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Autore: Lizhp    22/09/2015    8 recensioni
SEQUEL DI YOU MADE ME.
-Perché ridi?- gli chiese il riccio, sorridendo leggermente.
-Perché tu sei completamente pazzo!- e così dicendo il biondo si alzò dalla sedia per controllare il cibo sui fornelli.
Mika osservò ancora per un attimo quella lettera, riflettendo di nuovo sulla proposta; Andy però, inconsapevolmente, gli aveva appena dato un ottimo motivo per accettare.
-Dici che è una cosa pazza, eh?- chiese quindi al biondo.
-Assolutamente sì- confermò il ragazzo, tornando a sedersi accanto a lui.
Mika alzò gli occhi alla ricerca delle iridi color del cielo del compagno e quando le incontrò sorrise.
-Allora se è una cosa pazza, la faccio!- dichiarò, prendendo infine la sua decisione con un’alzata di spalle.
Andy lo guardò, sbarrando gli occhi.
-Mika, ma davvero lo farai?-
-Sì!- confermò convinto il cantante, annuendo freneticamente con la testa –Perché non dovrei? Ho detto no a troppe cose in quest’ultimo periodo-
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Mika!- quasi urlò Andy, sempre ridendo. I loro petti si muovevano contemporaneamente uno contro l’altro, entrambi scossi da risate sincere, che riempivano l’aria di un suono estremamente piacevole.
Il libanese abbandonò finalmente sia il collo di Andy che quegli strani versi, per guardare il compagno negli occhi per qualche secondo e rivolgergli un sorriso. Si avvicinò poi alle sue labbra, lasciandogli un bacio leggero.
-Buonasera- disse infine, portando una mano tra i suoi capelli.



-Ah, sei tornato un essere umano da quello che vedo. Anche il gatto a cui hanno calpestato la coda non mi dispiaceva però- commentò Andy, esibendosi in quel suo mezzo sorriso che Mika adorava sopra ogni cosa.
-Hai visto come sono bravo?- sussurrò Mika, avvicinandosi di nuovo al suo collo ma questa volta per appoggiarvi un paio di volte le labbra.
-Come no- commentò il biondo, chiudendo gli occhi e beandosi del tocco del compagno. Ma quel tocco durò poco, perché Mika si allontanò da lui per fissarlo negli occhi, fintamente offeso.
-Prova tu allora- gli disse, con aria di superiorità.
Andy si schiarì la voce, imitando quel verso strano che ormai avrebbe ricordato per sempre e scambiando le posizioni, scaraventandosi a sua volta sul collo di Mika.
Il libanese, sentendo l’imitazione di Andy coronata dalla sua voce profonda, rise ancora più forte di prima. Poi si accorse che il biondo stava mordicchiando insistentemente il suo collo.
-No, no Andy, tra qualche giorno ho di nuovo le audizioni- gli disse a malincuore, cercando di fermarlo prima che il biondo lasciasse il segno.
Uno sbuffo sonoro arrivò dritto sul suo collo, seguito da una pernacchia rumorosa.
-Andy!- esclamò Mika, non riuscendo a stare fermo a causa del lieve solletico che quella pernacchia gli aveva procurato sul collo.
-Ti dà fastidio?- chiese il biondo, divertito, notando che il compagno si era mosso all’improvviso.
-Mi fa il solletico!- spiegò Mika e vide gli occhi di Andy illuminarsi.
-No, no, no- esclamò il riccio, cercando di sfuggire alla presa di Andy, che però raggiunse di nuovo il suo collo, ripetendo da capo ciò che aveva fatto poco prima.
-Ti prego!- urlò il riccio cercando di divincolarsi, continuando a ridere.
Continuarono a giocare e ridere per un bel po’, fino a quando entrambi furono costretti a fermarsi.
-La milza- disse solo Andy, portando una mano sulla sua pancia e cercando di respirare profondamente per calmarsi.
Aveva riso troppo, ma in fondo succedeva spesso; ridevano in modo psicotico quando stavano insieme, anche per le cose più stupide, e questa era una delle cose che gli piaceva di loro.
