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Autore: AliNicoKITE    20/09/2015    1 recensioni
Dal testo:
''Ares li percorse con lo sguardo uno a uno: Ermes che giocherellava con i suoi inseparabili braccialetti a forma di serpente, uno rosso corallo l'altro azzurro, Apollo che sorrideva, come se la scena gli ricordasse tempi migliori, Artemide che lo fissava non proprio entusiasta dell'uscita, Zeus esaltato, Poseidone che continuava a infastidire Ade, sempre torvo, per poter usare la sua moto al ritorno.
Era un bel gruppo il loro, lo sapevano, ed erano certi che avrebbero superato tutto quello che stava accadendo assieme. Ares doveva loro molto, e si sentì in dovere di ricambiare.
-Ok ragazzi vediamo di passare una serata indimenticabile. Parola d'ordine Zeus? Suggerimenti?
Il ragazzo in questione sorrise malandrino. Il luccichio dei suoi occhi non faceva presagire niente di buono.
-Parola d'ordine in arrivo: RIMORCHIARE.
I ragazzi esultarono.
Ares si girò, sorrise, e spalancò in un gesto teatrale le porte del Dionisus.''
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Gli Dèi
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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ANGOLO AUTRICE
Scusate, scusate tantissimo. La scuola mi ha inghiottito e bla, bla, bla: la storia la conoscete. Sapete già che è una tragedia greca.
Questo capitolo è corto, ma con tre diversi miti rievocati in chiave moderna (che segnerò a fine capitolo). Ci tenevo a pubblicare perchè, ragazze, siete FANTASTICHE. Chi legge silenziosamente, chi segue, preferisce, ricorda, CHI RECENSISCE (La Posena risale la classifica delle coppie più shippate, 5 recensioni una più bella dell'altra per questi due sclerati cucciolotti *^*).... avete un posto nel mio cuoricino di autrice. Vi auguro buona lettura, quindi.
Lasciate una recensione, mh? Dai, che costa poco ;)
Bacioni,
Ali

 

Capitolo 13
 

Parola d’ordine: Patto tra fratelli


(La fine di una storia)

Zeus fu d'aiuto a Pos, in quel periodo. Quando Em veniva a cercarlo a casa Grace, era Zeus che usciva di casa e accampava una scusa. La prima settimana disse che Pos era malato, per questo non veniva a trovarla, a scuola. Dopo una quindicina di giorni, Medusa si fece aggressiva, ma il ragazzo le rispondeva sempre con una calma serafica che normalmente non gli si addiceva. Le sue parole erano mirate, cercavano di farle capire ciò che invece Em non voleva accettare.

Atena reagì in modo crudele: si fece disegnare da Apollo una caricatura di Medusa con i capelli, un po' crespi, nella vita reale, trasformati in viscidi e confusionari serpenti. Gli occhi avevano uno sguardo appositamente fisso, come se ti volessero scavare dentro fino a farti rimanere fermo, immobile, a contemplare l'opera di Apollo.

Atena aveva fotocopiato il disegno, poi, con una faccia da schiaffi invidiabile, lo aveva appeso un po' ovunque, per i corridoi. Qualche mano anonima aveva lasciato numerose copie davanti all'ingresso della scuola, così da facilitare la diffusione della crudele rappresentazione della ragazza.

Medusa cambiò scuola dopo alcune settimane, abbandonando così quei corridoi ormai per lei invivibili.

 

(La Fama)

La Fama, nella Olympus High School, aveva la ''F'' maiuscola.

Tutto era nato con uno strano annuncio posto sulla bacheca della scuola, davanti all'entrata.

''La Fama porta notizie, la Fama distrugge falsità e svela i segreti. La Fama non la conosce nessuno, ma tutti sono prede della Fama.''

