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Autore: Marne    22/09/2015    4 recensioni
Fleamont ed Euphemia Potter sono due arzilli vecchietti che amano la loro vita tranquilla ed amano ancora di più l'idea di avere un nipotino per casa nel giro di pochi mesi.
Fleamont ed Euphemia, però, hanno idee piuttosto diverse riguardo il nome che il piccolino dovrà avere.
Dal testo:
«Stai forse insinuando che vorresti addossare a tuo nipote una tortura come quella toccata a te, Fleamont?»
[...]
Gli ultimi colpetti per spegnere l’ipotetico incendio si persero nel solito silenzio che – Merlino volendo – avrebbe caratterizzato Casa Potter solo per pochi mesi ancora.
«E comunque, Fleamont è un nome bellissimo»

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[Basata sulle rivelazioni di JK Rowling riguardo la famiglia Potter su Pottermore]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Euphemia Potter, Famiglia Potter, Fleamont Potter, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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«Stai forse insinuando che vorresti addossare a tuo nipote una tortura come quella toccata a te, Fleamont

Fandom: Harry Potter.
Pairing/Personaggi: Fleamont Potter; Euphemia Penderghast Potter (Nome nubile non canon); Ophelia Penderghast (OC).
Rating
: Verde.
Chapters: 1/1.

Genere: Commedia.
Words:  1812

Note: Basato sulle informazioni rilasciate da J.K. Rowling riguardo la Famiglia Potter, che trovate qui. Altre note a fine capitolo!

 

 

Fleamont è un nome bellissimo.

 

«Stai forse insinuando che vorresti addossare a tuo nipote una tortura come quella toccata a te, Fleamont?» chiese la donna, continuando allegramente a sferruzzare un capo del cappellino verde acido per il futuro Potter che avrebbe allietato quelle silenziose stanze.

Suo marito, placidamente accomodato nella vecchia poltrona, si limitò ad alzare gli occhi dalla pagina sportiva della Gazzetta del Profeta, con le sopracciglia così alte da raggiungere l’attaccatura dei capelli, ancora pazzi e indomabili nonostante l’età.

«Tu non sei la stessa che ha detto a nostra nuora che sarebbe assolutamente delizioso poter trasmettere quella pulciosa coperta di famiglia ad una nipotina?» ribatté quindi lui, dopo averla osservata in silenzio per qualche istante, tornando però a scorrere i titoli del giornale.

I Cannoni di Chudley avevano vinto ancora, maledetti. Prima o poi la sfortuna sarebbe caduta anche su loro!

«Passare una coperta non significa necessariamente voler trasmettere anche il nome, Fleamont» la Signora Potter sottolineò di più il nome del marito, stringendo fra le dita affusolate il ferro da maglia e la bacchetta, usata come sostituta del ferro mancante. Lo strano tic all’occhio sinistro lasciava bene intendere all’uomo, che aveva sposato più di quarant’anni prima, che avesse colto benissimo il reale significato del riferimento alla copertina.

«Invece sì, mia cara, se su quella coperta pulciosa c’è ricamato il nome Euphemia con filo d’oro» le disse infatti, senza riuscire a nascondere una risata al rossore apparso sulle guance solitamente pallide della moglie.

I successivi tre minuti trascorsero in un silenzio praticamente assoluto, interrotto solo dal rumore di bacchetta e ferro che si scontravano nella disperata lotta per la realizzazione del berrettino per il futuro nipote o nipotina. Naturalmente, Fleamont Potter conosceva abbastanza quella donna da sapere di non essere affatto riuscito a spuntarla.

«E comunque Euphemia è un bellissimo nome, Lily è d’accordo con me» mugugnò infatti la strega, abbassando con uno scatto le braccia e guardando male il marito, ancora più sghignazzante di prima. Quella sua risatina ridicola, simile al respiro di un cane asmatico, che l’aveva convinta ad accettare la sua corte, quasi mezzo secolo prima. Un paio di secondi e l’irritazione scemò dai suoi occhi scuri, che si alzarono al cielo per nascondere un vago divertimento. «Nonostante ciò, dubito fortemente che sarà una bambina. Lily ritiene che la testardaggine con cui James afferma che avrà una femmina abbia spinto il piccolo ad essere maschietto. Testardaggine Potter, capace di sconfiggere il caso»

Una risata asmatica scosse le spalle di Fleamont, che scosse il capo da dietro le pagine del giornale.

