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Autore: mgrandier    23/09/2015    23 recensioni
Il mio personale pensiero dedicato ad Alain, nella settimana del contest Alain/Fersen.
Un racconto semplice, pensieri sciolti in un tempo non meglio definito, che strizza l'occhio ad un altro mio lungo racconto, senza costituire necessariamente una parte di esso...
"Per un poco si perse nella vista di quell'edificio dalla lunga storia, con un passato nobile e un presente fiero, mentre la brezza fresca, densa del profumo dell’oceano, gli scompigliava i capelli, liberando la fronte dalle ciocche nere e da quei radi e preziosi fili d’argento, sibilando leggera sulle tempie."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Notti'
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Occhi d’autunno
 
Quando l’estate allenta la sua presa, rendendo meno salda la stretta afosa, tutto avviene quasi senza che ci si possa rendere conto di ciò che sta accadendo; per giornate intere si anela il ristoro della pioggia, del vento o di nubi leggere che silenziose e lievi, sappiano insinuarsi a celare il sole, donando un sospiro di ombra e di pace. E poi un giorno, come tutto d’un tratto, il tramonto giunge inatteso sulle giornate tiepide e l’estate rovente appare come un ricordo lontano … Così arriva, invocata come salvezza, la stagione che raccoglie nei suoi colori vivaci il riflesso del fuoco e del sole, con il tempo dell’ultima carezza a quei frutti sodi, promessa di raccolto d’inverno.
Con un gesto pieno di vigore, puntò la pala a terra[i], senza nemmeno ricordare il motivo per cui se l’era portata appresso: abitudine, istinto … consuetudine a reggere fra le mani un oggetto che gli rammenti in ogni istante la sua missione e scelta di vita. Raddrizzò la schiena e l’inarcò quanto più poté fare, mentre lo sguardo abbracciava generoso la distesa ordinata della piantagione, ammirandone i fusti allineati, i rami ancora ricchi di foglie e, soprattutto, di frutti ormai ben visibili e colorati. Aprì le labbra in un sorriso, stimando soddisfatto il futuro raccolto.
Dalla sua posizione, in cima al pendio,  la china appariva come una distesa morbida che digradava nel disegno regolare della disposizione dei meli, fino a congiungersi con la distesa scura del terreno pronto per il riposo invernale. A quella vista, fu istintivo pensare alla lenta ciclicità della vita in quella tenuta, scandita dai tempi della terra, delle coltivazioni e dei raccolti, come dalla cura dei cavalli, ma anche alla sua vivacità, nel continuo avvicendarsi di presenze nuove e già note, in un ininterrotto e vivace scambio di esperienze che andava oltre la gestione economica e pratica delle attività … La magione che era stata del Generale Jarjayes era divenuta in pochi anni luogo di incontro, di conoscenza, di scambio gioviale, regalando al nome del nuovo proprietario un’aura di fiducia, stima e predilezione che tutta la campagna, e i suoi abitanti, avevano alimentato e accresciuto nel tempo.
Era fiero di spendere tempo, impegno e fatica in quella tenuta, perché aveva la consapevolezza di collaborare ad una realtà che andava ben oltre la gestione di un palazzo e delle sue terre. Anni addietro, aveva scelto di stare accanto al suo amico, e alla sua eccentrica donna, perché convinto del messaggio che la loro unione avrebbe rappresentato per la Francia in trasformazione, consapevole di lavorare per un fine giusto, di impegnarsi in una battaglia che pur priva dei cannoni e dei fucili che aveva puntato e armato contro la Bastille, aveva il potere di colpire pesantemente le idee antiche e di essere di esempio concreto per quelle nuove.
L’amico, il soldato di un tempo, non si era smentito ed era stato di parola.
Alla tenuta, Alain aveva trovato un alloggio dignitoso, un lavoro onestamente retribuito, la possibilità di costruirsi un avvenire e di mettere radici … e persino l’accesso alle cantine della tenuta, che costituiva comunque un vantaggio non indifferente[ii], un privilegio speciale, che rendeva ogni serata un’occasione tutta da assaporare e condividere.
Volse lo sguardo lungo la via alle proprie spalle, una strada di terra e sassi adagiata tra i terreni curati che conduceva alla dimora padronale. Presenza discreta e ordinata, la costruzione faceva capolino tra la vegetazione, mostrando il suo volto austero di pietra grigia, le ampie finestre in cui il riflesso del cielo lasciava la sua firma azzurra, e il tocco gentile dei rampicanti, gradevole nota del verde e del giallo, a disegnare un drappeggio morbido su un lato della costruzione, fino quasi a raggiungere l’erto tetto di ardesia. Per un poco si perse nella vista di quell’edificio dalla lunga storia, con un passato nobile e un presente fiero, mentre la brezza fresca, eco del profumo dell’oceano, gli scompigliava i capelli, liberando la fronte dalle ciocche nere e da quei radi e preziosi fili d’argento, sibilando leggera sulle tempie.