Sotto questa curiosa descrizione, era stato scritto più volte un numero di telefono, con l'aggiunta di alcune istruzioni. Estia aveva afferrato un volantino, copia di quello dell'ingresso, con una leggera punta di curiosità. Ecate l'aveva affiancata subito dopo, cominciando a porre domande a raffica a cui nessuno sapeva rispondere. Ellen aveva immediatamente strappato il biglietto dalle mani di Estia, mandando un messaggio convenuto al numero sconosciuto.

''La Fama ha un nuovo accolito.'', aveva scritto.

Inutile dirlo, dopo qualche giorno, sempre davanti al cancello d'entrata, un secondo cartello portava disegnato sopra il simbolo della Fama, in seguito destinato ad essere ricopiato sui diari delle più grandi fan di quel fenomeno: all'interno di un cerchio vi era raffigurato una sorta di refolo d'aria, accuratamente formato da più e più biglietti, realizzati con una minuzia tale che, all'interno di quei rombi piegati da un vento invisibile, si potevano leggere delle parole. Alcuni fogli erano lettere d'amore, altri insulti a professori, o trame su come svergognare la bella ragazza di turno. Tutti questi scritti, che non era possibile leggere poiché minuscoli e disegnati solo in parte, facevano capire che nulla sfuggiva alla Fama, che la Fama era ovunque e che tutti erano prede della Fama.

Ecate aveva lanciato uno strillo eccitato quando, mentre camminava per i corridoi, il suo telefono, come quello di tutti coloro che si erano dichiarati ''accoliti'', aveva ricevuto un messaggio da parte del numero sconosciuto.

''La Fama ti ringrazia, ti osserva e ti promette un nuovo avviso.''

Da quel fatidico giorno, una mano invisibile tracciava il simbolo della Fama dove questa colpiva. Quando rivelò la tresca segreta tra due studenti, il cerchio era disegnato sulle porte delle classi dei due. Chiunque aveva mandato il messaggio riceveva gli scoop un giorno prima che questi fossero divulgati nel cartellone all'ingresso.

Ogni tanto le notizie mettevano in allarme persino i professori, che però non riuscivano mai a debellare i numerosi avvisi posti sotto al celebre simbolo.

''La Fama ti ringrazia, ti osserva e ti regala un nuovo avviso.''-iniziava sempre. Poi, un giorno aggiunse:''Il professor Chirone ha dimenticato nella fotocopiatrice i risultati dei suoi test di fine semestre. Per chi è interessato, sono disponibili al prezzo modico di mezzo dollaro da inviare al numero di telefono qui presente. Le soluzioni dei test saranno inviate via messaggio, è previsto il rimborso per chi non riceverà minimo una B.''

Quando Ecate lesse il messaggio, quasi si strozzò col succo di frutta. Fu l'unico test che ebbe una media superiore alla B in tutte le classi del professor Chirone. Atena stimò che la Fama era appena stata ripagata di tutti i soldi che aveva speso per la diffusione del marchio e per rispondere ai messaggi di tutti gli studenti. Anzi, probabilmente quella voce anonima aveva persino guadagnato più di cento dollari. Grazie al cielo, il professore non venne mai a sapere della soffiata, perché tra la Fama e gli studenti cominciò subito a crearsi un rapporto di reciproco vantaggio: tante, succose informazioni, per una copertura del, o della, misterioso agente che batteva il sistema lasciando i suoi messaggi in giro per la scuola.

 

(Gli Inferi)

Casa Grace si snodava per tre piani, Inferi a parte.

Quando i tre fratelli Grace erano piccoli, dormivano nella nursery. La pareti azzurro chiaro, le tendine di colori tenui alle finestre, tutto, in quella stanza, dava l'idea di essere dentro a un posto sicuro e accogliente, ma non adatto a tre piccole pesti che consideravano picchiarsi a sangue un'attività all'ordine del giorno.

Quando nacque Estia, Ade fissava la culla, il quarto posto per dormire, nella stanza, con occhi seri e poco interessati: era il terzo fagotto che vedeva arrivare da quando era nato e, vedendo come era finita con gli altri due, non considerava il nuovo arrivo come una buona novella.

