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Autore: Katniss92    23/09/2015    11 recensioni
Storia partecipante al contest Writers Roulette su Alain de Soissons.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Parigi, 14 luglio 1789
 
Ce l’abbiamo fatta.
Questo pensiero accompagna la mia felicità nel vedere le bandiere bianche sventolare fuori dalla Bastiglia.
Il popolo parigino, per la prima volta si è unito contro il suo nemico, la monarchia assoluta, abbattendo il suo simbolo, fonte di dolore.
Ma ora non posso starmene qui a festeggiare. Devo andare da Lei e darle la bella notizia.
Comincio a correre, senza guardare dove metto i piedi, tanto che più volte rischio di cadere a terra inciampando sui massi caduti dalla Bastiglia a causa delle cannonate.
Finalmente scorgo il vicolo dove l’abbiamo portata per farla vedere dal medico.
Non capisco il motivo, ma quando sto per arrivare, i miei piedi sembrano volersi bloccare, come ad impedirmi di andare avanti.
Lotto contro il mio stesso corpo e finalmente arrivo. «Comandante, Comandante Oscar, ce l’abbiamo fatta! Abbiamo preso la Bastiglia!»
So che ora arriverà la sua risposta, ma più passa il tempo, più tarda ad arrivare.
Mi costringo ad alzare lo sguardo, sapendo che vedrò qualcosa che mi ferirà. In cuor mio so che non mi specchierò nei suoi occhi color oceano, ma non voglio accettarlo.
Finalmente poso lo sguardo su di Lei e ciò che vedo frantuma il mio cuore: Rosalie china sul suo corpo immobile a piangere e Bernard, che alza il suo sguardo su di me, tenta di farla calmare.
«Pochi minuti dopo che siete tornati a combattere, se n’è andata…– fa una piccola pausa – sai, sembrava felice…»
«Lo era, infatti» dico, sicuro delle mie parole. Finalmente avrebbe raggiunto André…
 

Campagna vicino Parigi, 14 settembre 1794
 
«Alain? Alain! Mi senti?».
La voce di Bernard mi arriva ovattata alle orecchie, ma riesco comunque a sentirlo. «Si… si, ti sento! – dico ridendo – Mi ero solo perso nei ricordi!»
Mi guarda come se volesse dirmi qualcosa, ma rinuncia. «Allora arrivederci… e vieni a trovarci ogni tanto!»
«Bernard ha ragione, Alain – aggiunge Rosalie – gli avvenimenti di quel giorno hanno toccato tutti noi…»
«Non appena finirai il libro, verrò… – dico  più per fare felice loro che come promemoria per me stesso. Tornare in quella città, significherebbe rivivere i momenti belli, ma anche quelli brutti. È lì che dopotutto ho perso la mia piccola Diane, mia madre, il mio miglior amico e Lei – arrivederci ragazzi!»
Li seguo con lo sguardo fino a quando non salgono nella carrozza e si allontanano.
Mi siedo a terra, ormai con la mente fissa a quel giorno.
Sono già passati cinque anni e due mesi da quel lontano 14 luglio e ho creduto davvero di aver superato tutto il dolore. Ma ho mentito a me stesso. Il solo parlare di loro, di Lei ha risvegliato in me vecchi ricordi, primo tra tutti la promessa fatta ad André, ma che non ho mantenuto.
Ricordo ancora cosa mi chiese la mattina del 13 luglio mentre stavamo galoppando verso Parigi.
 
Come sempre, io ed André, cavalchiamo dietro il Comandante. Mi volto verso di lui per farli una delle mie solite battute, ma non appena lo faccio, lo trovo a fissarmi con aria seria. Rinuncio al mio proposito e domando solamente «qualcosa non va? Dovresti essere felice, non stare così serio!».
André ignora la mia domanda, dicendomi «Alain la mia vista sta peggiorando e per quanto io non voglia ammetterlo, non so se sarò in grado di proteggere Oscar come vorrei. Ti prego, promettimi che mi aiuterai a proteggerla… se dovesse accaderle qualcosa a causa mia, non me lo perdonerei mai. Non posso perderla…»
Lo guardo negli occhi e non posso far altro che annuire. Dopotutto è quello che voglio fare anche io. «Tranquillo, ti aiuterò!»

 
Ed invece lei è morta perché l’ho lasciata andare davanti ai cannoni. Quando mi chiese di prendere il comando, dovevo accettare e non spronarla a guidarci!
Ma cosa sarebbe cambiato? Nulla! Se anche fosse ancora viva, non mi amerebbe come l’amo io!
Dio, ma che pensieri sono i miei?! Innamorato della donna del mio migliore amico! Certo che sono proprio senza speranza!
Soffrire per un amore che non sarebbe mai stato contraccambiato è sicuramente la punizione per aver tradito la fiducia di André, anche se so bene che non avrei mai fatto nulla per ferirlo, sia da vivo che da morto!
Loro si amavano ed avrebbero continuato a farlo anche se Lei fosse restata viva. Non avrebbe avuto altri nel cuore, se non lui per sempre. E per questa consapevolezza lo invidiavo molto.
Scuoto la testa, rammaricato dai miei stessi pensieri. Come posso, anzi oso, essere invidioso di André e di ciò che aveva avuto da Lei, quando ho sempre saputo i sentimenti che lui provava nei suoi confronti?
È questo che vuol dire amare? Essere geloso del tuo più caro amico, colui che puoi considerare fratello, solo perché aveva il cuore della donna che amavi, che ami? E continuare a provare un dolore immenso che sembra lasciarti senza respiro, nonostante sia passato del tempo dalla sua scomparsa?
Mi volto verso le tombe di Diane e della mamma, non potendo fare a meno di ricordare le parole di Bernard...
«sembra di vedere le tombe di Osca e di André…»
Già, loro ora sono sepolti uno accanto all’altra ad Arras, il paese dove Oscar desiderava fuggire con André per potersi sposare.
Non ho mai fatto visita alle loro tombe, non ho più avuto contatti coi miei compagni, mi sono ritirato alla vita da contadino per fuggire da ciò che era stato, ma i loro fantasmi continuano a perseguitarmi, soprattutto nei sogni.
Però, anche se mi risulta difficile ammetterlo, so bene che è meglio così. Finalmente potranno vivere insieme il loro amore, senza dover rispettare le differenze sociali e senza dover assistere a ciò che è successo dopo quel famoso 14 luglio.
Alzo lo sguardo verso il cielo per poi alzarmi.
Ora basta pensare al passato, Alain.
Con questo pensiero nella mente, torno a lavorare il terreno, con la speranza che il futuro mi faccia dimenticare il mio amore impossibile e faccia diminuire il mio dolore.
 
 
  
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