti prego, non partecipare», le aveva chiesto Phil una sera, al chiaro di luna, nella loro intimità.
Mief si era irrigidita sotto al lenzuolo e l’aveva guardato male. «Stai scherzando? Come potrei diventare regina senza prendere nessuna posizione di comando?», aveva ribattuto piccata.
«Ma perché devi essere così ossessionata dal potere! La gente muore nei Tornei, non voglio che ti capiti…»
Mief aveva corrugato la fronte, pensierosa. «Ho vissuto in una topaia per anni, prima che mio padre si decidesse a venire a prendere me e mia madre. Non scorderò mai le orribili sensazioni che ho provato, è da allora che mi sono ripromessa che non le avrei mai più provate e ho sempre cercato di diventare la migliore. Domani al Torneo vincerò, non ti preoccupare», aveva concluso poi, dandogli un bacio e passando le dita candide tra i capelli biondi.
Phil non riusciva a non essere preoccupato, ma la determinazione che scaturiva dagli occhi verdi di quell’angelo, ancora più belli incorniciati nei lunghissimi capelli castani finalmente che scioglieva solo in quelle occasioni, non poteva essere contraddetta.
Ciononostante, l’indomani, Phil era in tribuna ad assistere alle prove di resistenza, combattimento, astuzia, abilità e non c’era momento in cui non temeva di essere prossimo ad in infarto, soprattutto quando la sua amata veniva graffiata o buttata a terra dagli avversari. Jenna, seduta accanto a lui, non riusciva ad esserne felice, consapevole della potenza del legame che lo univa a lei: c’erano innamorati che giuravano di riuscire a percepire le ferite fisiche ricevute dal proprio partner, ma lei non aveva ancora potuto appurare la cosa di persona.
Phil aveva poi esultato come il più esaltato degli esaltati quando Mief aveva conquistato, sporca e sanguinante ad una gamba, il gradino più alto del podio, diventando a tutti gli effetti il nuovo Capo di Eastreth. Avrebbe sempre ricordato quella infinita gioia nel petto, raddoppiata da quella che provava lei, mentre la guardava e tutta la popolazione la acclamava e festeggiava lanciando fiori e coriandoli colorati al cielo.
Ma a fronte di tanta luce, esiste sempre tanta ombra.
L’ascesa di Mief aveva comportato la venuta a galla di tutti i lati della sua vita privata, improvvisamente diventata pubblica. E così, dal nulla, anche Phil si era ritrovato famoso, “l’umano con cui se la fa il Capo”. La gente per strada non lo ignorava più, sembrava che tutti volessero sapere tutto anche di lui, ma nessuno della sua famiglia avrebbe mai rivelato alcunché.
I più ostili oppositori di Mief, sostenitori di un altro partecipante al Torneo, non potevano sopportare che una ragazzina fosse arrivata a governarli e più volte Phil si era risvegliato in ospedale con ossa rotte e contusioni di ogni tipo: era diventato il bersaglio ideale per colpire indirettamente il Capo e spingerla a dimettersi.
Mief ogni volta era lì, pronta a sostenerlo e ad aiutare i medici con la sua magia per curarlo più in fretta. «Devo trovare il modo di proteggerti, Phil… resta nel Palazzo, lì sarai al sicuro!»
«Non posso vivere per sempre tra quelle mura, anche tu le soffri…»
«Allora ti darò una scorta», gli aveva detto una volta, alla seconda aggressione. «Non posso permettere che ti facciano questo, amore mio!»
Ma anche la scorta non era sufficiente, anzi: aumentava solamente il numero di persone che finiva in ospedale.
Mief impazziva dal dolore, tra quello che percepiva con il legame amoroso e quello che provava da sola non riusciva più a concentrarsi e governare correttamente. Il popolo iniziava ad essere scontento e dopo poco tempo si era ritrovata spalle al muro. I sostenitori dei suoi rivali, ovviamente, erano al settimo cielo prevedendo una imminente rinuncia al titolo da parte della ragazzina innamorata che aveva tentato il passo più lungo della gamba.
Phil aveva provato ad esserle d’aiuto restando a Palazzo con lei, senza disturbarla tra riunioni e piani d’azione per migliorare la città, ma ben presto si era sentito in prigione e fuori luogo. Aveva iniziato a passare meno tempo ad Ataklur, concentrandosi sui suoi studi in legge al college per cercare di distrarsi e pesare su di lei il meno possibile, ma la lontananza era insopportabile per entrambi.
