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Autore: mudblood88    20/09/2015    5 recensioni
Seguito di "I cattivi non hanno mai un lieto fine, ma Regina ha Emma."
TRATTO DAL TESTO:
«Vuole il tuo cuore, Emma».
«Non mi importa» rispose la bionda, con fermezza. «Non ti lascerò andare da sola».
Regina fece un passo verso di lei, trovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
«Emma, ascolta...»
«No» la interruppe, alzando le mani in un gesto deciso. «Non mi importa, qualsiasi cosa dirai ho preso la mia decisione. Avevo promesso a Henry che mi sarei presa cura di te. Che ti avrei protetta. Ed è quello che ho intenzione di fare. Io sono la Salvatrice!»
«Emma» disse Regina, in tono grave. «A volte... anche la Salvatrice deve essere salvata».
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 19 
La notte del solstizio d'estate
-parte 2-



 

«Regina!»
Emma la prese tra le braccia, un attimo prima che cadesse a terra. I suoi occhi si riempirono di lacrime. «Perché l'hai fatto?»

Regina la guardò. Infilò una mano nella borsa che ancora aveva a tracolla, ed estrasse un secondo sacchettino, contentente il cuore di Emma. Lo prese e con un colpo secco lo rimise nel petto della bionda che si ritrovò a stringere i denti per non urlare.

«Il processo di... rigenerazione non... non si... compirà» Regina parlò, scossa dai tremiti, con voce flebile e spezzata. «Prendi il Vaso di Pandora e intrappola l'ombra. Recupera il pendente...» si ritrovò a sospirare debolmente. «...spezza il sortilegio».

Emma si asciugò le lacrime, poi guardò di fronte a sé.

«Salverò anche il tuo cuore, Regina» disse. «Fosse l'ultima cosa che faccio».

Con un enorme sforzo si decise a lasciare Regina stesa a terra, per cercare il Vaso di Pandora. Lo individuò, in mezzo all'erba, così corse a prenderlo, cercando di tenere a freno la propria paura.

L'ombra, intanto, era ancora avvolta da quel fascio di luce proveniente dalla luna, ma il processo, come Regina aveva intuito, non si stava compiendo.

«Ma che succede?» gridò l'ombra, confusa.

Emma le si parò davanti. «Succede che non hai fatto i conti con qualcosa di più grande di te e dei tuoi poteri».

Emma urlò, con la stessa forza con cui scoperchiò decisa il Vaso di Pandora.

L'ombra ringhiò, un momento prima che iniziasse a essere risucchiata dal Vaso. Lentamente, l'essenza dell'ombra cominciò a sparire e tutti i suoi tentativi di resistere, di trasformarsi, di scappare, furono vani. Il pendente con la loro magia cadde a terra ed Emma vide anche il cuore di Regina.

La ragazza posò il Vaso a terra e si tuffò in mezzo all'erba, per afferrarlo prima che cadesse. Lo prese con entrambe le mani e lo strinse al petto, mentre l'ombra scompariva completamente nel Vaso di Pandora. Emma si rialzò subito per andarlo a chiudere.

L'ombra era finalmente in trappola. Sospirò. Avrebbe voluto accasciarsi a terra e piangere, o vomitare, o forse entrambe le cose, ma non si lasciò andare.

Corse da Regina, distesa a terra, priva di sensi. Con un gesto deciso le infilò di nuovo il cuore nel petto e un tremito percorse il corpo della donna.

«Regina!»

Emma prese il viso di Regina tra le mani, attendendo qualche secondo, ma l'ansia si impadronì di lei nel vedere che Regina non dava segni di vita.

«Regina...» ripeté, in un sussurro.

Le mani andarono dal viso al petto di Regina, e automaticamente la presa di Emma si strinse sulla sua giacca. Le lacrime iniziarono a scendere sulle sua guance, mentre con rabbia stringeva i pugni e cercava di scuoterla per rianimarla.

«Non puoi morire!» gridò, con rabbia. «Non te lo permetto, Regina, non puoi...»

Singhiozzò. Con i pugni ancora stretti, si accasciò sul suo petto, piangendo.

