Anime & Manga > My HiME - My Otome
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Autore: emyliane    23/09/2015    3 recensioni
Non potevano domandarsi che una cosa soltanto... chi era lei? E lei non si domandava che una cosa... sarebbe riuscita a salvarle?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Natsuki Kuga, Shizuru Fujino
Note: Traduzione | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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NDA: Perdonate i probabili errori. Per una volta che internet funziona (finalmente!) ne approfitto per aggiornare.

Ancora grazie a tutti coloro che hanno lasciato una recensione, e buona lettura :)


Capitolo 22

Shizuru era seduta a bordo letto. Per metà rivolta verso Natsuki, che era ancora addormentata in mezzo alle lenzuola. Quest'ultima portava ancora su di sé i segni degli ultimi giorni angoscianti che aveva dovuto passare, ma in quel momento sembrava la personificazione stessa della tranquillità. Il suo viso era disteso, le labbra increspate in un dolce sorriso. Quella notte gli incubi non l'avevano perseguitata.

Shizuru allungò una mano, e con mille precauzioni scostò una ciocca di capelli dal suo viso. Natsuki seguì inconsciamente il suo movimento, e la ragazza approfittò pienamente del loro contatto.

Quella notte con Natsuki era stata magica. Era stata tutto ciò che aveva sempre voluto e desiderato. Faticava ancora a credere che fosse successa davvero. La ragazza continuava ad essere preda dei dubbi. Così, mentre Natsuki dormiva tra le braccia di Morfeo, vicino a lei, i loro corpi intrecciati al punto che sarebbe stato difficile dire a chi appartenessero quel braccio o quella gamba, Shizuru non era riuscita a trovare pace.

E se Natsuki avesse confuso il sollievo di saperla in vita con l'amore? Se, aprendo gli occhi, si fosse pentita di colpo di ciò che era successo tra loro due? Era sembrata così sfinita il giorno prima, preda dei sentimenti contrastanti che aveva dovuto affrontare... Non era forse stato un errore, avere permesso che le cose si spingessero fino a quel punto? Non avrebbero dovuto forse aspettare un po'? Forse si trattava di un luogo comune, ma in quei rari momenti di speranza Shizuru si era sempre immaginata che sarebbe stata lei ad iniziare qualsiasi contatto fisico con Natsuki. Ma soprattutto, che il loro rapporto avrebbe attraversato dei lunghi periodi di adattamento, con piccoli contatti non troppo intimi e, nonostante l'avesse sempre desiderato, non aveva mai davvero creduto di poter avere un... rapporto fisico con Natsuki.

Shizuru si portò una mano alla bocca per cercare di soffocare la risata nervosa che improvvisamente la scosse. Chi avrebbe mai pensato che il giorno in cui si sarebbero concesse l'una all'altra la sola ad essere timorosa sarebbe stata lei? Natsuki aveva esitato più di una volta ma era stato per via della sua inesperienza, non per paura.

Natsuki non ha avuto paura di amarmi. Shizuru sorrise. Si sentì così stupida a pensare che Natsuki avesse potuto confondere i suoi sentimenti.

Ma la cosa non impedisce a me di avere paura.

Shizuru era stata pronta a passare il resto dell'eternità anche solo a cercare di avere la possibilità di rimanere lì a contemplare l'altra ragazza. Ma nonostante tutte le sue colpe, Natsuki le aveva offerto ben più che la sua semplice vicinanza. Le aveva dato tutto.

Osservò la schiena dell'altra ragazza, che le lenzuola lasciavano scoperta, arrivandole solo fino alla vita. Una distesa pallida di cui Shizuru adesso conosceva la morbidezza e il gusto. Incapace di resistere, percorse con la punta delle dita la colonna vertebrale della giovane, sorridendo al brivido e al dolce gemito che quel semplice gesto provocò. Si chinò finalmente verso di lei, lasciò un bacio, poi due, poi tre... risalendo tutta la schiena per posare finalmente l'ultimo sulla guancia della sua bella addormentata.

Natsuki mormorò il suo nome nel sonno e Shizuru la guardò con una meraviglia senza nome. Quella reazione inconscia calmò una buona parte delle sue ansie, e la ragazza si decise quindi a fare qualcosa di costruttivo. Si alzò lentamente dal letto, percorse con lo sguardo la stanza bagnata dalla luce del mattino, finché non vide una delle larghe t-shirt che Natsuki usava normalmente per dormire. Al di là dello stereotipo, Shizuru adorava l'idea di indossare qualcosa della sua ragazza. Perché adesso Natsuki era la sua ragazza, no?

