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Autore: Lost In Donbass    23/09/2015    2 recensioni
Lei si chiama Jimmy Sasha, ha un senso dell'umorismo molto particolare, e solitamente è una che ci va giù duro quando picchia.
Lui si chiama Tom, non è particolarmente emotivo, combina un sacco di guai, e come se non bastasse non ha capito un cavolo della faccenda.
L'altro si chiama Bill, si sente colpevole per tutto quello che sta combinando, è pieno di sensi di colpa, e ha un feticismo speciale per gli stivali.
Sfortuna vuole che Tom si innamori di Jimmy. Ma a lei piace Bill. E Bill ama senza riserve Tom. Se poi ci aggiungiamo un Georg filosofo e un Gustav preveggente, il fantasma di una gemella defunta e tanta, tanta amara ironia, cosa potrà mai succedere?
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest, Triangolo
Capitoli:
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CAPITOLO DUE: MA CHE DOMANDE FAI?!

-Ehi, Bill, ci sei?
Entro in casa con la circospezione di un marines alla ricerca di un vietcong, occhieggiando intorno per evitare che mi arrivi qualcosa sulla testa. Dietro di me sgambetta Georg, che da pavido utilizza la mia schiena come protezione provvisoria.
Veramente, dovrebbero farmi santo subito per aver mollato quella ragazza ridicola come poche in mezzo alla strada per venire da lui. E non era manco malaccio, la figliola.
-Ma cos’è successo, non ho capito?- chiede Georg, spuntando dalla mia spalla.
-Boh, io so solo che mi ha fatto fare la figura del maleducato irrecuperabile con una tizia che ho beccato per strada.
-Una tizia?! E chi è?! Perché non me lo hai detto subito?
Georg salta fuori, di nuovo impavido, ficcanaso come una vecchia comare. Ma perché devo suonare insieme a un nevrotico, un pettegolo e un coso che mangia e stop? Perché non hanno notato solo me e hanno lasciato gli altri tre allo sbando? Così ora sarei famoso per conto mio e loro starebbero facendo qualcosa di utile alla comunità, tipo il barista, il “perpetuo” e … il principale ospite del manicomio a qualche chilometro da qui. Vita ingrata e dura.
-Bill, siamo arrivati.- tenta il bassista “sguish”, come ho deciso di rinominarlo. – Se non ti è venuto un infarto secco saresti pregato di farti sentire.
-Dai, fratello, seriamente, che cazzo ti è successo?- urlo. Mi dispiacerebbe se gli fosse venuto un colpo per colpa di quegli stupidi stivali di coccodrillo; e non ci tengo a scoprire che mentre lui moriva agonizzante io davo l’indirizzo a Jimmy Sasha. Che strano nome.
-Ma buongiornoooooo Americaaaaa!
Alziamo lo sguardo in contemporanea, appena sentito l’urlo in perfetto stile Bill, e vedo, con un certo orrore, mio fratello scendere dalle scale con addosso i benedetti stivali di coccodrillo argentati (Sia maledetto chiunque glieli abbia venduti), un orrendo boa di piume rosso fuoco attorno al corpo snello (Aspetta, da quando ha quell’affare?!), quella che a prima vista sembra una … giarrettiera? Dove diavolo ha pescato una giarrettiera quel essere immondo?! I capelli corvini gli fanno da aureola maledetta, e vedo Georg che tenta di non vomitare, notando il rossetto rosso fuoco che gli impiastra la bocca, come l’ombretto argento che gli chiazza gli occhi come un panda. Qualcuno mi dica che è un incubo orrendo. Qualcuno mi svegli da questa trance da Priscilla the queen of desert.
In realtà, andando bene a scavare negli anni passati, al mio gemellino è sempre piaciuto conciarsi in maniera equivoca. Non so perché, ma una volta, avevamo quindici anni, si era messo un vestito della mamma, quello nero con le paillettes, che lei non metteva più da anni, e un paio di decolleté col tacco nere fregate sempre alla mamma e mi si era presentato davanti ancheggiando. Si era limitato a girarmi intorno ridendo, e poi scomparire in cucina, dove aveva cenato tranquillamente conciato così. Penso che tutte le mie turbe vengano da quel giorno, in cui ha minacciato seriamente la mia infanzia. Mi ha bloccato la crescita! Poi rammento con amarezza la volta in cui mi aveva allegramente proposto di fare uno scherzo a nostra zia, sui diciotto, facendo finta che lui fosse la mia ragazza incinta. A parte che quella talpa sorda di nostra zia c’era cascata come un Pierino sul serio, dopo averle rivelato l’inganno (ricordo con ancor più amarezza le ombrellate che ci aveva tirato addosso, complete di aizzamento di quel demonio di Lucifero, chiamasi il gatto più cattivo del pianeta), Bill aveva voluto rimanere tutto il santo giorno vestito come una ragazza. A questo punto avevo cominciato a farmi qualche domanda sulla sua sanità mentale, ma ero giunto alla semplice conclusione evangelica che “lui è carne della tua carne, sangue del tuo sangue, latte del tuo latte: non pensare male del gemello tuo, amalo come te stesso”.