«Non posso...» disse, con la voce spezzata. «Non posso vivere senza di te».

Pianse per quelle che sembrarono ore, appoggiata sul petto di Regina, sentendosi impotente e insignificante. Non poteva credere che fosse morta, non lo poteva accettare. Avrebbe dato qualsiasi cosa per salvarla, avrebbe dato anche la sua vita. L'unica cosa che desiderava era sentire di nuovo il cuore di Regina battere.

E fu in quel momento che lo sentì. Il suo orecchio, premuto contro al petto della donna, captò quello che sembrava un piccolo battito. Emma trasalì, chiedendosi se se lo fosse solo immaginato. Così smise di singhiozzare e restò in silenzio, ricevendo la conferma che aspettava.

Il cuore di Regina batteva ancora. Era il suono più bello che avesse mai sentito.

Con gli occhi colmi di lacrime, alzò la testa.

«Swan...» borbottò Regina, aprendo gli occhi.

Emma sorrise, di un sorriso che avrebbe potuto oscurare il sole e la luna.

«Sei pazza!» gridò, appoggiandosi di nuovo sul suo petto. «Perché l'hai fatto? Saresti potuta morire...»

«Lo sai perché» rispose Regina, debolmente, portando una mano ad accarezzare la testa di Emma. La bionda alzò di nuovo lo sguardo, e Regina le sorrise caldamente. «Le persone fanno sempre cose pazze... quando sono innamorate».

Il cuore di Emma fece una capriola, e fu strano per lei sentirlo di nuovo vivo dentro al petto. Sorrise e la strinse forte a sé, e in quel momento più che mai si rese conto di quanto quei sentimenti fossero reali.

Era come se Regina si fosse, lentamente, annidata dentro di lei, in ogni singola parte del suo cuore e della sua anima. La stava riempiendo di qualcosa che non aveva mai avuto per tutta la vita; l'amore.

Ed era esattamente quel tipo di amore che entrambe cercavano da sempre e che non credevano di meritare.

Era quel tipo di amore che ti travolge quando meno te lo aspetti, quando lo smetti di cercare.

Era quel tipo di amore che non si può spiegare a parole, ma soltanto coi gesti. E Regina l'aveva appena dimostrato, salvando il suo cuore. Ed Emma fu sicura che avrebbe passato il resto della sua vita a dimostrarle la stessa cosa.

 

 

**

 

 

Emma e Regina, avvolte dentro un vortice scuro, si strinsero l'una con l'altra nell'attessa di raggiungere la loro destinazione.

Quando riaprirono gli occhi, si ritrovarono sotto la Torre dell'Orologio, esattamente come un momento prima che quel vortice le risucchiasse. Il libro era aperto davanti a loro, la catena del medaglione le avvolgeva entrambe.

Avevano fatto tutto esattamente come Tremotino aveva spiegato loro, quindi l'unica cosa che ora potevano fare era controllare che fossero arrivate nel posto giusto. D'istinto, alzarono gli occhi verso l'orologio, che indicava le otto e un quarto di sera.

Il tramonto era passato da un pezzo, nella Storybrooke del futuro, ma l'immagine del libro le ritraeva esattamente lì dov'erano, esattamente al tramonto. Forse per una volta era andato tutto come previsto.

Emma si tolse la catena del medaglione dal collo e andò a raccogliere il libro.

«Devo trovare i miei genitori» disse, decisa.

«Aspetta, Emma» la fermò Regina. «Dobbiamo andare al negozio di Tremotino. Dobbiamo andare a prendere Henry».

Emma porse il libro a Regina. «Prima dobbiamo assicurarci che siamo tornate nel posto giusto».

Iniziò a correre verso il loft dei suoi, con l'adrenalina che le saliva nelle vene e lo sguardo stranito di Regina che, anche se con passo più lento, la seguì.

Arrivata, Emma salì i gradini a due a due, mentre Regina la seguiva col fiato grosso.

«Emma, per favore, rallenta...»

Ma Emma stava già bussando furiosamente alla porta.