Il passo lento di un cavallo si rese palese alle sue spalle solo quando gli fu prossimo, fino ad arrestarsi; Alain rimase immobile, osservando con la coda dell’occhio il nuovo venuto: un uomo dal fisico asciutto, vestito con sobria eleganza, una giacca chiara chiusa sul petto e un cappello grigio calcato sul capo.
- Perdonate il disturbo, Monsieur … - chiese lo sconosciuto con fare estremamente gentile, voce chiara e accento insolito.
Alain si volse lentamente, osservando meglio il suo interlocutore, ancora immobile in sella. Vide un uomo maturo, dai lineamenti particolarmente delicati, con capelli chiari appena mossi sulle spalle. La postura ferma e controllata gli narrò di un passato nobile; le spalle dritte, se pur rilassate, rivelarono l’abitudine all’agio e alla comodità della ricchezza. Si decise a rispondere cordialmente, accennando un saluto con il solo e impercettibile chinare il capo.
- Prego, cittadino … - gli rispose tranquillo aggiustando l’ampio scollo della camicia, mentre l’altro smontava agilmente dalla sella mostrando le spalle e una redingote dalla fattura evidentemente accurata.
- Ecco, Monsieur: mi domandavo se voi potreste essermi di aiuto. – continuò l’uomo con estrema gentilezza, esitando fino ad un nuovo cenno di Alain e, nel contempo, sfilando i guanti chiari – Al villaggio ho chiesto come raggiungere la tenuta del Generale Jarjayes, ma mi è stato risposto in modo vago … e che quella tenuta non esiste più ... Forse voi sapete dove potrei … -
- Vedete quella dimora laggiù? – intervenne prontamente Alain sollevando il braccio destro ad indicare la costruzione visibile proprio sul pendio di fronte – Ebbene, quella è la dimora che un tempo era del Generale Jarjayes … - spiegò con voce pacata e le labbra piegate in un sorriso.
L’uomo in ascolto parve mosso da leggera sorpresa, che Alain finse deliberatamente di non cogliere, proseguendo – Posso chiedervi chi cercate in particolare? –
- Io … io sto cercando la figlia del Generale Jarjayes, il Comandante Jarjayes … Mademoiselle Oscar. – spiegò l’uomo che, pur esprimendosi in perfetto francese, Alain stabilì essere certamente straniero - Voi sapete se lei … -
- Cittadino, - precisò Alain – il Comandante ha lasciato la Guardia Metropolitana, e la vita militare, ormai da parecchio tempo … -
Lo straniero annuì stringendo le labbra – Certo, mi auguravo che lo facesse e ho avuto notizia del suo congedo … - commentò e poi, muovendo le spalle sotto la stoffa, in un moto di leggero disagio, aggiunse - Vedete, io sono stato un buon amico di Mademoiselle Oscar, e mi sembra di poter affermare che voi stesso la conoscete … -
- Ad ogni modo, - riprese Alain senza prestare troppa attenzione a quelle parole – la Madame Oscar che cercate risiede nella tenuta che vedete. –
- Madame Oscar … - ripeté con un filo di voce l’uomo, mentre un leggero sorriso gli piegava le labbra e lo sguardo si faceva sottile. – Mi auguro davvero di poterla incontrare oggi stesso … - rivelò poi allargando le braccia in un gesto di speranza, mostrando all’occhio attento di Alain mani affusolate dalla pelle liscia e curata.
Sollevò un sopracciglio e poi mosse un passo, avvicinandosi al suo curioso interlocutore.
- Credo proprio che potrete incontrarla, perché Madame Oscar nel pomeriggio è solita occuparsi delle lezioni di scherma dei suoi ragazzi nella corte della dimora. – affermò sicuro, scrutando curioso la reazione dell’altro.
Madame Oscar insegna scherma a dei ragazzi? – chiese evidentemente sorpreso l’uomo, che palesava sempre maggiore curiosità e genuina sorpresa.
Alain annuì soddisfatto e non perse l’occasione di spiegare – Certamente! Oscar si occupa personalmente dell’istruzione dei suoi figli … e non solo dei suoi! – aggiunse con tono orgoglioso grattandosi la basetta bassa sulla mascella.
A quelle parole, l’uomo non poté trattenere un ampio sorriso e i suoi occhi chiarissimi, velati d’inverno, si fecero lucidi e commossi. Strinse le labbra, annuendo lento e poi tolse lo sguardo dal suo, cercando la dimora poco lontano.