-Ma … ma gli stivali?- boccheggio, guardandolo arrivare sculettando manco fosse su un palco di un qualche locale di dubbio gusto.
-Ce li avevo ai piedi.- trilla, dandomi un buffetto sulla guancia con quelle sue unghie da Malefica accuratamente spennellate di nero.
-Cioè, fammi capire, mi hai fatto interrompere la nuova stagione di Criminal Minds con lo speciale su Emily solo perché sei un tossicodipendente che si scorda anche che ha gli stivali ai piedi!?- barrisce Georg. Per tutte le chitarre di questo mondo, il quinto TokioComandamento ordina “Ricordati di santificare Criminal Minds e la super tettona Kristen Vangsness”. Sono fregato.
-Esatto. Beh, io sono più importante, no?- Bill alza le spalle, e ho paura che Geo non l’abbia proprio presa benissimo, visto che si cimenta in una specie di verso da metallaro fallito e si precipita fuori di casa, lasciandomi da solo con la bestia, un po’ come ha fatto la Compagnia dell’Anello quando molla Gandalf nelle mani del Balrog. Bell’amico, neh?
-Bill, ma sinceramente, puoi anche andare a spigolare!- sbotto, appena la porta si chiude con un sordo scricchiolio. Dannato fratello che si diverte a interrompere i  miei bei momenti. Nemmeno da dire che quando sono io a rovinare i suoi “bei momenti”, vengo duramente picchiato selvaggiamente. Forse non dovrei dirlo, perché è mio fratello, forse sono cattivo, forse mi sto lasciando avvelenare l’anima, ma secondo me è un frustrato sessuale. Bene, l’ho detto. Sono sicuro che se lo dico a Georg ci tira su una pantomima degna di un film, mentre Gustav mi chiederebbe “Frustrazione sessuale? Si mangia?”. In realtà, non saprei spiegarlo accuratamente e con termini tecnici, comunque posso semplificarlo al grado della mia mentalità, ovvero: Cristo, Bill, fatti una vita, cazzo! Trovati una ragazza, un ragazzo, un vecchio, un cadavere, un qualcosa con cui sfogarti. Perché non c’è problema per me se sei un necrofilo, uno affetto da gerontofilia, una checca, un travestito, o qualunque cosa tu voglia essere. Basta che ti fai una vita, e che non passi le tue giornate davanti a uno specchio da solo a truccarti per nessuno, visto che per ciò che concerne il lavoro è un conto, ma il tuo ossessivo bisogno di vestirti e truccarti ha superato la normalità. Non puoi stare giorni interi a guardare roba giapponese sul computer, a giocare da solo a scacchi, facendo sia il bianco che il nero. Non puoi, perché tra qualche mese facciamo vent’anni, dannazione, e tu sembri … non lo sembri. Perché io ti vorrei vedere uscire all’aria aperta, o perlomeno stare con qualcuno che non sia io, o i G&G. Che poi con loro manco ci stai troppo. Stai con me, ma dovresti renderti conto che prima o poi le nostre strade si divideranno, che a un certo punto dovremmo stare per forza un po’ lontani. E mi chiedo, quando arriveremo a quel punto, tu cosa diavolo farai? Scomparirai in casa, diventerai parte integrante del letto o del divano? No, Bill, non puoi. Devi imparare che io non sono tutto, sono solo il tuo gemello, non puoi vivere come se esistessi solo io. Mi metti in imbarazzo a volte; ti ricordi quella volta che ti ho dovuto portare all’appuntamento con quella ragazza? E poi ti eri anche annoiato. Non sei una bambola, fratello. Come mai fai così? Perché ti isoli fino a chiudere il tuo mondo fine a te stesso e a me? Cerca l’amore, Bill, cercati qualcuno che sei disposto ad amare senza riserve. O se non vuoi, cercati del sesso per sfogarti. Cercati degli amanti. Cerca qualcuno.