Mary Margaret aprì, tenendo il piccolo Neal tra le braccia. Un ampio sorriso si materializzò sul volto di Emma nel vedere sua madre di nuovo giovane, di nuovo sé stessa; senza rughe, senza capelli bianchi, semplicemente quella che lei aveva sempre conosciuto.

«Emma!» esclamò, sorridendo. «Sei tornat-»

Emma strinse Biancaneve in un abbraccio, mentre Regina la raggiunse sulla porta. Poi prese il piccolo Neal e lo baciò, lo abbracciò, gli fece fare anche l'aeroplanino facendolo ridere.

Mary Margaret la guardò confusa ma felice di quell'inaspettato gesto d'affetto. «Emma, stai bene?»

«Sono solo felice che non abbia vent'anni!» gridò la bionda, senza togliere gli occhi di dosso al suo fratellino.

Biancaneve si voltò verso Regina, che la guardò comprensiva. «Ha esagerato con il ruhm» scherzò.

«Eravamo in pensiero per voi» disse Mary Margaret, chiudendo la porta, una volta che Regina fu entrata. «Non abbiamo vostre notizie da giorni! Ma dov'è Henry?»

«E' una storia un po' lunga» spiegò Regina. «Henry sta bene, dobbiamo andare a prenderlo».

Mary Margaret parve piuttosto confusa. «Andare a prenderlo? Dove?»

«E' una storia lunga, mamma» rispose Emma. «Ti spiegheremo tutto una volta che abbiamo preso Henry».

Regina fece un passo verso Emma. Sorrise, alla vista della bionda che cullava il bambino, immaginandosi quando ci sarebbe stato il bambino che portava in grembo tra le sue braccia.

Scacciò quel pensiero, cercando di restare impassibile. «Se vuoi posso andare da sola a prendere Henry. Se preferisci rimanere qui».

«No, vengo con te» rispose Emma, avvicinandosi a Biancaneve per ridarle il bambino.

La donna sembrava piuttosto frastornata. «Emma, ma... cosa è successo? Sei appena tornata e già te ne vai».

«Lo so, ma dico davvero, ti spieghiamo tutto dopo».

Le due donne erano già con un piede fuori dalla porta quando Biancaneve le fermò di nuovo.

«Emma, dovresti chiamare Killian».

Sia Emma che Regina si immobilizzarono sul pianerottolo.

«Era preoccupato per te» continuò Biancaneve. «Sono giorni che si fa in quattro per cercare un modo per trovarti».

Regina abbassò lo sguardo, incamminandosi lungo le scale. Era come se si sentisse un'estranea in quella conversazione, come se non avesse il diritto di origliare.

«Puoi chiamarlo tu?» disse Emma, sbrigativa. «Non ho il telefono e adesso non ho proprio tempo, dobbiamo...»

«Andare a prendere Henry, si» la interruppe sua madre. «Ma sta bene? E' successo qualcosa?»

«Mamma non preoccuparti» disse. «Ti spiego tutto più tardi» e scese la scale nello stesso modo in cui era salita, facendo i gradini due a due.

 

**

 

Raggiunsero il negozio di Tremotino, dove una Belle piuttosto sorpresa la salutò con un gran sorriso.

Distrutto il sortilegio e l'ombra stessa, le sue azioni erano state annullate, perciò l'Armadio era di nuovo funzionante. Avevano contattato Henry tramite il frammento di specchio per dirgli che poteva attraversare il Pozzo dei Desideri. Il ragazzo sapeva che quella sera le sue mamme avrebbero cercato di spezzare il sortilegio, quindi si era recato al Pozzo come deciso e aveva pregato che tutto andasse per il verso giusto.

Quando ricevette la chiamata sentì un senso di sollievo invaderlo completamente. Finalmente avrebbe potuto riabbracciare le sue mamme.

Quando comparve dal fascio di luce dell'Armadio si lanciò letteralmente tra le braccia di Emma e Regina.

«Mi siete mancate!» gridò il ragazzo, entusiasta.

«Lo avevamo capito, ragazzino» scherzò Emma. «Ce l'hai ripetuto solo un milione di volte!»