Più a suo agio nel muoversi per l'appartamento di Natsuki con un vestito sulla schiena, si diresse infine in cucina. Non c'era granché da mangiare, ma Shizuru trovò gli ingredienti per preparare una piccola colazione per due. Preparò dei toast, uova strapazzate e del caffé, pensando che l'altra ragazza l'avrebbe preferito al thé. Tornò infine nella camera da letto, con un vassoio in mano, chiedendosi malgrado tutto quale sarebbe stata la reazione di Natsuki davanti ad una colazione a letto.

Entrò silenziosamente nella stanza dove la ragazza ancora dormiva, appoggiò il vassoio sulla pila di giornali che occupava l'unico comodino di Natsuki prima di scivolare al suo fianco, stringendola subito tra le braccia. Questa volta la ragazza sembrò svegliarsi. Le palpebre sbatterono, cercando di capire dove e con chi fosse anche se il suo corpo sembrò riconoscere istintivamente quello di Shizuru e rilassarsi nel suo abbraccio.

Poi finalmente i ricordi dovettero affiorare e la ragazza prendere pienamente coscienza della situazione perché il suo corpo si irrigidì bruscamente e un rossore familiare spuntò sulla parte del viso che Shizuru poteva vedere. Quest'ultima cadde nuovamente preda della paura, aspettando con ansia di vedere cosa avrebbe fatto Natsuki.

"Shizuru?"

La voce era un mormorio dolce, ma il tono era quello di una domanda. Come se Natsuki dubitasse dell'identità della persona che la stava abbracciando di così buon mattino.

"Hm hm," annuì l'altra, con le labbra serrate e un nodo in gola, mentre inspirava profondamente l'odore di Natsuki.

Ci fu ancora un istante di silenzio, poi Shizuru sentì le mani dell'altra ragazza stringerle la maglietta e una confessione sussurrata.

"Credevo fosse stato un sogno. Temevo di svegliarmi e scoprire che la scorsa notte con te non era stata altro che un sogno."

Shizuru sentì quella voce dolce e quasi infantile, pronta a sciogliersi in lacrime. Era la voce di Natsuki, ma le sembrava allo stesso tempo così estranea. Anche Natsuki ha avuto paura. La ragazza sentì il suo cuore sussultare e la morsa che le stringeva il petto scomparire. La strinse ancora più forte, e affondò il viso nel suo collo.

"Nessun sogno può uguagliare la scorsa notte Natsuki," sussurrò. "Semplicemente perché è la realtà."

"Avevo così tanta paura di averti persa. Ti amo così tanto Shizuru, non avrei mai..."

Natsuki s'interruppe improvvisamente quando Shizuru la allontanò da sé.

"Ho... Ho detto qualcosa di male?" Balbettò.

Shizuru la teneva a distanza, fissandola dritta negli occhi. Le sue labbra tremavano, e sembrava sul punto di scoppiare a piangere.

"Se ho detto qualcosa di male ti chiedo scusa," si affrettò a dire Natsuki, "io..."

"No," la interruppe l'altra. "Non hai detto nulla di male, Natsuki."

Un primo singhiozzo e una risata. Natsuki non capiva.

"Sono io che ho l'impressione di stare sognando. Non ho mai pensato... non ho mai creduto di poterti sentirti dire queste parole."

"Queste parole?" Ripeté Natsuki confusa.

"Anch'io ti amo, Natsuki. Più di quanto tu possa immaginare."

E quando Shizuru la baciò, Natsuki capì di avere parlato con il cuore. E che nessuna frase le era mai sembrata più vera che dirle 'ti amo'.


Il momento venne tuttavia interrotto ben presto. Lo stomaco di Natsuki emise un rumore abbastanza mostruoso per esprimere un bisogno elementare: quello di nutrirsi. La ragazza assunse un'espressione imbarazzata e colpevole.

"Scusami. Ma... è caffé quello che sento?"

"Non è niente," rispose Shizuru divertita. "E' un bene che tu abbia fame, ho preparato la colazione."

Come prova, la ragazza si spostò per farle vedere il vassoio alle sue spalle.

"Oh non c'era bisogno che ti disturbassi tanto, avrei potuto..."

"Ara, ma è un piacere cucinare per la mia Natsuki. E poi non è granché, davvero."