Jenna viveva a distanza le sue pene, rattristata a sua volta dal non poter essere d’aiuto. Aveva provato anche lei ad aiutarli passando più tempo con lui, cercando di proteggerlo… ma si era ritrovata coinvolta negli agguati come il cugino e lo zio William le aveva proibito severamente di mettersi in pericolo un’altra volta, relegandola nel pub.
Erano passati a quel modo due anni, due travagliati e complicati anni, in cui l’unica cosa che era sopravvissuta era l’amore tra Phil e Mief, indissolubile.
Un giorno, esasperata dalla situazione sempre più agguerrita, Mief gli aveva fatto visita al college. Era la prima volta che metteva piede fuori da Ataklur, ma con la sua pacata eleganza e le sue buone maniere sembrava una habitué.
«Forse ho trovato una soluzione», gli aveva detto comparendo alla porta della sua stanza condivisa coi compagni di corso. «Ma… non ti piacerà».
«Tutto, pur di restare insieme», aveva replicato lui, pronto.
«Ti ricordi i legami tra persone?»
Si erano seduti sul letto, mano nella mano, approfittando dell’assenza dei coinquilini. Lei indossava un bellissimo cappottino beige ed aveva una sciarpa rossa, comprati all’improvviso essendo stata colta dall’autunno, con le temperature che ad Ataklur non si potevano mai sentire in nessun periodo dell’anno, se non andando sulle alte montagne di Lagireth.
«Certo», aveva risposto Phil ammiccando malizioso, «Lo provo sempre, con te».
Mief aveva stretto le labbra nel tentativo mal riuscito di trattenere un sorriso. «Non quel legame…»
«Sì, gli altri… dunque, gli altri erano… »
Phil stava corrugando la fronte nel tentativo di ripescare dalla memoria le nozioni generali che gli aveva impartito lei anni prima, quando erano solo due bambini curiosi l’uno dell’altra.
«Possessione, Controllo e Marchiatura, che è una via di mezzo tra le altre due».
«Esatto. Ho letto su un testo avanzato che il Controllo nei tempi antichi, quando ancora il corpo delle guardie non era regolarizzato come adesso, era utilizzato per proteggere le persone a distanza. Praticamente… permette al controllante di seguire le mosse del controllato, in modo da poter intervenire subito se questi fosse in pericolo perché lo percepirebbe allo stesso modo!»
«Ma… questo non mi priverà della libertà, vero?»
«Oh no, non lo permetterei mai! Tu mi piaci così come sei, non voglio un burattino!»
Phil aveva tirato un sospiro di sollievo, ma la “soluzione” ancora non gli piaceva. «In realtà volevo mostrarti una cosa… ci ho lavorato un bel po’ ultimamente, anche se avrei bisogno di tornare ad Ataklur e, con il tuo aiuto, prendere altre materie prime».
Mief aveva alzato entrambe le sopracciglia in un’espressione incuriosita e sorpresa. Lo aveva invitato a mostrarle tutto subito, e lui lo aveva fatto, mostrandole con orgoglio una pistola a sei colpi.
«Cos’è?», aveva domandato lei allungando le dita affusolate verso la canna lucida.
«Questa… spara. Normalmente spara dei proiettili, ad una velocità tale da uccidere o almeno ferire molto male una persona. Una persona cattiva, ovviamente. La usano le nostre guardie, cioè i poliziotti e tutte le forze dell’ordine… e purtroppo anche i criminali. Il motivo per cui questa pistola è speciale, però, è che io adesso l’ho caricata con Stelle. Stelle Blu, per la precisione, le ho lavorate con gli strumenti del nonno di Mark, il mio compagno di stanza», aveva precisato indicando una porta in corridoio. «Lui era orafo, così ho potuto tagliare le pietre e… insomma, che te ne pare?»
Mief non aveva mai avuto un’espressione più confusa. «Non capisco», aveva risposto solamente, con estremo imbarazzo.
Phil allora aveva acceso il computer di un altro suo compagno di stanza, Harry, ed aveva cercato un video in cui si mostrasse il funzionamento di una pistola. Mief l’aveva guardato con vivissima attenzione, sobbalzando ai momenti degli spari ed inorridendo alla vista di cosa poteva succedere. Phil aveva poi cercato altri video, in modo da mostrare in maniera ancor più precisa l’applicazione della sua arma senza però traumatizzarla troppo.
«Ecco, ora immagina se una cosa del genere dovesse succedere ad un jiin che mi attacca per le strade. Se sparassi proiettili normali potrebbe bloccarli con una barriera o deviarli ma, essendo questi fatti di Stelle Blu…»
«… annulleranno l’effetto della magia e il colpo non mancherà il bersaglio», aveva concluso la ragazza. «Biondo, sexy e pure geniale: sei proprio il mio fidanzato, Philip Mayson!»