Tutti e tre risero.

«Ma adesso è tutto finito» aggiunse Regina. «Finalmente siamo a casa».

Quando Henry si sciolse dall'abbraccio, guardò prima Emma e Regina, poi Belle.

«Non sono sicuro di aver fatto la cosa giusta» cominciò il ragazzo. «Ma c'è qualcuno con me» e si voltò verso l'armadio.

Emma e Regina guardarono Belle, mentre Tremotino compariva dal fascio di luce scaturito dall'armadio.

Belle trasalì.

Tremotino la guardò. «Ciao Belle».

La ragazza non si mosse. «Cosa ci fai tu qui?»

Tremotino non rispose, ma furono Emma e Regina a rispondere.

«Tremotino ci ha aiutato a tornare a casa» disse Regina.

Emma annuì. «Non saremo qui se non fosse per lui».

Fu la prima volta che videro Tremotino rivolgere loro uno sguardo riconoscente.

Belle non disse nulla, mentre lei e Tremotino continuarono a scambiarsi uno sguardo indecifrabile. Poi Regina, Emma ed Henry li lasciarono soli, uscendo nelle strade di Storybrooke, la loro Storybrooke, il ragazzino stretto in un caloroso abbraccio da entrambe le sue mamme.

 

**

 

Emma e Regina furono piuttosto evasive alle domande di Henry su ciò che era successo in quei giorni che erano stati separati.

Sapevano perfettamente che il loro figlio era un ragazzo sveglio e non si riferiva soltanto all'ombra e al sortilegio appena spezzato. Henry si era sicuramente accorto che qualcosa tra loro due era cambiato, ma entrambe pensavano che non fosse il momento giusto per parlargli. Erano in mezzo alla strada, diretti di nuovo al loft, dove le attendevano altre spiegazioni che avrebbero dovuto dare. Avrebbero preferito aspettare e parlarne a Henry con calma, ma il ragazzino non era dello stesso avviso.

«Glielo avete già detto?»

Sia Emma che Regina, strette intorno a lui, lo guardarono a lungo, dopo essersi scambiate un'occhiata silenziosa.

«A chi?» domandarono.

«Al nonno e alla nonna» rispose Henry, in tono ovvio. «Se prima siete state al loft, avrete sicuramente parlato».

«Parlato di cosa, Henry?» domandò Regina, cercando di sviarlo.

Ma il ragazzo rivolse a entrambe un sorriso furbetto. «Di voi due».

Emma e Regina arrossirono, distogliendo lo sguardo. Henry rise.

«Dai, potete dirmelo» le spronò. «Tanto io lo sapevo già. Si vedeva lontano un miglio che qualcosa stava cambiando tra voi due».

Il ragazzo si divincolò dall'abbraccio, soddisfatto, mettendosi a camminare all'indietro per poter guardare in faccia le sue mamme.

Emma e Regina erano visibilmente imbarazzate. Si scambiarono un'altra occhiata, sorridendo.

«Eravamo un po' preoccupate della tua reazione» iniziò Regina, con sguardo comprensivo.

«Già, non sapevamo che cosa pensassi a riguardo» aggiunse Emma.

Henry sorrise. «Sono molto felice» rispose, tranquillo. «Però ho una domanda da fare».

«Tutto quello che vuoi, tesoro» lo spronò Regina.

Henry sospirò, immobilizzandosi. Poi si rivolse proprio a Regina. «Mamma, tu sei incinta» cominciò.

Regina annuì.

«E il figlio è di Robin».

Regina annuì di nuovo.

«Cos'hai intenzione di fare con lui?»

La donna prese un grosso sospiro prima di rispondere. «Robin è a New York con la sua famiglia» inziò, cauta. «Per quanto so che forse non è corretto nei suoi confronti, tenerlo all'oscuro di tutto, non posso neanche andare là e strapparlo alla sua famiglia, alla sua nuova vita» fece una pausa. «Abbiamo deciso di separarci settimane fa, all'inizio è stata dura, è vero, ma adesso...» si voltò verso Emma, che le sorrise caldamente. «Adesso le circostanze sono cambiate. Io e tua madre ne abbiamo parlato, e abbiamo deciso... di crescere questo bambino insieme. Come se fossimo una famiglia».

