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Autore: Castiga Akirashi    21/09/2015    1 recensioni
- ATTENZIONE: questa storia è il seguito di Black Hole. Se non avete l'avete letta, la comprensione potrebbe risultare difficile. -
Due anime gemelle sono due metà che si compongono.
Una non può vivere senza l'altra.
Raphael ha perso la sua e, ora, la sua unica gioia è Lily.
Ma capirà presto che non è mai troppo tardi per essere felici...
Questa storia è un po' diversa dalle altre sui Pokémon... diciamo che ci sono lotte, ci sono Pokémon ma c'è anche altro. Ho cercato di inserire il più possibile inerente all'argomento.
Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lance, N, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Giovanni entrò nella ghiacciaia di Frida. La terza Élite aveva probabilmente Pokémon di tipo Ghiaccio. Poteva farcela. L'anziata donna lo accolse con un sorriso gelido. Giovanni deglutì vedendo in lei una determinazione quasi glaciale. Prese la sfera di Magneto ed esclamò: «Sono qui per sfidarti!»
«Sei stato molto bravo ad arrivare fin qui. Ma è finita. Vai Walrein!»
«Esci Magneto!»
Il Magnezone si preparò alla lotta, fronteggiando il tricheco avversario. Frida sorrise ed esclamò: «Walrein, Ventogelato!»
«Aspetta, Magneto.»
Il Magnezone incassò il colpo, stupendo sia Frida che Walrein, ma poi Giovanni esclamò: «Usa Raggioscossa»
Roteando le calamite sul suo corpo, Magneto scaricò una scossa elettrica contro l'avversario, di innata potenza. Frida non capì la strategia, ma non si pose troppe domande. Era lento? Peggio per lui.
«Walrein, rapido, usa Geloraggio e bloccalo!»
«Spostati, Magneto!»
Il Magnezone riuscì a schivare l'attacco, ma l'avversario, cominciando a pattinare sul ghiaccio, lo rincorse, aumentando la velocità e riuscì a colpirlo, congelandogli una calamita con il terreno. Giovanni, preoccupato, lo incitò perché si liberasse, ma sbiancò quando Frida ordinò: «Usa Purogelo.»
La temperatura scese di colpo. Magneto si bloccò, sbarrò i tre occhi e andò KO. Giovanni si strofinò le mani sulle braccia, infreddolito. Come poteva mandare in campo i suoi amici in quella ghiacciaia? Decise di sfruttare il più agile: «Vai Jukain! Pattina!» esclamò, lanciando la sfera. Lo Sceptile uscì con un ruggito, atterrò sulle zampe e cominciò a muoversi per tutto il campo lotta, pattinando velocissimo. Walrein cercò di seguirlo ma non ci riusciva nemmeno con lo sguardo, figurarsi con i movimenti. Giovanni sorrise, forse non sarebbe nemmeno servito megaevolvere: «Jukain, Fendifoglia!»
Lo Sceptile sfoderò le lame d'erba e continuò a pattinare. Frida cercò di mettere sulla difensiva il suo Pokémon ma fu tutto inutile. Sfruttando la velocità datagli dal ghiaccio, Jukain lo stese. La vittoria sembrava in tasca ma all'ultimo Pokémon, Frida megaevolse Glalie. Giovanni ormai se lo aspettava, ma non sapendo cosa potesse megaevolvere, ora era nei casini. Il vento gelido di MegaGlalie era tremendo. Jukain venne sconfitto dal Purogelo, insieme a tutti gli altri. L'ultima spiaggia era Magma. Era stanca, stravolta, ma la sua abilità Magmascudo riusciva a difenderla bene dal gelo estremo dell'avversario. Giovanni era in dubbio su cosa fare. Provare o non provare? Con Jukain era andata bene e Magma aveva un temperamento molto più pacifico. Decise di tentare il tutto per tutto quando MegaGlalie ferì profondamente la sua Camerupt. Prese dallo zaino una piccola pietra rossa e crema che gli aveva donato Maxi, il capo del team Magma, e gridò: «Magma! Prendi!»
La Cameruptite le cadde nel cratere che portava sulla schiena. Perplessa, lei si voltò; Giovanni prese la sua Pietrachiave, la strinse e la alzò, gridando: «Dammi la tua energia, Pietrachiave! Magma, megaevolvi!»
