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Autore: Ryuzaki_    23/09/2015    1 recensioni
La ragazza tremava, fissandosi con odio di fronte allo specchio di camera sua con salate lacrime che le bagnavano gli occhi. Come si era ridotta in quello stato? Una smorfia le dipinse il volto guardando il suo corpo che per i suoi occhi e per quelli delle persone era troppo grasso. Chiuse gli occhi. Doveva farlo. Camminò come uno zombie fino al luogo del delitto. Decise la sua sorte. Decise di sentire di nuovo quel sapore di vomito in bocca, quella sensazione disgustosa che sembrava l'unica a darle un attimo di pace.
***
Il contrasto che il rosso aveva con il blu dei suoi capelli la fece sorridere in modo macabro. Era stanca. Tanto stanca di tutto, di ogni cosa, di ogni persona, di ogni insulto che le rifilavano giorno dopo giorno. Era stanca di continuare a vivere nell'ombra dell'etichetta “gotica, strana, stupida,puttana”. Era stanca e forse per questo quel rosso tanto doloroso le sembrava così bello e puro. Forse solo così poteva vedere tutta la sofferenza che le avevano inflitto per anni, solo attraverso quel puro, rosso, sangue.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Courtney | Coppie: Duncan/Courtney
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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ANGOLO DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti.. sono veramente mortificata per questa lunga attesa, anche se la storia non è seguita e recensita da molte persone,  mi dispiace veramente tanto per non aver postato un nuovo capitolo e per non aver nemmeno risposto alle recensioni per così tanto tempo.
Sarò sincera e vi dirò che sono totalemente priva d'ispirazione, infatti ho cancellato anche un'altra fanfiction che avevo iniziato, e quindi non sono riuscita nemmeno ad immaginare un continuo per questa storia se non dopo lunghe e noiose riflessioni che hanno portato a questo breve capitolo.. Fatemi sapere se vi è piaciuto e se non sta diventanto noioso ed inutile da continuare ..niente..
Scusatemi ancora,
Un bacio
L

 


ADAM'S SONG




The choice was mine I didn't think enough
I'm too depressed to go on
You'll be sorry when I'm gone

 

È sbagliato continuare a pensare ossessivamente a qualcosa che è stato. Si dice che il passato ci perseguiti come un oscuro fantasma fin troppo legato alla nostra figura per lasciarci una volta per tutte in pace, ma è esattamente questo il verso scopo o forse la vera difficoltà della vita: continuare nonostante tutto, nonostante le cicatrici nell'anima e sul corpo, nonostante le troppe parole non dette e i troppi segreti dolorosi custoditi e tenuti gelosamente dentro di noi. Dire che questo è semplice è da sciocchi, dire che questo è impossibile è da pessimisti, dire che ci si può provare è forse corretto, ma dire che ci si può riuscire.. non è forse questa la vera grandezza? Continuare a rigirarsi in un mare di parole, frasi, affilati come uncini, infilati nella propria mente come parassiti, non è forse troppo doloroso per una giovane e sana mente? Sempre che sana si possa considerare ancora. Perché tu non puoi ignorare quello che ti dicono, lo senti e lo assimili a te stesso, tutti lo fanno, ma ciò che realmente bisognerebbe riuscire a compiere è andare avanti. Chiudere gli occhi e convincersi che ciò che ti è stato così crudelmente detto non è vero che tu non sei così, non sei una tale creatura orribile, non sei così brutto, non sei talmente tanto ripugnante, no.

 

Lei però non aveva nessuno che potesse dirle questo. Era sola e da sola non riusciva ad analizzare oggettivamente la propria situazione, era troppo persa, troppo dentro tutto per capire che non era lei il vero problema, ma loro.Non capiva che cosa li spingesse a tutto quello. Non capiva e si sforzava di capire, assecondava le loro parole cercando una logica che la portasse ad attribuirsi quegli orribili nomignoli che le appropriavano. Solo trovando una “logica” riusciva a capirli, quasi ad comprendere la loro forte malignità nei suoi confronti.