Ce l’avevano fatta a risolvere tutto anche in quel caso, solo con una risata.
-Colpa tua- disse Mika con un sorriso, circondando il compagno con le braccia.
-Infatti sono stato io che ho iniziato a ringhiare al telefono- commentò Andy sarcasticamente, assestandogli un pizzicotto sul fianco.
Risero ancora una volta, poi si calmarono definitivamente. Mika prese il volto di Andy tra le mani e lo avvicinò a lui: si fermò a fissarlo per qualche secondo, aprendosi nell’ennesimo sorriso della serata.
Poi si rese davvero conto che il giorno seguente non ci sarebbero state audizioni e nemmeno lezioni di italiano.
Poteva dedicarsi a lui, senza preoccuparsi di nient’altro. Fu con questa consapevolezza che raggiunse infine le sue labbra in un bacio lento, lasciando da parte giochi e morsi, occupandosi solamente di stringerlo a sé e di non lasciarlo andare più.
 
In men che non si dica si ritrovarono entrambi alla sera prima della partenza di Andy. Avevano appena finito di cenare e stavano riponendo i piatti nel lavandino, accompagnati da quel pesante silenzio che indicava che, nella mente di entrambi, si stavano affollando fin troppi pensieri.
Fu Mika il primo a decidere di porre fine a quella situazione: abbandonò il suo piatto nel lavandino e raggiunse Andy, che stava togliendo i bicchieri dalla tavola. Gli prese i bicchieri dalle mani e li riappoggiò sul tavolo; poi, senza dire una parola, si avvicinò alle sue labbra lasciandogli un bacio lungo, facendo sfiorare le loro lingue in una danza che sembrava destinata ad essere infinita in quel momento.
La reazione del greco non tardò molto ad arrivare: dimenticandosi completamente delle stoviglie rimaste sulla tavola, circondò il compagno con le braccia, senza azzardarsi ad allontanare le loro bocche, e iniziò a spingerlo verso la camera da letto.
Ormai non bastavano più le dita di una sola mano per contare gli anni che avevano trascorso insieme, eppure entrambi si resero conto che certe sensazioni non erano mai cambiate e non sarebbero potute cambiare tanto facilmente: fu Mika a spingere Andy sul letto e poi a sdraiarsi sopra di lui, senza privarsi nemmeno per un secondo del dolce sapore del biondo sulle sue labbra.
Lo sentì mugolare lievemente quando le sue labbra si spostarono dalla sua bocca al suo collo, passando per l’orecchio, e sorrise. Era un po’ una conferma di quello che Mika si era ritrovato a pensare poco prima:
anche se ormai sapevano tutto dell’altro, anche se ormai conoscevano alla perfezione il tocco del compagno e il contatto con il suo corpo, le reazioni a tutto questo rimanevano sempre le stesse.
Mika sentì il suo respiro farsi più pesante quando il biondo afferrò i lembi della sua maglietta e gliela sfilò, per poi farlo stendere sul letto e lasciargli una scia di baci dal collo al petto, giungendo poi ai pantaloni e sfilando anche quelli.
Il libanese si affrettò a riservare lo stesso trattamento al compagno, fino a quando, finalmente, i loro corpi entrarono in contatto, sfiorandosi in quello che era un tocco semplicemente perfetto.
Il riccio senti Andy fremere sotto di lui; si sentiva bene quando si rendeva conto che riusciva a provocare al ragazzo le stesse emozioni che il greco sapeva scatenare in lui.
Lo fece nuovamente stendere sul materasso e intrecciò le dita della mano alle sue, in un incastro perfetto, andando a completare l’uno gli spazi vuoti dell’altro.
Mentre Mika entrava dolcemente in lui, sentì il respiro del biondo soffiare sul suo collo e attese qualche istante per fare in modo che il compagno si abituasse alla sua presenza.
Quando Andy immerse una mano tra i suoi riccioli e mosse il bacino verso di lui, Mika iniziò a muoversi con più tranquillità e decisione.
