Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Ormhaxan    22/09/2015    3 recensioni
Inghilterra, 2013. Dexter Freeman è uno scrittore da cinquanta milioni di copie, o almeno lo era prima dell'uscita del suo ultimo romanzo, - quello che è stato definito un "Fiasco" da pubblico e critica - prima del divorzio e prima dell'alcool. Disilluso e oppresso da quella grande metropoli che è Londra, Dexter decide di rimettere insieme i pezzi della sua vita e tornare a Richmond, nello Yorkshire, dove tutto ha avuto inizio. Qui, in una città apparentemente ostile, cerca di liberarsi dai propri demoni, primo tra tutti l'alcool, e ritrova una vecchia amicizia - la sorella di quello che un tempo è stato il suo migliore amico - che gli stravolgerà la vita e, forse, gli farà ritrovare quella passione per la scrittura e la poesia che sembra aver perso.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A







Andrea Edwards era nata e cresciuta nella City, Londra e il suo essere cosmopolita non l’avevano mai spaventata, al contrario si era sempre trovata a suo agio in quella città che sembrava non dormire mai e piena di possibilità.
Richmond, al contrario, le parve immediatamente troppo piccola e tranquilla per una come lei, una abituata ad entrare e uscire da una metro all’altra, da un taxi all’altro, e trovare la modesta dimora di Mrs. Freeman si era rivelato più facile del previsto.
La donna viveva in una casa a schiera di mattoni uguale alle altre, in una via silenziosa e appena fuori il centro della città, e quando lei si era presentata come l’assistente del suo unico figlio era stata accolta in casa con parole gentili e le era addirittura stato offerto dell’ottimo Earl Grey con tanto di biscotti al burro talmente buoni da farla sospirare.
Dopo una breve chiacchierata, Mrs. Freeman le aveva dato l’indirizzo di casa di Dex, descrivendolo come un appartamento modesto e sotto la sua portata che aveva comprato poco più di un mese prima per ritrovare la sua indipendenza e, Andrea sperava, anche la sua voglia di scrivere.
Ringraziata e salutata la donna, Andrea si era rimessa in marcia, alla ricerca della sua destinazione ultima, del palazzo di sei piani situato nel centro della città completamente diverso dalla prima abitazione.
E ora lui era davanti a lei, molto più in forma dell’ultima volta che l’aveva visto, con i capelli rossicci scarmigliati e più lunghi del solito, e la guardava sorpreso.


“Cosa ci fai tu qui?” chiese perplesso.
Andrea inclinò leggermente il viso, portando una mano al fianco, e tranquillamente rispose: “Che domande, Freeman, sono qui per riportarti a Londra!”
“Londra? – Dex aggrottò la fronte e sorrise sghembo – Non ho alcuna intenzione di tornare a Londra, non ancora, non prima di finire le mie sedute con la mia strizzacervelli e le riunioni degli alcolisti anonimi. No, Edwards, no!”
“Mi vuoi per caso chiudere la porta in faccia ancor prima di farmi accomodare dentro? – lo prese in giro lei – Perché non mi inviti a bere qualcosa, qualsiasi intruglio analcolico tu abbia in casa, e parliamo un pochino: non ci vediamo da più di sei mesi e mi farebbe piacere fare una chiacchierata tra amici.”
Dexter esitò, non perché non volesse parlare con lei o non fosse contento di vederla, ma perché la conosceva fin troppo bene e sapeva cosa si celava dietro il suo falso accomodamento e i suoi modi gentili.
“Ti posso offrire una tazza di caffè, o un Earl se preferisci, ma sappi che non cederò alle tue moine: i tuoi occhioni da gatta non hanno alcun effetto su di me, Edwards.”
“Sicuro? Perché l’ultima volta che ci siamo visti ricordo vagamente il contrario! – esclamò con tono scherzoso, volendolo provocare, mordendosi subito dopo la lingua quando lo vide innervosirsi d’istinto – Scusami, Dex, fai finta che non abbia detto nulla.”
“No, scusami tu, non volevo farti sentire in alcun modo in colpa. – si affrettò a dire – Vieni, entra, il salotto è subito a sinistra. Mettiti pure comoda, io metto sul fuoco l’acqua per il the, ti raggiungo in un istante.”