Un lunghissimo bacio e le sue conseguenze avevano archiviato la scoperta di quella soluzione. Nel cuore della notte, però, lei si era svegliata di soprassalto, agitata da un sogno orribile. A Phil avevano teso un agguato, lui aveva estratto la pistola ed aveva sparato: un assalitore era morto, gli altri però avevano usato la magia per disarmarlo e si erano vendicati del compagno, non limitandosi a mandarlo in ospedale…
«Cosa c’è, amore?», aveva mugugnato lui non appena si era accorto che lei era seduta e non più sdraiata accanto a lui, col respiro pesante ed allarmato.
«La pistola non funzionerà», stava balbettando lei in preda al panico. «Ho appena fatto un sogno… un incubo!»
Phil si era tirato su a sua volta e l’aveva abbracciata, accarezzando i lisci capelli scuri. Quella notte non c’era la luna e tutto sembrava più tetro. «Era solo un sogno, Mief, non ti angosciare… ho fatto pratica al poligono, se mi dovessero attaccare non ci sarà una seconda volta per quei farabutti».
«No, io… non posso sentirmi al sicuro se hai in mano quel pezzo di metallo e basta. Non posso perderti!»
Phil aveva intuito come sarebbe andata a finire la situazione. «Quindi… ti sentiresti meglio solo se mi controllassi?»
Mief non aveva dubbi e Phil non poteva che accontentarla. Dopo aver fatto tutte le domande in merito, su ogni minimo aspetto che riguardava l’incantesimo, alla fine era giunto il giorno designato per attuarlo e, sotto lo sguardo attento del maestro di scuola di Mief per controllare che tutto andasse per il verso giusto, tutto si risolse. Phil era diventato controllato di Mief.
All’inizio non capiva cosa fosse successo. Un secondo prima Mief ripeteva parole strane, poi il mondo è diventato giallastro ai suoi occhi e, infine, era svenuto. Al rinvenimento non aveva notato niente di strano o di diverso in sé e continuava a rispondere “no” a tutte le domande di controllo della ragazza. I benefici derivanti dal Controllo si erano fatti vedere pochi giorni dopo, quando Phil si era ritrovato in mezzo a cinque jiin, di cui un paio già presenti in altri agguati. Non appena si era accorto della loro presenza, Mief l’aveva percepito e si era precipitata al suo fianco, proteggendolo. Molte volte era intervenuta direttamente lei, mentre altre aveva dato l’ordine ad una squadra speciale che riusciva puntualmente a fare il suo dovere.
Da quando le iridi di Phil erano diventate più luminose, ingiallite dal sigillo del Controllo, Mief finalmente era tranquilla, ma il ragazzo stava iniziando a rendersi conto di una cosa strana. Oltre all’inquietudine dovuta al costante mentire a Jenna e allo zio (non aveva infatti avuto il coraggio di confessare ciò che aveva fatto), se n’era aggiunta un’altra. Il suo cuore non sussultava più per Mief, i suoi pensieri non faticavano a discostarsi dal suo amore, baciarla non gli dava più le stesse emozioni di poco tempo prima. Dall’oggi al domani, il suo sentimento si era affievolito. Mief se n’era accorta quasi in contemporanea con lui, ma l’indebolimento del legame era avvenuto solo dalla sua parte: lei lo amava ancora follemente.
«In presenza di Controllo, effettivamente era possibile e plausibile che il legame d’Amore si potesse fare da parte», aveva commentato il maestro esperto quando lei l’aveva interpellato. «Quel povero ragazzo non può essere sotto l’influenza di due tipi di legame, uno dei due doveva spezzarsi… e purtroppo è successo a quello amoroso, mi dispiace. Il nostro incantesimo era perfetto».
Phil provava un immenso dolore sapendo cosa aveva perduto e non riusciva più a recuperare: per quanto intensamente ci provasse, non riusciva davvero ad innamorarsi di nuovo di lei. Mief non poteva crederci. Anni di relazione perfetta e stabile, sfumati all’improvviso… per proteggerlo.
Troppo ironico, troppo crudele.
Lei continuava ad amarlo, ma su di lui ogni parola dolce ed ogni premura scivolavano come se fosse fatto di cera. Si vedeva che cercava di nasconderlo, ma lei poteva sentire la menzogna, la sentiva a grande distanza. Neanche tentare di indebolire l’incantesimo riusciva a migliorare la situazione.