Il mondo sembrò rallentare intorno a loro: che importava di quello che sarebbe successo domani? In quel momento il tempo a disposizione sembrava essersi dilatato. Niente più pensieri di partenze o mesi che avrebbero passato lontani, solo il pensiero e la voglia di viversi.
Una mano di Andy accarezzò la schiena di Mika, mentre il riccio continuava a tenere la mano intrecciata a quella del compagno. Si guardarono negli occhi per un lungo momento, con i nasi che si sfioravano, ognuno a respirare sul respiro dell’altro. Poi Mika chiuse gli occhi e raggiunse nuovamente le labbra di Andy, continuando a muoverle con dolcezza insieme alle sue.
I loro respiri aumentarono quasi contemporaneamente e furono costretti ad allontanare le loro labbra, restando però con i volti vicinissimi. Sentì Andy irrigidirsi e stringere più forte la sua mano, e anche Mika si lasciò andare, ricambiando la stretta.
Il cantante riaprì gli occhi, con il respiro ancora affannato, e gli lasciò un bacio delicato sulla fronte, poi scivolò accanto a Andy e affondò la testa nel cuscino, portando un braccio sopra la testa e respirando profondamente, osservando il biondo riprendere fiato steso accanto a lui.
Quando incontrò i suoi occhi, Andy gli sorrise e Mika non poté fare a meno di allungare una mano e farla passare tra i suoi capelli.
Andy tirò il cuscino in alto, appoggiandolo alla testiera del letto e alzandosi un po’ con la schiena, ben deciso a non addormentarsi subito. Mika rimase ancora steso, con gli occhi fissi sul suo volto, mentre un po’ di malinconia per la partenza imminente del compagno iniziava a farsi sentire nuovamente.
-Vieni qui- gli disse Andy, allungando un braccio verso di lui e invitandolo ad accomodarsi sul suo petto, avendo notato dal suo sguardo che i pensieri del libanese stavano di nuovo prendendo una brutta piega.
Mika non se lo fece ripetere due volte ma, troppo stanco per raggiungere Andy con la schiena appoggiata alla testiera, appoggiò la sua testa sulla pancia del biondo, restando sempre sdraiato. Sentì un braccio di Andy attorno alle sue spalle e l’altra mano tra i suoi capelli e sospirò, allontanando i pensieri dalla mattina successiva: in quel momento, tutto andava bene.
 
Quante volte aveva affrontato notti come quella, eppure non ci faceva mai l’abitudine.
Lo schermo del suo cellulare segnava le quattro e un quarto e tra quindici minuti la sveglia di Andy sarebbe suonata.
Due giorni erano passati, anzi, erano volati fin troppo velocemente per i suoi gusti; era uno di quei casi in cui avrebbe tanto voluto poter congelare il tempo. L’estate era alle porte, eppure prima di poterla considerare davvero tale, per entrambi sarebbero dovuti passare circa due mesi.
Poche ore prima, Mika aveva invertito le posizioni e permesso a Andy di accoccolarsi sul suo petto e lo aveva stretto a sé, ben consapevole che addormentarsi per lui sarebbe stato comunque difficile.
Quando Andy doveva partire, succedeva spesso che Mika si svegliasse prima di lui; non faceva un solo movimento, per non rischiare di svegliare anche il compagno.
In quel momento infatti, il biondo dormiva ancora e l’unico suono che Mika sentiva era il suo respiro scandire i ritmi pesanti del sonno. Era un po’ preoccupato per quella sua partenza, soprattutto per quello che era successo un paio di giorni prima, in cui Andy aveva deciso di chiamarlo nonostante lui stesse quasi per arrivare a casa. In tutti quegli anni, Mika aveva imparato che c’erano lontananze e lontananze: alcune riuscivano ad affrontarle meglio, altre peggio.
Non sapeva da cosa dipendesse, eppure era così.
Aveva la strana sensazione che la distanza, quella volta, non sarebbe stata affatto piacevole.
Era ben consapevole che Andy amasse la semplicità, ragion per cui spesso il suo lavoro metteva tutto in pericolo; eppure più di una volta il greco gli aveva ripetuto di essere ben disposto ad affrontare tutto questo.
