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Autore: alga    22/09/2015    19 recensioni
Ci guardiamo e vedo i suoi occhi esplorare il mio viso, sono neri come i miei e sono grandi e dolci, soni stupendi. Ad un tratto mi sorride con la piccola bocca, con gli occhi splendenti e con tutto il suo piccolo viso ed io sento il cuore batteri forte e l'impulso irrefrenabile di avvicinare il mio naso al suo...
Questa storia parla di Alain e del suo amore più grande e partecipa al contest Alain/Fersen
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non lo voglio! Non lo voglio e basta! Uffa! Possono dire qualsiasi cosa per convincermi ma io non cambierò idea!
Non so che farmene di un marmocchio puzzolente e frignone! Non mi frega niente di avere un fratellino, e tantomeno una sorellina! Phuaaa! Che schifo! No! No e no! Uffa!
"No!" grido e con tutta la mia forza do un calcio alla sedia facendola cadere, per risposta mi arriva uno scappellotto.
Massaggiandomi il capo mi volto, lo sguardo accigliato di mio padre è fisso su di me.
"Adesso basta Alain! Vedi di finirla!" Il suo tono è aspro, ma io non piango, anzi reggo il suo sguardo...traditore...
"Su via Alain fai il bravo bambino!"Madame Jean, la nostra vicina di casa, cerca di rabbonirmi con un sorriso "Che ne dici di andare un po' da me, tra poco ritorna Pierre e potrete giocare insieme. Sii buono piccolo, tua madre ha bisogno di stare tranquilla! La cicogna sta per arrivare!". La guardo imbronciato, lo sa che ho un debole per lei... la trovo carina con tutte quelle lentiggini, mi sta simpatica ed anche suo figlio: Pierre. Lui è un po' più grande di me e mi ha insegnato a giocare a carte e a dadi... ma oggi non è giornata, no, oggi non attacca! Sono arrabbiato e anche triste... La ignoro.
Maledetta cicogna!
 Abbasso lo sguardo e m’infilo le mani in tasca, mi sento proprio sconsolato, le mie dita incontrano qualcosa, è la mia fionda, la stringo...
Ma certo!
"Alain dove vai! Alain!" la voce di mio padre m’insegue mentre apro la porta ed esco di corsa, un attimo prima di sparire sento madame Jean dirgli di non preoccuparsi, che starò andando ad aspettare Pierre, che tornerò presto.
Certo che tornerò! Che cosa credono che lasci il campo libero a quello là ?! Tornerò e tornerò vincitore! Non c'è un minuto da perdere!
Veloce come il vento salgo le scale che portano al sottotetto dove c'è la porticina che gli spazzacamini usano per uscire.
 La apro e sono fuori.
Davanti a me si svela la distesa azzurra dei tetti di Parigi, puntellata di comignoli che s’inseguono a perdita d'occhio sbuffando fumo come piccoli draghi neri, sopra di me il cielo.
Faccio un respiro profondo ed evitando di guardare in basso avanzo con cautela ma senza timore, metto un piede davanti all'altro e percorro la giuntura del tetto fino al camino e lì mi siedo poggiando le spalle ai mattoni scuriti dalla fuliggine. Sfilo la fionda dalla tasca, la carico con un sasso che conservavo nell'altra e inizio a scrutare il cielo.
Non hai scampo pennuto malefico!
Ti farò passare io la voglia di portare bambini alla mia mamma!! Da qui non passerai...
Che poi non mi è mica chiara questa faccenda della cicogna... come fa a portare un bambino in un fazzoletto e a scendere giù per il camino... non sarebbe più facile passare dalla finestra? E poi perché alla mia mamma è cresciuto quel pancione... a volte ci parla pure! Ho l'impressione che il bimbo sia lì dentro... hmm… ma  noooo che sciocco... come sarebbe possibile! E poi come ci sarebbe entrato, e come ne uscirebbe!! Le dovrebbero tagliare la pancia...
“Oddio no!” esclamo ad alta voce e scuoto la testa per cacciare quell'orribile pensiero.
Che scemo sono... sarà pure strana questa storia della cicogna ma se tutti i grandi, compreso il mio papà, dicono che è così c'è da crederci!
Il sole sta tramontando, aspetto già da un po' ormai e intanto qui inizia a far freddo.
Finora è passato un corvo svariati piccioni, ed anche una coppia di passerotti, ma di cicogne neanche l'ombra, che sia passata da un'altra parte... ho sonno... magari non viene più... forse ha cambiato idea... ha capito che la mia mamma e il mio papà non hanno bisogno di un altro bambino... hanno già me ed io sarò buonissimo e tranquillo... sì, ecco deve essere andata così... deve averlo capito. Caspita fa proprio freddo e ho anche fame... ma sì... ormai non verrà più... ormai s'è fatto tardi... meglio che vada prima che faccia buio e poi ho promesso di essere bravo...