Natsuki sorrise e allungò una mano per servirsi quando notò finalmente cosa stava indossando Shizuru.

"E' una delle mie magliette?"

Shizuru le rivolse un sorriso così luminoso che Natsuki le rispose istintivamente. Tra l'altro l'indumento le stava bene. Soprattutto visto che le arrivava appena a metà coscia e lasciava scoperte le sue lunghe gambe morbide... Un attimo! La ragazza finalmente si rese conto che se Shizuru stava indossando una delle sue magliette era per via del fatto che i suoi vestiti erano sparpagliati per tutto l'appartamento... così come i propri. Con un'esclamazione di terrore, Natsuki vide che era nuda. Si portò subito le lenzuola al petto, tra le risate di Shizuru.

"Smettila! Non è divertente! Avresti potuto dirmelo!"

"Ara, e privarmi dello spettacolo? Certo che no," rispose l'altra.

"Dammi una maglietta."

Shizuru fece finta di cercarne una con lo sguardo.

"Mi dispiace ma non ne vedo. Vuoi che ti restituisca la tua?" Domandò con aria innocente, afferrando l'orlo dell'indumento.

"No!" Rispose subito Natsuki - sentendo tornare di colpo la timidezza che l'aveva abbandonata la sera prima. "Io... Dammi qualcos'altro, per favore."

Shizuru avrebbe potuto continuare a stuzzicarla, ma non lo fece. Poteva capire la timidezza di Natsuki. D'un tratto avevano introdotto nel loro rapporto così tante nuove variabili che ci sarebbe voluto del tempo prima di sentirsi completamente a proprio agio. Shizuru si chinò velocemente verso Natsuki per rubarle un bacio prima di andare alla ricerca di un indumento per coprirla. Notando una parte dei propri vestiti, la ragazza afferrò intenzionalmente la sua camicia e la porse a Natsuki. Quest'ultima probabilmente lo notò, ma non fece commenti e l'accettò.

"Potresti... voltarti per favore?"

Shizuru aprì la bocca per ricordarle che non c'era ormai nulla che non avesse già visto ma si trattenne. Fu quindi sopresa quando dopo un istante sentì le braccia di Natsuki stringerla.

"Mangiamo!" Esclamò. "Muoio di fame!"


Natsuki faceva una doccia. Shizuru ne approfittò per mettere in ordine i vestiti che avevano sconsideratamente gettato da tutte le parti. Contava di fare il bucato sia per Natsuki che per lei stessa. Afferrando il suo paio di jeans per vuotarne le tasche, tirò fuori il cellulare che aveva preso da Viola. C'erano un buon numero di messaggi e di chiamate perse. La realtà tornò a farsi sentire. Troppo presto e troppo in fretta.

Shizuru lanciò una rapida occhiata verso il bagno. L'acqua continuava a scorrere, e sperò che Natsuki non uscisse tanto presto. Si sedette sul bordo del letto e aprì il primo messaggio.

Yamada le chiedeva se voleva che facesse qualcosa in particolare.

Shizuru dubitava che sarebbe servito a qualcosa chiedergli semplicemente di ritrovare Mai e Shiho. Doveva averlo capito lui stesso. Aprì il messaggio seguente e si sentì nuovamente presa dal terrore. Qualche ora prima, quella stessa mattina, Yukino era scomparsa. Poi Fumi. Il resto dei messaggi spiegavano più in dettaglio la situazione.

Yamada non aveva abbastanza persone per sorvegliare realmente le HiME 24 ore su 24. Era un'operazione costosa, che necessitava di gente competente. Di solito Yamada cercava e vendeva solo informazioni. Lavorava da solo e possedeva dei contatti, dei contatti numerosi ma non dei collaboratori. Sorvegliare continuamente e allo stesso tempo diverse persone non era il suo campo d'azione. Aveva dovuto ingaggiare qualche persona che sapeva discreta e pronta a guadagnare un po' di soldi facili. Inoltre sembrava ci fosse un uomo assegnato a sorvegliare la proprietà dei Kikugawa nel momento del rapimento, ma era stato messo fuori gioco. Era stato individuato e semplicemente ammazzato. Sembrava che al Terzo Distretto non importasse di lasciare tracce dietro di sé. Non sembrava nemmeno temere che venisse aperta un'inchiesta.