Fece passare una mano tra i capelli del biondo, in un tocco leggero che non lo svegliò, e vi immerse il volto, respirando il suo profumo, capacitandosi del fatto che per un lungo periodo di tempo non avrebbe più potuto farlo.
In quel momento la sveglia di Andy interruppe bruscamente tanto il silenzio della stanza quanto il sonno del biondo.
Andy si alzò dal petto di Mika per tirare una manata alla sveglia e poi sbuffare lievemente. Quando i suoi occhi raggiunsero il volto del compagno, si rese conto che fosse sveglio.
-Mi dispiace svegliare anche te ogni volta che parto- gli sussurrò, concedendosi ancora qualche minuto appoggiato al petto di Mika e avvolto dalle sue braccia.
-Ero già sveglio, non preoccuparti- lo informò il libanese, tornando ad affondare il naso tra i suoi capelli. Sentì Andy sospirare e poi ci fu silenzio.
Qualche minuto dopo, Andy si costrinse ad alzarsi.
Recuperò i suoi vestiti dal pavimento e li gettò da lavare, poi si diresse in bagno a farsi una doccia veloce.
Quando uscì dal bagno e camminò strascicando i piedi fino in cucina, dove trovò una tazza di caffè già pronta sul tavolo e sorrise, guardandosi intorno alla ricerca di Mika.
Non lo trovò, così bevve il suo caffè e poi tornò in camera, trovandolo steso ancora nel letto.
Si avvicinò e gli lasciò un bacio sulla guancia: -Grazie per il caffè- sussurrò e Mika, in tutta risposta, gli rivolse un sorriso.
-Devo andare- disse poi Andy, che non poteva permettersi di perdere l’aereo. Mika annuì e lo attirò a sé: si strinsero in un forte abbraccio, respirando l’uno il profumo dell’altro.
-Fammi sapere quando arrivi- gli disse il riccio, facendo passare una mano tra i suoi capelli.
-Ci sentiamo presto- rispose Andy, annuendo –Torna a dormire- gli sussurrò poi, allentando la presa e lasciando che Mika si stendesse nuovamente a letto.
Si avvicinò a lui e gli lasciò un lungo bacio sulle labbra, per poi avviarsi verso la porta d’uscita.
 
Nei giorni successivi Mika si rese conto di essersi preoccupato troppo della reazione di Andy e troppo poco della sua. Il biondo infatti, tutto sommato, era riuscito a superare quella piccola confusione che l’aveva colpito due giorni prima della partenza e stava affrontando la distanza come sempre: non gli piaceva, ma la sopportava.
Mika invece si rese conto che, in quei pochi giorni di metà giugno in cui il suo lavoro gli diede un po’ di tregua, tutto sembrava essere troppo difficile.
I soliti alti e bassi, che avrebbe dovuto superare come sempre.
Sapendolo a casa da solo, sua mamma lo aveva invitato a trascorrere qualche giorno nella sua vecchia casa; Anche suo fratello e le sue sorelle erano riusciti a liberarsi e suo padre era tornato da Dubai. Joanie non aveva perso l’occasione di riunire tutta la famiglia, almeno per un paio di giorni.
-Buongiorno!- salutò allegramente Mika, entrando in casa di sua mamma insieme a Melachi.
-Mika- lo salutò sorridente sua madre e il ragazzo si fece stringere in un abbraccio.
-Alla soglia dei trent’anni e ancora non si può sperare che arrivi puntuale- la voce di suo fratello giunse dalle scale e la risposta immediata del cantante fu un insulto non troppo carino, seguito a sua volta da un’occhiataccia di sua madre.
Sotto quello sguardo, si sentì di nuovo un adolescente. Sfuggì velocemente a quegli occhi materni per andare a salutare il resto della sua famiglia, stipata in cucina ed intenta a preparare la tavola e il pranzo.
Melachi, nel frattempo, si era stesa proprio oltre la porta della cucina, ad osservare l’intera famiglia Penniman all’opera.
-Yasmine, gira quello che c’è in quella pentola, altrimenti attacca…- con i figli al completo, Joanie iniziò a concentrarsi solamente sul pranzo, dicendo ai suoi ragazzi quello che dovevano fare.
