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Autore: HatoKosui    20/09/2015    1 recensioni
Ame e Aoi sono due sorelle che si strasferiscono alla Iwatobi in un periodo inusuale, quasi alla fine della scuola. Hanno un passato strano, la più grande è chiusa in se stessa, la sorella minore, Aoi, dal canto suo si sente sola, persa in situazioni più dolorore di quanto sembri. Conoscono il vicino di casa Makoto e i ragazzi della Iwatobi, ma Ame sembra provare orrore e fastidio per tutto quel che riguarda l'acqua tanto da sopportarne a malapena la vista... Aoi cerca di aiutarla chiedendo aiuto a Rin, conosciuto da poco, ma nessuno si aspetta un'altro disastro imminente: il male non viene mai da solo!
[Storia senza pretese, che avevo scritto un anno fa e che ho publicato ora perchè mi hanno letteralmente pregato... Nonostante tutto ci tengo particolarmente a sentire le vostre opinioni, e spero con tutto il cuore che piaccia (anche perchè i ragazzi meritano eh u.u)!]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haruka Nanase, Nuovo personaggio, Rin Matsuoka, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 7: Passato

 

 

Mio padre

si levò a notte e stanco

partì.

- Tristezza, Aldo Onorati.

 

Pov Aoi.

 

 

Quel giorno il sole splendeva come mai ed il caldo era soffocante. La nostra famiglia andava tutti gli anni in quel posto a passare le vacanze, perché non c'era molta gente, si respirava un po' di sana tranquillità, ottima per noi che abbiamo sempre vissuto in città.

I nostri genitori si erano preoccupati di farci imparare già da piccole a nuotare per evitare incidenti durante quel periodo estivo e quella che amava di più tutto questo era proprio Ame, già all'età di dieci anni era capace di fare cose strabilianti in acqua.

Io, al contrario di lei, invece, preferivo rimanere a galleggiare o sotto l'ombrellone al fresco, non ho mai amato troppo il movimento.

Però amavo il mare aperto.

Quella sensazione di infinito che trasmette... i miei genitori lo sapevano molto bene ed avevano organizzato qualcosa di speciale in quell'anno, ma purtroppo io non potei prenderne parte a causa di problemi di salute.

Quindi, quel giorno, mio padre e mia sorella furono gli unici a salire su quella piccola nave, mentre io e mia madre decidemmo di aspettarli sulla spiaggia. Li vedemmo scomparire oltre l'orizzonte, mentre Ame salutava entusiasta con la mano, come se fosse andata a scoprire Atlantide e non a fare una semplice “gita” un po' più in là di quelle acque basse che caratterizzavano il primo tratto di mare.

Aspettammo molto tempo, tantissimo tempo.

Sembrava che non tornassero più, finché improvvisamente iniziò ad alzarsi un forte vento.

Ricordo che la sabbia volteggiava seguendo le correnti in aria e dava così fastidio agli occhi ed alla pelle che tutti i pochi bagnanti furono costretti a correre ai ripari. Io e mia madre lasciammo persino l'ombrellone lì, in balia del vento, rifugiandoci in un grande Hotel proprio di fronte alla spiaggia, dove le grandi finestre di vetro lasciavano ammirare il mare.

In pochi istanti quest'ultimo si era trasformato in un orribile spettacolo macabro, fatto di cavalloni, di nubi nere e tempestose, di fulmini che squarciavano il cielo completamente oscuro.

Ricordo di aver passato tutto il tempo appoggiata al vetro della finestra, mentre mia madre rimaneva seduta accanto a me, stringendomi le mani, guardando anche lei quell'enorme distesa nera, dove non si riusciva ad intravedere né mio padre, né mia sorella, solo buio.

Speravo con tutto il cuore che la barca reggesse, che l'equipaggio a bordo facesse qualche manovra miracolosa, che tornassero sani e salvi, che non fosse nulla di pericoloso... era la prima volta che vedevo una cosa del genere.

