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Autore: Iris_Deidaime    20/09/2015    0 recensioni
La vita dei liceali é difficile, ma quella di una liceale che si ritrova a dover salvare il mondo é un inferno. Mi presento, mi chiamo Iris e sono una ragazza molto estroversa che però si trova sempre a pensare al perché non l'ha ancora fatta finita e basta. Per fortuna, nel corso del liceo, ho conosciuto persone fantastiche che mi hanno aiutata ad andare avanti. E questa é la mia storia, anzi la nostra. Mia, di Luna, dei sei bellissimi ragazzi che mi inseguono ovunque e vostra.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi qui a raccontare il mio primo giorno di liceo. Chiunque ci sia già passato mi capirà sicuramente ma per quelli che non riuscissero: non preoccupatevi, non é mai morto nessuno. Ora vorrei che vi immedesimaste nei panni di una ragazza che non ha mai preso un autobus in vita sua e che, tutto d'un tratto, é costretta a prenderlo per andare a scuola tutti i giorni. Certo, é facile abituarsi, ma il primo giorno per me fu complicato non temere di perdermi. I miei genitori per fortuna decisero di farmi accompagnare da mia zia, che era appena un'adolescente, per non farmi fare figuracce. Per quanto riguardava me, li amavo. Quel giorno la sveglia dovette suonare solo una volta perché mi alzassi dal letto: non avevo chiuso occhio tutta la notte. Andai a lavarmi e poi a cambiarmi. Non sapevo che mettere! Alla fine optai per una camicia larga e lunga e un paio di jeans. Andai a fare colazione e scoprii che mia madre si era svegliata prima per prepararmi il the e dei toast e che poi era tornata a dormire. Che tenera! Mangiai bene, nonostante fossi tesissima e poi andai a prendere la borsa con le poche cose che si portano il primo giorno: diario, astuccio e un quaderno. Uscii e mi diressi verso la fermata dell'autobus dove ad aspettarmi c'era la mia cara zietta. La salutai ma poi non parlammo molto. Per fortuna il bus non ci mise molto ad arrivare e partimmo. A quanto ne sapevo ci avremmo messo una buona mezz'ora per arrivare ma il fatto che non ci fosse spazio quasi nemmeno per respirare non aiutava. Ebbi molto tempo per pensare e auto-deprimermi: nella nuova scuola c'erano dei miei compagni delle medie ma erano in un'altra classe mentre io ero finita da sola in una classe di 30 sconosciuti. Grazie a queste preoccupazioni, però, il viaggio sembrò durare poco. La fermata era molto vicina al liceo e quindi non ci volle molto prima che io mi innervosissi: l'edificio era enorme (brutto segno: troppi sconosciuti), aveva sei piani e delle strane decorazioni a forma di ghirigori sul muro. Sembrava una sorta di prigione. Congedai ringraziando la zia e corsi a parlare con i miei, purtroppo, ex-compagni ma non mi diedero molta retta. Cominciai a sentirmi esclusa e mi allontanai. Rimasi sola finché non chiamarono la mia classe (prima F) ed entrai con i miei futuri compagni di av(s)-venture nella grande prigione. L'atrio almeno sembrava un po' più accogliente della facciata. Un professore alto e magro fece l'appello e poi ci portò in quella che lui chiamò: aula magna. Era un'enorme stanza con un palco e dei posti a sedere simili a quelli dei teatri ma in legno. Una professoressa, che doveva essere la vice-preside, fece un discorso corto ma decisamente incisivo: la parte che ricordai di più fu:"Se prima studiavate per un'oretta al pomeriggio, ora preparatevi a farlo per 5 ore consecutive". Una sola parola: Mostruosa.
   
 
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