-Mika, mancano i coltelli, e allontanati da quella torta, subito- il ragazzo alzò gli occhi al cielo e sbuffò, ritirando il dito che già si trovava a metà strada tra lui e un’invitante montagna di panna montata, per dirigersi poi verso il cassetto delle posate.
-Fortuné, abbandona quelle tavole, o te le faccio sparire-
-Sono cose dell’università!- brontolò il ventunenne, in risposta.
-Sì, ma ora c’è pronto il pranzo, aiuteresti tuo fratello ad apparecchiare? PALOMA?- urlò poi la donna, alla ricerca della sua seconda figlia, che se ne stava in sala, attaccata al telefono.
La ragazza fece capolino dalla cucina e indicò alla madre il telefono, così la donna si rivolse alla più piccola delle sue figlie.
-Zuleika, per favore, i biscotti in forno-
-Agli ordini!- esclamò la ragazza, avvicinandosi al forno e spingendo Mika per fare in modo che si levasse da davanti.
-Ehi!- protestò il più grande, avvicinandosi alla spalla di Zuleika e spingendola a sua volta.
-Fermo Mika, i biscotti!- ribatté Zuleika, appoggiando la teglia sulla cucina, per poi tornare ad occuparsi del fratello maggiore.
-Finitela voi due- intervenne perentoria Joanie, quando Zuleika ormai stava tentando di saltare in spalla a Mika.
I due ragazzi si calmarono e si scambiarono uno sguardo d’intesa: loro madre non sarebbe mai cambiata, non poco prima di pranzo almeno.
-C’è pronto!- annunciò infine la donna, sedendosi a tavola e invitando figli e marito a fare lo stesso. Camminando per raggiungere il suo posto, Mika allungò furtivamente un dito verso la torta, riuscendo a rubare un po’ di panna.
Strizzò l’occhio a Paloma, che gli stava proprio davanti, e infine si sedette, mentre sua sorella maggiore scuoteva la testa: era sempre stato un bambino e lo sarebbe sempre stato.
Mangiarono accompagnati da un gran chiacchiericcio: era davvero molto tempo che non si ritrovavano tutti insieme, e pensare che fino a qualche anno prima era un’abitudine.
-Mika, il tuo cellulare- lo informò suo padre, pochi secondi dopo che sua mamma aveva messo in tavola il secondo.
-Scusatemi- disse Mika, notando il nome del suo manager sul display.
-Pronto?- disse, incamminandosi verso la sala per sfuggire al baccano di voci provenienti dalla cucina.
-Ti hanno spedito l’orologio da Swatch, Mika! Sto andando a sud della città, vuoi che faccio un salto e te lo porto?-
Gli occhi del libanese si illuminarono: insieme a sua sorella aveva speso davvero molto tempo per quel progetto, sapere che il prototipo fosse effettivamente arrivato lo esaltava, e non poco.
-Sono a casa di mia madre, ti lascio l’indirizzo, non è distante da me- e così fece.
-Yas, è arrivato il prototipo dell’orologio- la informò poi Mika, con un sorriso. La reazione di sua sorella fu molto simile alla sua.
-Quando lo possiamo vedere?-
-Adesso, il mio manager lo sta portando qui!-
Yasmine stava già per rispondere qualcosa, ma Joanie si intromise: -Non prima di aver finito tutti di mangiare-
Si ritrovarono tutti quanti a ridere: era vero, certe cose non sarebbero mai cambiate.
Alla fine del pranzo, Mika si sentiva davvero troppo stanco: l’abbondante pranzo che sua mamma aveva preparato loro aveva contribuito ad appesantire le sue palpebre.
Si sentiva come un vampiro sulla spiaggia, dopo una lunga nottata di lavoro. Eppure, i suoi occhi continuavano a cadere sulle due scatole che il suo manager gli aveva consegnato poco prima. quando finalmente vennero portati in tavola i caffè, Mika cercò di bere il più velocemente possibile il suo.