Yamada aveva spiegato di essersi mosso personalmente per trovare degli indizi. Ma a casa di Fumi Himeno come pure di Yukino Kikugawa non aveva trovato tracce di lotta, niente che indicasse che fossero state veramente rapite. Erano semplicemente scomparse.

Shizuru cercò di razionalizzare. Dopo tutto lo diceva anche Yamada, non poteva tenere costantemente d'occhio tutte quante. Forse Yukino e Fumi erano semplicemente uscite...

...

Ma chi voleva prendere in giro?! Di sicuro Yamada aveva cercato di rintracciarle attraverso il cellulare o con altri mezzi...

Scomparse... Rapite... Contando Nao e lei stessa, il Terzo Distretto doveva essersi 'impadronito' o sbarazzato di sei HiME. Solo la metà di loro era ancora in libertà. Viola aveva involontariamente accelerato le cose spingendoli all'azione. E questa volta non stavano cercando di essere discreti. Stavano prendendo di mira qualsiasi HiME, in qualsiasi momento.

Shizuru fissò il telefono con sguardo vacuo.

Le sarebbe piaciuto convincersi di essere una brava persona, ma in tutta onestà le HiME non erano sue amiche. La maggior parte non si curava di lei, e alcune perfino la detestavano. Voleva davvero correre dei rischi per quelle ragazze? Viola - la persona che era destinata a diventare - sembrava pensarla così. Ma perché non sparire, semplicemente? Natsuki era lì con lei. Non era tra le HiME che erano state rapite. Perché rischiare di vedersela strappare via rimanendo a combattere contro un'organizzazione che nemmeno Viola era riuscita ad individuare? Perché non partire insieme a Natsuki lontano da Fuuka, da un passato che aveva rischiato di distruggerle e da un futuro che prometteva un destino simile?

Shizuru non doveva nulla a nessuno. Solo Natsuki contava.

Ma non era forse ingenuo sperare di scomparire? Con quali soldi? Data per morta, Shizuru non aveva più nulla. E per cambiare l'identità di Natsuki? La cosa era probabilmente fattibile con l'aiuto di Yamada, ma potevano davvero sperare di sfuggire al Terzo Distretto così facilmente?

Ma non era quello il problema principale che avrebbe potuto impedire la loro fuga, Shizuru lo sapeva.

Natsuki.

Natsuki non era come lei. Era una ragazza fondamentalmente buona e leale. Le HiME erano diventate sue amiche, mai avrebbe voltato loro le spalle. Avrebbe rischiato la sua vita per loro. A Shizuru non piaceva, ma l'amava ancora di più proprio per questo motivo.

La fuga non era quindi un'opzione. Natsuki non l'avrebbe mai permesso. E Shizuru preferiva di gran lunga mettersi tra lei e il Terzo Distretto in quel caso. Proteggendola a costo della vita.

Avrebbe dovuto trovarli e distruggerli prima che Natsuki diventasse l'ennesima HiME rapita.

L'ultima domanda da porsi era quindi chiedersi se doveva o no parlarle dei rapimenti.


Quando Natsuki uscì finalmente dalla doccia, un sorriso spuntò automaticamente sulle sue labbra alla vista di Shizuru che indossava un paio di jeans e una delle sue maglie, ma altrettanto rapidamente il sorriso lasciò il posto ad un cipiglio. Shizuru sembrava preoccupata.

"Qualcosa non va?"

La ragazza alzò subito lo sguardo dal telefono. Persa nei suoi pensieri, non aveva sentito il rubinetto della doccia chiudersi.

"In effetti... Sì."

"Sì?"

"Devo lasciare Natsuki oggi," rispose alzandosi in piedi.

"No!" Esclamò quest'ultima, quasi in preda al panico.

Shizuru la afferrò e la strinse in un abbraccio che stava ben presto diventando un'abitudine.

"Devo farlo, Natsuki. Devo trovare il Terzo Distretto."

"Ti aiuterò! Non devi farlo da sola. Ho dei contatti. Posso chiamare il mio informatore. Yamada è..."

"Viola ha coinvolto Yamada da tempo in questa storia," le rispose l'altra.

"Shizuru," borbottò Natsuki allontanandosi dalla sua amica per fissarla negli occhi. "Tu non sei una Otome. Sei una ex-HiME come me. Ed io sono probabilmente in grado di battermi e difendermi meglio di te."

"E' vero," Shizuru annuì riluttante, "ma la prudenza mi obbliga a lasciarti qui. Altrimenti credi che ti permetterei mai di restare qui, lontano dai miei occhi quando potresti essere rapita..."