Le ci era voluto un po’ di tempo, troppo, ma alla fine anche lei era riuscita ad attenuare il suo sentimento. I suoi modi erano diventati più rudi, la sua lingua più tagliente, le parole avevano sempre un retro velenoso. Aveva individuato nella carriera l’unico interesse da perseguire e Phil, rimanendo sempre sotto il suo Controllo, la aiutava e sosteneva come poteva. Si sentiva in debito con lei e così era diventato suo consigliere, andava sotto copertura ad osservare le mosse degli altri Capi per prendere ispirazione o migliorarsi, la affiancava nei viaggi diplomatici e restava con lei fino a tardi a riempire scartoffie e controllare documenti. Phil aveva iniziato a vestirsi in maniera più elegante per non essere in jeans al fianco di una ragazza tanto splendida e curata, e lei lo aveva apprezzato tanto che il Controllo gli aveva fatto diventare naturale vestirsi “come un damerino”, come diceva Jenna storcendo il naso. “Un damerino invischiato in giochi di potere”, sottolineava lo zio William. “Occhio a non farti uccidere sul serio, è un lavoro pericoloso”.
Per lo meno, si ripeteva Mief, Phil non era più in pericolo. La notizia della fine della loro storia aveva fatto il giro della città, gli assalitori non avevano più motivo di usarlo come leva e lei, in ogni caso, era sempre pronta a difenderlo.
Tra loro due era sceso un freddo divisorio e niente era più come prima e su entrambi i loro volti non c’era altro che tristezza.
«Non ce la faccio più», aveva detto lei un giorno mentre si scioglieva la treccia. Erano nella sua stanza, Phil era appena stato convocato.
«A fare cosa? », aveva domandato confuso.
«Voglio che tu ti faccia assumere da qualche altro Capo, non posso…», aveva sospirato. I capelli lunghissimi le coprivano l’intera schiena. «Phil, io ho cercato in tutti i modi di riconquistarti, e tu non te ne sei neanche accorto!»
Phil aveva fatto spallucce, impotente. «Mi dispiace», aveva detto.
«Fai i bagagli, ho sentito che Heim vuole un nuovo assistente e tu sei molto più qualificato di altri».
«Ma io non…»
«Non posso più vederti ogni giorno, per così tante ore, sapendo che non sarà più possibile nulla di quello che avevamo. Non voglio soffrire così. Non posso».
Phil aveva chinato la testa. Non c’era giorno in cui non malediceva quell’incubo che li aveva spinti a scegliere il Controllo come soluzione ai loro problemi. Avrebbe dovuto dare ascolto a suo padre e non innamorarsi mai…
«Ovviamente non dirai nulla di noi, o del Controllo», aveva aggiunto Mief.
«Ovviamente».
«E mi farai rapporto se ci saranno cose che potrebbero interessarmi».
«Certo».
Qualche istante di silenzio assoluto, poi Mief si era asciugata una lacrima ed aveva fatto un gesto con la mano verso Phil. «Va’ pure, è tutto».
Phil, però, invece di allontanarsi le si era avvicinato. «Non sarò più in grado di amarti», aveva detto, «Ma non sono morto dentro e non ho scordato neanche un secondo della nostra storia. Mief, vedo come mi guardi… e non sai che darei per poter tornare indietro».
Le aveva preso il viso tra le dita e l’aveva baciata dolcemente, mettendo tutta la passione che aveva a disposizione. Mief aveva singhiozzato ma anche sorriso. Poi gli aveva preso il viso con entrambe le mani e l’aveva trascinato a sé.
Era una notte senza luna, ma il buio sembrava meno oscuro.




*°*°*°*




Ahh... c'est l'amour! E c'est i legami magici, che rompono l'amour. Ora sappiamo perché e come Phil e Chawia sono legati, fine del flashback! Mi ha fatto molta pena scrivere cose così tristi... un profondo amore svanito all'improvviso. Non sarei onesta se omettessi che l'ispirazione mi è venuta da una relazione finita esattamente così, ma senza incantesimo (quindi ancora peggio), e sono contenta - diciamo - di aver appioppato la mia sorte a qualche personaggio delle storie, cosa che ho fatto fin dall'alba dei tempi (ah, 13 anni fa... ^^) per sopportare meglio ciò che mi succedeva.
Ottimo, ho divagato anche abbastanza. Ora che sappiamo i retroscena di Phil e di Chawia (poverini! ma perché adoro scrivere storie così crudeli T_T) possiamo andare avanti con Annah, Neh, Lor e la missione! =D

Al prossimo capitolo, ciao!

Shark
   
 
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