Si sentiva come un bambino con i regali di Natale, troppo ansioso di aprirli. D’altronde era la prima volta che si lanciava in un progetto simile ed era davvero curioso di vedere il risultato finale.
Notò che anche sua sorella stava bevendo il suo caffè con una certa velocità: non appena Yasmine appoggiò la tazzina sul tavolo, entrambi si alzarono, fiondandosi sulle due scatole.
Le aprirono e si fermarono per qualche secondo ad osservare entrambi gli orologi che avevano ideato insieme. Se li passarono tra le mani, con i volti vicinissimi ai due oggetti, per controllare che ogni minimo dettaglio fosse esattamente come l’avevano pensato.
Erano entusiasti entrambi.
-Mamma, guarda!- esclamò Mika, portando i due orologi, insieme a Yasmine, in sala.
Joanie si sedette al tavolo e restò ad ascoltare i suoi due figli che le facevano vedere la loro ultima creazione, frutto della mente artistica di entrambi.
Sembravano davvero essere tornati bambini e la donna non poteva che sorridere tra sé e sé: aveva sempre cercato di insegnare ai suoi figli che la creatività rende liberi, e guardando gli occhi entusiasti dei suoi ragazzi in quel momento, si ritrovò a pensare che forse ci era riuscita.
 
A distanza di più di duemila chilometri, Andy se ne stava sdraiato sul divano del suo piccolo appartamento ad Atene, ad osservare con sguardo perso la televisione. Il caldo in Grecia aveva iniziato a farsi sentire già da un po’ e al biondo non bastava nemmeno il ventilatore che aveva puntato dritto in faccia per combatterlo.
Sorrise pensando al fatto che se Mika fosse stato lì, probabilmente, avrebbe iniziato a prenderlo in giro per la sua temperatura corporea sempre più calda del normale.
Approfittando della bella stagione e del fatto che lui fosse lì, i suoi genitori avevano deciso di raggiungerlo e di trascorrere poi il resto delle vacanze estive in Grecia.
Lui invece sarebbe ritornato a Londra, da Mika, e avrebbero deciso insieme dove andare nelle tre settimane che entrambi si erano presi di ferie ad Agosto.
Ma prima del suo ritorno a Londra mancava ancora un mese e mezzo, che sarebbe stato tutto occupato dalla realizzazione di un documentario sull’isola di Aegina, a quaranta minuti di traghetto da Atene.
Impegnativo, ma comunque interessante: in fondo, era casa sua, suo padre aveva vissuto lì per un bel po’.
Si decise finalmente ad uscire da quella sua sorta di letargo che lo aveva colpito sin dal momento in cui era ritornato a casa, dopo il lavoro. Trascinando i piedi si diresse in cucina, dove sua madre ascoltava la televisione greca mentre si affannava ai fornelli.
Andy aprì un cassetto ed iniziò ad apparecchiare la tavola, in silenzio, ancora leggermente stordito dal fatto che fosse rimasto steso fino a quel momento.
Sentì la sua tasca vibrare e, abbandonata la tovaglia piegata malamente sul tavolo, estrasse il cellulare; un lieve sorriso comparve sulle sue labbra quando lesse le quattro lettere che componevano il nome del mittente.
Aprì la chat e osservò la foto che Mika, da Londra, gli aveva appena inviato.
“Sono arrivati!” diceva il messaggio e il biondo aprì la foto, osservando i prototipi degli orologi disegnati da Mika e Yasmine per Swatch.
Poteva immaginare il volto del suo ragazzo, gli occhi luminosi, la parlata spiccia di quando era esaltato.
“Complimenti a te e Yasmine! Tienimene uno da parte” rispose solo il biondo, inviando immediatamente il messaggio.
Andy aveva visto nascere quegli orologi: qualche mese prima aveva girato un documentario, lavorando ancora una volta insieme a Mika. Non pensava che ci potesse essere dietro così tanto lavoro, eppure era ben consapevole che i due ragazzi ci avevano messo moltissimo impegno.
-Tutto bene?- chiese sua madre voltandosi e notando la tovaglia lasciata a metà e Andy che trafficava con il cellulare.