E passarono le ore, fuori le temperature si erano abbassate notevolmente, ma proprio quando iniziavo a sentire gli occhi bruciare li vidi. In lontananza, all'orizzonte, c'era un piccolo gommone, che ondeggiava seguendo le onde del mare che si stava calmando. Piccoli sprazzi di luce si facevano largo tra le nuvole, illuminando le acque ancora non troppo limpide, ma molto più calme.

Ed uno di questi fasci li luce li indicò, chiaramente. C'erano molte persone che erano partite insieme a loro e che riconobbi, ma non ce la feci a trovarli con lo sguardo. Così corsi via, uscendo dall'albergo, insieme alla mamma, correndo ad aiutarli insieme ad altre persone.

E fu allora che li vidi entrambi, sdraiati sul gommone, mio padre con la testa appoggiata su di un salvagente, mia sorella in braccio ad una donna.

Entrambi zuppi d'acqua, entrambi feriti e freddi.

Ricordo che la mamma si mise a piangere subito, quando ci aiutarono a portarli a riva, ricordo che mi avvicinai ringraziando il Dio di poter rivedere mia sorella e mio padre, ma i loro corpi erano così freddi e immobili che mi resi conto subito che qualcosa non andava.

Qualcuno mi allontanò, qualcun altro cercò di coprirmi la vista, ma alla fine capì che qualcosa era andato storto.

Lo capì quando tutti intono a me abbracciavano i loro cari, mentre loro due rimanevano immobili sdraiati a terra, silenziosi. Mi resi conto che mia madre non avrebbe passato un bel periodo quando la vidi cadere a terra accanto ai due corpi in preda ai singhiozzi.

Mi sentì completamente vuota quando li vidi entrare entrambi sull'elicottero, aiutati dai medici.

E pensai – ti prego di non dirlo a nessuno, sarebbe imbarazzante – che il destino era stato crudele con Ame, che avrei dovuto essere io quella ridotta in condizioni critiche perché era per me che erano andati in barca.

Comunque da quel giorno mia madre seguì molte terapie per riuscire a riprendersi, mio padre ed Ame entrarono in coma, ma lei fortunatamente fu la prima a risvegliarsi, anche se la riabilitazione fu parecchio straziante.

Insomma Ame ce la fece a tornare in vita, mentre nostro padre è tutt'ora ricoverato in clinica.

Io non so cosa sia successo quel giorno, Ame non me ne ha voluto parlare, ma so che è stato qualcosa di terrificante. Eppure, sai Haru, sono convinta che non abbia a che fare completamente con l'acqua.

I medici che seguivano Ame parlarono a mia madre di lesioni differenti, dovute ad uno scontro o ad una colluttazione.

Però mia madre non era molto cosciente in quel periodo e tutto quello che fece fu affidare la risoluzione di tutto ai nonni, restando accanto al corpo di papà.

Ame non è mai stata molto... forte, ma sono sicura che stia facendo tutto il possibile per uscire fuori da questa situazione, ma sai, è difficile farlo quando non hai appigli, non hai ragioni.

Io penso che Ame creda di essere responsabile della situazione di nostro padre.

Ne sono convinta.

 

Pov Ame

 

Sapete sono io la responsabile della condizione di mio padre.

Quel giorno, quando partimmo per andare lontano dalla riva bassa e sabbiosa, ero così felice che avrei potuto toccare il cielo con un dito.

Ho sempre amato mio padre, fin da quando ero piccola e lo vedevo immergersi con i suoi amici o quando gareggiava in staffette proprio contro tuo padre, Gou. Ho sempre amato il suo rapporto con l'acqua, per questo quel giorno insistetti tanto per prendere parte a quella gita. L'equipaggio era formato da poca gente, ma erano tutti molto amichevoli e simpatici e con noi vi erano due o tre altre famiglie con figlie più piccole di me.

In fondo non è successo molto tempo fa.