«Ridi perché pensi anche tu sia così?»

«Non so se lo ricordi, mia cara, ma anche io volevo una femmina»

Questa volta a ridere fu la Signora Potter.

Ai piedi dell’uomo, Pluffa il gatto si stiracchiò pigramente, mostrando il fondoschiena al camino. Era una fredda serata di febbraio, la neve ricopriva completamente Godric’s Hollow ed il vecchio gatto non era mai stato un amante delle temperature così rigide.

«Ci stiamo preoccupando per niente, comunque» si intromise, nel silenzio, il Signor Potter, mettendo definitivamente da parte il suo giornale. Leggere altre carognate sul povero Puddlemere United gli aveva fatto venire prurito al naso. «Sappiamo benissimo che nostro figlio farà completamente di testa sua. Spero solo che Lily avrà abbastanza forza d’animo da tenerlo buono»

«Qual era il nome che aveva proposto l’ultima volta?» chiese Euphemia, senza tuttavia spostare il suo sguardo dallo sferruzzamento ancora in corso. Aveva giurato a se stessa che avrebbe finito il regalino per suo nipote senza far ricorso alla magia e, per tutti i rospi, niente l’avrebbe distratta!

«Elvendork, cara. Lui e Sirius ne erano particolarmente entusiasti» rispose Fleamont, senza il minimo entusiasmo, allungando il piede per stuzzicare il gatto appisolato. «Sai, è speciale ed unisex»

Dall’altra stanza, si udì un pop da smaterializzazione, seguito da passi tranquilli nel corridoio.

«Come rischiano di diventare loro, se Lily dovesse scoprirlo» commentò la donna appena arrivata, con ancora addosso la veste da Guaritrice del San Mungo. «Unisex, intendo, non speciali. Sempre che non si intenda “speciale” nel senso “da ricovero”» spiegò, con un sorrisino divertito, avvicinandosi alla coppia e piegandosi per lasciare un bacio sulla guancia ad entrambi.

«Ophelia, cara, non stai avendo dei turni troppo massacranti?» chiese la signora Potter alla nipote, allungandosi per dare qualche colpo allo spazio vuoto accanto a lei, sul vecchio divano, in un chiaro invito ad accomodarsi.

La giovane Guaritrice si limitò a stringersi nelle spalle, accettando però l’invito. Con un gesto che tradì la sua reale stanchezza, si stropicciò l’occhio destro – così arrossato che, considerando il color castagna dell’iride, sembrava più iniettato di sangue del normale – e fissò la donna con l’altro. «Non preoccuparti per me, zia. L’epidemia di vaiolo di drago scoppiata a Londra ha messo tutti in agitazione» spiegò, poggiando la testa allo schienale. Aveva appena finito un turno di quasi dodici ore, anche con gli occhi chiusi continuava a vedere pustole violacee dappertutto. «Piuttosto, dovete davvero andare a farvi controllare. Ci sono delle pozioni per prevenire il contagio. Alla vostra età, sempre meglio essere prudenti»

Fleamont Potter si limitò a ridacchiare, scuotendo il capo. Nonostante avesse inventato la pozione per capelli SleekeazyDue gocce possono domare anche la chioma più ribelle!* – non aveva mai avuto l’intenzione di mettere ordine a quel cespuglio che si ritrovava in testa.

«Noi non andiamo mai a Londra, cara, credo che l’unico modo in cui potremmo mai prendere quella malattia sia che prima venga contagiata tu» la rassicurò, con un vago gesto della mano. «E, naturalmente, sappiamo tutti che il San Mungo non può certo permettersi di perdere una delle sue migliori Guaritrici»

«Apprendista» gemette Ophelia Penderghast, passandosi stancamente la mano sul viso. «Sono solo un’apprendista e neppure fra le più brillanti» mugugnò, come se le parole le fossero state strappate con la forza dalla punta della lingua. Aprì un occhio iniettato di sangue e lo puntò prima sulla zia, sorella di suo padre, e poi sullo zio, incurante della sua precisazione. «Sei ancora certo che pagarmi gli studi sia una buona idea?»