Shizuru doveva decidere adesso se dirle o no la verità.

"... Come Nao."

Alla fine preferì non farlo. Era già difficile convincerla a restare lì, parlare delle altre quattro persone rapite non l'avrebbe di certo aiutata.

"Esatto! Perché non restare insieme, ci aiuteremo e proteggeremo a vicenda. Non voglio che tu corra dei rischi!"

Shizuru afferrò il viso di Natsuki con dolcezza, come se temesse di vederla rompersi se avesse usato più forza.

"Pensano che io sia morta, Natsuki. Non si da' la caccia ad un morto. Sono più al sicuro di tutte voi. E pensi davvero che correrei dei rischi inutili adesso, quando vedo il mio sogno diventare realtà?"

Con il pollice accarezzò la guancia di Natsuki fino ad arrivare alle sue labbra.

"E' probabile che il Terzo Distretto ti stia sorvegliando. Se rimani con me, perderei tutto l'effetto sorpresa che il fingermi morta mi ha garantito."

"Ti metterei in pericolo," capì Natsuki cupamente.

Shizuru non rispose e preferì baciarla.

"Resta qui. So che sei in grado di difenderti, ma non far entrare nessuno okay? Cercherò di chiamarti ma le linee devono essere controllate, perciò evita di pronunciare il mio nome in quel caso."

Natsuki strinse i denti, lottando contro l'impulso di partecipare attivamente alle indagini sul Terzo Distretto.

"Dobbiamo avvisare le altre HiME."

Shizuru s'irrigidì per un istante, ma così rapidamente che Natsuki non ebbe il tempo di accorgersene.

"No, probabilmente causeremmo il panico."

"Hanno il diritto di sapere che sono in pericolo, che..."

"Yamada le fa sorvegliare," la interruppe Shizuru. "Non succederà loro nulla."

La spudorata bugia le bruciò la gola. Detestava mentire a Natsuki, ma dopo avere passato anni a nasconderle i suoi sentimenti era diventata come una seconda natura per lei.

"D'accordo," rispose l'altra ragazza. "Sta' attenta."


Shizuru sospirò per l'ennesima volta di fronte alla mancanza di indizi.

Aveva passato la mattina a visitare i luoghi dei rapimenti insieme a Yamada. Per precauzione aveva indossato un berretto che le nascondeva i capelli e un paio di occhiali da vista finti, un travestimento sufficiente a celare la sua vera identità all'esterno.

"Ah eccoti," aveva esclamato Yamada senza usare il suo nome.

Non aveva commentato la sua tenuta ma aveva annuito, segno che il travestimento non l'avrebbe fatta riconoscere. Ancora di più adesso, visto che il volto di Shizuru aveva fatto il giro di tutti i giornali.

Insieme avevano deciso di fare il giro dei quartieri dove vivevano le HiME rapite e, quando era stato possibile, si erano introdotti nei loro appartamenti. Ma non c'erano tracce.

"Nessun segno di lotta come puoi vedere," aveva detto Yamada con un largo gesto delle braccia.

"E' strano," aveva replicato lei, osservando dalla finestra dell'appartamento di Fumi. "Il loro rapimento non è avvenuto in piena notte, giusto?"

"Esatto," aveva confermato Yamada.

"Eppure Fumi vive qui, in pieno centro città mentre gli alloggi di Fuuka vengono completamente rinnovati. Il suo immobile si trova all'incrocio di due arterie stradali, e non ci sono porte di servizio."

"No, solo quella d'ingresso."

"Qualcuno se ne sarebbe accorto se avessero fatto uscire con la forza una donna dall'edificio, o se avessero trasportato una persona priva di conoscenza."

"Qui sì. Non è la stessa cosa per Shiho. La sua casa è abbastanza isolata perché riuscissero a rapirla, anche se avesse gridato a pieni polmoni."

"E Yukino vive in un quartiere residenziale abbastanza tranquillo. Non ci sono così tante persone, ma qualsiasi comportamento sospetto sarebbe stato notato dai vicini."

"Esatto."

"E per quanto riguarda Mai?"

"E' uscita da casa sua. Ma non è più tornata. Probabilmente è stata rapita durante il tragitto ma anche qui, nessun indizio o testimonianza."

"Potrebbe essere andata da qualcuno? Mikoto è con Reito. Tate dev'essere a casa sua. Ma credo che dopo le feste di Natale Takumi sia ripartito per gli Stati Uniti per un controllo medico."

