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Autore: francoise14    22/09/2015    23 recensioni
Il mio secondo contributo per il contest, stavolta dedicato ad Alain.
Un Alain forse un po' diverso da quello dell'anime, tormentato dai ricordi di un passato dolce e amaro al tempo stesso. Tuttavia, a volte anche nel dolore fiorisce la speranza.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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SENZA RIMPIANTO

André scansò lentamente la tenda azzurrina che copriva l’ingresso della locanda. Fu subito raggiunto dall’odore acre del sudore, misto a quello dolciastro del vino caduto a qualcuno sul vecchio pavimento di legno. Il suo sguardo vagò per lo squallido locale, soffermandosi solo per un istante, disgustato, sulla coppia avvinghiata in fondo alla stanza tra i commenti sguaiati degli altri avventori.
“Sembrano due animali in calore, non è vero?” pronunciò una voce conosciuta alla sua destra.
André si voltò e sorrise trionfante.
“Ti ho trovato finalmente!” esclamò in tono scherzoso “Mi hai fatto fare il giro di tutte le bettole di Parigi! Ma si può sapere cosa ti ha preso?”
Alain tacque e si versò il vino senza alzare la testa. André si rabbuiò.
“Alain, maledizione, che hai?” mormorò preoccupato.
“Niente, assolutamente niente, amico mio” rispose il soldato, mandando giù il contenuto del suo bicchiere tutto di un fiato.
“Di questo passo ti ubriacherai!” lo rimproverò André.
A quelle parole, gli occhi neri dell’amico si accesero per un istante.
“Senti da che pulpito viene la predica...” mormorò caustico, mentre incurvava le labbra in un sorriso colmo di amarezza.


Il fragore di un tuono lo destò di soprassalto. Alain si tirò su con la schiena, gli occhi sbarrati...
Una voce femminile lo richiamò alla realtà.
“Tutto bene, Alain?”
“Sì, sì... Torna pure a dormire...” pronunciò con la voce quasi spezzata.
L’uomo si passò una mani fra i capelli, mentre sentiva un dolore sordo irradiarsi dal centro del petto. Erano trascorsi solo sei mesi dalla morte di André e ogni giorno il dolore si acuiva, anziché affievolirsi, fondendosi con quello legato alle altre, terribili perdite della sua vita. Sognava spesso di lui; talvolta i sogni si confondevano con i ricordi e al risveglio faticava ad abituarsi di nuovo all’idea che lui non ci fosse più... che loro non ci fossero più.
Soffriva Alain. Soffriva per essere rimasto vivo, soffriva per non essere riuscito a salvarli, soffriva perché quei due muli, come li irrideva spesso bonariamente, avevano vissuto troppo tardi il loro reciproco amore; e, soprattutto, soffriva per aver avuto ragione. Non era stato forse lui a dire all’amico che prima o poi avrebbe dato la sua vita per  lei,  lei che era una donna da ammirare e non da amare ?
Eppure anche Alain aveva subito il fascino di quella creatura androgina e fatale: meravigliandosi ogni giorno di come fosse ora luminoso, ora fosco il blu cobalto dei suoi occhi; oppure sorprendendosi a contemplare quei capelli ribelli più dorati del sole. Era stata un’attrazione semplice e innocente, quella per Oscar, subito allontanata dal suo cuore: troppo forte il suo senso di lealtà per quell’amico dallo sguardo malinconico, che a quella donna in apparenza di ghiaccio aveva consacrato la propria esistenza.
Tuttavia, averla davanti ai suoi occhi ogni giorno faceva male, terribilmente male... male perché quel biondo comandante gli ricordava inesorabilmente una parte della sua vita che lo aveva segnato per sempre. Questo avrebbe forse raccontato ad André quella sera, se l’arrivo dei loro commilitoni non li avesse interrotti... magari omettendo qualcosa, giusto per non turbarlo, solo per non veder passare neppure un’ombra nel suo sguardo verde e sincero.
Un nome sulle labbra, un volto, un sorriso.
Sophie.
Stessi capelli, stessi occhi, stesso fisico slanciato e sottile... nel buio della sua stanza, ripensando a lei, suo malgrado sorrise, ripensando a come fossero cambiati successivamente i suoi gusti in fatto di donne... O forse no, se quella vaga somiglianza tra il suo primo, sfortunato amore e quella donna soldato dal sorriso convincente lo aveva tanto turbato.
Sophie...
Si alzò lentamente dal letto, cercando di non svegliare la donna che dormiva accanto a lui. La guardò per un istante, distrattamente: l’ennesima puttana di una sera, per allontanare da sé lo spettro della solitudine e del dolore.
Aprì il cassetto del suo vecchio secrétaire e con la destra ne estrasse un mazzo di lettere, legate insieme da un nastro azzurro, mentre con l’altra sfiorò il taccuino di André. Conservava gelosamente quel libricino come ricordo dell’amico, ma per rispetto non lo aveva ancora aperto, e chissà se lo avrebbe mai fatto: gli bastava toccarlo, per avere l’illusione che un pezzetto di André fosse ancora con lui...
Il soldato scosse la testa con un sorriso amaro... Che sciocco sentimentale era diventato!
Un sentimentale che viveva di ricordi e di rimpianti. Oscar, André, Diane...in fondo anche Sophie: non era stato abbastanza presente, attento, protettivo. E li aveva perduti.
Si sedette sulla poltrona di velluto giallo posta davanti la finestra, e per un istante osservò i lampi che squarciavano l’oscurità, mentre il cielo di gennaio iniziava a versare le sue prime, gelide lacrime. Alla debole luce di un doppiere, posto sul tavolino accanto la poltrona, l’uomo aprì una lettera a caso, spiegandone il foglio. Gli sembrò di avvertire ancora un delicato profumo di violetta... chiuse gli occhi.