Dal cratere partì una luce: Magma brillò, divenne più grande con un unico grande cratere strabordante di lava liquida, il pelo più lungo e lo sguardo più deciso. Con un ruggito in eco, fu pronta al secondo round. La sua potenza di MegaCamerupt mise in seria difficoltà MegaGlalie che, già provato dalle precedenti lotte, non poté fare altro che andare KO. Giovanni esultò di gioia. Era riuscito a sconfiggere anche la terza Élite. Era sempre più vicino allo scontro finale contro il Campione. L'emozione era grande. Lo aveva già incontrato in  giro per la regione e non vedeva l'ora di sfidare lui e il suo portentoso MegaMetagross. Nel Continente, invece, Lily stava andando dalla madre. Flamey le saltellava accanto, agitata. Aveva conosciuto tutti della famiglia, tranne lei, la donna chiusa in cella. La piccola Torchic era molto nervosa. Tutti avevano cercato di tranquillizzarla, dicendole che era un'amante dei Pokémon, che non le avrebbe mai fatto del male e via dicendo. Ma la Torchic non riusciva a stare calma. Dal suo punto di vista, pure Lily era agitata. Non sapeva se la madre avrebbe approvato quel tipo di Pokémon... debole, dolce. Lei, che aveva avuto dei bestioni forti e possenti. Forse anche un po' violenti. Aveva sempre cercato di immaginarli come Pokémon buoni, soprattutto dopo aver conosciuto Pidg, ma dai video, dalle foto, sembravano... malvagi. Come lei, del resto. Arrivata al carcere, aprì la porta come faceva sempre ed entrò. Flamey si avvicinò alla sua gamba, guardandosi intorno impaurita. Lily sorrise e mormorò: «Non ti preoccupare. Non c'è niente di pericoloso qui.»
*«La cosa non mi consola.» * rispose lei, tremante. Non era molto convinta di essere lì, sembrava un posto tremendo. Sentiva urla, grida, colpi... Lily la prese in braccio e mormorò: «Non avere paura ti dico. È normale, siamo in un carcere.»
*«Ma queste urla...» * borbottò lei, non sapendo come porle la sua domanda, come fare a dirle che le sembravano rumori disumani.
«Risse.» rispose una voce dalla cella, con tono annoiato: «Risse di piantagrane che poi vengono conciati male da chi è più furbo e si lamentano.»
«Cosa blateri, ma'?» chiese Lily, avvicinandosi alla cella mentre Torchic fissava le sbarre con uno sguardo ambrato e curioso.
Athena alzò la testa dalla branda su cui era sdraiata e commentò: «Rispondevo alla sua domanda. Qua urlano più o meno tutti per fare scena. Non c'è né uno che sia serio.»
«A meno che non ti incontra quando hai la luna storta?» ridacchiò la figlia, con un sogghigno furbo.
Athena rispose con uno sguardo sul sadico e replicò: «Esatto.»
Alzandosi, andò verso le sbarre per salutare la figlia e aggiunse: «In quel caso però, non possono più nemmeno urlare. Ciao, Lily.» salutò poi, facendo un cenno annoiato. Rivolse poi la sua attenzione verso la piccola Pokémon e mormorò: «Ciao anche a te, nuova arrivata. Chi sei?»
*«Mi chiamo Flamey.» * rispose lei, con voce tremante. Lily le diede manforte e mormorò: «L'ho trovata nel bosco l'altro giorno. Era alle prese con uno Skarmory.»
«Caspita, avversario temibile. Quello stordito di un pennuto cosa stava facendo, invece di proteggerti?» sbottò lei, pronta a rimproverare Pidg per aver abbandonato la ragazzina.
Lily sorrise e rispose: «Faceva il lavoro di postino che gli hai affibbiato.»
«Giusto.» annuì lei, ricordandosi quello che le aveva dato tempo prima: «Per questa volta lo giustifico.»
La figlia ridacchiò e Flamey stessa si rilassò. Quella strana signora sembrava simpatica. E anche lei, come N, poteva capirla. Una cosa stranissima che non le era mai successa. Quando uscirono, Lily guardò la sua piccola Pokémon e chiese: «Allora? Pensi di poterci andare d'accordo?»
«Tor!» saltellò lei, correndo intorno, finalmente all'aria aperta e lontana da quelle urla. La ragazzina sorrise e aggiunse: «Vedrai. Mamma saprà darci consigli per diventare brave nella lotta!»
Flamey la fissò, perplessa. Perché? Lei non voleva lottare, preferiva correre, giocare... ma non si pose troppe domande. Ne avrebbe parlato con lei quando sarebbe stata ora. La piccola Torchic e Lily divennero sempre più amiche ma non mancarono i momenti di litigio. Soprattutto con gli esami in avvicinamento: la ragazzina, presa dall'ansia, era sempre più irritata e nervosa e la piccola Pokémon non riusciva a capire la serietà della cosa, cercando in tutti i modi di costringerla a giocare con lei. E gli animi, scoppiarono in un litigio infuocato.