«Bubbole, ragazza mia. I soldi non servono forse a questo?» disse ridendo l’uomo, venendo colto da un brutto attacco di tosse. Erano giorni che quel fastidio alla gola proprio non lo lasciava in pace. «Se proprio ci tieni, a fine guerra, quando nostro figlio si renderà conto che non potrà per sempre vivere di rendita e dovrà trovarsi un lavoro, potrai finanziarlo come noi abbiamo finanziato te. Chiamalo investimento per il futuro»

«Non sarebbe corretto, Flee» lo riprese la moglie, abbassando il lavoro a maglia dopo aver spento la fiammella sprigionata involontariamente dalla sua mal utilizzata bacchetta. Era la terza volta che succedeva in meno di venti minuti, non si faceva più prendere dal panico. «Sappiamo entrambi che Lily riuscirebbe a trovare presto un lavoro per mantenere la famiglia. Dopo aver ridotto nostro figlio ad un cumulo di uova di rospo e vergogna, naturalmente»

Tre sorrisini divertiti spuntarono contemporaneamente, prima che la donna più giovane si alzasse in piedi.

«Scusatemi, ma credo che andrò a fare un bagno e poi a letto. Sono così stanca che temo mi sia addirittura venuta la febbre» mormorò, con un tono così stanco da lasciare intendere quanto terribili dovevano essere state le precedenti ore, per lei. Dire ore era riduttivo, erano giorni che si sentiva a pezzi. Presa da un pensiero buffo, si mise a ridacchiare. «Se lo sapesse James, andrebbe nel panico e comincerebbe a dire che ho sviluppato il vaiolo. E sarebbe capacissimo di elencare tutte e quattro le varianti dei sintomi iniziali» spiegò, allo sguardo inizialmente confuso degli zii, per poi assumere un’espressione inquietantemente simile a quella del cugino nei momenti più seri. «”Non lo sai, Philly? Il vaiolo può presentarsi con la febbre! O con le pustole! Oppure con l’incontinenza! Merlino non voglia che arrivi con le pustole nascoste! Non lo sai che ti soffocano dall’interno?”» imitò, per poi scoppiare in una sincera risata, seguita dai due anziani.

«Cara, non prenderlo in giro, lo sai che con la storia del bambino è diventato ipocondriaco» la redarguì sua zia, con un sorriso divertito, mentre il marito continuava ad ansimare come un cane asmatico. Quella sciocca risata che l’aveva tormentata per anni, a scuola, l’avrebbe accompagnata nella tomba!

«Non preoccuparti, zia, non ho intenzione di prendermi gioco di lui» la tranquillizzò Ophelia, placida, prima di fare l’occhiolino allo zio. «Almeno, non davanti a lui» specificò, cominciando ad avviarsi verso le scale. «Buonanotte!»

«Buonanotte, cara» salutò ancora la Signora Potter, piegandosi leggermente di lato per osservarla salire le scale. O per assicurarsi che non fosse più a portata d’orecchi. «Come immaginavo, ha sfogato il dolore per la rottura con Sirius facendosi assegnare più turni di lavoro. Di questo passo prenderà davvero il vaiolo» mormorò, preoccupata.

Dalla sua poltrona, il Signor Potter prese la parola con un colpo di tosse particolarmente forte. «Di questo passo, mia cara, sarà già una Guaritrice affermata quando quel ragazzo farà marcia indietro e ricomincerà a tentare di intrufolarsi in camera sua nel cuore della notte» disse, allegro. «Ah, non vedo l’ora che quei due si sposino e facciano figli. Sarebbero delle bestiole parecchio curiose»

«Stai parlando di bambini, Flee, non di ippogrifi. Bambini non solo ipotetici di per sé, ma ipoteticamente figli di nostra nipote e di nostro figlio adottivo»

Il Signor  Potter liquidò la moglie con un gesto vago della mano, acciuffando il gatto per la coda un attimo prima che potesse svignarsela e tirandoselo in grembo. «Bestiole curiose nel senso di bestiole carine, mia adorata. Un’ottima compagnia per il piccolo Fleamont»

