Long live the lioness
"Be my mirror, my sword and shield,
My missionaries in foreign field
For some reason I can't explain
Once you go there was never
Never an honest word
And that was when I ruled the world"
Viva la Vida, Coldplay
Approdo del Re, due mesi dopo
“Unbowed,
unbent, unbroken” si ripeté mentalmente, per farsi forza, serrando ancora di più
le dita. Continuando così sarebbe finita
per ferirsi. Ma non le importava.
Sospirò, mettendosi a sedere.
Aprì le dita, tornando a fissare per l’ennesima volta il piccolo sole di giada.
Tre settimane. Dèi, non ce la faceva più.
Il monile sembrava quasi
sorriderle, nella sua immobilità eterna.
Avrebbe tanto voluto che il sole
non fosse nel suo palmo, ma nel cielo, nel
cielo di Dorne. E che splendesse su loro. Su entrambi.
E invece…era lì, sola.
Non c’era stata altra soluzione…
Del resto questioni di eredità minori, tasse e simili non richiedeva certo la
sua presenza. Le rose si sarebbero fatte non poche domande se fosse andata con
lui. E non c’era bisogno di richiamare ed attirare ulteriore curiosità,
sguardi, sospetti.
Tutti
gli alfieri si sarebbero riuniti in segreto attorno al loro principe e a Cletus
Yronwood, tornato dall’oriente. Trystane non voleva farsi trovare impreparato
quando…quando ciò che doveva succedere sarebbe successo.
Si alzò dal letto, avvicinandosi
alla finestra.
Le stelle la accolsero sulla
terrazza, insieme all’aria fresca e pungente della notte autunnale. Sentì la
brezza accarezzarle le braccia, la schiena, il ventre.
L’abito che portava…beh, non si
poteva nemmeno definire tale.
Due lacci di cuoio, ricoperti di
minuscoli anelli metallici, uno attorno alla base del collo, l’altro intorno
alla vita, reggevano ognuno sei lembi di leggerissima seta di un ocra pallido.
Era qualcosa di tipicamente
dorniano, e la faceva sentire quasi a casa.
Casa…dèi,
quanto le mancava Dorne. Ma presto…presto ci sarebbe tornata.
Con
lui.
Sospirò.
In quelle settimane, in quelle
notti, si era ritrovata più e più volte a chiedersi cosa davvero la unisse a
Trystane. Lo amava, certo. Ma…in che modo?
Non aveva mai davvero pensato a
cosa fosse, a come definire il loro rapporto.
E riflettendoci sopra, era
arrivata a pensare che…
Beh, il loro rapporto, senza che
mai loro se ne accorgessero davvero, era mutato molto nel corso degli anni.
Quello che sentiva, quello che provava per lui, da quando era tornata ad
Approdo del Re…si era…evoluto?
Gli anni a Dorne erano stati qualcosa
di follemente, di magicamente, di stupendamente bello, dolce, innocente,
spensierato. Lo stare insieme…li rendeva
felici. Stare insieme era l’unica cosa che volevano, ed erano liberi di farlo.
Aveva a lungo vissuto con il costante pensiero di lui, con un’inestinguibile
voglia di passare ogni momento con lui. Lui era la felicità, la spensieratezza,
l’unico che la faceva sentire speciale, l’unico che, alla fine, davvero
contava.
Ma poi…erano stati, o forse si erano, scaraventati all’improvviso nel gioco
del trono.
E quello che fino ad allora erano
stati…non poteva sopravvivere. Non erano
più due ragazzini soli, liberi di fare ciò che volevano, senza preoccuparsi di
nulla al di fuori di loro.
Aveva iniziato inconsapevolmente
a rendersi conto, in modo più maturo, più sincero, più interiore, di quanto lo
amasse. Non era più solo quella folle felicità interiore, quella voglia, quel
desiderio inarrestabile di passare ogni istante insieme.
Era
davvero difficile spiegare quel cambiamento. Dentro di sé ora ne era pianamente
consapevole. Lo sentiva. Ma trasformare quella consapevolezza, quella
percezione, quella certezza in parole era impossibile.