“Ti trovo bene. – gli disse quando lui la raggiunse nel salotto con in mano due tazze di the caldo e si sedette al suo fianco – Sei dimagrito, mi piacciono i tuoi capelli più lunghi del solito, sembri quasi un’altra persona.”
“Merito della disintossicazione, delle sedute, e delle persone che mi sono accanto. – confessò – Quando sono arrivato a Richmond non avrei mai pensato di poterne uscire, di ritornare a sentirmi vivo, invece eccomi qua. Con questo non dico che l’alcool sia una storia chiusa, ho ancora tanta strada da fare, ma posso dire con certezza che sarà in discesa.”
“Ed io sono orgogliosa di te! – esclamò posando una mano sulla sua – Inizialmente, quando ho trovato quel messaggio sconcertante, ho avuto paura. Pensavo potessi fare una cazzata, però poi ho ricevuto la tua lettera dalla clinica e mi sono sentita meglio; inoltre, voglio che tu sappia che non porto alcun rancore per quello che è successo l’ultima volta che ci siamo visti, che non mi devi nessuna scusa.”
“Dici? – chiese con una punta di sarcasmo – Io, invece, credo di dovermi scusare: quella notte ero ubriaco marcio, non ho minimamente pensato alle conseguenze, e tu eri là…”
“Siamo state due persone sole che si sono fatte compagnia, è stata una bella notte per quel poco che ricordo, ma non sono una ragazzina e so che è stata una parentesi nella nostra amicizia. – sorrise – Quindi buttiamoci tutto alle spalle, ricominciamo da zero, e ritorniamo ad essere i vecchi amici di sempre.”
“Edwards, devo ammettere che sono felice di rivederti, di vedere che sei sempre la solita donna dal carattere forte ed indipendente che sa sempre come prendere in mano le situazioni ed uscirne vincente.”
“Sono nata nella City, bello, non come voi provinciali: io ho Londra nelle vene, se voglio qualcosa mi alzo e me la prendo, e non permetto a niente di abbattermi.”
“E il tuo nuovo look fiammeggiante lo sottolinea ancora di più. – scherzò sfiorando un ciuffo dei suoi capelli dai riflessi ramati – Mi piacciono, il rosso ti dona molto, contrasta con i tuoi occhi azzurri.”
“Freeman, tu e il tuo romanticismo senza speranza. – scosse la testa – Non c’è da stupirsi se le donne cadono ai tuoi piedi, non hai neanche bisogno di decantare due versi per farle svenire, ti bastano due paroline dolci e un sorriso ammiccante.”
Risero ancora, proprio come due vecchi amici, e Dexter realizzò per la prima volta quanto tutto quello gli fosse mancato: gli erano mancate le chiacchierate con Andrea, il loro prendersi in giro, la sua aria londinese che si portava sempre dietro; gli erano mancate quelle sensazioni, sentirsi qualcuno di importante, apprezzato non solo per essere stato il migliore amico di qualcun altro o il vecchio amico dei tempi andati ma anche per il suo talento e le sue molteplici doti nascoste.
E quanto era diversa Andrea da Charlotte, la ragazza che gli aveva stravolto la vita non appena aveva messo piede a Richmond, la ragazza insicura che si portava dentro segreti troppo dolorosi da essere anche solo raccontati.
Andrea era solare, forte, indipendente. Andrea era un tornado, otteneva sempre quello che voleva, si rialzava da ogni caduta più forte di prima.
Charlotte, d’altra parte, aveva una sensibilità unica ed era la ragazza solo in apparenza forte. Charlotte era la donzella da salvare, la ragazza che aveva bisogno di qualcuno al suo fianco per non annegare, era la sua infanzia e il suo primo amore.
Ma sarebbe stato abbastanza? Lei era abbastanza?
Dopo tutto lui non era più il Dexter ventenne, era un uomo, e anche se il primo amore non si scorda mai Charlotte in quel momento era una bomba pronta ad esplodere.
Non che si sentisse pentito di quello che aveva fatto, di aver fatto l’amore con lei, ma poteva essere abbastanza?