Beh, non so se ho reso l’idea di tutto quello che mi vortica in mente quando sono sdraiato la notte sul mio letto prima di addormentarmi, e lo sento canticchiarsi la ninnananna  da solo nella stanza affianco. Forse sono anche io che mi faccio troppi problemi, ma è pur sempre il mio gemellino.
-Uffa, come la fate lunga voi due!- sbotta, dirigendosi a passo di carica in salotto e stravaccandosi sul divano, incrociando le braccia al petto.
Sbuffo, tanto con lui è impossibile ragionare, e mi siedo vicino a lui, guardandolo nello specchio dei miei occhi. Abbiamo il viso esattamente uguale, a ben vedere. Troppo uguale per non assomigliarci troppo dentro, sotto gli strati di una vita.
-Perché ti sei vestito in questo modo?- borbotto. Troppo uguali per separarci, forse ha ragione lui. Nemmeno volendo posso stargli lontano per più di dodici ore.
-Perché mi andava.
Si passa una mano tra i capelli, sfarfallando le ciglia chilometriche ricoperte di mascara argentato.
-Sai, ho incontrato una ragazza figa oggi, prima che tu venissi a scocciare.
Alzo la testa per vedere la reazione, e mi stupisco. Cioè, per quanto si possa stupire un gemello omozigoto sulle reazioni dell’altro, ecco. Ha alzato di scatto la testa, attento, gli occhi spalancati come due finestre sul mondo, le labbra contratte. Ma che cazz …
-Che ragazza?- dice tra i denti, aggiustandomi come ogni volta che è agitato la felpa. Praticamente me la stira lui ogni santa ora, non c’è manco bisogno del ferro da stiro.
-Non la conosco, beh, l’ho beccata così giù in periferia. Si chiama Jimmy Sasha, è una nostra fan sfegatata.
Comincio la narrazione tecnica della mia nuova, affascinante, conoscenza, fino alla sua chiamata e al biglietto che le ho consegnato.
Più approfondisco la storia, più vedo (lo ammetto, con un certo stupore), il suo viso cambiare radicalmente, diventare sempre più gelido, le labbra irrigidirsi come quando gli è rimasto il ghiacciolo attaccato nella bocca prima di un concerto (non chiedetemi perché lui è tarato e io no), gli occhi diventare due fessure che solitamente farebbero rigare anche Stalin, il corpo entrare in tensione come se stesse per saltarmi addosso e sbranarmi. Ma si può sapere che ho detto di male?
-Bill, caro, tutto bene?
Gli poso una mano sulla spalla, e lui si limita a biascicare con aria truce:
-Ci ha provato con te, vero?
-Chi? Sasha? Ma no, cosa dici! Ti ho detto che abbiamo parlato, tra parlare e provarci ci passa!
Non ditemi che è ubriaco se no mi butto giù dalla finestra. Sì, che dista 60 cm dal giardino, molto alta, veramente.
-Ah, davvero?
Lo vedo sgonfiarsi come un palloncino, sorridere a trentadue denti, rimettersi a posto i capelli e saltarmi addosso. Mi abbraccia di slancio, come solo lui sa fare, accoccolandosi su di me come un gattone. Sì, è tenero, non c’è dubbio in merito.
-Meno male.- soffia – Sono così gelosooooooo …
Scuoto la testa sorridendo, stampandogli un bacio sulla fronte. È geloso, questo l’ho sempre saputo. Anche se devo ancora capire perché lui lo è follemente, nemmeno stessimo insieme, mentre io lo sono in termini umani. Ma forse lui è Bill, e tutti i sentimenti li prova diecimila volte più forti di noi tutti.
-Quindi, se verrà, dopodomani la conoscerai e vedrai che è una ragazza veramente divertente. Un po’ come se fosse un personaggio di qualche commedia francese.
-Ma è bella?- tira fuori da non so dove una spazzola e comincia a mettersi a posto i capelli, che sono già perfetti così, e non capisco come mai se li pettini ogni minuto.
-Sì. Cioè, è particolare. Non saprei dire se è bella o no.
-Se è una di quelle tutte davanzale e posteriore, con i capelli con lo shatush e abbronzata con la lampada, non la voglio vedere.
Rido, perché quando fa certe smorfie è letteralmente impagabile.
-No, se ti interessa è bassa, mingherlina, e ok, ha un posteriore decente, ma come davanzale niente di speciale. Ed è pallida come me e te.
-Tipo Avril?
