we have the same smile,
do you know?









day two
FAMILY

A Zeref non piaceva stare in compagnia degli altri studenti. Erano chiassosi, studiavano poco. Lui mirava alla conoscenza, mirava alle risposte per le sue domande. Perché Zeref era diverso dagli altri: Zeref si faceva domande a cui nessun maestro riusciva mai a rispondere. E poi, a Zeref non piaceva la compagnia degli altri: erano curiosi, erano giocosi e prendevano in giro chi non era come loro. Infatti, lui era proprio il loro bersaglio preferito: un secchione, il preferito dei prof, con i capelli corvini sempre spettinati, sempre con borse sotto gli occhi spesso gonfi e rossi. Sembrava un esserino dimenticato dal mondo. 
«Oi, Zeref! Se fai il cattivo chiamiamo la tua famiglia!»
A Zeref non toccavano quei commenti; nemmeno ce l'aveva più, la famiglia. L’unico membro rimasto viveva nel suo dormitorio, perennemente steso su un lettino improvvisato con cuscini di velluto bianco. Natsu. Stava male; aveva la febbre alta, piagnucolava la sera, era pallido in viso, i capelli rosa spettinati e tremava. Aveva solo quattro anni. Zeref, alla morte della madre (avvenuta qualche settimana dopo il parto del rosato), non aveva esitato a prendere il fratellino in custodia, nonostante la tenera età. Aveva giocato con lui sino a qualche mese prima che una forte malattia colpisse il fratellino, riducendolo ad un povero bambino dolorante. I maestri affermavano che Natsu era stato maledetto, ma Zeref non ci credeva. Come si può essere maledetti a quattro anni? E soprattutto, che ha fatto di male il suo piccolo fratellino per meritarsi una maledizione dagli dei? 
«Z-Zeèf - disse Natsu tra i colpi di tosse, facendo alzare il corvino in piedi per avvicinarsi a lui e staccarsi dalle pergamene - Zeèf Dragneel. M-io atello magiore»
Zeref sorrise e per poco non gli cadde una lacrima.
«Sì Natsu. Sono tuo fratello maggiore, la tua famiglia. E ci sarò sempre per te»



 

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