Alla fermata del bus
Ah che giornata! Mi presento il
mio nome è Laura, ho 15 anni e frequento la seconda liceo con indirizzo
scientifico. Oggi avrò ben due compiti in classe: uno di chimica e l’altro d’inglese.
Sono le 7:25 di mattina e mi trovo, come tutte le mattine, alla stessa fermata
ad aspettare lo stesso bus. Alla fermata vedo sempre e spiacevolmente i volti
conosciuti di alcuni miei vecchi compagni di scuola media che mi rivolgono
molto spesso un’occhiata ostile. Diciamo pure che con i miei coetanei del mio
stesso paese non sono in buoni rapporti. Per esempio adesso mi vengono alla mente alcuni
dei tanti ricordi. Di solito affibiamo alla parola ricordo un qualcosa di bello, di memorabile, appunto da ricordare e
che al solo pensiero provoca nel nostro cuore una fitta di malinconia. Ebbene diciamo
pure che non è il mio caso. È come se fosse ieri. Non avevo alcun amico, ero
sola. Per tutto l’istituto ero la classica sfigata per la quale si prospetta un
futuro tutt’altro che divertente, spensierato, fico( nel gergo di oggi vuol
dire fantastico, stupendo, spassoso ). Ero emarginata solo perché non indossavo
un paio di Nike, perché non ero su nessun social network quali Facebook,
Twitter, Instagram, perché avevo una massa voluminosa di capelli ricci. Le mie
compagne mi deridevano in qualsiasi modo possibile. Era una situazione
snervante doversi svegliare al mattino con la consapevolezza che la giornata sarebbe stata all’insegna di
scherzi e burle nei propri confronti. Ricordo di un episodio. Ero in seconda
media. C’era la lezione di inglese, l’insegnante
era in classe ma come suo solito none era in grado di tenere il vociferare nell’aula. Infatti non si accorse che un mio
compagno tiro fuori dal suo panino una
fetta di prosciutto e dopo averlo spezzettato lanciò i tranci suoi miei
capelli. I miei compagni lo incitavano,
mi mandavano insulti e io sprofondai
sotto al banco per la vergogna. Ricordo pure che mi presi una cotta sentimentale
per un mio compagno di classe. Lo pensavo in ogni istante della mia giornata. Involontariamente
presi a fissarlo, volevo vedere e capire ogni suo piccolo gesto e fu li che le
mie compagne se ne accorsero e ne diedero voce a tutta la scuola. Il ragazzo
che intanto mi piaceva cominciò ad evitarmi e con lui anche tutti i suoi amici
e poi, sempre più sovente, lo senti che diceva
che li facevo schifo, che ero brutta e che ro sfigata. Ci stetti malissimo e divenne pure difficile
concentrarmi negli studi. Alla fine della terza media passai l’esame e nell’anno
seguente trovai il coraggio di dichiararmi subendo un rifiuto e un continuo
vociferare nei miei confronti che permane pure oggi.