"E' così. Ho verificato, nessuno di loro l'ha vista. Mikoto ha anche cercato di chiamarla al suo telefono fisso, ma non ha ottenuto nessuna risposta."

"Hai cercato di rintracciare il suo cellulare?"

"Sì. Ma niente."

"Niente?"

"Dovevano averli con loro durante il rapimento e devono averli messi fuori uso."

Shizuru si era avvicinata alla porta d'ingresso e aveva osservato la serratura.

"Non è stata forzata."

"Nessuna di loro," le aveva garantito l'uomo. "E tutte erano chiuse a chiave."

"Forse sono dei professionisti e quindi non lasciano tracce, ma una ex-HiME è più forte di qualsiasi persona normale," aveva riflettuto. "Avrebbero potuto essere sopraffatte, ma non senza lottare. I vicini avrebbero sentito o visto qualcosa, soprattutto negli orari in cui sono state rapite. Se volevano essere discreti avrebbero atteso la notte e che andassero a letto, sarebbe stato più semplice."

"Pensi che non importasse loro nulla di essere discreti?" Le aveva chiesto Yamada.

"Viene da pensarlo. Hanno ucciso il tuo osservatore e non si sono nemmeno preoccupati di nascondere il corpo..."

"No, ho dovuto farlo io," aveva commentato lui, scuro in volto. "E anche per quanto riguarda le HiME, le hanno catturate a qualsiasi ora e in qualsiasi luogo. Non è un comportamento molto professionale. E' come se agissero senza un vero piano, approfittando della prima occasione."

Avevano lasciato che un breve silenzio calasse su di loro, quando a Shizuru era venuta in mente di colpo una possibilità che Viola non aveva mai preso in considerazione.

"E se le HiME conoscessero il loro rapitore?" Questo avrebbe spiegato la mancanza di segni di lotta o di testimoni, di solito si segue qualcuno che si conosce senza fare storie. Ci si può addirittura fermare a chiudere tranquillamente a chiave la porta prima di salire sulla loro auto. Niente grida, niente scontri, nessuna persona priva di conoscenza.

"Delle vittime consenzienti? E' possibile, sì. Pensi a qualcuno in particolare?"

Per un attimo Shizuru aveva immaginato Reito commettere quei crimini. Ma anche se il ragazzo durante il Carnival aveva assunto il ruolo del cattivo, non era stato per sua scelta. Era poco probabile che fosse lui il colpevole. Nagi allora? Ma sia lui che Mashiro erano scomparsi chissà dove. Tra l'altro nessuna HiME si sarebbe mai fidata di lui abbastanza da seguirlo senza prima almeno avvertire le altre.

"No, non mi viene in mente nessuno."

"Compilerò una lista di potenziali indiziati."

"Va bene."

Non avendo più nulla da fare lì, erano usciti e Yamada si era assicurato di chiudere la porta di Fumi alle loro spalle. Avevano scassinato facilmente la serratura. La dimora della donna era temporanea, per cui non aveva badato a rafforzare la propria sicurezza. Ma con un padre detective, esperto sia in furti che in omicidi casalinghi, Yukino viveva in una casa circondata da catenacci e da allarmi. Compiere un'effrazione senza farsi prendere a casa di Fumi era facile, Shizuru e Yamada l'avevano dimostrato. Farlo a casa di Yukino era tutta un'altra cosa. Era questo uno dei motivi per cui Shizuru improvvisamente aveva pensato che potessero conoscere il loro rapitore.

Ai piedi dell'edificio, Yamada e Shizuru - Viola, secondo ciò che credeva l'informatore - si erano voltati faccia a faccia, salutandosi con un cenno del capo.

"Ah, a proposito," disse improvvisamente l'uomo porgendole un documento. "Mi sono detto che forse avresti voluto darci un'occhiata."

Shizuru non si era preoccupata di vedere cosa potesse essere e aveva messo il dossier nella propria borsa. Poi dopo un cortese inchino, aveva preso un'altra strada.


Si era fermata in un piccolo supermercato per comprare al volo qualcosa da mangiare. Il pensiero fugace di fare una corsa e tornare da Natsuki le era venuto in mente, ma alla fine Shizuru aveva proseguito il suo cammino verso un nuovo obiettivo: Miyu.

