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Autore: fedetojen    21/09/2015    2 recensioni
[Lee Soo Hyuk]
Certe persone non le incontri per caso...ma per sfiga. È meglio tenere la bocca chiusa e dare l'impressione di essere stupidi piuttosto che aprirla e togliere ogni dubbio. Avere la coscienza pulita è segno di cattiva memoria.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Le cose piu’ belle della vita o sono immorali, o sono illegali, oppure fanno ingrassare.”
“Posso resistere a tutto tranne che alla tentazione.”
"Vivere é come mantenere un segreto.. non é per tutti."


7

 
Non vi dico come sono ritornata a casa: avevo ancora gli occhi sbarrati, le labbra gonfie e il cuore a mille.
Non avevo nemmeno il coraggio di pensare che quel bacio era accaduto.
Le gambe erano deboli anche se ero seduta a guardare fisso il tavolino della mia cucina.
Scossi la testa più volte.

Il giorno dopo, ancora incerta, entrai nell’ufficio: indossava una maglia a maniche lunghe più grande di lui, un pantalone grigio e un paio di anfibi. Lo guardai sorpresa, rimanendo difronte a lui.

“Si prepari” mi disse guardandomi, per poi preparare alcuni fogli e uscire dall’ufficio.

“Aspetti!” dissi seguendolo.

“Dove sta andando?” chiesi correndogli dietro.

“Dove NOI, stiamo andando signorina James” mi disse osservandomi da capo a piedi.

“Quindi?” chiesi a braccia conserte.

“Andiamo all’appalto di Seoul dove stanno costruendo un nostro edificio” mi disse continuando a camminare.

“A fare cosa?” chiesi ancora.

“Aiutare” mi disse con sguardo truce. Deglutii a fatica, mentre lui entrava in macchina.

“Cosa fa? Rimane lì? Salga, su” mi disse spostandosi. Quella vicinanza, quel profumo e l’accaduto della sera precedente non aiutavano per niente.
Lui era tranquillo, mentre io dentro avevo una bufera.
Si provò i guanti da lavoro che erano posti in mezzo a noi.
Una volta levati, mi osservò con cura.

“Qualcosa la turba, Evelyn?” mi chiese accennando un sorriso. Giuro che ti cucio quella bocca!

“N-no, perché?” chiesi scuotendo la testa.

“Curiosità” disse sorridendo e guardando fuori al finestrino.
Appena mi accorsi che mi stava fissando attraverso il riflesso del finestrino, mi voltai per l’imbarazzo.
Appena misi piede fuori dalla macchina, il cantiere era pieno di giornalisti e fotografi.

“Ecco perchè” dissi ad alta voce.

“Cosa si fa per scavalcare qualcuno” disse affiancandosi a me, infilandosi poi i guanti.

Più in là, nel suo completo elegante, Park Bo-Gum, nella sua totale bellezza e serenità, parlava con un giornalista.
Nel frattempo, il mio capo, prese un aggeggio per spaccare muri, e iniziò a lavorare.
Quel giorno faceva particolarmente caldo, come se la fortuna ci stesse proprio aiutando.
Andai a prendere un po’ di acqua vista la secca che avevo.

“Grazie” dissi al ragazzo che sicuramente non mi aveva capito, ma che sorrise e annuì come se fosse niente.

“Il coreano è difficile” mi voltai e trovai Park Bo-Gum sorridermi. Che bell’apparizione, non credete?

“Beh, sì” dissi annuendo e sorseggiando l’acqua. Voltandomi, notai il capo più che infuriato, mentre mi lanciava sguardi e rompeva muri con forse troppa violenza.

“Meglio se vado” dissi dispiaciuta verso Bo-Gum. Per fortuna presi un altro bicchiere di acqua, e lo portai al capo.

“Desidera?” chiesi avvicinandomi con cautela, cercando di non cadere.

Si voltò a guardarmi, poggiando a terra il martello.
Prese il bicchiere e lo scolò in un nano secondo.
Portai il mio bicchiere alle labbra, ma lo rapì e bevve anche quel goccio d’acqua presente.

“Ma prego!” dissi stizzita. Mi guardò, per poi spostare lo sguardo oltre di me in una smorfia.
Mi voltai per capire chi stesse osservando: l’incriminato era Bo-Gum che parlava con giornalisti e fotografi.

“Venga” mi disse prendendomi per il polso. Uscii la mia agenda dalla borsa mentre aspettavo nella stanzetta che avevano messo a disposizione per cambiarsi.