Alain aveva conosciuto Sophie de Martin in un tiepido pomeriggio di settembre; a distanza di dieci anni rammentava ancora come quel giorno il cielo fosse di un turchese acceso e limpido, senza neppure una nube a nascondere i raggi del sole... ma quando l’aveva vista scendere dalla carrozza, aveva pensato, rapito, che quell’azzurro intenso non potesse competere con il celeste quasi trasparente dei suoi occhi.
Era bella, Sophie, di quella bellezza che nasce anche dall’anima. Alain lo avrebbe scoperto nel corso di un lungo e difficile viaggio alla volta di Marsiglia. Era la sua prima missione esterna da soldato: avrebbe dovuto scortare fin lì quella ragazza dal volto d’angelo, lontana parente del Generale Bouillé, e la sua accompagnatrice, l’anziana Madame Sauvignon. Le motivazioni del viaggio non erano state rivelate; Alain aveva ipotizzato il solito matrimonio combinato, pratica che già allora disprezzava spassionatamente.
In quelle noiose giornate trascorse a cavallo, accanto alla carrozza delle due donne, il soldato aveva scoperto con piacere in mademoiselle de Martin una compagna di viaggio amabile e socievole, di fronte la quale non riusciva a sfoderare la sua consueta ironia. Vinto dai suoi sorrisi disarmanti, dalla sua voce melodiosa, dalla dolcezza che affiorava in ogni suo singolo gesto o parola. Turbato da quegli occhi di cielo che talvolta si posavano su di lui, e subito si abbassavano... occhi che tuttavia erano spesso pieni di malinconia.
Alain aveva sempre pensato che l’Amore fosse un’invenzione dei poeti; con Sophie avrebbe scoperto invece quanto quella sua antica concezione fosse lontana dalla realtà. Tuttavia, ancora non lo capiva: interpretava le sue sensazioni come l’inevitabile conseguenza della stretta vicinanza con una donna dall’innegabile fascino, pura e fresca come acqua di fonte.
La notte prima di arrivare a Marsiglia, quindi, si erano fermati a dormire in una modesta locanda. Come al solito Alain si era seduto a tavola con le due dame, ma Sophie si era ritirata presto, adducendo di essere stanca.
Egli aveva notato solo in quel momento le profonde occhiaie che le offendevano il bel viso e il pallore estremo dell’incarnato... e la sua perplessità si era trasformata in sgomento quando Madame Sauvignon era scoppiata a piangere, non appena la ragazza si era allontanata.
Tra i singhiozzi gli aveva confessato l’amara verità: in seguito alla scarlattina, Sophie de Martin era malata di cuore e le restavano pochi mesi di vita Aveva deciso di morire in quella città caotica e dinamica in cui era nata e di cui amava tanto il mare, così diverso da quello della Bretagna, dove si recava in estate.
A quelle parole, Alain aveva sentito qualcosa spezzarsi dentro di sé.. per sempre. E la Verità si era palesata prepotentemente, con quel cuore impazzito che mancava un battito, col respiro che gli si era mozzato: l’amava...
Non sapeva come fosse potuto accadere, come avessero potuto poche settimane di viaggio cambiare la sua vita e la sua anima, ma l’amava.
“Andate da lei” le aveva sussurrato in lacrime la donna. “Andate...”
Non aveva avuto bisogno di ripeterlo: dopo qualche minuto Alain aveva bussato a quella porta con la mano ancora tremante, gli occhi neri lucidi di pianto.
Ella aveva aperto. Indossava una leggera vestaglia di mussola rosa sopra l’impalpabile camicia da notte di chiffon, che poco avrebbe nascosto, da sola, delle sue forme aggraziate. Lo aveva guardato attonita per un breve istante, ma gli era bastato incrociare il suo sguardo per capire.