Forse…avevano iniziato ad amarsi per quello che erano, marito e moglie, e non
più come due ragazzini che giocavano, assaporavano, si riempivano di quella
straordinaria e dolce felicità nel conoscersi, nello stare insieme, nell’essere
innamorati.
Le stelle, quando alzò lo sguardo
al cielo, parvero quasi lanciarle un’occhiata di dolce comprensione.
All’improvviso si rese conto di
avere freddo. Era oramai notte fonda, e l’aria si era fatta alquanto pungente.
L’abito poi…era tanto leggero che era come non indossarlo.
Fece per voltarsi, decisa a
rientrare, sdraiarsi, provare a dimenticare tutto e scivolare nel sonno. Sapeva
già benissimo che tutti quei pensieri, l’assenza di lui, del suo calore, e quello che sarebbe accaduto il giorno dopo non le
avrebbero permesso di chiudere occhio.
Si voltò, ma non poté muovere
nemmeno un passo di più.
Per un lungo e interminabile
istante si sentì come pietrificata, nella sorpresa più totale. “Cosa? Come? Domani…” pensò confusa e
attonita.
Ma subito una forza interiore
spense, o meglio attenuò, tutti quei dubbi.
Smise di chiedersi perché.
“Tommen…” sussurrò con un filo di voce, guardando il fratello. Come
aveva fatto ad arrivare fin lì?
Lui mosse qualche passo verso di
lei, con lo sguardo fisso sulla sorella.
“Dèi, Myrcella…” rispose lui,
quasi…meravigliato?
La luna la illuminava, mentre
sorrideva sincera al fratello e una leggerissima brezza animava di vita le
frange dell’abito.
“Sembri un angelo...sei...sei la cosa più bella che abbia mai visto…” le sussurrò, senza
riuscire a staccare gli occhi dai lei.
Fece scivolare una mano tra le
fessure del vestito. Accarezzò il fianco della sorella, andandosi a perdere con
il volto tra i suoi lunghi capelli dorati.
Quel profumo…riusciva sempre a
estraniarlo, a staccarlo dal mondo, a fargli dimenticare tutto e tutti. Ogni altre
cosa cessava di esistere. Per quei
brevissimi ma interminabili, malinconici ma dolcissimi momenti poteva credere
di essere tornato indietro nel tempo e che quando avrebbe riaperto gli occhi
avrebbe trovato di fronte a sé quella bambina, quel viso che era scolpito in
maniera indelebile nella sua memoria.
Quando li riaprì invece…ritrovò davanti a sé sua sorella, la donna
che era diventata.
“Come…come stai?” gli chiese lei, con voce nervosa per l’emozione e al
contempo straordinariamente dolce, come le veniva sempre naturale quando
parlava con il fratello.
“Sono
qui insieme a te…non potrei stare meglio…” rispose
lui sospirando.
Myrcella si morse un istante il
labbro. Aveva di nuovo… Perché? Gli
sarebbe servito molto in futuro…
“Ancora dolcesonno? Ne avrai bisogno in…”
Lui la interruppe, prendendole
una mano tra le sue.
“Avrò un milione di occasioni in cui potrò stringere i denti e rinunciarci.
“
Sospirò, sorridendole. La guardò
negli occhi, serio e sincero allo stesso tempo.
“But I have only one sister.”
Si strinse a lei, cingendola con
le braccia, sfiorandole il collo con il viso.
Lei lo abbracciò, appoggiandosi
alla testa del fratello. Serrò le labbra. Sentiva già quell’inconfondibile
percezione, gli occhi che le diventavano lucidi.
Il dolcesonno era capace di veri
e propri miracoli. La malattia era
peggiorata terribilmente negli ultimi mesi, tanto che… Il re oramai faceva
fatica a lasciare le sue stanze. L’ultima volta che gli aveva fatto
visita…erano passate settimane oramai. I maestri erano molto restrittivi sugli
incontri e poi…le faceva troppo, troppo,
troppo male vederlo in quello stato. Avrebbe voluto tantissimo poterlo
confortare, dargli forza, sostenerlo ma…non ce l’aveva fatta.
La voce del fratello interruppe i
suoi tristi pensieri.
“Myrcella, stai tremando…qui fa
troppo freddo”.