«Oh, insomma, ci sono centomila Pokémon in questa casa, non continuare a seccarmi!» scoppiò la ragazzina.
Flamey non aspettava altro perché rispose: *«Non giochi mai con me! Sei sempre su quelle maledette carte!»*
Lily ovviamente non capiva, ma il tono era perfettamente chiaro e la Pokémon stava indicando i suoi libri con il becco; così, furiosa, rispose: «Ah e quindi? Devo farmi bocciare agli esami perché sei egocentrica?!»
*«Non so cosa voglia dire ma di sicuro è una brutta parola! Ti pensavo diversa! Che mi volessi bene! Non che saresti stata sempre su quei fogli!» * ribatté lei, furiosa, correndo via in lacrime.
«Corri, corri! Visto che nemmeno ti impegni a capirmi e pensi solo a te stessa!» esclamò furibonda la ragazzina, prendendo la sua roba e andandosene dalla parte opposta. N e Zoroark si guardarono. Poi andarono. N raggiunse Lily. Lei, furiosa, stava evidenziando dei testi che doveva preparare per l'esame. Ma era evidente che faceva tutto a caso. L'uomo si avvicinò a lei, sorrise e salutò: «Ciao.»
Lei non smise di fare il suo lavoro, non alzò nemmeno lo sguardo ma rispose: «Ciao.»
N sedette accanto a lei e borbottò: «Sarà dura cancellare se hai sbagliato qualcosa.»
«Non c'è niente di sbagliato.» ringhiò lei di risposta, furiosa.
Lui la guardò per un momento, poi incalzò e chiese: «Cos'è successo?»
Lei si bloccò, avvampando, fermando l'isterica corsa del pennarello. A lui poteva dirlo? Non era convinta, lui aveva sempre appoggiato i Pokémon. Lei non lo aveva mai visto appoggiare le persone.
«Io...» mormorò, alzando lo sguardo, ma si bloccò all'improvviso. Mise gli occhi nei suoi, verde nel verde. Poi fece un mezzo sorriso, togliendosi l'imbarazzo di dosso, e domandò di risposta: «Perché?»
Lui sorrise, mise le mani dietro la testa e si sdraiò, rispondendo: «L'ho reputato più opportuno. La presenza del sovrano ti agita.»
Lily tornò vagamente ad arrossire e rispose: «Volpe arguta.»
Zoroark ridacchiò e aggiunse: «Resto comunque stupito. Nonostante io abbia le fattezze del sovrano, non ti faccio alcun effetto. Avevo avuto modo di notarlo, ma ora ne ho la conferma.»
Lily alzò le spalle e, semplicemente, disse: «So che non sei lui. Non serve altro.»
Sentendosi però lo sguardo inquisitorio puntato addosso, lei sospirò, tornando a fissarlo negli occhi. Affranta, sbottò: «Non capisce che non posso passare tutto il mio tempo con lei. Devo passare gli esami. Se mi bocciano, mio padre mi uccide.»
«Glielo hai spiegato?»
Una constatazione che la bloccò. Lei lo guardò per un momento, spiazzata, e lui aggiunse: «Flamey è un Pokémon da laboratorio. Non sa niente di come gira il mondo. Se lei pensava di starsene con te tutto il giorno e si è vista respingere, è ovvio che si sia offesa.»
Lily rifletté. In effetti, le aveva solo urlato contro, snervata, di essere lasciata in pace. Non le aveva spiegato il motivo, anche perché poi Flamey si era scaldata subito ed era finita a urli. Zoroark sorrise, vedendo che aveva realizzato il senso del discorso, e aggiunse: «Spiegale come stanno le cose. E capirà.»
«E se non mi volesse più parlare?»
Lui ridacchiò al suo evidente panico e replicò: «Il legame tra un Pokémon e un umano va oltre ogni cosa. Io e il sovrano abbiamo spesso litigato, ma come puoi vedere siamo ancora qui. Anche tuo zio potrebbe dirti molto delle discussioni avute con tua madre.»
«Non ce li vedo litigare...»
«Eppure è successo. Fa parte del volersi bene. Se non importa dell'altro, non si litiga. Credimi, parla con lei, vedrai che capirà.»