-Sì, Mika mi ha mandato la foto degli orologi finiti-
Curiosa, sua madre si avvicinò per vederli.
-Si vede che li ha disegnati Mika- rifletté la donna, con un sorriso, pensando che fossero esattamente nello stile del ragazzo –Mi piacciono!-
-Già- commento solo Andy, infilando nuovamente il cellulare in tasca e continuando a preparare la tavola.
-Non torni qualche giorno a Londra?- chiese poi la donna, tornando a cucinare nel frattempo.
-Mika ha dei concerti e poi le ultime registrazioni di X Factor. E io devo finire questo documentario. Non ci vedremmo comunque, se non per poche ore- rispose Andy, con un tono di voce seccato.
Sempre più spesso il biondo si ritrovava a pensare ciò che non avrebbe mai immaginato, quando Mika gli aveva parlato di X Factor; doveva ammettere che un po’ lo irritava che fosse anche quello a tenerli lontani.
Era lavoro, esattamente come per i concerti, si ripeteva continuamente.
Eppure, forse era la distanza, forse il fatto che davvero in quel periodo non riuscivano ad essere nello stesso posto contemporaneamente, Andy non riusciva del tutto ad accettare questa cosa con lo stesso spirito di sempre. Ci era riuscito i primi giorni, ma ora diventava sempre più difficile.
-Meglio di niente, no?- chiese sua madre, spingendo così Andy, involontariamente, a dar voce ai suoi pensieri.
-Non ha senso che io torni a Milano o a Londra per stare con lui un paio d’ore e basta- constatò, appoggiando i piatti sul tavolo forse un po’ troppo bruscamente –E lui adesso sta a Londra per quattro giorni, a far nulla, ma io non posso muovermi da qui per quel documentario. E lui nemmeno si è mosso- aggiunse infine, andando a prendere i bicchieri.
La verità era che aveva sperato, fino all’ultimo, che per quei giorni Mika prendesse da Milano un aereo verso est, non verso nord. Ma così non era andata e il compagno aveva deciso di trascorrere quelle giornate a Londra con la famiglia.
Che era giusto.
Questo continuava a ripetersi Andy, quando si sforzava di essere razionale, anche se non sempre ci riusciva. Spesso si ritrovava a pensare che lui l’avrebbe fatto, avrebbe preso quell’aereo. Ma lui non aveva fratelli e sorelle che non vedeva da tempo.
Si sentiva uno stupido quando pensava a quelle cose e cercava sempre di far cambiare immediatamente strada alla sua mente. Tutto sarebbe andato meglio una volta che sarebbero stati di nuovo insieme.
-C’è pronto- disse la donna, avendo percepito di aver toccato un tasto dolente per il figlio e sapendo che Andy non parlava molto volentieri di quelle cose.
Il biondo la ringraziò segretamente e si mise a tavola.
Dopo cena arrivò, puntuale come sempre, la chiamata di Mika.
Andy non era affatto dell’umore per mostrarsi felice ed entusiasta degli orologi, tuttavia non aveva nessuna intenzione di farlo intuire a Mika. E per una volta, forse, ci riuscì davvero, complice anche il telefono che mascherava il suo volto, in netto contrasto con l’entusiasmo delle sue parole.
Non aveva voglia di intavolare discorsi seri con il ragazzo, non quella sera; avrebbe rischiato solamente di combinare qualche disastro.
 
I giorni di pausa dal lavoro sembrarono a Mika fin troppo brevi. Riprese immediatamente con i Bootcamp di X Factor e poi con gli Home Visit, a Dublino: adesso fino a inizio ottobre non avrebbe più dovuto registrare qualcosa per X Factor.
Finì anche gli ultimi concerti, sempre con Isabella al suo fianco, che lo rassicurava sul fatto che il suo italiano migliorasse di giorno in giorno.
Era la sera del 30 luglio e Mika si trovava a Londra. Il giorno seguente sarebbe ritornato in studio, per una sessione di scrittura. Probabilmente avrebbe iniziato a scrivere le canzoni per il suo quarto album.