Diane! Che razza di nome le hanno dato! Non mi piace neanche un po'! Brutto come lei tutta gonfia e piena di grinze come fará la mamma a trovarla tanto bella!
Alla fine quell'uccellaccio mi ha fregato! Quella maledetta bestiaccia deve essere passata dalla finestra, lo dicevo io che era più facile che dal camino!
Ma ormai è inutile starci a pensare... ormai è qui...
Ieri mentre me ne stavo a giocare per fatti miei, la mamma mi ha chiesto se volevo tenerla in braccio. Io mi sono alzato dal pavimento e dopo aver raccolto i soldatini di legno che mi ha intagliato il papà, le ho rivolto uno sguardo indignato:
“Non sono mica una femminuccia" le ho detto.
Lei mi ha guardato seria.
"Sei suo fratello maggiore Alain, e devi imparare a prenderti cura di lei, che è piccola e fragile e dovrai proteggerla e volerle bene come lei ne vorrà a te."
Io l'ho guardata senza rispondere indignato e, allora lei ha alzato le spalle ha aggiunto "ma è un compito difficile Alain, non preoccuparti, capisco che un bambino piccolo come te abbia paura e non si senta di affrontarlo"
Paura... "Io non ho paura!" le ho gridato fiero.
"Secondo me sì..." ha insistito lei.
"Vi sbagliate!"le ho risposto io
Poi è stata lei a non rispondere, ha solo alzato le sopracciglia in un’espressione dubbiosa.
"E va bene! Vi farò vedere!" le ho detto e mi sono avvicinato alla culla, ma non ci arrivavo a guardare dentro.
Allora la mamma l'ha presa e l'ha poggiata sul suo letto e io mi sono avvicinato.  
Quando mi ha visto, mi ha sorriso e ha fatto uno strano versetto, a me è sembrato il verso di una bestiola o forse un rutto, ma la mamma ha detto che mi sbagliavo, che era un saluto...
Ha la faccia paffuta e le mani piccole, non mi pare poi così brutta... agita le gambe e le braccia come un cagnolino in cerca di coccole, la mamma non l'ha voluta stringere nelle fasce ha paura che soffra a non potersi muovere e secondo me ha ragione, a me non piacerebbe essere legato come un salame!
E’buffa... mi fa venire voglia di ridere, ma mi trattengo, eppure il mio sguardo non riesce più a lasciarla . Emette degli strani suoni una specie di gorgoglii, forse vuole dirmi qualcosa, forse vuole dirmi che mi vuole bene...
La mamma la solleva e me la mette tra le braccia. Io spalancò gli occhi .
"No mamma Vi prego!" esclamo terrorizzato "e se mi cade?!"
"No che non ti cade, ma se ti sentì più sicuro, puoi sederti"
Lo faccio e tenendola tra le braccia con la massima attenzione me la poso sulle ginocchia. Ci guardiamo e vedo i suoi occhi esplorare il mio viso, sono neri come i miei e sono grandi e dolci, soni stupendi. Ad un tratto mi sorride con la piccola bocca, con gli occhi splendenti e con tutto il suo piccolo viso ed io sento il cuore batteri forte e l'impulso irrefrenabile di avvicinare il mio naso al suo...
Odora di buono ed io mi sento improvvisamente felice.
È così piccola e indifesa.
Ho deciso mi prenderò cura di lei, e la proteggerò sempre perché io sono il suo fratello maggiore e lei è la mia piccola sorellina... la mia bellissima Diane...
                                                                    ******
Per quanto tempo può durare un lutto... è possibile che dopo venti o trent'anni, ci si ritrovi nel dormiveglia intrappolati da un ricordo improvviso, perfetto e vivo, che ti cattura e ti trascina in un tempo passato, per poi lasciarti con un senso di vuoto ed una struggente, dolorosa nostalgia?
Mi alzo e vado verso la finestra, si affaccia sui tetti di Parigi.
Ci sono assenze che non si possono riempire, vuoti che il tempo può solo nascondere.
 
 
 
 
 
 
 

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