Eppure la mamma gli aveva spiegato che, con il fagotto rosa, sarebbero cambiate molte cose. All'inizio pensò che sarebbero cambiate le sue ore di sonno: Es strillava per ore, quindi Ade era costretto a sbirciare sopra il bordo della culla per tendere una mano alla piccola sorellina. Es aveva bisogno di qualcosa da stringere nel piccolo pugno, quando dormiva, ma non si accontentava di un peluche, voleva la mano del suo fratellone Ade che, quindi si addormentava con la mano in quella della sorella e la fronte poggiata sul legno della culla. Quando Es smise di piangere, quando ormai si avvicinava il suo secondo compleanno, mamma Gea spiegò cosa sarebbe cambiato, nelle vite dei fratelli Grace. Non erano le ore di sonno, Ade si era sbagliato.

Lasciare la nursery gli fece strano, dopotutto. Pos e Zeus erano più piccoli di lui, ma cercarono di imitare il suo atteggiamento tranquillo quando scoprirono che avrebbero dovuto dormire da soli.

Papà non abitava più in casa, dall'arrivo di Estia nelle loro vite. A volte, Ade si ritrovava a ringraziare la presenza della sorellina, memore di alcuni ricordi confusi, carichi di urla e frasi che non capiva, che i suoi fratelli non potevano ricordare.

Anche Mamma sembrava più felice, dopo la nascita di una femminuccia, un po' di tranquillità rispetto ai tre discoli che si ritrovava.

Ade aveva sei anni, Pos cinque, Zeus quattro e la piccola Estia due. Fu esattamente un anno dopo l'addio della nursery che avvenne il referendum.

Casa Grace era un edificio meraviglioso, che, dai tre fratelli, era stato diviso in quattro zone.

La prima era la zona di pace. Il territorio della Mamma, di Estia, della nursery e dei luoghi dove non potevano litigare, cioè tutto il primo piano. Secondo Zeus era la parte noiosa della casa.

Al piano terra, poi, c'era una seconda stanza da letto, con un'enorme finestra che copriva quasi l'intera parete che si affacciava sulla piscina. Era la zona con il letto più grande, morbido e con un accesso al giardino, all'esterno, privilegiato -allora visto anche come un'ottima via di fuga dalle grinfie materne all’ora del bagnetto. Annessa alla stanza, a completare la seconda zona, c'erano sia la piscina che lo sgabuzzino delle scope, anche quello ottimo nascondiglio per i risparmi di una vita.

L'area più osannata, però, era la mansarda. Vi si accedeva tramite una scaletta arrugginita, che veniva da loro definita ''il ponte levatoio'': una volta entrati, si aveva la possibilità di andare non solo sul tetto, e sulla terrazza annessa, ma anche di godersi la mansarda stessa, una stanzetta dotata di un letto comodo, una TV personale e una pila di vecchi DVD che costituivano un tesoro molto ambito.

Solo l'ultima zona non presentava lati positivi.

Gli Inferi erano orribili, facevano paura. Al piano terra, infatti, una stretta scala portava giù, giù, fino alle viscere dell'inferno, appunto, come diceva Ade. La porta degli Inferi non veniva mai aperta, anche perché le stanze sotterranee erano sì cariche di tesori -giochi, vecchi ricordi dei nonni paterni e ancitchi album fotografici, oltre ai gioielli della nonna- ma anche fredde, senza finestre, illuminate da lampadine che sembravano riscaldarsi lentamente solo per lasciare gli ambienti al buio più tempo possibile.

Il referendum prevedeva il trasportare la guerra continua tra i tre fratelli dall’intera casa alla zona di pace. Le altre tre aree si sarebbero divise, in base alla camera da letto di ciascuna zona, diventando ognuna regno assoluto di ogni Grace.

Inutile dirlo, tutti e tre i bambini speravano di vincere la mansarda e i possedimenti circostanti. Solo Estia si era accontentata, piccola com’era, di ottenere solo la veranda in giardino e parte di quest’ultimo, dato che a nessuno sembrava davvero interessare quel misero appezzamento in confronto alla maestosità della mansarda.

