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Autore: tixit    21/09/2015    17 recensioni
Partecipa al contest sul Conte di Fersen, ma il breve racconto è visto dal punto di vista di Maria Antonietta (è un uomo che esiste come oggetto d'amore, che di sé parla poco)
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel von Fersen, Hans Axel von Fersen, Marie Antoinette
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Caleidoscopio di Fersen'
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Disclaimer: i personaggi appartengono alla Ikeda e a chiunque possieda diritti sul mondo di Lady Oscar. Non c'è scopo di lucro.



Come Inizia Una Fiaba.



Delicatamente la sfiorò là, tra le gambe, dove si fanno i bambini, e si diventa ufficialmente mogli - dopo che Regine, per altro.

"Che succede secondo te, se continuò?"

Lei arrossì. "Non lo so." sussurrò - era vero, non lo sapeva, era tutto un territorio sconosciuto dove con suo marito non si era mai avventurata... cioè fisicamente si, il suo campo era stato arato ed il seme gettato, come dicevano i libri, ma allora le era sembrato già tanto che finalmente fossero riusciti a farlo: il come le era sembrato un particolare irrilevante.

Non era irrilevante per niente, decise.

Si inarcò contro di lui stupefatta, cercando qualcosa che non sapeva che fosse, ma a cui mancava poco, così poco per esser raggiunto.

"Sei magico?" chiese pensando che forse, come un fiore che sboccia, il suo corpo potesse farlo una volta ed una sola, come perdere la verginità - una faccenda così faticosa - forse quello che stava provando era quello che sarebbe dovuto succedere quella volta là? Un dono di qualcosa di suo, disagio e dolore, con in cambio qualcosa di nuovo?

Lui la strinse a sé. "Tu sei magica," disse. "Tu sei la luna e le stelle avvolte in una ragnatela e donatemi da una fata in un bosco."

Donata ad una festa a Parigi in un palazzo di marmo, dove ognuno fingeva di essere qualcosa che non era, per fata una dama di Corte.

Catturata in un boschetto che bosco non era, ma solo giardino del Palazzo del Re, coma una fiaba che fiaba non era.

Presa in una stanza, quale non importa, non aveva guardato il soffitto. Nemmeno la stoffa del baldacchino.

Il piacere venne ad ondate lente e veloci, come vento con un salice pensò, niente a che vedere con la musica ordinata che aveva regolato tutta la sua giovinezza.

La fiaba era nel regno del mondo al contrario dove prima si facevano i figli e dopo l’amore.

Dove prima si era spose e poi innamorate.

Le lavò i capelli - "Vieni ti prego" - una tinozza per loro due, delicate quelle dita, ma già lo sapeva, lo aveva appena saggiato.

"Perché?"

"Voglio vedere come sei, come saresti..."

Lo lasciò fare, poi seduti tutti e due accanto al camino, i suoi capelli scuri per l'acqua che piano diventavano oro accanto alla fiamma, le mani di lui affondate tra i riccioli, gli occhi incatenati nei suoi, seppe di essere bella, ma questo glielo dicevano in molti, seppe di essere amata, ma aveva una sua cerchia che glielo diceva ogni giorno, seppe di essere unica, per alcuni lo era.

Soprattutto, seppe di essere sua.

Da lì, dall’aggettivo di possesso, iniziò la sua storia, quando già aveva viaggiato, era stata sposa, Regina, e madre. Quando tutta la storia sembrava già scritta e conclusa trovò finalmente il per sempre e il felici e contenti.

Non era vero, per altro, lo comprese da subito.


Ma non le importò.
   
 
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