Lei era così piena di segreti, innamorata di un altro più di quanto non volesse ammetterlo o realizzare, e iniziare una relazione con lei sarebbe stata la scelta più sbagliata per lui; lui, che si sentiva ancora così fragile, che aveva appena ricominciato a stare sulle sue gambe e muovere i primi passi in autonomia; lui che era scappato da Londra in cerca di pace, ma che di pace non ne aveva trovata, non ne avrebbe mai trovata con Charlotte.
“Dex? – Andrea sventolò una mano davanti al suo viso – Terra chiama Dexter Freeman. Dexter, rispondici!”
“Cosa? – Dex strabuzzò gli occhi – Perdonami, mi sono distratto.”
“Pensieri importanti? Non dirmi che stai prendendo in considerazione di tornare a Londra…”
“Edwards! – Dex la rimprovererò – No, niente Londra, solo… una ragazza!”
“Oh… - per un istante, un piccolissimo istante, Andrea provò una forte gelosia – Hai conosciuto qualcuno, dunque. Lei chi è? Non dirmi che è anche lei un’ex alcolista…”
“Sì, lo è, ma non lo sapevo la prima volta che l’ho rivista. – confessò – Sì, già la conoscevo, è la sorella minore di quello che un tempo è stato il mio migliore amico. Ha una pasticceria poco lontano, si chiama Sunflower, e da qualche mese è anche la mia vicina di casa.”
“E la ragazza misteriosa ha un nome?”
“Charlotte. – rispose – Si chiama Charlotte Harrison.”
“Interessante… - Andrea accavallò le gambe – E, dimmi, lei ricambia? Insomma, per caso è lei il motivo per cui non vuoi tornare a Londra?”
“Credo ricambi, non saprei, in verità la questione è complicata… - prese un respiro profondo – Vedi, lei è fidanzata, e io sarei l’altro anche se prima di stanotte tra di noi non era mai successo niente di troppo compromettente.”
“Oddio, Dex…- Andrea si portò una mano al viso – Sei per caso impazzito? Dannazione, con tutti i tuoi casini e problemi!”
“Lo so, lo so: devo ancora avere il divorzio da Meg, ho i miei agenti e la casa editrice con il fiato sul collo, tutti si chiedono dove io sia finito e chissà che altro…”
“Hai lasciato un bel casino a Londra, amico, non hai idea di cosa abbia dovuto fare in questi sei mesi per pararti il culo sodo che ti ritrovi. – si posò con la schiena contro il divano – Dex, ascolta, non conosco questa tizia e non mi permetto di giudicarla ma credo che con tutti questi casini…”
“Dovrei prendere le distanze? Sì, lo so, non sei la prima a dirmelo. Anche la mia psicologa lo pensa, e una parte di me lo pensa, ma lei è speciale.”
“Perché? Perché ci hai scritto qualche verso nelle notti di triste solitudine?”
“No, perché lei è stata il mio primo amore, lei è la musa del mio primo romanzo…”
“Vuoi dire che Alice in realtà è Charlotte? – sgranò gli occhi quando lui annuì – Cazzo!”
“Ora capisci perché è così difficile? – si alzò – Lei è stata il mio primo amore, di lei ho scritto pagine e pagine; lei mi ha dato il successo, da lei ho tratto ispirazione per il mio primo romanzo, ed è come se in tutto questo tempo non mi abbia mai davvero lasciato.”
“Ma… - Andrea lo guardò sottecchi – So che c’è un grande ma, quindi avanti, sputa!”
“Ma credo che la ragazzina di diciotto anni che ho lasciato dieci anni fa e la donna adulta che ho ritrovato non siano più la stessa persona. – ammise suo malgrado – Charlotte è cambiata profondamente, più di quanto lei non se ne renda conto, e molto spesso mi sembra un’estranea. La sua mente è un mistero, non riesco mai a capire cosa pensa, e sebbene sia difficile ammetterlo lei ama molto Cole.”
“Deduco che Cole sia il suo ragazzo.”
Dexter annuì: “Non so cosa fare, ecco, sono incastrato in questa ragnatela invisibile. So di non essere forte come un tempo, che potrei nuovamente far crollare il castello di sabbia con estrema facilità, ma dall’altro lato non riesco a lasciarla andare.”
“Non riesci a lasciare andare lei o non riesci a lasciare andare la ragazzina che è stata?”
“Avresti dovuto fare la strizzacervelli! – esclamò piccato – Sei sprecata come assistente e PR, sai?”