«Henry, voglio che tu sappia che non voglio prendere il posto di Robin, nella vita del bambino» s'intromise Emma. «Non sarebbe giusto. Lui sarà sempre suo padre, e se dovesse tornare, o se Regina decidesse di parlargliene, io non mi metterò in mezzo. Ma voglio starle accanto. A lei, a te, e anche a questo bambino».

Henry sembrò inizialmente perplesso, poi annuì. «Lo capisco» disse. «Quindi lascerai Uncino?»

Emma non si aspettava quella domanda così presto, ma non ebbe nemmeno bisogno di pensarci, la risposta uscì spontaneamente dalle sue labbra.

«Sì. Lo lascerò stasera stessa».

Regina si voltò a guardarla. «Puoi prenderti del tempo, se vuoi. Non sei obbligata a parlargli subito, sarai stanca...»

Emma, all'improvviso, intrecciò le dita alle sue. Henry sorrise davanti al gesto, restando anche un po' sorpreso.

«Sono pronta» rispose Emma, con un sorriso. «Non sono mai stata tanto sicura di una cosa in vita mia».

Regina le sorrise a sua volta, poi entrambe si voltarono di nuovo verso Henry.

Tutti e tre si guardarono per qualche secondo, cercando di decifrare quel silenzio, cercando di capire cosa pensassero gli altri due.

Fu di nuovo Henry a parlare.

«Siete felici? Per me l'importante è questo».

Emma e Regina si guardarono, ancora mano nella mano, e si chiesero come il loro figlio potesse essere così maturo già alla sua età. Parlava come un adulto, un adulto che aveva compreso perfettamente la situazione.

«Lo siamo» risposero.

Henry rivolse loro un sorriso caloroso e riprese a camminare.

«Spero comunque che sia un maschio» disse, dopo un po'. «Altrimenti vado in netta minoranza».

Tutti e tre scoppiarono a ridere, e non smisero finché non raggiunsero il loft.

Mentre salivano le scale, i tre riuscirono a distinguere perfettamente diverse voci provenire dall'appartamento, ed Emma riconobbe tra tutte quella di Killian.

Immaginava di trovarlo lì, al suo ritorno. Biancaneve probabilmente l'aveva chiamato, così come aveva chiamato suo padre. Si chiese se fosse stata davvero pronta ad affrontarlo e non seppe darsi una risposta; ma non serviva a niente prendere del tempo e rimandare quella conversazione. Doveva affrontarlo. Lo doveva a Killian, lo doveva a Regina, e lo doveva soprattutto a sé stessa.

Quando entrarono, un coro di saluti si levò dal tavolo intorno a cui erano seduti Mary Margaret, David e Uncino. Quest'ultimo camminò a grandi passi verso Emma, abbracciandola talmente forte da sollevarla da terra.

Regina distolse lo sguardo, incapace di sopportare la visione di Emma tra le braccia di Uncino. Sapeva perfettamente di essere dalla parte del torto, perché se c'era qualcuno che era di troppo in quel momento, quella era proprio lei. Lei si era intromessa nella relazione tra Emma e Killian, non il contrario. Ma nonostante questa consapevolezza, non riuscì a scacciare quella fitta allo stomaco.

David salutò sia lei che Henry, per poi andare da Emma che si separò da Uncino per salutare suo padre. Regina si mise a sedere al tavolo con Biancaneve, mentre quest'ultima salutava il nipote.

Emma e Uncino erano rimasti in piedi accanto alla porta, e l'uomo le stava sussurrando qualcosa che Regina non riuscì a sentire. Ancora una volta, fu costretta a distogliere lo sguardo e distrarsi, anche se in quel caso la sua distrazione era Biancaneve che farfugliava qualcosa sulla speranza e sul fatto che tutto sarebbe andato bene, insomma tutte quelle scemenze che Regina non aveva mai tollerato.