“Gli impegni della settimana scorsa, sono stati spostati a questa: quindi domani avete una conferenza alle 10, riunione verso le 14 e-” appena alzai lo sguardo ritrovai Soo-Hyuk a petto nudo. Tranquillamente lui, era difronte a me che cercava di capire come infilarsi la maglia, senza rendersi conto che era alla rovescia.
Quel neurone che ancora mi funzionava, lo sentii scoppiare nella testa, per poi soffocare una risata per la scena.

“Non rida e mi aiuti” mi disse con tono scontroso. Poggiai la borsa e l’agenda e mi avvicinai a lui.

“Mi dia” dissi prendendo la maglietta. L’aggiustai e gliela diedi.

“Mi aiuti ad infilarla. Sono ancora sudato” disse avvicinandosi e alzando le braccia.

Infilate le braccia, feci scendere con cautela la maglia lungo il busto ritrovandomi poi a pochi centimetri dal suo volto.
Mi osservava con quegli occhi che sembravano disegnati, uno sguardo pesante, che non riuscivo a sopportare.
Abbassai il capo e indietreggiai, ma venni fermata dalla presa delle sue mani sui miei polsi.

“Sono per caso meglio di lui?” mi chiese cercando il mio sguardo.

“Lui, chi?” chiesi alzando leggermente il capo.

“Lo sai a chi mi riferisco” mi disse quasi ruggendo.

“E questo cosa centra?” chiesi irritata. Schioccò la lingua lasciando la presa. Rimase a guardarmi per qualche secondo per poi avvicinarsi al mio orecchio velocemente.

“Se crede di avere la possibilità di avere un appuntamento con lui, si sbaglia di grosso” mi disse per poi andarsene.

I brividi mi viaggiarono per tutto il corpo, mentre sentii un improvviso freddo invernale.
Ritornammo in silenzio all’ufficio: io seduta alla mia scrivania e lui nel suo ufficio.
Tutti mi fissavano, come se volessero sapere cosa fosse successo. Io volevo delle spiegazioni: perché non potevo frequentare Park Bo-Gum?

Così mi alzai e lentamente aprii la porta del suo ufficio: lo vidi con sguardo pensieroso, mentre con la mano si torturava il labbro inferiore.
Presi accidentalmente in pieno il tavolino, facendo spostare il suo sguardo su di me.
Subito da pensieroso, diventò serio e ostile. Mi feci forza e mi raddrizzai.

“Perché non posso frequentarlo. Me lo deve dire” dissi con voce sicura.

“Perché lo dico io” mi disse posando poi lo sguardo su alcune scartoffie davanti a se.

“E questa secondo lei è una risposta?” chiesi stizzita avvicinandomi alla scrivania.

“E’ quello che basta” disse guardandomi.

“E’ per caso un assassino? Uno psicopatico? Un maniaco?” chiesi ipotizzando mille altre idee.

“No” mi disse divertito.

“E allora qual è il problema?” chiesi quasi urlandogli contro.
Di scatto si alzò posando le mani con forza sulla scrivania, portando il busto in avanti.
Quasi i nostri nasi si toccavano, e il mio cuore quasi esplodeva.

“Quando dico no, è no” disse a denti stretti, tornando a sedere. È una sfida? Bene! Io amo le sfide!

“Evelyn, dove va?” odio quando mi chiama con quel tono da superiore.

“Prenda questo foglio e venga stasera appena ha finito il lavoro” lo presi e uscii.

Mi sedetti e continuai il mio lavoro. Erano le 22 e avevo appena finito il lavoro.
Ero rimasta l’unica nell’ufficio. Così presi il foglio e lo lessi. C’era un indirizzo e un codice.
Presi il primo taxi e mi recai all’indirizzo. Ero davanti alla porta, lentamente inserii il codice e così si aprì la porta.

“C’è nessuno?” chiesi guardandomi intorno.
Nessuno rispose, solo dei passi si sentirono. Mi ritrovai Soo Hyuk a petto nudo, con un asciugamano intorno ai fianchi.

“Credevo non arrivassi più” mi disse rimanendo fermo a strofinarsi i capelli bagnati con una piccola asciugamano.
Lui era tranquillo, mentre sfoggiava il suo corpo scolpito e palestrato, mentre io stavo per morire giovane. 


ANGOLO SCRITTRICE: Salve a voi e a questo nuovo capitolo! Spero che vi sia piaciuto e vi avviso di prepararvi per le immagini(Colpa di Temperina e i suoi video!)


Lee Soo Hyuk

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