Annuisco. Per me la Lavigne è ancora uno dei più grandi misteri di questo mondo; perché dopo che abbiamo fatto “il featuring”, si è appiccicata in modo osceno a mio fratello. E fin lì, aveva ragione Georg con il suo sempre valido “Sarà la volta buona per il nostro Bill di trovarsi una donna. E chissene frega se è più grande, sarà la svolta”. E a un certo punto, quando li vedi che si baciano sulla bocca, sei anche tentato di baciare per terra e ringraziare la divinità che ha graziato il tuo gemello dandogli una ragazza. Ma appena scopri che lei è sposata con uno dei Nickleback e che appena ti presenti da tuo fratello urlando “Come scopa Avril?” e lui ti guarda sconvolto, capisci che sono solo amici che, siccome sono uno più sballato dell’altra, si baciano in bocca per qualche motivo strano, senti tutte le tue certezze sgretolarsi sulla testa. E vorresti andarti a nascondere nel buco di Alice.
-Come ha i capelli? Biondi? Neri? Rossi? Castani? Tinti?
-Lo scoprirai.- gli do un buffetto sulla guancia, ridacchiando. Lo so che adesso si roderà per due giorni, perché lui è La Curiosità, a lettere maiuscole. E badate bene, che Georg è Il Pettegolo, ovvero colui che si occupa di raccontare le voci che sente da Bill, che è Il Curioso. In parole povere, io ci metto la faccia, Bill scopre le cose, Georg le riporta alla gente e Gus mangia.
-Tooooom.- si alza e si auto dà una pacca sul fondoschiena – Ma secondo te ho un posteriore decente?
La smorfia che sta facendo è davvero impagabile. Come se stessimo parlando della nuova carta da parati da mettere in cucina. Ma che domande del cazzo fa?
-Ce l’hai come quello di una modella bella. Quindi sì, hai un fondoschiena decente.
In realtà non è manco la prima volta che se ne esce con ste furbate. Solo che la scorsa volta aveva chiamato Gus a notte fonda e si era messo a tartassarlo di domande tipo questa. E quel sant’uomo rispondeva anche. L’ho sempre detto che gli dovrebbero fare un monumento per la pazienza.
-Ti faresti una persona che ce l’ha tipo il mio?
Mi gratto la testa. Ma dove vuole andare a parare questo malato? Glielo dico, che quegli affari giapponesi gli fanno male alla salute. Come quell’affare dei nuotatori.
-Beh, sì, credo di sì, ma che domande fai, Bill? Sei ubriaco?
Lo vedo saltellare felice, tirarmi qualche dread e saltellare in cucina urlando
-No, sono semplicemente anata to koi ni, watashi no ai!
Oh, cavolo, se adesso attacca anche a imparare il giapponese sono ben messo … e poi, chissà che diavolo ha voluto dirmi con quella stupida frase in quella lingua oscura. E meno male che ero stato il primo ad appoggiare con tutto me stesso l’idea di chiamarci Tokio Hotel. Ma dove avevo la testa? Devilish andava benissimo, senza dover tirare in ballo il Giappone e i suoi disegni a occhi enormi.
 
****
Hail Aliens! Allora ... eccoci qui con il secondo capitolo. Lo so, è un po' corto, ma oh, mica si può far tutto! Come avrete notato, è scritto dal punto del chitarrista più matto del mondo.
T: Parla per te!
Alternerò infatti un capitolo raccontato da Jimmy, a uno raccontato da Tom, a uno raccontato da Bill, per variegare maggiormente la narrazione. Poi, volevo dire che la frase dello scorso capitolo in corsivo, la canzone insomma, è un verso di "Paparazzi" di Lady Gaga, che consiglio vivamente a tutte perchè è bellissima, e Gaga è geniale *-*. Beeeene, che altro dire? I "nuotatori" citati da Tom, altri non sono che i protagonisti dell'anime Free!- Iwatobi Swim Club (guardatevelo, fa sganasciare) e la frase in giapponese detta da Bill (se c'è qualche lettrice giapponese: scusate, avrò scritto degli strafalcioni assurdi, ma l'ho copiato da Google Traduttore) significa ... ehehe, non ve lo dico! Mistero misterioso, per saperlo dovete aspettare il terzo capitolo! *risata malvagia*
TH: Mamma mia, che paura ...
Detto ciò, chiudo qui ringraziandovi (in particolare _MartyK_ che è stata così carina da recensirmi. Grazieee!) tutte un sacco.
A presto, passo e chiudo.

Baci, Charlie
  
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