«Che ne dite se ce ne andiamo tutti da Granny a festeggiare?» propose David, all'improvviso.

Regina sospirò. «Per l'amor del cielo, no» gridò. «Ogni volta che andiamo da Granny a festeggiare, finisce che ci ritroviamo attaccati da un mostro, o un nuovo sortilegio, o chissà cos'altro».

 

**

 

Emma si sentiva terribilmente in colpa.

Già aveva fatto aspettare Uncino il tempo di farsi una doccia, che aveva appositamente reso più lunga per prendere tempo e decidere cosa dirgli.

In più, mentre addentava il suo hamburger, seduta comodamente ad un tavolo del Rabbit Hole, si sentiva in colpa perché le sembrava di starsene approfittando di lui anche in quell'occasione che lo stava per lasciare.

Ma lui aveva insistito per portarla fuori e lei stava davvero morendo di fame, ecco perché si ritrovarono lì, uno di fronte all'altra. Henry e Regina erano rimasti al loft coi suoi genitori, ed Emma era ulteriormente dispiaciuta di aver lasciato Regina da sola a rispondere all'interrogatorio dei suoi.

Uncino era completamente ignaro di ciò che Emma stava per dirgli, continuava a farle domande sul suo viaggio, le rivolgeva grossi sorrisi, e le ripeteva che le era mancata.

Ed Emma non poteva certo dire che ricambiava, e si sentì ancora più in colpa per questo.

Quando prese l'ultimo boccone di hamburger, divorandolo letteralmente, Uncino la guardò, divertito.

«Sembra che non mangi da giorni» disse, ridendo.

Emma sorrise. «In un certo senso, non facciamo un pasto decente da non so quando. Sono stati giorni un po' impegnativi...»

«Sono contento che sei tornata» disse Killian, allungando la sua unica mano per prendere quella di Emma. «Quest'ombra di cui parlavi, da dove pensi fosse venuta?»

Emma sospirò. «In una parola? Tremotino».

Uncino alzò gli occhi al cielo. «E figuriamoci se non c'entrava il coccodrillo».

Emma bevve un sorso d'acqua dal suo bicchiere, ritraendo la mano che Killian le stringeva. Il ragazzo notò il gesto, e la guardò.

«C'è qualcosa che non va?» le domandò, cauto.

Emma non riuscì a guardarlo negli occhi. «In effetti, dovrei parlarti di una cosa».

Uncino si irrigidì all'istante, rivolgendo ad Emma uno sguardo sospettoso. Spostò il peso all'indietro, sulla sedia, appoggiandosi allo schienale.

«E' successo qualcosa?» chiese. «Si tratta forse del sortilegio o di quest'ombra che avete affrontato?»

«No» rispose Emma, con un gran sospiro. «Il fatto è che... ecco, sono successe molte cose mentre eravamo via».

Emma alzò lo sguardo, trovandosi in quello di Killian. Era evidente che l'uomo cercava di decifrare il suo comportamento, non capendo cosa stava succedendo.

«Swan, mi stai facendo agitare» disse lui. Si sporse di nuovo verso di lei, prendendole dolcemente la mano. «Se l'ombra ti ha fatto del male, o se il coccodrillo sta tramando qualcosa...»

«Non è niente del genere, Killian» lo interruppe Emma, ritirando ancora una volta la mano. «Il fatto è che non possiamo più stare insieme».

Uncino sussultò talmente forte che quasi gli si mozzò il respiro. Il ragazzo strinse il pugno nella sua unica mano, che ancora era appoggiata sul tavolo.

Emma abbassò lo sguardo, colpevole, per poi rialzarlo quasi subito. Uncino si meritava almeno che lei lo lasciasse guardandolo negli occhi.

«Mentre eravamo via, io, Henry e Regina abbiamo... abbiamo vissuto dei momenti... intensi. Particolari. Belli» un sorriso le si dipinse in volto, ma cercò subito di scacciarlo. «Ne abbiamo passate tante, tra la Foresta Incantata, Arendelle, il trio delle cattive che ci ha attaccato e poi l'ombra... il viaggio nel futuro...»