“Ve lo ha detto, vero?” aveva mormorato rabbuiandosi.
Alain aveva annuito, incapace di parlare.
“Non avrebbe dovuto”
“E quando avrebbe dovuto farlo?” riuscì a pronunciare dolorosamente lui, appena un sussurro quando avrebbe voluto urlare.
“Non avrebbe dovuto farlo e basta. Buonanotte soldato” aveva replicato lei, congedandolo freddamente.
“No!!” aveva esclamato il giovane “Non vado a letto, Sophie!”
“Vi prego, Alain!” lo aveva supplicato la ragazza.
Incurante di essere su un corridoio, incurante di ogni cosa che non fossero quelle labbra a forma di cuore, egli si era chinato su di lei e l’aveva baciata. Un bacio dolce e delicato prima di affondare il viso nei suoi capelli d’oro, profumati di violette, e stringerla a sé in un abbraccio disperato.
“Io non voglio la vostra pietà. ..” aveva mormorato lei orgogliosa, ricacciando indietro le lacrime.
“La mia non è pietà...” aveva ribattuto Alain, guardandola negli occhi.
Era stato sufficiente quello. Non c’era stato bisogno di grandi parole, di frasi da romanzo... Era bastato uno sguardo, occhi di cielo in occhi di brace.
Si erano dunque amati come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, come se fossero nati solo per quello, passando dai baci e dalle carezze più innocenti a quelli sempre più profondi e audaci, fino al momento in cui Alain aveva compreso veramente, violando quel corpo per lui quasi sacro, cosa significasse davvero fare l’amore.
Quella notte Sophie de Martin era diventata donna tra le sue braccia, donandogli la parte più preziosa di sé, accogliendolo tremante e dolcemente impaziente, facendolo impazzire coi suoi sospiri e il suo calore.
Poi lei si era rannicchiata tra le sue braccia, la schiena candida e diritta contro il suo petto forte e ambrato. Alain aveva deposto un casto bacio sulla sua spalla, risalendo a fior di labbra fino al collo sottile. Aveva inspirato profondamente, inebriato dal suo odore di donna, per poi avvicinarsi con la bocca al suo viso.
“Ti amo”
Appena un sussurro della sua voce, ma allo stesso tempo grido profondo del.cuore.
Ella senza voltarsi gli aveva preso una mano, intrecciando le dita con le sue, e se l’era portata al seno, stringendola forte. Non aveva detto una parola.
I bei sogni tuttavia muoiono all’alba: il cielo si era già tinto di rosa quando Alain si era svegliato in un letto improvvisamente troppo grande e troppo vuoto.
Se ne era andata, Sophie, scrivendogli una lettera in cui spiegava le ragioni del suo gesto. Se ne era andata per amore, per non vederlo soffrire a causa sua. In quel foglio la supplica di non cercarla, la promessa di scrivergli in caserma, la flebile speranza che la diagnosi fosse sbagliata e che un giorno sarebbe tornata da lui.
Con la morte nel cuore Alain era tornato a Parigi, vincendo l’impulso di mettere a ferro e fuoco Marsiglia pur di trovarla, rispettando la sua decisione e coltivando ingenuamente la stessa speranza di un miracolo.
Per mesi si erano scambiati lettere piene d’amore, unica consolazione nella monotonia della vita in caserma insieme alle licenze e alle visite della sua amata Diane; finché un giorno, insieme alla lettera di Sophie era arrivata quella di Madame Sauvignon, che gli annunciava tristemente la dipartita della cara anima.