L'androide era molto più potente di qualsiasi computer mai creato dall'uomo. La ragazza ricordava di averle rivolto la parola forse una volta, ma per quel che ne sapeva Miyu aveva come unico obiettivo proteggere Alyssa Searrs. Shizuru aveva quindi sperato che accettasse di aiutarla se avesse saputo che Alyssa era in pericolo. Anche se, in tutta onestà, la ragazza dubitava che il Terzo Distretto avrebbe corso il rischio di avvicinarsi alla bambina sapendo della presenza dell'androide. Miyu era ancora al massimo delle sue capacità e poteva distruggerli facilmente, esattamente come Shizuru aveva distrutto il Primo Distretto con l'aiuto di Kiyohime.

Dopo la fine del Carnival, la ragazza aveva tenuto d'occhio alcuni dei suoi protagonisti per diffidenza e paranoia. Miyu e Alyssa erano su quella lista, e per raggiungerle le servì appena un'oretta scarsa con i mezzi pubblici.

Al suo arrivo aveva dedotto che Miyu doveva sicuramente essere dotata di un sistema di riconoscimento facciale, e che un berretto e un paio di occhiali non le sarebbero serviti a molto per celare la sua identità.

"Fujino Shizuru."

Non una domanda, e nemmeno un saluto, aveva pensato la ragazza. Una semplice indicazione che era stata riconosciuta e che l'androide l'avrebbe ascoltata.

"E' stata diramata la notizia della sua morte."

Di nuovo una constatazione. I suoi programmi avevano dovuto cercare di risolvere quel dilemma degno del gatto di Schrödinger. Forse la soluzione era stata trovata, oppure la cosa non aveva semplicemente importanza agli occhi dell'androide perché Shizuru fu invitata ad entrare senza fare domande.

Alyssa Searrs era tranquillamente seduta ad un tavolo e stava colorando qualcosa. Aveva solo gettato un'occhiata rapida e indifferente a Shizuru prima di tornare al suo lavoro.

L'incontro era quindi stato un faccia a faccia con un androide molto poco loquace. Ma alla fine era andata meglio di quanto Shizuru si fosse aspettata. Miyu aveva risposto a tutte le sue domande ed aveva perfino violato chissà quali server per ottenere i dati relativi al consumo energetico - elettrico in particolare - dell'intera isola di Fuuka. Un'idea per niente stupida, considerando che il laboratorio segreto del Terzo Distretto aveva bisogno di molta più energia di un normale immobile domestico. Tuttavia non avevano trovato nessuna pista. I più grossi consumi energetici provenivano da edifici pubblici: i pompieri, il commissariato, e l'ospedale era ovviamente in testa alla lista. Nessun'altra struttura presentava delle anomalie tra il proprio consumo energetico e la loro attività. Se il Terzo Distretto esisteva davvero, dovevano essersi trovati una copertura legale che mascherava perfettamente la loro esistenza.

Raccontando una parte della storia a Miyu, l'androide aveva proposto di fare ricerche nella compravendita legale e illegale dei prodotti necessari alla costruzione delle nanomacchine. Se erano arrivati a rapire delle HiME, voleva dire che il Terzo Distretto era riuscito a procurarsi tutti i prodotti e i materiali necessari. Per farlo però, Miyu doveva sapere che cosa fosse necessario per creare le nanomacchine. Shizuru si era ricordata che Viola aveva iniziato ad attaccare il Distretto proprio prendendo di mira la catena di distribuzione di un prodotto particolare. Ci aveva messo un po' a ricordarsi il nome di suddetto prodotto, in fondo Viola le aveva raccontato quella storia solo una volta, ma alla fine ci era riuscita.

Miyu aveva verificato tutto ciò che riguardava quel materiale con una precisione che nessun uomo dietro ad un computer altrettanto performante avrebbe mai potuto fare. Per un attimo Shizuru aveva iniziato a sperare, ma anche qui erano giunte ad un vicolo cieco.

Un ordine del prodotto era stato in effetti inviato diverse settimane prima ma il rafforzamento dei controlli della polizia - che Viola aveva innescato generando il caos all'interno delle bande mafiose - era servito, perché le autorità si erano impadronite della consegna.

Probabilmente altri ordini erano passati attraverso le maglie dei controlli, ma Miyu non era riuscita a scoprirli. Come pure Yamada, che non aveva mai trovato altri fornitori a parte il Boss Ishigami.

A corto di idee, Shizuru aveva salutato Miyu con la promessa che l'androide avrebbe continuato a cercare qualsiasi informazione utile. Soprattutto se la vita di Alyssa era in pericolo.