«Arriva al punto, Swan» sibilò Uncino, con un misto tra rabbia e tristezza.

«Siamo una famiglia, Killian» disse Emma, contorcendosi le mani, nervosa. «Io, Henry e Regina siamo una famiglia. Io sento... sento di voler passare con loro le mie giornate, i momenti belli, i momenti brutti. Sento che devo stargli accanto, che devo proteggerli. Lo capisci?»

Uncino mosse la testa. «No, non lo capisco» disse, drizzandosi di nuovo. «Sono anni che tu e Regina condividete un figlio insieme. Come mai proprio ora ti rendi conto che siete una famiglia e che devi proteggerli?»

«Perché...» Emma si bloccò. «Ecco, il fatto è che...»

Emma sentì il cuore batterle frenetico. Ammettere a voce alta quello che provava per Regina era una cosa nuova per lei, e questo rendeva quel sentimento molto più reale di quanto già non fosse.

«Vedi, Killian...» balbettò. «Il fatto è che... mi sono innamorata».

Killian si immobilizzò, sgranando gli occhi. «Swan...» bisbigliò. Ma non disse altro.

Emma sorrise tristemente. «Mi dispiace, Killian» ripeté. «Mi sono innamorata di Regina».

Per un lungo momento, Emma e Uncino si guardarono negli occhi, finché la ragazza non distolse il suo, incapace di continuare quella sfida silenziosa. Sapeva che Killian non se lo meritava, sapeva che non era colpa sua e che l'uomo si era sempre comportato bene con lei. E fu anche per questo che si decise ad essere onesta fino in fondo; Uncino si meritava sincerità e onestà, e queste erano le uniche cose che lei poteva offrirgli.

Uncino restò in silenzio per parecchio tempo, e quando Emma lo guardò, vide uno sguardo ferito, quasi disperato, negli occhi del pirata.

«Killian...»

«Quindi finisce così?» chiese, con una voce carica di rancore. «Mi stai lasciando per stare insieme a Regina, è così?»

«Bè... sì».

Quelle furono le uniche due parole che Emma riuscì a dire. Lei e Regina non avevano mai parlato di quella possibilità, ma Emma sapeva bene che non avevano bisogno di dirselo. Sapevano che sarebbero state insieme, prima o poi, era quello che entrambe desideravano.

Uncino, stranamente, rise. «Lei almeno ricambia i tuoi sentimenti?»

Emma non rispose subito. La rabbia di Uncino era più che comprensibile, e se ora parlava in quel modo non poteva biasimarlo. «Sì, li ricambia. E' quasi morta per salvarmi. Mi ha dimostrato che mi ama in più di un'occasione».

«E io non te l'ho mai dimostrato?» Uncino, con uno scatto, si sporse lungo il tavolo per avvicinarsi ad Emma.

La ragazza tremò appena, sorpresa da quel gesto inaspettato.

«Certo che me l'hai dimostrato» rispose. «E mi dispiace molto farti questo, ma non posso... non posso continuare a stare con te se... se amo un'altra persona».

Ancora una volta, i due si guardarono negli occhi, ma stavolta fu Killian a distogliere lo sguardo per primo. Si alzò dalla sedia, in un gesto lento, quasi pesante, come se si sforzasse di trascinare il suo corpo lontano da lì, lontano da lei.

«Killian» ripeté Emma, alzandosi a sua volta, ma sapeva benissimo che non c'era niente che poteva fare.

L'uomo le rivolse l'ennesimo sguardo carico di tristezza, dove Emma scorse anche della rabbia, rabbia che Uncino stava trattenendo soltanto a causa dei sentimenti che provava per lei. Ed Emma sentì un nuovo senso di colpa opprimerla.

«Non mi arrenderò così facilmente, Swan» fu l'unica cosa che Uncino le disse, prima di voltarsi e dirigersi alla porta.

Emma non provò a fermarlo; aveva fatto la cosa giusta, ed era sicura che presto anche Uncino se ne sarebbe reso conto. Non poteva continuare a stare con lui quando il suo cuore apparteneva ad un'altra persona.