Lily annuì. Chiuse i libri con un colpo secco, mise tutto nella borsa e si alzò. Guardando quegli occhi verdi che amava, ma che sapeva non essere quelli autentici, sorrise e disse: «Ti ringrazio, Zoroark. Dovresti fare lo psicologo.»
Lui ridacchiò, alzandosi a sua volta, e replicò: «Nessun problema. Ho un discreto allenamento alle spalle. Ma non temere... lascerò sempre libera quella del sovrano come spalla su cui piangere e lagnarti.»
Avvampando come non mai, lei gli pestò il piede con forza, sapendo che la scarpa che vedeva in realtà non esisteva. Lui ruppe l'illusione, ridendo con le lacrime agli occhi, guardandola allontanarsi impettita.
Nel frattempo, il vero N aveva raggiunto la Torchic che, furiosa, stava spaccando pietre con il suo Graffio. Gli artigli le sanguinavano dal male ma era troppo rabbiosa per smettere. All'improvviso, vide accanto a sé una mano che le porgeva delle bende. Lei abbassò lo sguardo e mormorò: *«Lasciami stare, N.»
«Non è mio uso lasciar soffrire un Pokémon ferito.» rispose lui, cercando di sorridere e di farle capire che non la stava prendendo in giro.
Flamey non rispose ma le zampe le facevano davvero molto male. Così, anche se un po' triste e abbattuta, gliene tese una. Lui sorrise, prese il disinfettante e le bende, e cominciando a curarla. Vedendola abbastanza tranquilla, mormorò: «Come mai hai discusso con Lily?»
*«La mia amica non mi vuole bene. Pensavo mi volesse bene, invece mi sbagliavo.» * ringhiò lei, ancora molto arrabbiata.
N la guardò e chiese: «Sei convinta di questo?»
*«Cosa vuoi dire?» *
«Se ha fatto qualcosa che ti ha dato fastidio, non è detto che sia un torto nei tuoi confronti. Magari potresti averlo inteso come tale, ma forse non è così.»
Flamey lo fissò negli occhi. Forse lui aveva ragione. Forse... corse via, convinta, volendo provare a parlarle.
N venne raggiunto da Zoroark che, dopo aver salutato con un inchino, chiese: *«Ottenuto qualcosa, sire?» *
«Direi di sì. Tu?» rispose lui, vedendolo stranamente allegro.
*«Faranno pace.» *
«Ci confido.»
In effetti, in quel momento, Flamey e Lily si stavano scrutando. Entrambe offese, entrambe orgogliose. La ragazzina fu la prima a fare una mossa. Chinò la testa, in segno di scusa e mormorò: «Perdonami. Non ti ho spiegato perché ti allontanavo. C'è un motivo e tu non c'entri in alcun modo. Davvero, scusa.»
*«Anche io non ho chiesto, scusa.» * rispose la Pokémon. Lily ne sentì solo il pigolio, ma alzò lo sguardo e vide che anche lei aveva chinato la testa, nel suo stesso modo. Si guardarono. Poi la ragazzina sedette a terra e aprì le braccia. Flamey le corse incontro, sedendosi nel suo grembo; Lily la strinse, poi spiegò: «Vedi, devi sapere che vado a scuola, in un posto dove mi insegnano le cose. E ogni anno dobbiamo fare delle prove che verifichino che abbiamo studiato. Sono tra poco e devo assolutamente studiare per passare gli esami o mio padre mi ammazza.»
Flamey ruotò la testa di lato perplessa; Lily capì cosa volesse dirle perché replicò: «Papà è severo nei confronti dello studio. Vuole che vada bene e se mi distraggo si arrabbia. Ora che poi vado anche dalla mamma, è ancora più attento ai miei voti. Non aspetta altro che prenda voti atroci per mettermi in punizione e impedirmi di andare da lei.»
La Torchic abbassò gli occhi, sentendosi in colpa per averla distratta in quel modo. Lily sorrise, le accarezzò il becco e mormorò: «Ti va di aiutarmi?»
Lei annuì e insieme, passarono il pomeriggio. Era bello essere di nuovo insieme. Dalla casa, N e Zoroark li fissavano. Il Pokémon mutevolpe sorrise, contento che avessero fatto pace, poi notò lo sguardo perso del suo amico e commentò: *«Lei pensa che voi non siate interessato, sapete?» *
«Meglio così.» rispose solo lui, allontanandosi dalla finestra. Con la coda dell'occhio, incrociò lo sguardo ghiacciato di Reshiram, che lo fissava dalla finestra. Poi svanì nella sua stanza.
  
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