- Vi ringrazio … vi ringrazio infinitamente, Monsieur. – parve affrettarsi a dire l’uomo, per poi voltarsi rapido a salire in sella – Ora … credo che sia il caso che io mi affretti a raggiungere Palazzo Jarjayes … -
- Sono felice di esservi stato di aiuto, cittadino … percorrendo questa stessa strada raggiungerete in breve tempo Palazzo Grandier … -
L’uomo in sella non riuscì a nascondere un’espressione sorpresa, che si sciolse presto in un ulteriore sorriso; chinando il capo in un gesto di saluto e di ringraziamento, e spronando rapido il cavallo a partire alla volta del palazzo.
Alain lo osservò percorrere la strada sterrata, sollevando alle proprie spalle una leggera nuvola di polvere, presto dissolta dal soffio della brezza. Guardò quella figura cavalcare elegante dandogli le spalle e un sorriso sbilenco colorò le sue labbra, mentre le parole sfumavano nell’aria. Il pensiero in un volo tornò alle innumerevoli serate trascorse con André godendo della fiamma vivace del grande camino del salotto del piano terra, alle confidenze e ai ricordi scivolati tra loro, mentre, affondati nelle morbide poltrone foderate di velluto, si abbandonavano al caldo tepore dei liquori della cantina Grandier, alla quale il Generale Jarjayes aveva continuato a contribuire con disarmante regolarità, forse in tacito segno di riconoscenza e affetto nei confronti dell’uomo che aveva votato la propria vita a sua figlia. Rise un  poco tra sé, e sollevando il braccio sopra il capo, agitò la pala[iii] in una sorta di saluto alla figura ormai lontana.
- Vai pure, conte, e non preoccuparti! Questa volta non avrai difficoltà a riconoscerla … perché veste sempre e solo abiti maschili … -
 
L’indice scivolò lento sulla pelle, disegnando il profilo della fronte alta e del naso deciso per poi soffermasi a omaggiare quelle labbra carnose, appena umide, che si fecero tese in un sorriso. Il viaggio dei sensi proseguì deciso lungo la mascella, cercandone lo spigolo, per piegare lungo il collo delicato e giungere a quella collina morbida, luogo di desiderio e voluttà, e poi discese in un sentiero conosciuto, e pur sempre nuovo, reso morbido dalle maternità, che con il tocco segreto del mutare del corpo avevano sciolto sulla seta inchiostro di preziosa madreperla. Trovò un sentiero profumato, il sentore impresso nel proprio animo, fiorito nel buio di un incontro proibito e cresciuto nella passione, essenza che l’assiduità e il tempo non avevano fatto altro che alimentare e rendere ancor più suadente. L’amore, celebrato nell’ennesima ricerca e condivisione di brividi profondi ed estasi segrete, aveva pervaso entrambi, lasciandoli esausti nel luogo della pace e del riposo della coscienza e del corpo.
La mano di Alain tornò alla spalla e al viso, al suo capo poggiato sull’ampio petto, fino a raccogliere alcune ciocche, per poi lasciarle sfilare tra le dita, osservandone i riflessi di rame e cioccolata, alla luce fioca e intima della candela ancora accesa sul tavolino accanto al letto.
La voce calda lo chiamò dalla pace e dalla quiete – Oggi alla tenuta è arrivato un ospite piuttosto singolare … -
Alain arrestò il gioco di dita tra i capelli, chinando un poco il capo e invitandola a proseguire.
- Un uomo elegante, giunto in sella ad un gran bel cavallo … un corpo snello, dalle zampe lunghe e sottili, e dal portamento fiero; uno di quelli che non hanno mai trainato un carro[iv] … - continuò lei – Ho capito immediatamente che non era uno dei soliti uomini dei borghi qui attorno, che vengono per discutere con André per acquisti e vendite, e quando mi ha chiesto espressamente di Mademoiselle Oscar François de Jarjayes[v], ho intuito anche che probabilmente da parecchio tempo non incontrava Oscar. –
Alain rise un  poco tra sé, al ricordo di quell’uomo incontrato nel pomeriggio sulla via della tenuta.
- Cos’hai da ridere, Alain? – chiese Lucienne contrariata, ma fu sufficiente un gesto amorevole, una mano grande e calda a lasciare una carezza sul viso, per farla tranquillizzare e riprendere il racconto – Ad ogni modo, quel che ho trovato davvero curioso, è quanto accaduto dopo l’arrivo dell’ospite: perché quando ho condotto da Oscar quel bell’uomo, lei era impegnata con la spada insieme ai ragazzi … ma anziché interrompere la lezione, ha puntato lo sguardo sul nuovo venuto per qualche istante, mentre anche l’altro pareva essere rimasto senza fiato, e poi, senza dire nulla, ha afferrato una spada tra quelle appoggiate al muro e gliel’ha lanciata dicendogli solo poche parole “In guardia! Come ai vecchi tempi!” –
Alain si raddrizzò un poco, costringendo anche Lucienne a spostarsi, mettendosi su di un fianco, il gomito puntato sul materasso e la mano a sostegno del mento.
