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Autore: Angel TR    21/09/2015    2 recensioni
Where did I go wrong? I lost a friend, somewhere along in the bitterness
Raccolta incentrata su quei momenti dolceamari,
quando il nodo di un rapporto si spezza o si stringe ancor di più.
[1-Lars/Alisa]
[2-Nina/Anna]
[3-Kazuya/Lee]
[4-Jinpachi/Wang]
[5-Jin/Hwoarang]
[6-Paul/Law]
[7-Christie/Eddy/Lei]
[8-Ling Xiaoyu/Miharu]
[9-King/Marduk]
Genere: Introspettivo, Song-fic, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ultraviolence'
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Jin/Hwoarang
Pre-Tekken 4


Where did I go wrong?
I lost a friend
Somewhere along in the bitterness
And I would have stayed up with you all night
Had I known how to save a life


Lo guardi ancora una volta: ha gli occhi spenti, il viso triste, sta osservando un imprecisato punto nel vuoto.
Sei arrivato troppo tardi? Supponi di sí.
E allora stringi le mani, ti schiarisci la gola, ma davvero non hai nulla da dire.
Che diavolo di storia ti ha raccontato Kazama? Insomma, lo immaginavi svitato ma fino a questo punto...
Eppure era un tuo -beh, diciamo- amico. Lo sussurri nella tua mente a voce bassa.
A-m-i-c-o.
Ti faceva piacere dargli quattro calci in faccia quando lo vedevi.
Ma chi é, in realtà? Non ti ha mai lasciato intravedere molto: tutto ció che sai di questo strano ragazzo è la sua proverbiale asocialità.
Ti sistemi il giubbotto di pelle, ti tendi verso di lui, vorresti stringergli il braccio per confortarlo -ehi, amico, c'è chi sta peggio di te; la soluzione è semplice: potrei consigliarti uno spacciatore migliore- ma qualcosa ti trattiene.
Non è che poi si trasforma e ti mangia?
Scuoti la testa: stai diventando vigliacco.
«Kazama, ti sei rincoglionito ancora di più?» gli chiedi per l'ennesima volta.
Lui non alza neppure lo sguardo, si limita a scrollare le spalle. Poi, con studiata lentezza, si sfila la felpa -ehi, che sta facendo?, ti chiedi con un moto di stizza, distogliendo gli occhi dagli addominali scolpiti. Istintivamente porti una mano al ventre, come a rassicurarti.
Questo è acciaio, Kazama!, pensi, saggiando la durezza dei tuoi, di addominali.
Mentre sei immerso in questi pensieri di paragoni e similitudini (che a scuola ignoravi completamente, troppo impegnato a disegnare motociclette rombanti e Kazami investiti), finalmente capisci cosa voleva farti vedere, attirato da uno sfolgorante luccichio.
Sul braccio sinistro, un tatuaggio tribale nuovo di zecca. «Ah, figo.» commenti. È tutto qui?
Lui scuote la testa -i ciuffetti nero corvino gli sfiorano gli occhi-, di nuovo; che brutto vizio! «È il marchio. È il Gene.»
A questo punto ne hai avuto davvero abbastanza.
Ti alzi dalla sedia di scatto, rovesciandola. «Basta con queste cazzate!» gli urli in faccia.
Hai gli occhi spalancati - per la paura? Per la disperazione? O perché sai che, in fondo, è vero quello che esce dalla bocca di questo cristiano? Lui non dice nulla.
Sempre il solito, moscio Kazama.
Cogli un barlume di tristezza e dolore nei suoi occhi grandi come piattini, fai marcia indietro, poi ti convinci che hai preso una svista e stai facendo bene, dannatamente bene ad andartene.
«Quando sei rinsavito, fammi uno squillo, Kazama!» borbotti, prima di chiuderti la porta alle spalle con rabbia.
Calci un ciottolo davanti a te, parli a te stesso, mandi a quel paese Kazama con un gesto della mano. Ma che voleva quello da te?
Come se foste amici per la pelle!
Ti dici che fa parte di qualche setta satanica -per giustificare il tuo abbandono. Ti volti verso la finestra per fargli qualche gestaccio.
Purtroppo noti il suo viso tirato, solcato dalla solitudine e dalla malinconia.
Cosa diavolo va trovando? Tu non sei un esorcista. Scuoti la testa: neppure ci credi a questa stronzata del gene Devil. Maddai!
Gene Devil. Certo, come no. E io sono Ghost Rider.
Decidi che è ora di abbandonare quella strada di pazzi, se no finisce per contagiare anche te.
Spazzi via la polvere dai vestiti, casomai qualche pezzetto di Kazama ti sia rimasto attaccato addosso.
Poi te ne vai, le mani nelle tasche, sbuffando e scrollando le spalle, per dimostrare a quei due occhi oscurati dal dolore, che ti bucano la schiena con lo sguardo da mucca, che no, proprio non te ne potrebbe fregare di meno .

Angolo Autrice
Ho sempre pensato che Jin avesse detto qualcosa ad Hwoarang riguardo il gene ma che quest'ultimo non l'avesse mai creduto.
E mi é piaciuto immaginare Jin solo, con quello sguardo da "mucca". Povero piccolo.
Grazie ancora a Bloodred Ridin Hood!!! <3
  
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