“Lavoro a contatto con la gente da quasi dieci anni, comprenderla è il mio lavoro, e poi tu sei sempre stato un libro aperto per me. – anche Andrea si alzò – Ci tengo a te, Dexter Freeman, sono stata al tuo fianco dagli inizi. Ti sono rimasta accanto nel successo e anche nel declino, ho fatto del mio meglio, ed è per questo che ti prego di considerare l’idea di tornare a Londra con me.
Sai, - continuò – hai lasciato più cose in sospeso di quanto tu non pensi, nonostante il fiasco una parte del pubblico continua a seguirti e attende il tuo ritorno. Londra attende il tuo ritorno, io e le persone che ti stanno accanto, e che ti piaccia o no la City fa parte della tua vita e di quello che sei tanto quanto Richmond.”
Dexter ponderò sulle parole dette dall’amica, sapeva che erano giuste e vere, che tutto quello che aveva detto su Charlotte, su di lui, su Londra era vero.
Lui amava la Charlotte diciottenne, era ancora aggrappato a quei ricordi, a Matt e alla loro amicizia e ai giorni che erano stati; non che non provasse attrazione per Charlotte, era una bellissima donna, con lei stava bene ma cosa avevano in comune se non i ricordi?
E poi c’era Cole, Cole che compariva ogni volta che pensava a lei, Cole che l’amava e che non meritava un trattamento del genere, Cole che amava lei per quello che era e non per quello che era stata. Cole l’amava con tutte le sue debolezze, i suoi bisogni, i suoi trascorsi e i suoi demoni interiori.
Lui, invece, non era sicuro di riuscire ad amarla senza autodistruggersi a sua volta, perché la verità è che lei non era la donna giusta per lui in quel momento.
Andrea, lei era una donna forte e decisa, il tipo di donna di cui lui aveva bisogno: sarebbe stata la sua roccia, insieme avrebbero potuto fare grandi cose, e chissà cosa sarebbe successo se lui non fosse scappato – scappato anche da lei, ora se ne rendeva conto – a Richmond come un perfetto codardo.
“Ci penserò sopra, lo prometto. – rispose finalmente – Quello che dici è giusto, confesso che alle volte Londra mi manca, e quindi mi darò del tempo per pensarci.”
“Lo sapevo! – Andrea gli buttò le braccia al collo con fare entusiasta – Sapevo che non mi avresti deluso, Freeman, sapevo di poter ancora contare su di te.”
“Non ho detto che accetto!”
“Ma hai detto che ci penserai, e io sarò paziente, attenderò tutto il tempo che sarà necessario.”
“E nel frattempo dove pensi di stare?” chiese curioso.
“Oh… - Andrea si morse distrattamente un labbro – Non ne ho idea. Sai indicarmi un albergo in zona o qualche posto dove potrei stare?”
“Potresti stare qua, da me, nella camera degli ospiti.”
“Dex, avanti, sii serio.”
“Ma lo sono! – rispose aggrottando leggermente le sopracciglia – La stanza è come nuova, mai usata, e sarei contento di averti qui con me. Mi faresti compagnia e ti guarderesti bene dal farmi commettere qualche stronzata.”
“Sicuro? Guarda che non sei mica costretto.”
“Più che sicuro!”
“Okay, allora… - prese il suo trolley rimasto davanti alla porta d’ingresso e tornò da lui – Fai strada, capitano!”
“Sai, Edwards, - le disse dopo che lei si mise a braccetto e iniziarono insieme a camminare verso la stanza degli ospiti – devo ammettere che mi sei mancata.”
Andrea sorrise, contenta di sentire quelle parole, e con altrettanta gioia concluse: “Anche tu, Freeman. Mi sei mancato anche tu.”




 

*



Angolo Autrice: Salve, gente! Cosa ne pensate di questo nuovo personaggio? Concordate su quello che si sono detti lei e Dexter? E cosa pensate accadrà ora?
La storia sta per volgere al termine, vorrei finirla nel giro di un cinque capitoli, quindi manca davvero poco.
Ringrazio, come sempre, tutti coloro che leggono in silenzio, seguono e recensiscono.

Alla prossima,
V,
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Ormhaxan