 

**

 

A Emma mancava il suo maggiolino.

Avevano deciso di riposarsi qualche giorno per poi tornare a New York a riprendere le proprie cose. Ma in quel momento, in cui Emma si sentiva stanca come non mai, avrebbe tanto voluto avere la sua macchina per poter tornare al loft più velocemente.

Mentre camminava, si chiese se Henry e Regina erano ancora là, o se erano tornati a casa. Sapeva che doveva dare delle spiegazioni ai suoi, ma in quel momento l'unica cosa che desiderava, oltre che un letto caldo in cui potersi riposare, era passare del tempo con la sua famiglia. Passare del tempo con Regina.

Fece una deviazione, e si diresse al 108 di Mifflin Street per controllare. Se fosse andata al loft, non sarebbe più riuscita a liberarsi dei suoi genitori. Se Henry e Regina erano già a casa, avrebbe potuto parlare coi suoi la mattina successiva.

Fu estremamente felice di trovare le luci accese nella casa. Sorrise, mentre percorreva il vialetto e bussò alla porta.

Quando Regina le aprì la porta, fu piuttosto sorpresa di trovarla lì.

«Emma» esclamò.

«L'ho lasciato» rispose la bionda, senza dire nient'altro. Nel momento in cui lo disse, si sentì incredibilmente più leggera.

«Oh» sussurrò Regina, restando in piedi davanti alla porta. Per qualche minuto le due donne si guardarono senza dire niente, poi Regina aggiunse: «Stai bene?»

Emma sorrise. «Sto bene».

Regina abbassò lo sguardo, ma Emma riuscì a vedere le sue guance arrossarsi appena. «Allora...»

Emma tramburellò le dita su una gamba, nervosa. «Mh...»

Henry fece capolino dietro Regina.

«Perché non resti qui con noi, mamma?» chiese, sorridente.

A tutti e tre sembrò di vivere un dejavù.

Ma stavolta Henry non cercò l'approvazione di Regina, perché sapeva che non ce n'era bisogno. Non c'era imbarazzo, non c'erano dubbi, ed Emma e Regina non riuscivano a togliersi gli occhi di dosso, a differenza dell'altra volta che invece evitavano accuratamente di guardarsi.

Henry sorrise. Era davvero felice.

«Mi farebbe davvero piacere se restassi» disse Regina, sorridendole.

Emma ricambiò il sorriso. «E a me farebbe davvero piacere rimanere».

Così Regina le fece spazio per lasciarla passare, ed Emma entrò nel 108 di Mifflin Street senza neanche voltarsi indietro.


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Buonasera team SwanQueen! Siamo arrivati al penultimo capitolo di questa ff, che è un po' più lungo degli altri, ma spero lo apprezziate ugualmente! Ho anche rubato una citazione da un famosissimo film disney che spero voi tutti conosciate. Chi sa dirmi quale citazione e di quale film si tratta vince una Lana Parrila da portare a casa. No, non è vero, se l'avessi me la terrei io ahahahah. Spero anche che notiate che il finale di questo capitolo è un richiamo a uno dei momenti della prima ff che ho scritto. Sapevatelo. Un'altra cosa che direi si nota, è che io sono anche una Rumbelle shipper abbastanza accanita. Eh già. Ecco perché ho deciso di far tornare Tremotino a Storybrooke.
Comunque, il capitolo finale arriverà puntuale domenica prossima insieme al ritrono del nostro amato telefilm! Infatti l'attesa sta finendo, e io sono molto contenta di avervi tenuto compagnia in queste settimane e sono ancora più contenta che voi l'abbiate tenuta a me! Perché l'attesa per la quinta stagione è stata tanta, ma insieme a voi è stata almeno sopportabile!
Quindi vi ringrazio infinitamente uno ad uno, come sempre. Vi aspetto domenica prossima per l'ultimo capitolo e per darvi una notizia che spero apprezzerete. Vi invito come sempre a seguirmi anche in pagina dove sto facendo il rewatch della quarta stagione!
Un abbraccio a tutti!

 

  
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