Quella sera però i suoi occhi erano fissi sui fogli che si era fatto mandare dal suo manager.
Per poter essere davvero libero di lavorare a modo suo e di collaborare con le persone con cui voleva davvero collaborare, Mika ai tempi aveva deciso di investire di tasca propria per quell’album; tuttavia il successo non era stato lampante come il primo album e nemmeno come alcuni successi del secondo.
Sospirò di fronte a quei numeri e a quelle cifre, passandosi una mano nei capelli.
Il giorno seguente avrebbe iniziato a lavorare per il suo quarto album e avrebbe dovuto fare un bel lavoro. Cosa era cambiato dal primo al terzo?
Ripensò ai periodi in cui aveva scritto le canzoni di The Origin Of Love, a tutto quello che era successo nella sua vita, alla forte instabilità che l’aveva colpito inaspettatamente. Quel senso di chiusura, quel dire no a qualsiasi cosa, quel sentirsi isolato.
Aveva influito anche sulla sua musica alla fine?
In positivo o in negativo?
Era alle porte di un nuovo lavoro: le acque si erano calmate, la sua vita privata era ancora stabile, eppure sentiva quello strano senso di preoccupazione, di inquietudine.
E se un giorno tutto quello che era riuscito ad ottenere in quegli anni fosse finito?
Il suono del suo cellulare lo distrasse da questi suoi pensieri, che lo stavano inevitabilmente conducendo ad uno stato di gran confusione e preoccupazione.
Lesse il nome di Andy sullo schermo del telefono e, convinto che lui sicuramente l’avrebbe aiutato ad uscire da quella strana situazione in cui si era incastrato, rispose.
-Ehi- sussurrò, dopo aver premuto il tasto verde.
-Buonasera- rispose il biondo, dall’altro capo del telefono.
Due toni di voce ugualmente spenti, che non lasciavano presagire nulla di buono.
-Va tutto bene?- fu Andy il primo a chiederlo, percependo che qualcosa non stesse funzionando a dovere.
-Sì- rispose Mika, cambiando immediatamente idea: non avrebbe detto nulla al ragazzo, non quella sera –E tu?-
-Sì- rispose il greco allo stesso modo, non volendo ancora esporre a Mika tutti quei pensieri sul suo lavoro e sulla distanza che, quella volta, stava avendo effetti inaspettati per entrambi.
Ci fu silenzio. Un lungo e fastidioso silenzio, che però disse ben più di mille parole.
-Non mentirmi- disse Mika, appoggiando i fogli sul tavolo e iniziando a girare per la sala, con Melachi stesa lì accanto che osservava ogni suo movimento.
-Non farlo nemmeno tu- rispose Andy e poi la conversazione cadde di nuovo in un assordante silenzio.   
Un sospirò riempì l’aria: Mika si decise ad iniziare il discorso, intuendo che il biondo non avesse nessuna intenzione di farlo. Ormai erano scoperti entrambi, tentare di intavolare una conversazione normale sarebbe stato inutile.
Non si poteva inoltre pretendere che tutte le telefonate fossero libere e spensierate.




Buongiorno :D
Due o tre cose da dire.

I riferimenti alla semplicità e al fatto che Andy odi le complicazioni (presenti anche nel capitolo precedente) si rifanno a ciò che Mika ha detto in un paio di interviste, dicendo anche che spesso il suo lavoro mette tutto in pericolo.

Riferimenti anche al tweet di Mika del 20 giugno 2013, per quanto riguarda la scena degli orologi:
"Tired like a vampire on the beach in the morning BUT my swatch watch prototype just arrived and I’m excited like a child at Christmas about it. It’s fucking awesome"

Joanie e la creatività come chiave per essere liberi, l'ha detto Mika nell'ultima intervista a Che Tempo Che Fa, ed è un punto che a me è sempre piaciuto molto, per questo ho deciso di darle un piccolo spazio.

Il documentario sugli orologi citato di sfuggita, per chi se lo fosse perso:
https://www.youtube.com/watch?v=ylp6b0S8k6k

Penso di aver detto tutto!
Alla prossima :)
 
   
 
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