Bastava pescare il dado azzurro e bianco e avrebbe vinto: facile, pensava Ade.

Poseidone stringeva il sacchetto di stoffa nervosamente, lasciando ad Ade la possibilità di pescare, opportunatamente bendato, uno dei tre dadi che avevano trovato per casa. Il dado azzurro rappresentava la mansarda, la felicità dei piani alti, il brivido di poter rimanere sulla terrazza dal tetto a tempo indeterminato. Il dado blu, lo scarto per il secondo più fortunato, lasciava come consolazione la piscina, almeno, e un letto veramente comodo. Il dado bianco, con i puntini neri, era per il perdente: gli Inferi, nonostante contenessero una stanza da letto abbastanza spaziosa, non li voleva nessuno.

Inutile dirlo, il referendum finì male.

***

 

Erano stati così tranquilli, a colazione, che Gea li aveva scrutati con sospetto. Perché le sue piccole pesti non si picchiavano, non lanciavano scatole di cereali da una parte all’altra del tavolo, rovesciando sale al posto dello zucchero nelle tazze dei fratelli?

In realtà, i Grace erano esaltati, determinati a vincere.

La mansarda sarà MIA.

Nessuno considerava possibile pescare il dado bianco.

Figurati se finirò negli Inferi.

Estia li guardava preoccupata, cercando di mangiare senza guardare dove fosse il cucchiaio, con scarsi risultati. Pos aveva lo sguardo fisso nel latte e picchiava i cereali immaginando fossero i suoi fratelli che affogavano. Zeus pestava i piedi contro il legno della sedia senza sosta, senza riuscire a mangiare. Ade, poi, sembrava assente: stringeva il cucchiaio tra le mani fissando davanti a sé una Estia ignara testimone di ciò che stava per accadere.

 

Visto da un occhio esterno, la cosa fu esilarante.

 

-MUORI. ORA. POS, AIUTAMI.

-A’e, Pos…-(la voce di Estia soffocata dagli urli infantili).

-Tu morirai ora, piccolo scarabeo stercorario!-(gli insulti di Ade erano sempre originali).

-Ho vinto io! Tu… tu sei solo un idiota!-(Zeus era più canonico).

-POS! Metà della mansarda se lo tieni fermo.-(gli alleati erano sempre fondamentali).

-Ade, lui ha pescato il dado azzurro... Se la mamma ci scopre, poi-(ma mettersi in posizione neutrale era la via della salvezza).

-IO NON ANDRO’ NEGLI INFERI!

-IO HO VINTO!

-IO NO, MA VIVO BENE LO STESSO, MI PIACE LA PISCINA.

-TU STAI ZITTO, POS.-(fu un coro che parve programmato).

 

-Voi tre ora andate a fare i compiti. Adesso.

 

Bastò una frase, non di più. Gea Grace aveva gli occhi ridotti a fessure, la mascella contratta, le braccia incrociate e il mento alzato. Gea Grace, quindi, faceva paura.

Ade teneva Zeus per i capelli, Pos era avvinghiato al fratello maggiore ed Estia sembrava essere sul punto di piangere. In meno di un secondo, si schierarono in fila deglutendo a vuoto.

-Siamo fottuti.

-Sempre così eloquente, Zeus.-commentò Ade con uno sguardo d’odio-Ma hai ragione.

Erano fottuti.

 

I miti sono:
-la spartizione dei cieli, dei mari e degli Inferi tra i tre fratelli dopo la cacciata di Crono
-il mito della Fama, qui una sorta Gossip girl crudele e con obbiettivi monetariamente renumerative (se qualcuno indovina chi è gli lascio inserire un suo personaggio nella storia u-u a mia discrezione)
-il finale del mito di Medusa. Un bel ritratto sa distruggerti :3, n'est pas?
saluto ancora ^^
Ali

 
   
 
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