Dicendo questo, la prese per
mano, quasi trascinandola all’interno. Lei si lasciò guidare, mentre una nuova
sensazione la pervadeva. Era leggerezza, sollievo e…felicità. Era con suo fratello. Non poteva essere triste.
Si sedettero entrambi sul bordo
del letto.
Tommen le stringeva le mani tra
le sue, e per un po’ non ci fu bisogno di parole.
Volevano solo stare insieme. Il giorno dopo si sarebbero dovuti…
“Sapevo che ti avrei trovata
sveglia…” disse lui, rompendo il silenzio.
Myrcella rialzò lo sguardo da
terra, tornando a posarlo sul fratello.
“Sarei venuto anche prima, ma
Margaery ha voluto…”
Esitò qualche secondo, cercando
le parole.s
“Dato che avevo già preso il
dolcesonno…mi ha chiesto di…”
Sospirò, a metà tra l’imbarazzato
e il divertito.
“Vuole
un principe…”
Abbassò un istante lo sguardo,
mentre gli occhi gli si intristivano.
“Nel caso in cui io...non dovessi…”
Un lampo la attraversò. No. Non doveva nemmeno pensarlo.
Pronunciò d’impeto, d’istinto,
con una forza e sicurezza che le vennero dal profondo.
“Non dirlo nemmeno Tommen” sussurrò al fratello.
I loro occhi verdi si catturarono
in uno sguardo magnetico.
“Siamo
il sangue del leone. Niente e nessuno può imporci qualcosa che non vogliamo.”
Sentiva ogni istante di più
lacrime sul punto di cadere, ma non avrebbe pianto. Non lì.
“Questo
è un momento difficile, molto difficile. Ma se tu…”
Si morse il labbro con forza, per
imporsi di continuare.
“Se
metterai ogni tua forza in questa lotta, ogni tua energia, ogni
determinazione…ce la farai. Ne sono certa.”
La vista le si annebbiò per un
interminabile istante, mentre cercava di radunare ogni briciolo di forza rimastole.
“Giura
che lo farai. Giuralo a me, ma soprattutto…a te stesso.”
Chiuse gli occhi, ringraziando
per essere riuscita a trattenere le lacrime.
Sentì il fratello avvicinarsi,
prenderla tra le sue braccia.
Si abbandonò completamente a
quell’abbraccio, lasciando che finalmente le lacrime le rigassero il viso.
Percepì anche quelle di lui
caderle sul collo.
Lo strinse a sé con ancora più
forza, per sentirlo vicino, per non
lasciarlo scappare, per non permettergli di lasciarla.
Sapeva benissimo che non era
possibile, che quella era l’unica
soluzione possibile, l’unica che dava un ultimo briciolo di speranza. Eppure in
quegli interminabili istanti pensò davvero che il giorno dopo non avrebbe
permesso che glielo portassero via.
Non se ne erano nemmeno accorti,
ma in quell’abbraccio erano lentamente scivolati sul letto, ritrovandosi ora
sdraiati.
La voce di lui ruppe quel
silenzio magico, immobile, surreale, quasi dolce.
“Quando…quando partitisti per Dorne…mi promettesti che saresti tornata.”
Ingoiò a fatica, con la voce resa
pesante dalla malinconia e dai ricordi.
“I promise the same. I swear to you that I
will give it all for come…for come back to you”
Myrcella lo strinse nuovamente a sé,
posandogli un bacio sulla fronte. Gli accarezzò la testa con la mano, un gesto
che le venne istintivo. Quante volte lo
aveva fatto in passato?
“We still have this night…” gli sussurrò all’orecchio.
Tommen tornò a guardarla, occhi
verdi in occhi verdi, entrambi lucidi di commozione e malinconia.
“What
do you want?” le chiese, con voce quasi… Forse era stata solo la sua immaginazione a
fargliela udire così, ma alle sue orecchie giunse la voce inconfondibile del
bambino che aveva lasciato anni prima ad Approdo del Re.
E quella domanda…cosa voleva davvero? Voleva che quella notte
non avesse mai fine. Voleva che il giorno seguente non giungesse mai, in modo
che lui… Voleva che lui non partisse. Voleva non doversi separarsi da lui. Voleva
che la malattia non fosse peggiorata fino a quel punto. Voleva che lui non si
fosse mai ammalato.