«O per la piccola Euphemia»

L’uomo le concesse quella possibilità con un gesto del capo, mettendosi ad accarezzare il pelo morbido di Pluffa. «Dovresti far vedere quello sfogo sul collo ad Ophelia, Mia» disse poi, accennando alla chiazza rossa che la moglie aveva sul collo e che ogni tanto continuava a grattarsi. «Sono piuttosto certo che quella non sia opera mia»

Rossa per l’imbarazzo, la Signora Potter mise giù il suo interminabile lavoro a maglia e fulminò il marito. «Oh, Flee, per Merlino, hai una certa età, cerca di contenerti» lo riprese, cupa, pronta a lanciarsi in una delle sue interminabili filippiche sul fatto che il marito, nonostante l’età, fosse rimasto un diciassettenne incapace di rivolgersi ad una ragazza con il dovuto rispetto. «E, comunque» aggiunse, con un sibilo orgoglioso, «questo è solo colpa di quella sciarpa di lana che mi ha mandato mia cognata dalle Highlands. Tu non sei mai stato così bravo» borbottò, vagamente sulla difensiva.

«Attenta cara, le tue bugie hanno appiccato fuoco al cuscino ricamato della zia Berenice»

«Le mie cos-oh!» con uno scatto, la Signora Potter si sbrigò a spegnere l’ennesima scintilla che la sua bacchetta aveva appiccato contro il suo volere.

Gli ultimi colpetti per spegnere l’ipotetico incendio si persero nel solito silenzio che – Merlino volendo – avrebbe caratterizzato Casa Potter solo per pochi mesi ancora.

«E comunque, Fleamont è un nome bellissimo»

 

 

 

Note 2.0

 

*Libera traduzione dall’articolo di JK Rowling

 

La mia speranza è quella di aver strappato a voi un sorriso almeno lontanamente simile a quello che io ho avuto stampato in faccia mentre scrivevo.

Nel primo pomeriggio ho deciso di dare un’occhiata al nuovo Pottermore e, immediatamente, sono corsa a leggere le nuove informazioni sulla famiglia Potter, ansiosa di scoprire qualcosa di nuovo.

Non sono stata delusa.

Naturalmente i miei Flee e Mia (Fleamont ed Euphemia sono dei nomi incredibili) sono praticamente degli OC, o comunque OOC, considerato che non abbiamo la più pallida idea di quello che deve essere stato il loro carattere, spero soltanto di non aver deluso alcuna aspettativa!

E poi, dai, lui è l’inventore di una pozione per domare i capelli ribelli. Lui, un POTTER.

Ophelia è lì semplicemente perché, in qualche modo, dovevo farli morire, diciamocelo. Nell’articolo si parla di Vaiolo di Drago, che io ho delicatamente fatto intendere abbiano preso direttamente dalla nipote, apprendista Medimaga, durante un’epidemia al San Mungo. Come credo abbiate notato, entrambi i Potter hanno già mostrato i sintomi – lui ha le pustole interne (perdonatemi, possibili studenti di medicina/biologia e derivati, non sono riuscita a trovare un termine scientificamente corretto, sono solo una povera studentessa di legge) mentre lei avrà direttamente le pustole, in breve tempo – e lo stesso Ophelia, che però è tanto presa dal lavoro da non rendersene conto. Tutti e tre moriranno in breve, infatti non riusciranno a conoscere il piccolo Harry.

L’accenno ad una storia fra Ophelia e Sirius è un piacere personale che non sono riuscita a togliermi, vogliate perdonarmi. Io amo accoppiare Sirius Black, io amo vederlo psicologicamente distrutto, io lo amo e basta.

Perché creare qualcuno se non puoi dargli una backstory romantica, triste e con finale in tragedia?

Sto divagando, perdonatemi.

 

Grazie a chiunque abbia deciso di arrivare fin qui e anche a quelli che sono rimasti troppo traumatizzati dal mio modo di scrivere terrificantemente dilettantistico e quindi hanno fatto dietrofront più velocemente di Piton davanti ad una bottiglia di sapone.

 

Vi stimo tutti,

Damie.

   
 
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