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Autore: claws    23/09/2015    2 recensioni
Quando il pugno di magma di Akainu trapassò il suo corpo, Ace pensò che morire è come dormire – e forse, nel sonno, avrebbe potuto sognare—la luce. Un sonno eterno di luce eterna nella sua testa che diventava piano piano polvere.
[What if... Ace survived Marineford?][ASL][≈900 parole]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: ASL, Monkey D. Rufy, Portuguese D. Ace, Sabo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'ASL & FOB'
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Twin skeletons (due scheletri, tre persone)


Hit it never quit it I have been through the wreck












Era rimasto per un lunghissimo tempo nel buio. Non aveva dimenticato la luce, questo non sarebbe mai potuto succedere: il fatto era che ne aveva profonda nostalgia. Potevano tenerlo al freddo o al caldo, nel ghiaccio o nella lava, avrebbe potuto sopportarlo meglio – ma a stare nell’oscurità stava diventando pazzo.

L’aldilà non gli faceva paura, perché aveva visto il peggio del mondo e non poteva credere che ci fosse qualcosa di più terribile. L’unica cosa che avrebbe potuto farlo soffrire più di Impel Down era il pensiero che, una volta morto, la luce non ci fosse più. Non era solo questione di vedere o non vedere l’ambiente circostante – certo, questo contava comunque molto, avendo fuoco nelle vene per lui era fondamentale osservare il mondo: però la luce era calore, era accogliente. Non lo discriminava perché era figlio di un criminale.

La luce finiva sulle sue mani come sulle mani del nobile, dello schiavo, del marine, del contadino e dell’avvocato: la luce lo faceva sentire uguale a tutti gli altri – uguale in termini di valore della sua vita rispetto a quella altrui. Quando c’era luce, Ace ringraziava di essere vivo, nonostante tutto l’odio che provava nei confronti di se stesso.

Quando il pugno di magma di Akainu trapassò il suo corpo, Ace pensò che morire è come dormire – e forse, nel sonno, avrebbe potuto sognare—la luce. Un sonno eterno di luce eterna nella sua testa che diventava piano piano polvere.

Sì, così avrebbe potuto morire. Dormire.

Ringraziò di essere venuto al mondo; di aver visto il sole; di aver sentito i suoi raggi sulla pelle. I possessori di un Frutto del Diavolo non andavano d’accordo con le onde del mare—ma con le onde luminose, Ace le amava profondamente e adorava tuffarcisi dentro.




Ecco—allora l’aldilà era davvero pieno di luce!

Avvertiva la luce negli occhi, pur avendo le palpebre abbassate. Il mondo fuori dalla sua testa era così luminoso che pensò che la sua gola stesse prendendo fuoco.

Non sentiva nessun rumore. Non sentiva neanche il proprio corpo – a parte la luce negli occhi e la gola in fiamme. Non c’erano più le sue dita? Dov’erano finite? Quando aprì un occhio, vide che mani e piedi c’erano ancora, eppure – a occhi chiusi – non c’era verso di percepirli.

«Sono morto?» Chiese, cercando di tirar fuori un po’ di voce dai polmoni – oh, sì, anche loro stavano andando a fuoco, c’erano ancora!

«Vorresti esserlo?»

Ehi, ma allora le orecchie funzionavano. Con enorme fatica si voltò verso il luogo da cui l’altra persona gli aveva parlato. Era—era un ragazzo, biondo, con una faccia che Ace conosceva. O meglio, che Ace si era sempre immaginato.

E nella testa di Ace Sabo era stato così come se lo vedeva in quel momento sotto agli occhi.

«No,» rispose Ace, mentre la sua faccia si riempiva di lacrime, «no! Vieni qua ad abbracciarmi, che io non riesco ad alzarmi!»

Piansero. Ace aveva dormito – meglio: era rimasto in uno stato di coma – per molto tempo. Qualcuno lo aveva rivestito e lavato con attenzione infinite volte, mentre lui era incosciente. Era diventato sottile e allampanato come un’ombra – Ace si vedeva solo alla luce, solo quando la luce lo illuminava e lo faceva sentire uguale a tutti gli altri.

Sabo gli era simile: fragile in compagnia di Ace, non perché fosse una persona debole, ma perché aveva paura per un amico – più di un amico, più di un fratello, più di qualsiasi cosa che si possa esprimere a parole – che non aveva saputo di avere per dieci anni. C’era anche stata l’improvvisa rivelazione dovuta alla guerra di Marineford a renderlo uno scheletro con la pelle di carta.

Finite le lacrime, nella stanza entrò Rufy. Lui doveva ancora esaurirle, le lacrime: le rovesciò tutte sul collo dei suoi due fratelli – e li chiamiamo fratelli, ma ormai sapete, il loro rapporto è oltre.

Rufy non disse nulla se non «Vi voglio bene, vi voglio bene!» per diversi minuti. Il loro fratellino era fatto di gomma anche nelle emozioni: tutti i sentimenti lo colpivano, tutti rimbalzavano su di lui lasciandogli un’impressione sulla pelle (o nell’animo), eppure li rimandava agli altri, amplificandoli con un’enorme quantità di energia sua, propria, energia calda, una miscela di Ambizione e Affetto. Sia ad Ace che a Sabo l’abbraccio di Rufy sembrò calore dal sole.

Ace crollò sul letto facendosi accompagnare dalle braccia di Sabo, che lo depose a pancia in su con cura. Respirava profondamente, come dopo una lunghissima maratona di battaglie.

«Fatemi uscire da qua. Ho bisogno di uscire.»



Lo fecero uscire solo nelle prime ore del pomeriggio, quando le nuvole si erano diradate. Quei due sapevano dell’amore che Ace portava al sole e alla luce.

C’era un’intera flotta, là fuori. Delle balene bianche lo salutarono soffiando e immergendosi. Un’intera flotta, chissà come ancora in grado di galleggiare, ma—

Ace gridò – qualsiasi cosa avesse detto in quel momento non aveva nessuna importanza. C’erano i suoi due fratelli (ma lo sapete bene, sono più che fratelli) al suo fianco. La sua ciurma – quelli sì che erano fratelli per lui – si trovava là, chissà come ancora in piedi.



But I can scream enough to show my face in the light again





















 

Note Autrice:

La cosa bella delle fanfictions è che esistono le what if, esistono le AU, esistono queste belle cose in cui non importa come, importa cosa. E qua importa che Ace è vivo e ha rivisto Sabo e Rufy e I MIEI FEELS PIANGO. (Perfino Oda non ha resistito a disegnare questi tre marmocchi in una what if, all’inizio di un capitolo di cui non ricordo il numero! Oda, ti odio.)

Bene. Mi sa che farò una collezione di storie a tema fratelli ASL con in sottofondo i Fall Out Boy (stavolta la canzone è Twin Skeletons). Non so come mai, ma ormai Rufy, Ace e Sabo li collego nei modi più disparati (o disperati?) alle canzoni dei FOB. Spero non vi dispiaccia.

Le balene bianche sono un tributo sia a Melville che a Barbabianca, ovviamente. 

Sto seguendo il principio che chiamo "If today was your last day" Principle: con questo voglio dire che, all’inizio della mia permanenza su EFP, lasciavo le storie concluse “a decantare” nelle mie cartelle sul pc. Ora ho deciso che, quando avrò finito una storia, se mi convince abbastanza – e non l’ho scritta solo per me – la pubblicherò in tempi brevi. Spero che questo non vi suoni come una minaccia, lol.

Spero vi sia piaciuta! C:

claws_Jo




Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Eiichiro Oda; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

  
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