E
voleva…
“No, no, no” si ordinò. Non
poteva stare lì a sognare ciò che era impossibile, irrealizzabile. Sarebbe stato bello, certo. Ma erano solo
stupide, inulti e soprattutto pericolose illusioni.
“I don’t know. And you?” gli rispose
d’istinto. Mai e poi si sarebbe sognata di
dare una risposta del genere…eppure…le sembrava di non poter trovare parole
migliori. Voleva tanto e al contempo
poco.
Il fratello tornò a stringerle le
mani nelle sue.
“Me lo chiedi anche?” replicò,
quasi divertito. Si fece però più serio, nostalgico, malinconico.
“Voglio te, te e nessun altro. Voglio
stare con te, averti qui, vicino. Voglio lasciare tutto, voglio scappare,
voglio tornare indietro e fermare il tempo.”
La guardò negli occhi, tanto in
profondità che quasi avvertì lui entrare nei suoi pensieri.
“Voglio di nuovo quegli anni.
Voglio essere felice, in pace, spensierato. Voglio rivivere tutto quello che
abbiamo vissuto assieme. Voglio quella vita, quel mondo.”
Gli occhi del giovane re si persero
con lui nei ricordi. E lei non poté non seguirlo in quel tuffo indietro nel
tempo.
Rivissero insieme gli anni
passati, in un’intesa, in una sincronia che forse scorreva sotto la loro pelle,
incrociandosi e passando da uno all’altro attraverso le loro mani. O forse era
telepatia. O forse…
“Gods, they’ve been amazing years…” sussurrò lui, con un’espressione
finalmente serena. C’era tanta nostalgia nei suoi occhi, ma anche…il solo ripensare a quei momenti aveva
infuso felicità nel suo animo.
Myrcella gli sorrise, come
milioni di volte aveva fatto in passato.
“Yes…they were beautiful”
Tommen le strinse forte le mani,
mente sorrideva, un sorriso malinconico e a tratti…un po’ folle.
“Non
smetterò mai di chiedermi perché...perché ci hanno divisi…”
Lei sospirò, cercando parole che
sapeva di non poter trovare. Non c’era
davvero una risposta. Certo che per lei…
“Lo so che per te Dorne…che lui…è stato…”
D’istinto lo interruppe, con voce
dolce e sicura insieme. Non voleva che
pensasse quello. Nonostante tutto, lei non aveva mai e poi mai…
“I
know what you are thinking…and…you’re wrong”
Strinse con forza la mano destra
di lui tra le sue.
“Non
ti ho mai dimenticato. Non c’era giorno che non pensassi a te. Ma soprattutto…”
Chiuse gli occhi, andandosi ad
appoggiare alla fronte del fratello con la sua.
“Tommen…quello che ci unisce…nessuno, nessuno, nessuno potrai mai
distruggerlo. E quello che provo per te, quello che sei stato, quello che sei e
quello che sempre sarai per me…”
Un sorriso sincero le si dipinse
nuovamente sul volto, mentre sentiva gli occhi tornare a farsi lucidi, quasi
più di felicità che di amarezza.
“Nessun altro lo è mai stato, lo è e mai lo sarà…”
La reazione di lui fu…seppe in un istante di avere fatto centro.
Di avere colmato un dubbio, un vuoto, una domanda che il fratello si portava
dentro da tanto, troppo tempo.
Lui provò a replicare, ma…
Chinò il capo, avvicinandosi alla
sorella.
Myrcella lo strinse a sé, contro
il suo seno, accarezzandogli la testa.
In quell’istante le pareva di
rivedere il bambino di tanti anni prima, di stringere tra le sue braccia il
fratello che aveva dovuto lasciare…per
compiere il suo dovere.
Quella parte di Tommen…non era
mai davvero morta. Era rimasta sepolta per tanto, nascosta, chiusa in un
angolo. E solo lei ne aveva la chiave.
In quegli istanti le pareva
impossibile pensare al peggio. Eppure…
No. No. No.
Quelle parole…quella
notte…quell’occasione…era grata per aver
potuto passare quel tempo insieme a lui. Questo contava. Il ricordo di quello
che si erano detti quella notte, di quello che realmente erano li avrebbe
accompagnati per sempre.