Un fremito percorse il corpo di Alain a quel ricordo... E in quel momento si rese conto di aver preso proprio quell’ultima missiva di Lei, che al pari del diario di André non aveva mai voluto leggere. Spinto da una forza sconosciuta, per la prima volta i suoi occhi scorsero il foglio, ingiallito dagli anni, vergato da una grafia accurata e regolare.

Mio adorato Alain,
Perdona la brevità di questa mia lettera, ma purtroppo in questi ultimi giorni mi stanco facilmente anche solo a tenere una penna tra le mani.
È giunta la mia ora e Dio lo sa quanto mi costi darti questo dolore... Ma non essere triste per me, amore mio: muoio felice, perché con te ho conosciuto l’Amore. E l’Amore vince tutto, Alain, anche la Morte: l’Amore è nostra figlia Eloise che dorme placida nella sua culla.
Perdona se non ti ho detto nulla prima, ma i medici hanno sempre ritenuto che la gravidanza mi sarebbe stata fatale già nei primi mesi e non volevo che tu ti precipitassi a Marsiglia per vedermi morire e darti la colpa. Almeno su questo, però, stavolta si sono sbagliati: due settimane fa sono riuscita a partorire, anche se lo sforzo ha indebolito ulteriormente questo cuore capriccioso.
Ho predisposto che nostra figlia sia data in affidamento alla cara Claire, che tu conosci come Madame Sauvignon...una bambina ha bisogno di una figura femminile e tu non potresti badare a lei con la vita che conduci, né io ti domanderei di rinunciare ad essa.
Quando ti sentirai pronto, quando lo vorrai, troverai nostra figlia all’indirizzo che riporto in calce. È il mio dono per te. Non disperare, anima mia: vivi per lei, Alain, vivi per me. Ma soprattutto vivi per te stesso.
Ogni istante di questa vita è prezioso, anche nel dolore... Non lo sprecare, vai sempre avanti, a testa alta come ti ho conosciuto sulla strada per Marsiglia. Io sarò accanto a te, sempre.
Ti amo,
Sophie


Il cuore di Alain quasi si fermò a quelle parole. Non aveva letto in passato per il troppo dolore, condannando tuttavia se stesso all’infelicità e sua figlia a crescere da orfana.
All’incredulità si sovrappose lo sgomento, allo sgomento si sostituì la rabbia contro di sé e il Destino... Ma poi, inattesa, fiorì la speranza.
D'impulso iniziò a vestirsi rapidamente, quindi afferrò pochi indumenti e li infilò alla rinfusa in una sacca insieme alle lettere di Sophie e al taccuino di André; per ultimo prese del denaro, lasciando alcune monete sul tavolino per la donna bruna, di cui aveva ancora addosso l’odore.
Fuori non pioveva più e un tenue chiarore annunciava il sorgere del sole.
Alain si voltò indietro un’ultima volta, guardando la stanza ancora buia, le pareti spoglie, i mobili senza pretese. Chiuse la porta alle sue spalle, negli occhi una luce nuova... Senza rimpianto.
   
 
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