Anche se le intenzioni e gli sforzi erano stati apprezzati, la mancanza di indizi aveva continuato a minare il morale della ragazza.

Eccola lì quindi a sospirare per l'ennesima volta mentre infilava qualche moneta in un distributore, alla caccia di un thé caldo.

Lo sorseggiò con calma leggendo il dossier che Yamada le aveva lasciato. Una semplice analisi comparativa del DNA. La conferma che il corpo consegnato all'obitorio la settimana prima era quello di Shizuru Fujino. Ancora in vita, quest'ultima non riusciva ad accettare l'idea che ad essere stata sepolta fosse stata il suo io futuro.

Seguì con un dito le linee annerite di dati incomprensibili, prima di interessarsi ad una nota manoscritta. L'esperto aveva segnalato la presenza di ciò che sembravano essere strane macchine di taglia microscopica. Le nanomacchine. L'unico modo per distinguere veramente Viola da lei stessa. Shizuru chiuse il documento, e si diresse verso una cabina telefonica ancora in funzione. Non aveva avuto il tempo di chiamare Natsuki durante la giornata, soprattutto perché non voleva usare il cellulare di Viola e trovare una cabina telefonica in funzione al giorno d'oggi era un'impresa.

Digitò il numero di telefono fisso e attese. Il telefono suonò a vuoto, e alla fine entrò in funzione la segreteria telefonica. Shizuru si sentì prendere nuovamente dall'angoscia. Poi cercò di razionalizzare. Natsuki poteva essere sotto la doccia, o essere impegnata in una dozzina di altre piccole attività che le impedivano di rispondere. Aveva ancora delle monete, poteva provare a richiamarla. E così fece, ancora e ancora, alternando il numero di telefono fisso di Natsuki a quello del cellulare fino a finire tutte le monete che aveva. Ma nessuno rispose, né all'uno né all'altro.

Le sarebbe servita circa un'oretta per tornare a casa della ragazza usando i mezzi pubblici. E Shizuru già rimpiangeva di averla lasciata sola così a lungo senza attardarsi ulteriormente per ritrovarla. Malgrado i sempre più ridotti contanti, fermò un taxi e gli diede l'indirizzo, ansiosa di tornare da Natsuki e di ritrovarla immersa in uno dei suoi videogiochi oppure profondamente addormentata. L'alternativa a quella mancanza di risposte? Preferì non pensarci.


Al suo arrivo mezz'ora dopo non guardò nemmeno quanti soldi lasciò al tassista. Salì le scale quattro gradini alla volta senza attendere l'ascensore e raggiunse il piano di Natsuki. Aprì la porta con la chiave che la ragazza le aveva dato quella stessa mattina ed entrò nell'appartamento.

Le si strinse la gola. L'appartamento era immerso nell'oscurità e il silenzio era opprimente. Nessuna televisione accesa, né videogiochi. Shizuru chiamò Natsuki a gran voce e passò in rassegna tutte le stanze alla sua ricerca, senza preoccuparsi in quel momento di eventuali uomini del Terzo Distretto che, sorvegliando l'appartamento, potessero notarla.

Nessuno rispose.

Come nel caso di Fumi, Shiho, Mai, Yukino e Nao non c'erano tracce di lotta. E Natsuki non sarebbe mai uscita. Shizuru sapeva che l'avrebbe aspettata.

Natsuki aveva aperto la porta al Terzo Distretto e li aveva seguiti di sua spontanea volontà.

La ragazza si lasciò cadere sul divano con la sensazione che il mondo le fosse appena crollato addosso. La follia del Carnival si stava affacciando ai margini del suo spirito, in attesa di prendere il sopravvento sulla ragione.

Non era riuscita a proteggere Natsuki. Aveva fallito nel passato e avrebbe fallito nel futuro. Era scritto.

Shizuru scoppiò in lacrime, non sapendo dove andare, dove cercare. Non c'era più nulla che avesse importanza.


Poi infine...

Il cigolìo di una porta.

Quella d'ingresso che aveva lasciato spalancata. Il rumore di passi di due individui che cercavano di essere silenziosi. Non era Natsuki. Nessuno dei due lo era, Shizuru l'avrebbe riconosciuta anche solo dalla camminata.

La follia si agitò in lei, gridando vendetta ed esigendo la morte. Quanto alla ragione, sembrava avere esaurito gli argomenti e le idee.

  
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