- Oscar lo ha sfidato, quindi? – chiese lui, e lei si affrettò ad annuire.
- Gli ha concesso il tempo di levarsi la giacca, ma poi, dopo aver intimato ai ragazzi di osservare ed imparare, ha intrecciato la lama con quell’uomo. Io continuo a capirci poco o nulla di queste cose … - osservò Lucienne - ma quello mi è parso parecchio abile con la spada! Degno di Oscar, direi. –
- E come è stato? – chiese curioso Alain.
- Beh, era diverso da quando Oscar duella con André: non era una danza, non volteggiava come fa con lui. Oscar sembrava diversa … attenta, lucida,con gli occhi fissi sulla lama e su ogni gesto di quel pover’uomo. Un duello tutto nuovo, incredibilmente reale, ma  che è finito come sempre: Oscar lo ha spinto fino alla vasca della fontana, gli ha puntato la lama sul cuore e lui ha sollevato le braccia, mostrandole i palmi … mentre i ragazzi correvano recuperare la spada dall’acqua. L’ho sentita pronunciare qualche parola …  qualcosa come “Questa volta eravamo ad armi pari … ma ho vinto di nuovo …” –
- E poi? – intervenne ancora Alain.
- E poi Oscar gli stava offrendo la rivincita … ma per fortuna è arrivato André dalla scuderia. Evidentemente anche il tuo amico conosceva quell’uomo … Anzi, credo che entrambi lo conoscessero molto bene, perché difficilmente ho visto Oscar precipitarsi da André, e salutarlo con un bacio sulle labbra, un bacio di quelli giusti, sotto lo sguardo dell’ultimo arrivato! –
Alain non poté trattenersi dal ridere di nuovo – No, quello non era proprio l’ultimo arrivato … -
- Poi si sono ritirati nel salotto e gli ho preparato il the. Ho girato al largo … non sono tornata da loro se non quando espressamente chiamata da Oscar. Ma una frase, mio malgrado, l’ho sentita … e mi ha molto colpita. –
Alain aggrottò la fronte, restando in attesa, e lei rispose con il sorriso di chi la sa lunga.
- Ho sentito André che invitava il conte a fermarsi alla tenuta, a rimanere quanto volesse … e nonostante lui avesse tentato di rifiutare, come la buona creanza impone, André ha proprio insistito perché, come gli ho sentito dire, lui e Oscar gli devono davvero moltissimo … - Lucienne si fermò a pensare, gli occhi in due fessure e la fiamma a danzare nelle iridi appena visibili – Sai cosa ti dico, Alain? Secondo me, quel bel conte arrivato oggi, è quello che ha messo una buona parola con il Generale … -
Alain sorrise ancora e scosse lento il capo. Eccola, la sua donna … uno spirito dolce e attento, capace di cogliere in poche immagini il senso profondo di una vita lontana, di esperienze, scelte, decisioni …
Le portò una mano alla nuca, avvicinando il viso a quello di lei, fino a che la sua ombra non sfiorò le guance, mentre la luce ancora danzava sulla fronte accarezzata dalle ciocche sciolte e mosse. Osservò quegli occhi grandi, profondi e sinceri, perdendosi ancora una volta nel gioco di colori che da sempre gli rapivano il respiro, in quel turbine di foglie e di corteccia, di terra e di muschio, in cui fin dalla prima notte si era cullato. Si avvicinò ancora, cogliendo le labbra con le proprie, sigillo di un sentire che non conosceva tramonto, e poi tornò a scrutarla, nello sguardo che lo aveva accolto, cullato e amato, e in quegli occhi che gli avevano concesso la realtà di un sogno che fosse davvero suo, un desiderio che era divenuto progetto, e che aveva affondato le radici nella sua esistenza, spazzando in un soffio di delizia l’amarezza di una prospettiva senza scampo, soffocante, opprimente e impossibile da combattere.
Quegli occhi che gli avevano donato la vita; gli occhi in cui aveva trovato il respiro soave dell’autunno.
 

Angolo dell'autrice: un abbraccio alle amiche che aspettavano il segnale convenuto per intervenire, a chi si è fidato di quello che avrei scritto in merito ad Alain... e a chi mi dimostra sempre affetto e stima. Questo semplice racconto è dedicato a tutte voi. A presto!
 
[i] La pala fra le mani dell’uomo è gentilmente offerta da Emerald
[ii] Riferimento all’epilogo di Notti di stelle e di sogni
[iii] Qualcuno riconosce questo segnale?
[iv] Sta parlando del cavallo o dell’uomo in sella?
[v] So bene che è già stato corretto una volta in Madame … ma evidentemente l’ospite non si è subito convinto.
  
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