Sorrise, tornando a sussurrare al
fratello.
“Quando dovetti partire mi dissero che ero nata per questo…per sposarmi
e suggellare così un’alleanza”
Abbassò un istante lo sguardo,
arrossendo leggermente.
“E gli dèi non mi avrebbero potuto concedere marito migliore…” aggiunse,
con gli occhi che andavano a perdere fuoco, mentre un’ondata di ricordi le
invadeva i pensieri.
“Ma
soprattutto…non mi avrebbero potuto concedere un fratello a cui mi sarei potuta
legare, fidare, ritrovarmi di più.”
Il silenzio anelò per qualche
interminabile secondo. La voce di lui lo spezzò.
“Gli dèi fanno strani doni…”
Si fermò un instante, tirando su
col naso, eliminando gli ultimi residui di quel pianto liberatorio.
“A me hanno concesso un trono che non avrei mai voluto…”
Tommen si staccò da lei.
“Te
l’ho già raccontato così tante volte…ho provato a reagire ma…”
Sospirò amaramente, tornando a
fissarla negli occhi.
“For some reason I can't explain, once you go
there was never…”
Si fermò un istante, a soppesare
quelle parole.
“Never
an honest word.”
I loro occhi verdi erano
catturati in un’attrazzione magnetica indisolubile, indistruttibile,
inalienabile. Come quello che li univa.
“And that was when I ruled the world”
Myrcella capiva, comprendeva quello
che lui sentiva. Era poco più di un bambino quando l’avevano gettato in mezzo a
quel nido di serpenti che era il potere.
E lui aveva perso lei, il suo più grande punto di riferimento.
Dovevano essere stati tempi terribili per lui.
Ma non era quello il momento di
avere rimpianti per ciò che li aveva fatti soffrire in passato. In quella c’era
posto solo per i loro ricordi migliori, per quella cosa speciale che li aveva
sempre e che sempre li avrebbe uniti, e per…per
la speranza, ora come mai forte, di poter tornare insieme, un giorno.
Mancavano oramai poche ore all’alba,
che avrebbe portato il fatidico giorno.
Ma
per qualche strana ragione il tempo rallentò, come per dargli il tempo di dirsi
un ultimo addio.
E
a loro, quella notte, parve non avere mai fine.
Note dell’autore:
Rieccoci di nuovo
Per questo capitolo devo ancora
ringraziare tantissimo i Coldplay, ho risentito Viva la Vida dopo un sacco di
tempo e…beh sembrava fatta apposta per quello che volevo scrivere. Quando Chris
Martin e compagni parlano di vita, morte, amore, destino…non c’è niente da
fare, sono insuperabili.
Ok, dopo questo ringraziamento
speciale, vi annuncio che ho perso ogni tipo di fiducia nel genere umano. No,
non mi riferisco a Miss Italia.
Ragioniamo due secondi. Essere
stronzi è brutto, ma essere premiati perché si è stronzi è ancora peggio. Ora
io mi chiedo: i giurati che hanno assegnato a Benioff & socio l’Emmy Award
per miglior sceneggiatura o sono degli incompetenti totali, o hanno preso
qualche sostanza prima di guardare la 5X10 oppure è tutto un complotto. Quando
ho letto la notizia…
No vabbè lasciamo perdere.
Parliamo di quello che
veramente conta: il capitolo. Sapete che il rapporto di Myrcella con i fratelli
è uno degli argomenti che mi piace di più e quindi…ho voluto scrivere questo
addio.
Qualcuno di voi forse voleva più progress nella storia ma…ma sentivo di
dover scrivere così questo capitolo.
Spero davvero che vi possa piacere.
Ringrazio ancora tantissimo i
recensori, siete davvero un punto di riferimento importantissimo.
Che altro dire? Mi scuso in
anticipo, sto facendo davvero tanta fatica a trovare tempo per scrivere, se il
prossimo capitolo dovesse arrivare un po’ in ritardo.
Ho lasciato giusto qualche
indizio qua e là con cui potete capire cosa vi aspetta.
Non dico nient’altro.
Alla prossima quindi e,
ovviamente, long live the lioness.
Luke