Cadeva.Cadeva in un fosso di pensieri ogni giorno, un vortice di riflessioni oscure che le facevano vedere uno spiraglio di luce solo attraverso una lunga scia rossa di sentimenti, una scia che andava ad ampliare giorno dopo giorno e che necessitava di essere curata con attenzione e potata gradualmente. Se solo avessero saputo, si chiedeva qualche volta, quando riusciva a dare a loro la colpa e non a se stessa. Ma sarebbe davvero cambiato qualcosa se avessero saputo la sua infelice esistenza? L'inferno che ogni giorno viveva, le lacrime che le bagnavano gli occhi e che era costretta ad ingoiare amaramente ora dopo ora. Sarebbe davvero cambiato qualcosa ? Era la domanda. No. Era la semplice risposta.

 

Era sera.
Il cielo era tinto di un chiaro colore purpureo e delle piccole nuvolette rosa si facevano strada dietro alle case. Correva energicamente, cercando di fermare i suoi pensieri con una forte musica sparata dalle cuffiette. Correva per la campagna lievemente fuori dalla città in cui viveva. Correva per dimenticare la giornata o anche solo correva per cercare una solita valvola di sfogo alternativa all'autolesionismo. Correva e non voleva più fermarsi. Correva senza il disturbo delle maniche lunghe. Correva libera.

Una curva, un altro passo verso la via di casa, sempre così vicina eppure sempre così lontano da una possibile felicità. Si muoveva con forza, concentrando tutte le sue energie in quei movimenti costanti, ignorando il male alle gambe e al torace per lo sforzo, continuando imperterrita nonostante la stanchezza che mano a mano si accumulava nei suoi muscoli. Un'altra curva, il panico. Un minuscolo puntino si stava facendo strada verso di lei. Qualcuno che conosceva? Forse una di quelle che la prendevano di mira? Uno sconosciuto? Una persona pericolosa? Ansia. Ansia, paura di qualcosa di non definito, qualcosa che non riesce ad etichettare che non può prevedere, qualcosa di lontano ma che se non prevenuto in partenza può portare a una possibile distruzione. Quindi provava ansia per essere stata per troppo tempo vittima dell'imprevedibile.Il puntino ormai cresceva e la sua mente tentava di associare a quelle forme così delicate una persona. Era certa di averla già vista da qualche parte e più si avvicinavano più ne aveva la certezza. Capelli castano scuro, lentiggini, pelle ambrata e due profonde pozze nere per occhi. Gambe magre, forse un po' troppo per sostenerla o per sopportare lo sforzo, la trascinavano verso Gwen che oramai aveva capito di chi si trattava il suo piccolo puntino colorato.

Erano amiche di famiglia, non si erano mai frequentate particolarmente, troppo diverse per essere amiche, troppo lontane per essere nemiche. A Courtney piaceva farsi bella, curarsi, studiare, cercare di raggiungere una qualche forma di perfezione che Gwen non aveva mai nemmeno preso in considerazione. A Gwen piaceva ascoltare la musica e Courtney l'aveva sempre ritenuta una grande perdita di tempo, come passare il suo tempo con lei. Gwen aveva provato a legare con lei, ma questa era sempre stata troppo ostile anche solo per darle una chance. Ma questa volta c'era qualcosa di diverso nell'aria. Lei non era truccata, nemmeno curata anzi, sembrava smagrita, affaticata dal troppo studio e così lontana dall'idea di vita da risultare un cadavere ambulante. Eppure nonostante questo continuava a conservare quella sua aria così orgogliosa da fare venire alla gotica un forte ribrezzo nei suoi confronti.

Che cosa non aveva lei per meritarsi quell'espressione?

Che cosa doveva sempre mancarle?

Che cosa la allontanava così spesso dagli altri?

Che cos'aveva di sbagliato?

 

 

 

 
  
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