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Autore: tixit    22/09/2015    12 recensioni
Ispirata ad una storia scritta per il contest su Fersen & Alain, ma a cui non partecipa!
Fa parte della serie Il Caledoscopio di Fersen, dove i vari personaggi narrano un aspetto di Fersen che hanno sperimentato.
In questa: Oscar ripensa ad un amore che le sembrava perfetto e a come abbia influito sulla sua vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axel von Fersen, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il Caleidoscopio di Fersen'
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Disclaimer: Lady Oscar e tutto il suo mondo non mi appartiene. Non c'è scopo di lucro, l'unicoscopo è condividere un piacere.
 


Come prosegue una fiaba


Da bambina pensava di essere un maschio.

A volte le capita di rammentare un episodio della sua infanzia e pensare ah si, quello è successo quando ero maschio.

 

 

Non avrebbe saputo dire quando era diventata femmina. Quello non contava: tre giorni di fastidio, a volte cinque, e poi finiva tutto. Capitava ogni tanto, come il malumore al Generale, prevedibile come i reumatismi di Nonnina, fastidioso come le fragole per qualche dama di Corte.
Non è quello che fa di una persona una donna.


Non fai uno spadaccino con un duello: ci sono esercizi da fare - manuali interi, la posizione dei piedi, ogni colpo ha un suo nome - e gli altri da osservare, per provare e capire come si fa.

 

Non fai una donna con lo sguardo di un uomo: ci sono esercizi da fare - le bambole, l’amica del cuore, decidere insieme se sulla scollatura ci vuole un fiocchetto e di che colore, nel caso, i bisbigli, le poesie e le canzoni in cui immedesimarsi e sognare, l’idea di matrimonio fin da piccolina, il primo ballo con la prima scollatura importante - e le altre donne da osservare per provare e capire come si fa.
 

Lei lo aveva scelto come si sceglie un maestro di spada: il migliore su piazza.

 

Se scegli un cavallo che ti accompagni all’inseguimento e alla fuga, ti fidi del giudizio del cavaliere più esperto.
Se scegli una spada che ti accompagni in battaglia, ti fidi del giudizio del maestro di spada più ricercato.
Se scegli un uomo che ti accompagni all’amore, ti fidi del giudizio della donna più bella della tua epoca, femmina fino al midollo.

Era l’amante ideale.

 

Lui era nobile di nascita, favorito dal suo Sovrano, lontano dagli intrighi di questa Corte, e aveva studiato. Aveva combattuto una guerra vera, come suo padre, con onore.
Era il soldato che suo padre avrebbe voluto lei fosse.

  
L’aveva colpita al famoso ballo: un ragazzo sicuro di sé, non si era fatto intimidire dal suo intervento, aveva voluto sapere chi fosse e a chi titolo si intrometteva tra lui e la sua dama.
E le era piaciuto il giorno in cui aveva offerto la sua vita insieme a lei per André.
Era nobile d’animo, generoso senza sperare mai nulla in cambio, eroico senza sforzo, l’eroe che piace agli Dei ed agli uomini.
Era l’uomo che lei avrebbe voluto essere.


Lo aveva poi visto con André - c’era già un uomo nella sua vita, un uomo importante e prendere marito non era poi diverso da come prendere un bracco quando in casa ce ne è già uno: deve trovare il suo spazio.
Li aveva visti gareggiare a cavallo, tirare di spada, ridendo insieme. Poteva andare.
Non avrebbe mai cancellato André dalla sua vita. Mai. Non per un uomo.
Ma lui si accordava perfetto a questa sua di vita da uomo, che voleva anche essere donna.
Non gliela avrebbe sconvolta la vita. Non avrebbe preteso.

 

Era stata la scelta perfetta, che avrebbe soddisfatto ogni cosa, gridando alle dame di Corte, a suo padre, perfino a se stessa che lei non era un maschio, lei era pure una femmina, il meglio dell’uno e dell’altro mondo, capace di amare e di farsi amare. Non una creatura gelida ai margini della sua stessa esistenza, ma una donna viva, vibrante, un gran fuoco, forte, indipendente, padrona di se stessa e del mondo.

 

Non aveva valutato che questa idea, una cosa così astratta, decisa con tanta cura sarebbe stata alla fine solo un rovo tra i tanti suoi rovi, l’ennesimo.
Di farsi amare non le era riuscito. Ma di amare… ah amare… in quello era stata bravissima!

 

Aveva amato l’idea di lui negli occhi delle altre, il suo trionfo di donna tra donne - sulla Regina, perfino - l’approvazione del Padre, l’idea di una se stessa più bella e potente, completata dall’uomo perfetto.
 

Eppure da quel dolore era nata la sua fiaba al contrario: una Principessa Guerriera un giorno voleva sposarsi per diventare perfetta, ma poi il Principe si era rivelato di un’altra e lei, un poco alla volta, aveva capito che tutto quello che le servita era già dentro di lei.
Leggersi donna negli occhi di un’altra non le serviva: se lo diceva da sé chi era, molto meglio degli altri. Che ne sapevano loro?
L’approvazione del Padre? Non serviva nemmeno quella, in fondo. Il comandamento lo aveva onorato fin troppo - l’affetto tra un genitore ed un figlio è del tipo che mai si paga. Immorale il contrario.
La Guerriera Perfetta - uno sogno, ma non per forza il suo.

 

Rimase così solo  la Donna (dici poco).
Che aveva bisogno di un Uomo e non di una Idea.


Aveva anche quello (nonostante tutto - ringraziò silenziosa il suo uomo).


Da lì iniziava una favola nuova. Un po’ troppo corta, forse. Di certo stupenda, più bella di quella di prima.

(La donna, un giorno, forse, l’avrebbe ringraziato Lui del giorno in cui non l’aveva voluta, rendendola meravigliosamente imperfetta, se non se ne fosse, oramai, già da tempo, purtroppo, scordata - era un dato di fatto).

   
 
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