Insomma, prendemmo il largo e dopo un po' ci fermammo, iniziando a tuffarci, ad immergerci... insomma tutti facevano quel che volevano, le donne sorseggiavano sedute al bar della piccola nave, alcuni si immergevano con pinne e boccaio ed io e mio padre giocavamo tranquilli in acqua.

Ricordo di essere stata distratta in quel momento da un movimento molto singolare delle onde. Ero così convinta di aver visto un grande animale simile ad un delfino che mi immersi e mi allontanai dalla barca per un po', ma senza trovare nulla.

Era stato un grande colpo di vento, forse. Perché ricordo essere riemersa in superficie e di aver sentito molto vento sulla pelle.

Era improvvisamente freddo.

Così, quasi fossi spaventata, ecco, ho cercato di ritornare sulla nave, ma la corrente era opposta. In pochi attimi il mare si era increspato, sopra di me le nuvole nere oscuravano il sole e per quanto ci provassi non riuscivo ad avvicinarmi. Mi feci prendere dal panico quando le onde divennero così forti da farmi annaspare e da oscurarmi la vista della barca. Sentivo qualcuno che mi chiamava, in lontananza, sentivo mio padre...

Scusate, io non... no, no. È giusto continuare a raccontare.

Da quel momento iniziò l'inferno. Vidi mio padre in lontananza, avvicinarsi, ma le mie braccia non ce la facevano più ed i miei occhi bruciavano talmente tanto che non riuscivo a distinguere il cielo dal mare.

Andai a fondo un paio di volte, trascinata dalla corrente fredda, mi ricordo che mi graffiai molto sbattendo su delle rocce, forse scogli.

Ricordo che ogni volta che tornavo a galla, che riuscivo a prendere fiato sentivo la sua voce, che mi chiamava, che mi cercava disperatamente.

Ed io non potevo rispondergli.

Poi ricordo che fui sbattuta violentemente contro uno scoglio, sbattendo la testa, tanto da farmi bere molta acqua, non riuscivo a respirare.

Scusate un attimo, perdonatemi, avrei bisogno di un fazzoletto.

Grazie.

Dopo di che ricordo si essere stata presa da mio padre per un braccio, finalmente, mi riportò su, stringendomi a lui. Nuotò con tutte le sue forze, contro la corrente, contro il vento, anche se io non riuscivo a fare nulla, anche che ero solo un peso sul suo corpo. Gli scogli erano troppo vicini, eravamo bloccati e molte volte la corrente ci spinse giù.

Poi, la volta decisiva, quella che ricordo peggio, fu proprio quella in cui mio padre rischiò la vita.

Un'onda più intensa, una più forte delle altre ci divise, spingendomi giù... o forse fui io a non avere la forza di tirarmi su. Lo vidi arrancare in acqua pur di prendermi, le nostre mani erano così vicine, ma non servì a nulla.

Il mare burrascoso lo scaraventò altrove e lo vidi chiaramente sbattere contro uno di quegli scogli.

Voi avete mai visto una persona morire in acqua?

Beh, io ricordo solo di aver visto molto sangue mischiarsi con la schiuma del mare e ricordo i suoi occhi fissi sui miei, mentre si chiudevano, freddi e disperati, mentre scendeva silenzioso verso l'abisso, senza più alcuna forza di tirarsi su.

Persi di vista mio padre e persi anche le forze, soffocando in acqua, andando giù e perdendo conoscenza, mentre ero sicurissima di essere vicina alla morte.

Non so se nessuno di voi ha mai provato un dolore simile, ma in quel momento l'acqua che mi attanagliava e mordeva la pelle sembrava avere delle zanne, ma la consapevolezza di non poter chiedere aiuto, perché nessuno mi avrebbe ascoltata, era molto più dolorosa e triste.

 

-Autrice

Insomma, ecco spiegato tutto direttamente dalle due ragazze... da ora in poi inizierà la parte più "romantica" quindi spero di sentirvi numerosi, anche solo per tifare per una delle due xD

-HK

  
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